27.11.06

Zipponi: precarietà, contratti e pensioni. Una partita enorme

Intervista a Maurizio Zipponi, deputato del Prc. «Mi auguro il voto sulle piattaforme»
«Su precarietà, contratti e pensioni una partita enorme
da Liberazione

Fabio Sebastiani
Epifani, ieri, l’ha ribadito con nettezza: lunedì sarò al Comitato centrale della Fiom. La notizia era già di dominio pubblico. Ma dopo quello che è accaduto l’altro giorno al direttivo nazionale della Cgil, dove il segretario generale ha attaccato chi, come la Fiom, Lavoro Società, la Rete 28 aprile ha partecipato alla manifestazione contro la precarietà del 4 novembre, la scadenza assume tutto un’altro sapore. La Fiom, intanto, si prepara al confronto, che al momento parte da un netto rifiuto - espresso sia dal segretario generale Gianni Rinaldini che da Giorgio Cremaschi nei rispettivi interventi al direttivo Cgil - dell’equiparazione tra dibattito interno al sindacato e “piazze agitate”. Sul significato della giornata del 4 novembre Liberazione ha intervistato Maurizio Zipponi, deputato del Prc e responsabile nazionale del dipartimento Lavoro e Economia.

Che cosa pensi di questo scontro tra Fiom e Cgil?

Sono convinto che il rapporto tra sindacato e partiti si debba basare sulla reciproca autonoma. Per questo non ho alcuna intenzione di intervenire in una didattica interna che ha le sue sedi e i suoi momenti di confronto, a partire dal prossimo Comitato Centrale della Fiom. Mentre sulle questioni politiche generali che investono sia il movimento che ha promosso la manifestazione del 4 novembre, sia il governo di cui facciamo parte, sia il Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea esiste una nostra autonoma posizione che rivendichiamo come parte della sinistra italiana. Per quanto riguarda la manifestazione del 4 novembre, che abbiamo organizzato e massicciamente sostenuto, mi colpisce il fatto che si preferisca mettere in evidenza la presenza di uno striscione offensivo piuttosto che sottolineare la grande partecipazione del popolo di sinistra. Una manifestazione assolutamente pacifica ma determinata sull’obiettivo da raggiungere: il lavoro a tempo indeterminato. Lavoro a tempo indeterminato che sta al centro della nostra proposta, costruita con i migliori giuslavoristi italiani, di riforma complessiva delle norme che regolano il mercato del lavoro a partire dalle leggi Treu per arrivare alla legge 30. Questa proposta verrà sostenuta con forza sia in Parlamento che nell’iniziativa sui territori, caratterizzando così il nostro concreto impegno dei prossimi mesi per rispondere alle domande poste dai partecipanti alla manifestazione del 4 novembre.


Torniamo quindi al 4 novembre, al punto politico posto da quella manifestazione...

Torniamo al “dopo quattro novembre”. Quella che si sta aprendo, infatti, è una fase di conflitto sociale che ruota attorno ai grandi temi del rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, delle pensioni, della precarietà. Sui contratti: mentre è evidente che nessuno può più pensare a un aumento salariale legato all’inflazione programmata, sull’orario di lavoro Confindustria persegue nel suo obiettivo della gestione unilaterale mirando a cancellare qualsiasi possibilità di intervento dei rappresentanti dei lavoratori nelle aziende.

Sulle pensioni: il governo ha l’occasione di mantenere la parola data in campagna elettorale e quindi di recuperare credibilità confronti della sua base sociale alla quale ha promesso l’abolizione dello scalone introdotto da Maroni e da Berlusconi (60 anni di età con 35 anni di contributi che devono essere riportati a 57 anni di età). Sul nodo fondamentale della previdenza e dello stato sociale, Rifondazione presenterà a gennaio una propria proposta, che partendo dall’esame dei conti reali si pone l’obiettivo di recuperare il concetto di solidarietà universale e generazionale rotta clamorosamente nel 1995 con la riforma Dini che condanna i giovani, anche dopo 40 anni di lavoro (se sono fortunati) a una rendita pensionistica inferiore del 20% circa rispetto a quella di chi va in pensione oggi. La nostra elaborazione, non solo svelerà che i conti degli enti previdenziali sono truccati, ma dimostrerà la compatibilità economica di una seria riforma che riconosca al lavoratore la fatica e lo stress cui è stato sottoposto. Sulla precarietà: se la sentenza del Tar del Lazio è la risposta alla manifestazione del 4 novembre, allora l’allarme deve suonare per tutti, per i partiti come per i sindacati. Sulla precarietà, infatti, si gioca una partita enorme, perché è proprio sull’incertezza lavorativa e sulla possibilità di mettere al lavoro ed espellere dal lavoro alla bisogna, che gli imprenditori intendono basare la competitività.


Questa vicenda del rapporto tra Fiom e Cgil non interroga in qualche modo anche il partito della Rifondazione comunista?

Sul principio dell’autonomia ho già risposto, aggiungo solo che considero una ricchezza la dialettica all’interno della Cgil tra esperienze e pratiche diverse, a partire da quelle delle categorie. Dialettica che può anche essere aspra, ma che non deve mai essere confusa o equiparata con pratiche violente del recente passato respinte da tutto il movimento operaio. Detto questo, perché nel paese si affermi un reale cambiamento, credo sia indispensabile un sindacato che chiami alle mobilitazioni i lavoratori nel momento in cui i diritti vengono attaccati da Confindustria. Un sindacato democratico, che sottoponga al voto dei lavoratori le piattaforme e gli accordi, sia di categoria che confederali, che li consulti e consideri vincolante il loro volere sui grandi temi. Mi auguro che sulle pensioni il confronto che si aprirà e gennaio tra governo e organizzazioni sindacali avvenga su una piattaforma preventivamente discussa e votata in tutti i luoghi di lavoro.

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