19.10.06

«Stop precarietà ora» si organizza. Polemica sul «governo amico»

Assemblee e incontri in tutta Italia per preparare il 4 novembre. I Disobbedienti minacciano di uscire. La replica: «Piattaforma condivisa, non sarà un corteo di concertazione».

La macchina di «Stop precarietà ora» è avviata e il 4 novembre, alle 14,30 in Piazza della Repubblica, potrebbero raccogliersi migliaia e migliaia di persone. Una prova per il movimento, dal sindacato alle associazioni, ai partiti, impegnati nell'organizzazione. Ma non mancano le polemiche: il problema chiave è il rapporto con il governo, non nascondendosi che diversi mesi sono passati dall'assemblea dell'8 luglio al Brancaccio, e in mezzo c'è la finanziaria. Promossa - seppure con alcune riserve - dalla Cgil e (ovviamente) da Rifondazione, partito al governo. Ma Rifondazione comunista e gran parte della Cgil scenderanno anche in piazza, stanno organizzando «opposizione», perlomeno sui punti della piattaforma (abrogazione della legge 30, della riforma Moratti, della Bossi-Fini, chiusura dei cpt). Ieri un annuncio a pagamento sul manifesto, di una parte dei Disobbedienti, ha creato una polemica: scendete in piazza ma in realtà siete al governo, è tutta scena e se sarà così noi non ci saremo.
Luca Casarini spiega che «l'8 luglio si incalzava un governo appena formato, mentre oggi delle scelte sono state fatte e sono tutte contro le fasce più deboli e i migranti: a questo punto non si può stare in piazza senza dire chiaramente che la nostra controparte è il governo Prodi, perché sta facendo politiche neoliberiste. Perché non chiudono i cpt? Perché votano il prelievo del Dna per tutti i fermati? Perché tagliano la scuola pubblica? Si può votare la finanziaria in Parlamento e nello stesso tempo scendere in piazza? Secondo noi no». Casarini è polemico soprattutto con il Prc: «Dopo il governo amico - spiega - adesso si vorrebbe la piazza amica, che faccia da sponda nel paese».
Per Maurizio Zipponi, responsabile lavoro Prc, «non è affatto contraddittorio essere parte della maggioranza e lavorare per migliorare le cose anche partendo dalla mobilitazione. Anzi, non si possono spostare i rapporti di forza senza mobilitazione. Facciamo un esempio: grazie alla pressione della sinistra radicale oggi 520 mila immigrati hanno una risposta, sono regolarizzati, mentre Berlusconi li escludeva dai flussi. So bene che non è l'abrogazione della Bossi-Fini, che non è la chiusura dei cpt, ma tutti sappiamo che se hai un risultato buono poi parti da quello per avere ancora di più: ora stiamo lavorando per rimettere al centro il tempo indeterminato, nelle istituzioni e anche nella società civile. Molti di noi che oggi sono al Parlamento hanno storie di attivisti alle spalle. E i sindacalisti, gli ambientalisti, i pacifisti vogliono soprattutto risultati: solo gridare non serve, bisogna proporre».
Per la Fiom parla la segretaria nazionale Francesca Re David: «Noi ci crediamo e stiamo facendo il massimo sforzo per esserci, ed essere numerosi. Il problema non è avere posizioni differenti, come in effetti ci sono, sul governo o sulla finanziaria, ma è quello di condividere una piattaforma che resta attualissima. Siamo tutti per l'abrogazione delle leggi 30, Moratti e Bossi-Fini, e non si può bloccare tutto perché la vediamo diversamente sulla finanziaria. Se la pensassimo allo stesso modo su ogni cosa, sarebbe davvero una strana democrazia».
Giorgio Cremaschi, della Rete 28 aprile Cgil, spiega che «la coerenza del movimento si misura sulle battaglie concrete, ed è sbagliato fare un processo alle intenzioni. Quella piattaforma è quantomai attuale perché il governo ha dimostrato di non voler cancellare le leggi 30. Moratti e Bossi Fini. Su questi punti è chiaramente una nostra controparte. Bastino pochi esempi: la circolare Damiano sui call center, che istituzionalizza i cocoprò, il decreto proposto da Amato sugli immigrati, o il fatto che non si vogliono chiudere i cpt. E allora che faccio, siccome ci sono idee differenti sulla finanziaria non vado in piazza? Al contrario: la forza di Genova era stare insieme partendo da posizioni diverse».
Piero Bernocchi, dei Cobas, spiega che «i Disobbedienti, più che attaccare dovrebbero partecipare: alla manifestazione no Tav e no Ponte loro erano in piazza, e dal palco hanno parlato esponenti del governo. Il 4 novembre invece non parlerà nessuno del governo, mentre dal palco ci sarà chi attacca la finanziaria "ammazza-precari" e la circolare Damiano. Quella manifestazione è tutto tranne che concertativa e questo lo diremo chiaramente».

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