Il 4 Novembre si svolgerà a Roma una manifestazione nazionale indetta da alcune realtà legate al sindacalismo confederale e di base attorno alla parola d’ordine “stop precarietà”, la cui piattaforma chiede l’abrogazione di alcune delle norme varate dal governo Berlusconi in tema di contratti lavorativi a tempo determinato.
Le rivendicazioni ufficiali di questo corteo restano del tutto insoddisfacenti, come ancora una volta insoddisfacenti sono state le modalità del percorso organizzativo e gli obiettivi politici di parte delle sigle coinvolte. Questo corteo vedrà la partecipazione dei soggetti più disparati, attorno agli obiettivi più disparati, mossi dalle intenzioni e dalle finalità più diverse. I settori legati alla CGIL, in particolare, tentano con questo corteo un’operazione che comunque non riuscirà: rappresentarsi di fronte alle generazioni precarie come paladini di una filosofia del lavoro che risulterebbe adeguata a farsi interprete delle loro esigenze, dopo che per anni le tre maggiori organizzazioni sindacali italiane hanno firmato compromessi e accettato provvedimenti – particolarmente durante la legislatura 1996-2001, ma non solo – che hanno inciso duramente sulle nostre condizioni vita.
Il 4 Novembre scenderemo a Roma, e invitiamo tutte le realtà di movimento a manifestare con noi nell’ambito dello spezzone autorganizzato presentato dall'appello che segue.
Il nostro posto è nelle strade, insieme alle migliaia di precarie e precari che vedranno in questa scadenza un’occasione per far sentire la loro voce, che non può che essere in netto contrasto, sotto ogni aspetto, con quella delle tradizionali burocrazie sindacali. I settori giovanili e precari hanno spesso inondato della loro presenza cortei altrimenti privi di interesse, trasformandoli in opportunità per la riconquista attiva degli spazi metropolitani, quella riconquista che milioni di giovani francesi di ogni colore hanno splendidamente attuato negli scorsi mesi. Scopo dei movimenti non è sostituirsi al ceto politico integrato per riprodurlo fedelmente con scadenze alternative, e spesso speculari, ma essere fattivamente l’eccedenza politica e sociale indesiderata, il soggetto imprevedibile, l’uscita dagli argini di ciò che in queste occasioni è imposto o previsto. Le precarie e i precari che saranno negli spezzoni sindacali saranno di per sé quest’eccedenza; lo spezzone autorganizzato contribuisce ad organizzare la rabbia di questa eccedenza.
Lo spezzone autorganizzato non sarà uno spezzone per il lavoro, ma uno spezzone contro il lavoro.
Non ci interessa l’ideologia disciplinare di chi ci vorrebbe ognuno al suo posto nella grande catena di montaggio del capitalismo avanzato: noi guardiamo oltre l’irregimentazione capitalista della produzione e della vita, siamo per esprimere la rottura, il conflitto sociale e l’antagonismo.
Se la precarietà è un problema, noi siamo il problema. Con questo problema, con il problema dei soggetti che rifiutano ogni giorno il lavoro in un miliardo di luoghi e istanti, di coloro che si assentano, che rallentano, che si rifiutano, che in mille forme e modi si riappropriano del reddito, il sindacato deve fare i conti da un pezzo: nessuno può dire dove questa storia sia iniziata, né dove finirà. Il 4 Novembre noi saremo ancora una volta parte di questa storia.
NETWORK ANTAGONISTA TORINESE
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