24.10.06

I CIP denunciano l'inganno perpetrato dal governo Prodi ai danni della scuola

COMUNICATO STAMPA

LA POSIZIONE DEI CIP SULLE DISPOSIZIONI DELLA FINANZIARIA PER LA SCUOLA

I C.I.P., Comitati Insegnanti Precari, denunciano l’inganno perpetrato dal governo Prodi a danno della scuola. La relazione tecnica allegata al D.d.L. per la finanziaria del 2007, infatti, smaschera il truffaldino trionfalismo che ha accompagnato la presentazione della legge di bilancio e rivela il reale disegno destabilizzante.
Tagli scriteriati delle cattedre ed esproprio dei diritti dei precari in attesa da decenni di definitiva assunzione, infatti, rappresentano un voltafaccia senza precedenti rispetto agli impegni elettorali ed un insopportabile schiaffo alle legittime aspettative dei lavoratori del comparto scuola.
Che non vi fosse una condotta politica leale e trasparente i C.I.P. lo avevano dichiarato dopo i primi atti del governo. Non a caso, all’indomani della presentazione in CdM della finanziaria, avevano deplorato il metodo, tutto italiano, di ricorrere a decisioni raffazzonate ed estemporanee, frutto del mercanteggiamento dell’ultima ora, che riducono o contraddicono gli impegni assunti in campagna elettorale. Decisioni precedute da un estenuante chiacchiericcio di cifre in libertà, finalizzate solo a disorientare i cittadini, tanto da far sì che le determinazioni finali siano accettate come il male minore e non già come le migliori o le più opportune. In quest’ottica rientra il millantato piano triennale per le 150.000 assunzioni. Cifra palesemente insufficiente a coprire l’attuale fabbisogno ed il prossimo turn over. Infatti se nel 2006/2007, i precari impegnati per incarichi annuali sono 145.000, e i pensionamenti crescono del 40-60% all’anno, è del tutto evidente che alla fine del prossimo triennio la quota dei precarizzati sarà aumentata. Esattamente come nell’era Moratti e al contrario di quanto indicato nel programma dell’Unione.
A distanza di 15 giorni quei tagli delle cattedre che avevamo denunciato, compiuti mediante l’aumento degli alunni per classe e la diminuzione degli istituti, vengono ufficializzati dalla citata relazione tecnica e quantizzati in 41.942 unità. Da ciò e dal contenimento del turn over deriverà, a fine triennio, una disponibilità per le immissioni in ruolo inferiore alla metà di quella millantata (cfr. 74.762).
Ancora una volta la scuola viene penalizzata dall’incompetenza di un ministro dell’istruzione “per caso” e dalla miopia di un ministro dell’economia che tratta l’educazione e la formazione dei giovani come un bene voluttuario, confezionato in aziende “a perdere”. Non a caso ha sostenuto la necessità di adeguare il rapporto alunni/docente agli standard europei, dimostrando d’ignorare la realtà territoriale e demografica del nostro paese e, peggio, di trascurare il livello di fatiscenza ed inadeguatezza alle norme di sicurezza degli edifici scolastici.
<>. Lo attesta il fatto che, sebbene il governo Berlusconi abbia riservato all’amministrazione e alla didattica, nel 2005, solo un terzo delle risorse disponibili nel 2001 (appena 110.871 milioni di euro contro i 331.440 di cinque prima), il governo Prodi sia intervenuto con ulteriori tagli. Gli effetti di questa bieca economia sono strutture sempre più fatiscenti e sempre meno conformi alle norme di sicurezza, una disparità retributiva degli insegnanti, dai 6.000 ai 20.000 euro annui in meno rispetto a quella media dei loro colleghi appartenenti ai paesi OCSE ed il precariato triplicato nell’ultimo decennio (+157% e 145.000 supplenti annuali, pari 20% dell’intero organico).
I CIP, inoltre, criticano l’art.66 comma C-1 lì dove prevede il blocco, dal 2010, delle graduatorie permanenti per l’accesso all’insegnamento. Esso, oltre a non essere risolutivo, costituisce un inaccettabile attentato ai diritti acquisiti dai precari e, alla luce del sospeso art.5 della riforma Moratti, costituisce il preludio alla chiamata diretta, (gestita dai dirigenti scolastici “a trattativa privata”), al nepotismo ed al clientelismo, a discapito della trasparenza e del rispetto delle priorità conseguite mediante pubblici concorsi ed esperienza didattica pluriennale.
I CIP a tale riguardo ritengono imprescindibile il diritto alla collocazione in ruolo di tutti gli iscritti in graduatoria permanente e di merito fino al loro completo esaurimento. In questa materia la finanziaria risulta lesiva delle legittime aspettative professionali ed umane dei 450.000 precari iscritti nelle sole graduatorie permanenti. Questi, con i tagli occupazionali previsti ed il ventilato allungamento del limite di pensionamento, sarebbero espulsi dalla scuola prima ancora di esserne assunti. Sarebbe bastato impedire la dissennata creazione di ulteriore precariato mediante la sospensione delle SSIS, subordinando la creazione di qualsivoglia percorso abilitativo al reale fabbisogno.
In estrema sintesi, in sede parlamentare, ci aspettiamo dal governo di centro-sinistra e dall’opposizione uno scatto di dignità per onorare gli impegni assunti e dare qualità alla scuola pubblica e certezze occupazionali agli aventi diritto.

Nota: CIP - Direttivo Nazionale Roma, 17 ottobre 2006

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