Tra i manifestanti una pattuglia di sei membri di governo
e numerosi parlamentari di maggioranza
di CONCITA DE GREGORIO
Al corteo di lotta e di governo ogni tanto sfila un senatore. Qualche cronista addestrato al riconoscimento cerca di individuarli in mezzo alla folla che canta "Bella ciao", che salta a ritmo ska, che intona "de tu querida presencia, comandante Che Guevara": bisogna tenere il conto, sarà cinico di fronte a un tale campionario di umanità sottopagata e avvilita ma per le cronache è cruciale. Tanti sono i senatori qui a manifestare contro il lavoro precario tanti saranno in aula, domani, a rendere precario Prodi. Dunque vediamo: Giorgio Mele, sinistra Ds, uno. Giovanni Russo Spena, Rifondazione, due. Manuela Palermi, Verdi Pdci, tre.
Segue blocco di universitari "contro questa Finanziaria", dice lo slogan. Blocco di Cobas contro il ministro Damiano "amico dei padroni, vattene". Striscione: "Non vi abbiamo votati per questo". Poi Fernando Rossi, e sono quattro. Rossi, dissidente dei Comunisti italiani, gentilmente facilita il compito dei contabili: "Sono un senatore, questa Finanziaria non la voto", dice il suo cartello. Ecco. "Quindi che fa il governo, cade?", chiede uno con una bandiera della Fiom. "Ma no: qui manifestano, poi vedrai che in aula votano", risponde pratica la compagna alla sua destra, quella col giaccone verde.
Se non fosse in bilico sul confine psichiatrico dello sdoppiamento di personalità questa della cosiddetta "sinistra radicale" sarebbe la più riuscita manifestazione di piazza degli ultimi mesi. Lunga, lenta, pacifica, affollatissima. Densa di storie terribili e vere, insegnanti a mille euro al mese a cinquant'anni e studenti senza prospettive, laureati in filosofia maciullati nei call centre e famiglie senza casa, ex classe media colonna del Paese ridotta alla miseria e all'incertezza.
Due ore per vederli sfilare tutti: centoventi minuti perché la prima faccia, la prima storia, lasci il posto all'ultima. Ci fosse stato al governo Berlusconi sarebbe stata perfetta, una foto del paese reale. Se non che i sottosegretari che sfilano - almeno sei - manifestano contro se stessi, i segretari di partito contro la propria maggioranza, i cento o duecentomila contro lo stesso Prodi che hanno votato.
"Non è una manifestazione contro il governo", dice Paolo Cento sottosegretario verde all'Economia, "certo che è una manifestazione contro il governo" sorride la capogruppo al Senato del Pdci Manuela Palermi. "Non vedo la contraddizione" dice Alfonso Gianni, Prc, anche lui sottosegretario ma allo Sviluppo: "Sono un uomo di governo ma anche di partito". Nell'incertezza sul genere conviene osservare.
Di cosa si tratti è chiaro: "Un dubbio mi rode nel pancino/son precaria grazie a Tremonti o a Fassino?", dice una quarantenne sandwich. "Caro Marrazzo / lasciace 'sto palazzo", inneggiano i senza casa del Lazio contro il presidente della Regione guidata dall'Unione. "Ministro Damiano, il tuo conflitto di interessi si chiama Tripi", urlano i Cobas della Telecom da una Ka rossa mascherata da telefono ambulante:
"Tripi è il padrone di Athesia, il call centre con tremila precari solo a Roma", spiega il volantino.
Damiano è "amareggiato". Sentire la piazza che scandisce "amico dei padroni, vattene" non è bello. Riporta a certi ricordi anni '70 però allora i nemici erano altri e in piazza c'era lui. Bernocchi, leader dei Cobas in prima fila nel corteo insieme al segretario di Rifondazione Giordano e all'ex no global Agnoletto, dice che "amico dei padroni è persino una gentilezza, Damiano è servo di Confindustria". Una fila indietro cammina Pietro Folena. "Non vi votiamo più", dice uno striscione. Magari è un'esagerazione ma bisognerà tenerlo presente.
Alla prima prova di piazza la sinistra più a sinistra del governo di centrosinistra parla a Prodi e a Rutelli, a Fioroni (il più contestato insieme a Damiano, oggetto di maschere tipo carnevale di Viareggio) e porta in piazza un abbecedario di sofferenze niente affatto eccezionali: precari coi capelli bianchi, donne in età da pensione con le scarpe da ginnastica e le calze nere che chiedono una vecchiaia dignitosa, ragazzi senza prospettive ("precari oggi, camorristi domani", dice uno striscione campano), madri senza casa, padri senza lavoro. C'è molta Fiom-Cgil.
Ci sono i collettivi di precari che contestano la Cgil. Ci sono 13 camionette della polizia che aprono e 24 blindati che chiudono un corteo senza altri incidenti se non quelli della dialettica tra simili. Rifondazione, Arci, Unione inquilini, collettivi studenteschi. "Contro la precarietà Nuoro ribelle", una ventina a pugno chiuso. La Sem, sinistra euromediterranea. Anoubi Davossa già leader no global che conduce il carrozzino del figlio Antonio, 4 mesi, "qui alla sua terza manifestazione". Molti cani al guinzaglio, un cane con maglietta rossa del Che. Tir dei giovani comunisti con bar incorporato, una birra un euro. Striscione "Vogliamo il pane e anche le rose".
Coordinamento immigrati di Bergamo. Ocalan libero, cartelli in arabo della Cgil, "Pescara senza padroni". Coro: da Roma fino a Oaxaca. In Messico la polizia spara contro i maestri in rivolta per i salari. Commento: "Ma che ce frega a noi der Messico c'abbiamo tanti problemi qui". Due Tir di Action contro Veltroni: "Roma non è in vendita", "Bugiardi si nasce sindaci si diventa". Ancora senza casa. "Chiediamo un tetto ci date un ghetto". Madre padre e figlio decenne con accento lombardo all'angolo dei mercati di Traiano, Fori imperiali: la madre al figlio "guarda amore, guarda che bello striscione". Striscione: "Fate qualcosa di sinistra, assumeteci".
Assistenti di volo Alitalia. Precari della sanità coperti da lenzuola e dipinti di bianco come fantasmi. Autobus blu del Sult. Lavoratori del traghetto sullo stretto di Messina. Tir-banca che distribuisce denaro. Tir comunista con dj alla consolle. Giovani con la scadenza disegnata in fronte come gli yogurt: 31/12/06. Lavoratore delle acciaierie Lucchini di Livorno "per abolire la legge 30".
Altri arabi della Fiom. Striscione con foto di Matteo Valenti, apprendista della Mobiloil di Viareggio morto sul lavoro, la ditta ha patteggiato. Sbandieratori di bandiere rosse. Musicisti con bandoneon che cantano "noi siamo il palliativo di affaristi e finanzier, lo prendiamo sempre nel seder". Turisti americani che si uniscono ridendo al corteo. Giovane con cartello "no all'amore precario". Nel senso? "Nel senso che se non hai lavoro anche la vita sentimentale diventa una merda". Sottosegretario Sentinelli: "Chiedo al governo di cui faccio parte di agire in coerenza col programma elettorale".
Striscioni sulla facciata di Sant'Agnese in Agone: "Gli abitanti della città di sotto non hanno governi amici". Franco Giordano, segretario di partito di governo: "Abbiamo vinto grazie al dialogo coi movimenti, non ce ne allontaniamo". Bandiera rossa a tutto volume dagli altoparlanti di piazza Navona.
(5 novembre 2006)
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