Il primo identikit approfondito su circa diecimila laureati in Scienze della Comunicazione
Il rapporto Almalaurea: "Studenti mediamente più bravi e veloci, e non mancano le opportunità"
BOLOGNA - Un po' più della metà lavora a un anno dalla laurea (un valore maggiore della media nazionale), e dopo cinque anni si può parlare di piena occupazione. Ma è una medaglia che ha il suo risvolto: per loro è più lungo il percorso verso l'occupazione stabile. E dire che sono stati studenti mediamente bravi e molto rapidi.
E' l'identikit - il primo così approfondito - dei laureati in Scienze della Comunicazione, facoltà giovane e molto "di moda", realizzato su ben 9.270 neodottori del 2005 (il 77% dei laureati italiani in questa facoltà), e in particolare con l'occhio rivolto ai 5644 giovani usciti dalle lauree di primo livello, i primi figli della riforma che raggiungono il traguardo.
A fornirci il ritratto è il Consorzio interuniversitario AlmaLaurea, in occasione del IV incontro nazionale degli studenti e dei docenti di Scienze della Comunicazione in programma a Bologna, al Palazzo dei Congressi.
Dall'identikit degli studenti presi in esame emerge che si tratta di buoni conoscitori dell'inglese e di Internet, che sono poco inclini ad esperienze di studio all'estero e che spesso, durante l'Università, sono venuti a contatto col mondo del lavoro attraverso degli stage. La maggioranza di loro (il 70%) dono donne.
Vengono dai licei scientifici (36,6%) e classici (23,5%), ma anche dagli istituti tecnici (16%). E, rispetto al complesso dei laureati, provengono da famiglie culturalmente più elevate: il 28% ha almeno un genitore "dottore" contro il 23% della media nazionale.
E ancora: risultano bravi, ma soprattutto rapidi, negli studi. L'età alla laurea è più bassa: 23,9 anni contro i 25,7 del totale dei laureati triennali. La metà si laurea in corso e il voto è più alto: 103 contro 102,4. Oltre la metà, il 52%, ha frequentato regolarmente più del 75% degli insegnamenti previsti.
Lo stage è svolto durante gli studi da 59 laureati su cento. Molti meno, invece, riescono a trovare il tempo, tra un esame e un altro, di fare esperienze di studi all'estero: l'11%, una tendenza riscontrata anche nelle generalità delle lauree di primo livello. "La speranza è di ritrovare su questi valori, migliori del passato - commenta Andrea Cammelli - anche le prossime generazioni di laureati".
Prendendo in esame i laureati pre-riforma del 2004, 2002 e 2000, a un anno dalla laurea lavorano 55,3 laureati su cento, un valore superiore alla media nazionale del 53,7%, mentre il 14% dei neolaureati continua la formazione. A tre anni la percentuale sale all'85,4% e a cinque anni si può parlare di piena occupazione: è occupato il 92% dei laureati.
Per quanto riguarda la tipologia dell'attività lavorativa si riscontra che a un anno dalla laurea il lavoro atipico (collaborazioni e contratti a tempo determinato) coinvolge il 66% dei laureati (contro il 48,5% della media nazionale). Sono stabili solo 23 laureati su cento (contro i 39 su cento a livello nazionale).
La transizione verso la stabilità è un processo che per queste figure professionali si realizza in tempi più lunghi. Infatti, a cinque anni dalla laurea, il lavoro stabile si dilata ma non supera il 60% contro il 72% a livello nazionale; a cinque anni dalla laurea l'atipico riguarda ancora 37 giovani su cento.
Il 36% degli occupati lavora nei settori della pubblicità, pubbliche relazioni, comunicazioni e istruzione. Il lavoro nella stampa ed editoria coinvolge il 7% degli occupati, la pubblica amministrazione assorbe il 6%.
Il guadagno mensile netto è, invece, di 924 euro, un valore più basso della media nazionale che è di 997 euro. Ma a tre anni il guadagno sale a 1.246 euro (è 1.151 quello del complesso dei laureati). A cinque anni si arriva a 1.363 euro, un valore in linea con il guadagno del complesso dei laureati. I laureati a cinque anni dalla laurea guadagnano il 47,5% in più dei neolaureati.
Le differenze di genere, infine, pesano in busta paga. A un anno dalla laurea gli uomini guadagnano quasi cento euro in più; il divario aumenta a tre anni dalla laurea (gli uomini guadagnano 1.427 euro, le donne 1.146) e a cinque anni (gli uomini guadagnano 1.476 euro, le donne guadagnano 179 euro in meno).
"Siamo di fronte a un percorso di studi molto amato dai giovani, anche se non siamo più negli anni del boom di Scienze della comunicazione" spiega Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea. "E' ancora presto per vedere le lauree di primo livello alla prova del lavoro, anche se i primi dati paiono confortanti. Per i laureati pre-riforma non mancano le opportunità lavorative, anche se il lavoro, soprattutto all'inizio, è prevalentemente precario". E' una fotografia della condizione occupazionale che riguarda i laureati in Scienze della Comunicazione dal 2000 al 2004. "Ora - conclude Cammelli- bisognerà verificare in futuro se il mercato del lavoro italiano sarà in grado di rispondere positivamente ai nuovi iscritti".
(8 novembre 2006)
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