Paola Zanca
«Bisognerebbe dare alle persone la canna da pesca e non il pesce, ché il pesce te lo peschi da solo». L´analisi più ragionata sul futuro delle politiche di contrasto alla disagio sociale arriva da una delle interviste raccolte nei Centri di ascolto della Caritas per la redazione del suo sesto Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, una madre, single, residente in Toscana: «C´è la brutta mentalità di dare a tutti un pochino – prosegue – si danno 5 euro a te, 5 a te, non si creano le condizioni per risolvere almeno una situazione, ma se ne tamponano a centinaia». Centinaia di vite fragili, come le hanno chiamate i redattori di Caritas Italiana e Fondazione Zancan, che più che protezione, chiedono mezzi e strumenti per diventare resistenti.
Precarietà del lavoro e delle relazioni sono i due elementi del circolo vizioso che alimenta la spirale della povertà: «L´incertezza del lavoro incentiva l´incertezza dei rapporti affettivi – spiega Domenico Rosati, uno dei redattori del Rapporto – per questo il sostegno alle famiglie non può essere in alternativa a politiche di stabilità occupazionale». Insomma, il messaggio alla politica è chiaro: «Non bisogna limitarsi all´aggiustamento quotidiano delle cose, ma dare una rotta seria al processo di riforme». «L´errore è quello di dare soldi e non servizi – continua Tiziano Vecchiato, sociologo e curatore del dossier – nonostante sia ormai dimostrato che l´impatto di questi trasferimenti monetari nel contrasto alla povertà sia tendente allo zero».
Come icona e metafora delle vite fragili, Caritas e Fondazione Zancan quest´anno hanno scelto i minori. Perché è da loro che passa il riscatto delle disuguaglianze che si continuano a denunciare, ed è da loro che vanno estirpate le prime radici dell´esclusione. In particolare, al centro della ricerca sono state le categorie di bambini e adolescenti particolarmente a rischio: i minori stranieri, quelli affetti da disabilità fisiche o intellettive, e quelli che vengono definiti i «bambini con più famiglie», ovvero i figli del naufragio delle unioni, quello per cui in Italia ogni 4 minuti una coppia si separa.
Insomma, minori a rischio povertà: per gli stranieri la strada verso il disagio passa per il ritardo scolastico che colpisce il 10% dei bambini che frequentano la prima elementare, il 47% degli iscritti alla prima media e il 75% dei frequentanti il primo anno delle superiori. Un dato che ovviamente determina in maniera incisiva la prosecuzione degli studi e che fa sì che il 40% dei minori stranieri che vanno oltre l´obbligo scolastico si orienti verso gli istituti professionali, contro il 19% dei loro compagni di classe italiani.
Ma i problemi della scuola, e il loro ruolo nella creazione di progetti di vita stabili, non riguardano solo una questione di nazionalità, bensì sembrano discriminare anche il futuro di minori disabili, che pagano anche il prezzo degli effetti della riforma Moratti: il fenomeno delle supplenze improprie, come viene definito nel Rapporto, fa sì che a causa dell´innalzamento dell´orario di cattedra dei docenti – che prima avevano invece un monte ore destinato ad eventuali sostituzioni – in molti casi si ricorra agli insegnanti di sostegno per tappare i buchi delle docenze, interrompendo così il progetto formativo dell´alunno disabile. Lo stesso vale per l´abolizione del tempo pieno che di colpo ha spazzato via innumerevoli possibilità di integrazione anche per chi ha meno occasioni di socialità al di fuori della scuola.
Infine, la fragilità delle reti familiari costringe molte giovani vite a cominciare presto con i salti nel vuoto. Un rilevamento Istat quantifica in oltre 5 milioni i minori che vivono con un solo genitore o con una famiglia nata dalla seconda unione del padre o della madre. È ovvio che il rischio povertà si aggrava nel caso delle famiglie monoparentali e monoreddito, ma anche nel caso dei cosiddetti «bambini con più famiglie» spesso la conflittualità cronica, unita a situazioni di basso livello socioeconomico e di problemi abitativi, determina altrettante possibilità di non poter imparare a pescare.
Pubblicato il: 10.11.06
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