Carlo Podda*, 27 ottobre 2006
La rottura che si è determinata nel Comitato "Stop precarietà" è conseguente alla scelta dei Cobas e la decisione di non partecipare alla manifestazione del 4 novembre è l'effetto, non la causa di questa rottura. La Cgil deve assumere con chiarezza l'impegno a promuovere, se necessario anche da sola, una grande manifestazione per il superamento della Legge 30
Il venir meno del patto di rispetto reciproco e delle finalizzazioni del movimento proposto dal Comitato Stop precarietà ai temi votati dall'assemblea dell'8 luglio scorso non riduce certo la necessità che vengano aggredite le cause che determinano la dimensione e la gravità di questo fenomeno.
Vorrei dire con chiarezza che quel che ho inteso sottolineare con la rinuncia, per me dolorosissima, a restare nel Comitato e a partecipare alla manifestazione del 4 novembre, è la mia assoluta incompatibilità con la scelta operata dai Cobas.
Quella scelta è sbagliata per due ordini di ragioni: il primo, che consiste nella volontà di piegare le ragioni e la forza del movimento - creatosi sulle questioni poste dall'appello sottoscritto dai componenti del Comitato - alle ragioni e alle convenienze di una singola organizzazione, oscurando in questo modo la complessità per i temi al centro della nostra azione. Temi che non possono certo essere risolti nella Legge finanziaria o nel giudizio sull'azione di un singolo ministro o delle organizzazioni sindacali confederali.
Il secondo ordine che, se possibile sovrasta il primo, riguarda il tono ed il linguaggio utilizzato dai Cobas. Più ancora che le aspre critiche mosse, mi ha impressionato la facilità con la quale si indica al giudizio delle persone un ministro piuttosto che un sindacato, non come avversario ma come nemico e - come anche sulle e-mail delle quali sono stato fatto oggetto - riecheggino le categorie della subalternità al governo (presunto amico) e del tradimento.
Categorie queste ultime che una sinistra che voglia definitivamente superare gli errori del secolo scorso dovrebbe finalmente abbandonare. La rottura che si è determinata è dunque conseguente alla scelta dei Cobas e la decisione di non partecipare alla manifestazione del 4 novembre è l'effetto, e non la causa di questa rottura.
Vorrei infine sottolineare che la manifestazione prevista per il 4 novembre non era - e non lo è oggi nelle valutazioni dello stesso Comitato promotore - l'appuntamento finale e risolutivo della precarietà.
Siamo usciti dal Comitato, ma non viene meno il nostro impegno a sostenere in tutte le sedi e in tutte le forme possibili una vertenza generale sulla precarietà.
Penso in particolare che, per quanto riguarda il contributo che più propriamente il sindacato è chiamato a dare sulla precarietà, e cioè sul superamento di tutti i rapporti di lavoro precari sia nel pubblico che nel privato, la Cgil debba rivendicare con fermezza dal governo misure realmente efficaci, almeno quanto quelle previste per contrastare il lavoro nero.
Penso infine che nei prossimi giorni la Cgil debba assumere con chiarezza l'impegno a promuovere, se necessario anche da sola, una grande manifestazione contro la precarietà e il superamento della Legge 30.
*Segretario generale Cgil, Funzione Pubblica
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