26.10.06

La Coop sei tu? Non ti riconosco più!

La Coop sei tu? Non ti riconosco più!
La solitudine delle lavoratrici nei supermercati. Violazione dei diritti e massima flessibilità alla Coop.

(24 ottobre 2006)

Non sappiamo quante siano le lavoratrici (perché in prevalenza donne) precarie nei supermercati del marchio COOP, perché Cgil Cisl Uil non si sono mai poste l’obiettivo di censirle e di ridurne il numero, attraverso un piano delle assunzioni finalizzato a trasformare buona parte dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo pieno.

Migliaia di contratti a tempo a tre mesi, spesso prolungati di altri due o tre mesi (il prolungamento viene annunciato di regola il giorno prima della scadenza del contratto).

Capita che tra un contratto a tempo determinato ed un altro passino anche 5 o 6 mesi, la regola è che la Direzione Coop ti convochi al lavoro due o tre giorni prima.

Le precarie non hanno diritto alla assemblea, a regola il contratto lo prevederebbe ma non la organizzazione del lavoro che preferisce impiegare le precarie durante le assemblee per garantire la normale apertura del supermercato e l’impiego delle stesse alle casse e ai banchi di carne, pesce e gastronomia.

La Coop sei tu , dice la pubblicità, quindi ci domandiamo che cosa pensino le migliaia di soci da sempre attenti ai diritti collettivi e alle battaglie a sfondo civile.

Alla Coop capita che la lavoratrice a tempo determinato, alla fine del periodo, si veda giudicata con una scheda di valutazione della quale non consoce né i criteri di compilazione, né tanto meno il contenuto che poi è vincolante ai fini delle nuove assunzioni a termine (perché la COOP di solito chiama sempre le stesse donne visto che i tempi e i costi della formazione del personale sono ridotti ai minimi termini).

Su tre mesi di contratto, 45 possono i giorni del periodo di prova come prevede il contratto di categoria; ci chiediamo la ragione per la quale una lavoratrice al 3 o 4 contratto a tempo debba superare un lungo periodo di prova (ci viene da pensare che la sola giustificazione plausibile sia quella di avere uno strumento di pressione psicologica per assoggettare i singoli alla flessibilità e all’organizzazione del lavoro…)

Le lavoratrici debbono essere così flessibili che l’orario settimanale viene stravolto, di solito, con repentini (e mai contestati) cambi turno, una sorta di lavoro a chiamata al quale la singola lavoratrice non può sottrarsi pena non essere più chiamata a lavoro una volta terminato il contratto a tempo determinato.

Infine, a fronte di contratti a 20 o 24 ore lavorative a settimana, sovente capita che l’orario lavorativo aumenti fino a 36 o 40 ore, un uso flessibile anche dell’orario che conferma il forte bisogno della Coop di personale full time e a tempo indeterminato, un bisogno negato dai sindacati aziendali e dalla stessa direzione Coop che preferisce invece contratti precari e manodopera flessibile.

Anzi , corre insistente una voce che ci saranno esuberi in alcuni supermercati visto che il personale sarebbe in eccedenza. La coop sei tu? Non ci sembra proprio il caso!

CONFEDERAZIONE COBAS
VIA SAN LORENZO 38 PISA

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