Affondo di Curzi: i sottosegretari stiano al ministero
Corteo anti-precariato. È scontro nel governo
ROMA — Dai centri sociali fino ai sottosegretari: oggi, a Roma, è il giorno della manifestazione un po’ di lotta e un po’ di governo. Centomila persone, sperano gli organizzatori, attraverseranno il centro: ufficialmente contro la legge 30, la Bossi-Fini e la riforma Moratti, ma molti sembrano voler andare in piazza per contestare sia la Finanziaria sia — seppure con modalità diverse da quelle di Venezia — gli esponenti del governo presenti. Argomento, questo della presenza dei sottosegretari, che divide la maggioranza. Per Lusetti (Dl) «chi governa deve dare risposte al Paese, è singolare che vada in piazza».
Gli risponde il sottosegretario all’Economia, il Verde Paolo Cento: «Se la Margherita si riunisce con Confindustria, noi possiamo partecipare a una manifestazione». Sull’argomento, la posizione di Sandro Curzi, ex direttore di Liberazione, è un poco diversa: «I sottosegretari stiano al ministero a lavorare, in piazza vadano i politici». Ci saranno esponenti dei Verdi (il capogruppo Bonelli, il sottosegretario Cento), di Rifondazione (con in testa il segretario Franco Giordano), dei Comunisti italiani (tra gli altri, Marco Rizzo), e l’area che fa capo a Cesare Salvi per i Ds. Frecciate anche tra ministri. Per Ferrero (Prc) «il governo fino a oggi non ha fatto abbastanza contro la precarietà». Gli risponde il diretto interessato, Damiano (Ds): «Non è vero, ha fatto molto.E comunque io non mi sono mai permesso di chiedere cosa lui abbia fatto sulla casa o sull’immigrazione».
Non ci sarà Bertinotti, che però dice: «Chi governa è bene che si metta in ascolto, questa manifestazione denuncia un problema drammatico ». Perché, al di là delle polemiche, questo l’obiettivo del corteo: la precarietà. Per l’università La Sapienza, i precari sono un milione e mezzo. Uno su due ha un reddito inferiore ai diecimila euro. In piazza alle quindici non ci saranno Cgil (ma la Fiom sì) e sinistra Ds, per via della pubblicità apparsa sul Manifesto di una settimana fa nella quale i Cobas hanno offerto una loro sintesi della complessa situazione politica e dell’operato del ministro del Lavoro: «No alla finanziaria truffaldina e a Damiano, amico dei padroni».
Il corteo è organizzato dall’Arci e da un’infinità di sigle, da Attac ai Beati costruttori di Pace, dalla Fiom a Pax Christi. Percorso da piazza della Repubblica a Piazza Navona. «Molti gli obiettivi sensibili», dice la Digos. Ma «la manifestazione sarà pacifica », ripetono gli organizzatori. Eppure le contestazioni sono in agguato. Sui siti della sinistra antagonista sono comparsi ieri messaggi che segnalano la «faccia tosta» dei governanti-manifestanti, invitano i «compagni » a «non accodarsi», e ricordano che «sindacato e centrosinistra non sono la soluzione». E se i no global del Nordest non ci saranno, in piazza arriveranno i disobbedienti romani.
Dopo quanto accaduto a Venezia, Alfonso Gianni (Prc) non nasconde timori: «Preoccupazioni per il corteo? Solo gli imbecilli non ne hanno». Invece Salvatore Cannavò (Prc) chiede di «manifestare contro i tagli sociali e i regali alle imprese». Marco Rizzo (Pdci) non nasconde «l’elemento di contraddizione nella presenza di Rifondazione al corteo ». Per il ministro Fabio Mussi «sarebbe un errore se il bersaglio della manifestazione fosse il governo». Vista la presenza dei sottosegretari, sarebbe anche un paradosso. Per il centrodestra, Publio Fiori ci scherza su: «Un corteo a favore di Prodi, nessuno è più precario di lui».
Alessandro Capponi
04 novembre 2006
Nessun commento:
Posta un commento