Universitari e ricercatori dalla Sapienza in corteo non autorizzato.
Quando il corteo non autorizzato di studenti universitari della Rete per l'Autoformazione e dei precari di alcuni enti di ricerca lascia la Sapienza e passa sotto le finestre della sede romana di Rifondazione comunista in via del Policlinico, di sicuro si rompe più di qualche amicizia. «Questa situazione in cui il governo lotta e la lotta sta al governo a noi sembra un po' paradossale: avete la testa un po' confusa - urla uno dei leader della Rete, Francesco Raparelli, al microfono del sound system e la frase gela i saluti lanciati dalle finestre del partito - avete preso questo Titanic che si chiama governo, che sta distruggendo l'università e la ricerca, e ci avete lasciati su delle zattere molto fragili. Ma prima o poi incontrerete un iceberg, perché stiamo dimostrando che anche quest'anno la conflittualità la facciamo noi». La frase, rivolta a coloro che fino all'anno scorso occupavano le stesse piazze contro la riforma Moratti e contro la precarietà diffusa, racconta molto anche della scelta di questo spezzone (2.000 persone circa) di raggiungere Porta Pia per confluire nel corteo indetto dai sindacati di base.
Ieri si erano dati appuntamento di buon ora davanti ai cancelli della Sapienza e per un paio d'ore - mentre arrivavano gli universitari degli altri atenei romani, gli studenti medi di qualche liceo, Action e le rappresentanze dei centri sociali capitolini, e i ricercatori precari dell'Usi-Rbd di alcuni istituti di ricerca, Iss, Istat, Isfol, Enea e Cnr - ne hanno bloccato una parte degli ingressi. Il fine è quello di «generalizzare lo sciopero» e «dislocarlo nel tessuto cittadino attraverso i blocchi di università, stazioni e autostrade», come nella protesta universitaria di Parigi che «ha indicato una nuova pratica vincente di lotta: lo sciopero metropolitano». Per questo durante la notte avevano occupato simbolicamente la facoltà di Scienze politiche e, forse anche per questo, in piazza Barberini a fine manifestazione hanno tentato di raggiungere palazzo Chigi forzando il cordone di polizia che ha risposto con qualche colpo di manganello.
«A questo governo manca la progettualità per un superamento totale della precarietà - spiega Cristiano, 39 anni, che è stato per 10 anni uno degli 800 lavoratori temporanei dell'Iss - ci sono solo toppe qua e là, come l'emendamento sulla stabilizzazione dei precari. Noi manifestiamo con gli studenti che non vedono altro futuro possibile». «Hanno perso di vista l'obiettivo principale che è l'abrogazione della legge Biagi. Sei mesi sono abbastanza, se in tre giorni sono riusciti a trovare un accordo con Montezemolo», aggiunge l'ex consigliere municipale Rino Fabiano.
«Per noi non ci sono governi amici e quello di Prodi è solo il male minore, ma deve avere il coraggio di farci percepire il cambiamento. Il mondo dell'autorganizzazione precaria vuole rappresentare gli insindacalizzabili, quelli che non sono visibili perché non sono rappresentati da nessuno», argomenta l'ex consigliere capitolino Nunzio D'Erme, appena giunto dalla manifestazione organizzata da Action-Diritti davanti alla Pirelli Re per dire «che la speculazione immobiliare è una delle principali cause della precarietà nel nostro paese» e che sul disagio abitativo c'è «una categoria di sciacalli che si arricchisce».
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