5.11.06

Centomila precari in piazza Prodi: non ce l’hanno con noi

TRA LA FOLLA ANCHE 5 SOTTOSEGRETARI DEL GOVERNO. MARONI: «GROTTESCO»
Fini: un’assurdità, protestano contro se stessi
5/11/2006
di Raffaello Masci

ROMA L’aria era limpida, il cielo blu cobalto a Roma, durante la manifestazione contro la precarietà indetta dalla sinistra massimalista e da un centinaio di movimenti. L’atmosfera che si respirava, era invece pesante, plumbea, nonostante un’uscita di Prodi abbia cercato di sdrammatizzarla. Ieri pomeriggio sono scesi in piazza un numero di manifestanti oscillante - secondo le varie valutazioni - dai 100 mila al doppio.


Tutte le anime di Rifondazione, quelle più dure della Cgil (Rete 28 aprile, metalmeccanici della Fiom, alcune realtà territoriali del Nord), i giovani comunisti di Diliberto, i centri sociali, i collettivi dei precari delle varie realtà aziendali, e poi l’associazione cattolica Libera di don Ciotti, l’Unione degli studenti, i precari della sanità, quelli del pubblico impiego, quelli della scuola, e via elencando. Cittadini e lavoratori con problemi seri, sulla cui vita la precarietà ha lasciato segni profondi, specie quando - è il caso di molti di loro - hanno già superato la quarantina. Ma in quella piazza e in quel corteo c’erano anche cinque sottosegretari del governo in carica: Rosa Rinaldi, Alfonso Gianni e Patrizia Sentinelli, tutti di Rifondazione come il ministro Paolo Ferrero che già s’era lamentato per la supposta ignavia del governo sul tema in questione e ieri aveva aggiunto che il governo «deve ascoltare la voce dei manifestanti». Ma c’erano anche i sottosegretari Gianpaolo Patta (Pdci) e Paolo Cento (verde). Senza dire del nutrito coro di esponenti politici della maggioranza: Lidia Menapace e Vittorio Agnoletto(Prc), Angelo Bonelli e Loredana De Petris (Verdi), Marco Rizzo (Pdci). E altri. «Sono amareggiato ma non scoraggiato - ha commentato il ministro Damiano parlando a Venezia -. Forse il governo ha un difetto di comunicazione, ma io insisto sul disegno sui temi del lavoro che è nel programma dell’Ulivo.

Il tema della precarietà ovviamente esiste - ha aggiunto - ma ignorare da parte di esponenti del governo che questo esecutivo ha fatto già della precarietà uno dei punti fondamentali delle sue politiche, con norme contenute nella legge finanziaria, è perlomeno stravagante». La stessa Cgil ha partecipato alla manifestazione ma solo con alcune sue «anime». Quanto a Cisl e Uil hanno fatto bene a tenersi alla larga perché sarebbero state impallinate dagli insulti. A sfilare c’erano i lavoratori di Atesia, che si ritengono menati per il naso dall’accordo sottoscritto tra azienda, sindacati e governo nel giugno scorso e che di fatto - secondo loro - stabilizza la precarietà. C’erano anche i ricercatori universitari e quelli dell’Icram (l’istituito di studi sul mare) che non si fanno troppe illusioni sulle risposte da trarre dalla finanziaria rispetto al loro futuro. C’erano i precari della sanità e del pubblico impiego («fate una cosa di sinistra - diceva il cartello: assumeteci») la cui vertenza è annosa. E è poi c’era la massa dei giovani e anche non più giovani che vanno avanti a stenti: nella scuola, nei call center, nei lavori a progetto, ex co.co.co, ex «socialmente utili», ex qualunque altra cosa, ma oggi precari e basta, anche a 30, 40, 45 anni.

«Anche l’amore è precario» dice un cartello e il ragazzo che lo inalbera spiega che «perfino farsi una vita privata è difficile per chi non ha una stabilità lavorativa». Non meraviglia che, in questo clima, il corteo sia stato sì enorme e partecipato, ma anche un po’ mesto, senza pathos e gravido di risentimenti. «Quella di oggi è stata una manifestazione pacifica, non contro il Governo ma contro il precariato - ha commentato il presidente del Consiglio, cercando una lettura ecumenica e non conflittuale dell’evento - sulla lotta al precariato noi abbiamo già cominciato. Il discorso che ha impostato Fioroni sulla pubblica istruzione, ad esempio è molto serio e raggiunge un numero elevatissimo di precari». Ma il tentativo di Prodi non ha sortito un grande esito, tant’è che il deputato di Rifondazione Francesco Caruso ha chiarito subito i termini del contendere: «Il governo è anche lui precario. Ha un contratto a termine sottoscritto con gli elettori. Deve dare una risposta ai due milioni di precari, altrimenti, se le risposte non arrivano, il contratto a termine si può rescindere».

Inutile dire che il centrodestra ha guardato quasi con compiacimento a questo conflitto interno all’area di governo: «Grottesca è la presenza dei sottosegretari alla manifestazione» ha commentato il capogruppo della lega Roberto Maroni. «E’ scesa in piazza l’Italia peggiore - ha aggiunto il senatore di Fi Maurizio Sacconi - e per chiedere al governo il peggio di sé». Per il presidente di An Fini «è senza precedenti il fatto che membri autorevoli della maggioranza ed esponenti del governo sfilino contro loro stessi». Cesa, segretario Udc, sceglie l'ironia: "Più che un caso politico, la manifestazione mi verrebbe da definirla un caso clinico".

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