3.11.06

Campania. Precari, una famiglia su tre è in difficoltà

Una famiglia su tre in Campania ha gravi problemi a tirare avanti. Nel 2005 i dati Istat hanno registrato un aumento della povertà del due per cento nel Mezzogiorno. E l’Irpinia si adegua a questi standard negativi. In città più di millecento persone hanno bisogno dei sussidi comunali per vivere. A questi si sommano tremila lavoratori con contratto a termine e cinquecento lavoratori socialmente utili, in tutta la provincia, che non se la passano certo meglio.
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L’indicatore di povertà relativa è stato quantificato dall’Istat nella capacità di spesa mensile per due persone in 936 euro. Ma il precariato irpino si attesta su soglie di stipendi molto inferiori.
I lavoratori socialmente utili, per ottanta ore settimanali, guadagnano quattrocentocinquanta euro, mentre i precari arrivano a guadagnare fino ad ottocento euro.
Ma anche spostandoci verso altre categorie di lavoratori non troviamo situazioni migliori. Gli operari della Fma guadagnano millecento euro circa, gli insegnanti millecinquecento, i poliziotti milleseicento e gli impiegati privati milleottocento euro.
Chi vive in famiglia riesce ad arrivare alla fine del mese e mettere qualcosa da parte che per lo più viene speso per le vacanze estive. Chi invece è sposato e vive con un solo stipendio non riesce neppure a far quadrare le spese.
Molti si fanno aiutare ancora dai genitori e solo chi ha già la casa arriva alla fine del mese con un bilancio in pari.
“Chi vive in questa situazione di disagio ha anche vergogna a farlo sapere in giro - ha affermato Silvana Cerrone, portavoce dei lavoratori socialmente utili di Avellino. Sono sfiduciati e senza alcuna speranza”.
Senza volto e senza nome sono anche gli operai della Fma. Hanno difficoltà a parlare e raccontare i loro problemi. Alcuni di questi hanno contratti a termine. Quelli che hanno scelto di parlare hanno evidenziato le stesse problematiche: salari bassi che non permettono di costruire un futuro, divertimenti e sfizi ridotti a zero , difficoltà a mettere soldi da parte.
Chi vive solo non si sposa perchè non può accedere ai mutui per pagare una casa e i fitti in città sono troppo alti.
Nella stessa situazione sono tutti quei precari che con un contratto a termine non hanno accesso a finanziarie. L’età media è di trentanni, non hanno diritto alla malattia retribuita e le donne non hanno tutela sociale per la maternità.
Altro fenomeno che si sta verificando nella provincia è una netta diminuzione delle vertenze di lavoro: “E’ come se i lavoratori si fossero abituati a questa situazione - ha spiegato Michele Caso della Cisl. Non hanno più fiducia di niente e preferiscono accontentarsi anche del poco che hanno. Diversa è invece la situazioe per le badanti. Da noi arrivano due tre badanti, per lo più ucraine e polacche, a settimana a cui non è stato rispettato il contratto”.

tratto dal sito ottopagine

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringraziamo per la citazione, ma Ottopagine non essendo un blog amatoriale, ma una testata giornalistica regolarmente registrata, forse forse andrebbe citata espressamente come fonte e non con un semplice link nel titolo del post. Le saremmo molto grati se volesse povvedere alla piccola correzione, per non incorrere nelle ammende previste per la violazione del copyright.
Cordialmente la redazione di ottopagine.it

precario ha detto...

ho visto solo ora il commento e ho aggiunto il link anche nel post, sperando di aver riparato alla "violazione del copyright"