Precari a quota cinquantamila. In 5 anni quasi raddoppiati
Gianluca Codognato
Sempre più ampio in provincia di Venezia l’esercito di chi non ha il posto fisso. Le paghe medie? Mille euro circa
Il loro numero, in provincia di Venezia come nel resto d’Italia, aumenta in modo esponenziale, di anno in anno. E non si tratta soltanto di giovani o di giovanissimi alla prima occupazione, ma anche e soprattutto di persone in piena età «da famiglia», fra i 30 e i 50 anni.
Crescono in provincia di Venezia gli iscritti nella gestione separata Inps, i cosiddetti lavoratori atipici. Sono oltre 50 mila al 31 dicembre del 2005, contro i 29 mila di cinque anni prima. Fra questi, la maggioranza assoluta è composta da collaboratori. In piccola parte ci sono anche collaboratori-professionisti (1.178) e professionisti veri e propri (2.968). I quali, naturale, vivono di redditi elevati e non temono la precarietà.
Per gli altri la situazione è ben diversa. Secondo uno studio nazionale dell’Inps, il reddito medio di chi vive di una sola collaborazione è di 12.900 euro all’anno: poco più di mille euro al mese. Non solo. Se non si considerano i superstipendi, quelli ad esempio degli amministratori di società (anch’essi collaboratori, ma collaboratori d’oro), oltre il 40% di questi lavoratori percepisce un guadagno non superiore ai 5 mila euro. Il 18%, invece, porta a casa una paga compresa fra i 5 e i 10 mila euro.
In questo contesto, si assottiglia il confine fra flessibilità e precarietà. Tra gli iscritti alla gestione separata veneziana, infatti, sono quasi 16 mila quelli che hanno una età compresa fra i 30 e i 39 anni; 11 mila, invece, stanno fra i 40 e i 49 anni. Una fascia ampia e delicata, che comprende padri e madri di famiglia, o persone costrette a vivere ancora in casa, con i propri genitori. Anche gli over 50 e 60 sono molti. 7600 i primi (quelli compresi fra i 50 e i 59 anni), oltre 6 mila i secondi. I giovani, gli under 25, infine, sono «appena» 2500. Strano: proprio loro che dovevano essere maggiormente coinvolti dalla cosiddetta legge Biagi, entrata in vigore nel 2003 con il decreto attuativo 276. Nella gestione separata, inoltre, sono iscritti più uomini che donne. I maschi, in effetti, sono quasi 29 mila; ma la componente femminile è di tutto rispetto: oltre 20 mila soggetti.
Ma cosa fanno questi lavoratori atipici, chiamati anche parasubordinati? Cosa fanno queste figure a metà fra un lavoratore dipendente e un autonomo? La maggior parte delle collaborazione viene impiegata nel settore del commercio, dell’industria e in quello dei servizi alle imprese. Poi le collocazioni possono essere le più disparate. Dall’istruzione ai trasporti, dall’edilizia all’informatica. Anche nei soli uffici comunali di Venezia vi sono 500 contratti di questo tipo. Così, il popolo dei mille euro (ma anche meno) si infittisce. E il grido d’allarme dei sindacati si fa ogni giorno più pressante. «Ci troviamo di fronte a dati che parlano chiaro - spiega per esempio Italia Scattolin, della Cgil veneziana -. I numeri degli iscritti alla gestione separata Inps crescono di anno in anno. Stiamo parlando per lo più di persone senza tutele, che guadagnano meno di mille euro al mese e che non possono programmare alcun futuro, trovandosi costantemente in una situazione di precarietà».
A questo punto, dunque, la questione sulla legge 30 (legge Biagi) diventa ogni giorno più attuale. Cosa fare di questa riforma? Abolirla, come chiede qualcuno, oppure solo modificarla, comprendendo adeguati ammortizzatori sociali? Il dibattito si infiamma.
(13 novembre 2006)
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