2.11.06

Pavia: Insegnanti e bidelli, è un vero esercito di precari

Sono più di 3mila i docenti pavesi da anni in graduatoria
Insegnanti e bidelli, è un vero esercito di precari
Maria Fiore
In provincia di Pavia sono ormai il 40 per cento. Una percentuale doppia rispetto al dato nazionale

PAVIA. Su 100 docenti che insegnano nelle scuole della provincia di Pavia, 40 sono precari. Il doppio della percentuale che si registra a livello nazionale, dove gli insegnanti inseriti in graduatoria, che aspettano da tempo un’assunzione, sono il 20%. Una cifra preoccupante, che rischia di non essere assorbita dai buoni propositi della finanziaria, che prevede l’assunzione di 150mila precari. Quanti di questi posti di ruolo saranno assegnati nella nostra provincia? Difficile dirlo, ma se si considera che in lista di attesa, tra scuola elementare, media e superiore, ci sono circa 3.200 persone, risulta chiaro quanto sia piccola la fetta della torta. Per non parlare dei bidelli: sono 1.430 i collaboratori scolastici che sperano in un posto di lavoro vero.
Le cifre fornite dai sindacati, e dalla Cisl in particolare, ricostruiscono in modo dettagliato il quadro di quanti, a Pavia e provincia, aspettano da tempo un posto di ruolo nella scuola. Solo nella materna gli aspiranti educatori sono 664, mentre l’organico attuale è di 500. Un gap, tra domanda e offerta, praticamente incolmabile. Ma tra chi deve fare i conti con contratti di lavoro incerti, oltre ai docenti, ci sono anche gli assistenti amministrativi (88 persone nelle due fasce della graduatoria) e i bidelli. Per questa ultima categoria i numeri sono impressionanti. La schiera dei collaboratori scolastici si ingrossa sempre di più, mentre le pochissime assunzioni impediscono di assorbire le richieste. Nella graduatoria permanente di 24 mesi (in cui viene inserito chi ha due anni di servizio) ci sono 430 persone, mentre si contano 1.018 aspiranti bidelli nella seconda fascia, che è il grosso bacino da cui si attingono le supplenze, formato da coloro che hanno meno di due anni di servizio. Basteranno le proposte del ministro Fioroni ad alleggerire le fila di questo esercito? La Cgil, Cisl e Uil della scuola esprimono unanime preoccupazione. Anche se da punti di vista differenti. «L’abolizione delle graduatorie permanenti avrà delle ripercussioni serie - spiega Elena Maga, della Cisl -. Perché la cifra è ben più alta delle persone ipotizzabili a ruolo. Con queste premesse il precariato resterà. La situazione rischia di essere aggravata anche dalla proposta di aumentare il numero medio degli alunni per classe. In questo modo diminuirebbero le classi e quindi i posti di lavoro. Non parliamo poi dell’assenza di chiarezza rispetto al percorso di accesso. Chi vuole fare l’insegnante, in questo momento, è in forte difficoltà».
Anche per la Cgil esistono motivi per non stare tranquilli. «Il problema dei precari va certamente risolto - dice Gladio Zamperini -. Sia per loro che per la qualità della scuola. Precariato vuol dire infatti assenza di stabilità didattica. Molti docenti cambiano classe e perfino scuola ogni anno. E i segnali che arrivano dal governo sono molto contraddittori. Si parla di assunzione dei precari e, nello stesso tempo, di blocco del turn over. Su 5 docenti che vanno in pensione se ne assume al massimo uno. Finché non si farà chiarezza, ci vuole massima attenzione da parte del sindacato».
Luigi Verde, della Uil, commenta l’elevato numero dei precari in provincia di Pavia: «In genere nelle città del Nord siamo messi peggio anche perché sono tanti i docenti del Sud che, una volta passati di ruolo, chiedono e ottengono il trasferimento. E’ un fenomeno che ha radici lontane. Per chi arrivava, negli anni passati, dal Meridione, l’unico sbocco era quello della pubblica amministrazione. Come Uil accogliamo comunque favorevolmente la proposta di assumere 150mila docenti, ma troviamo insufficienti i posti per assistenti amministrativi e bidelli. In questo caso si parla di sole 20mila assunzioni. Se è vero che i docenti sono i pilastri, l’edificio-scuola ha anche bisogno dei muri, che i collaboratori scolastici rappresentano, per stare in piedi».
(02 novembre 2006

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