S’inasprisce la vertenza degli oltre mille dipendenti della società controllata dalla Regione: «Hanno già deciso di vendere tutto»
In Fvg e fuori l’azienda garantisce servizi a 1.500 enti. Domani giornata cruciale
UDINE. Il presidio davanti al palazzo della Regione, con tutti i dipendenti Insiel in piazza Oberdan a protestare, è stato scongiurato: con un provvedimento d’urgenza la prima e la seconda commissione hanno concesso per domani, giovedí, l’audizione ai rappresentanti sindacali dei 1051 informatici preoccupati per le sorti dell’azienda. E perfino il presidente Illy si è prodigato per rasserenare gli animi. Ma resta la minaccia di uno sciopero telematico che paralizzerebbe l’intera rete informatica del Friuli Vg. È sempre piú braccio di ferro tra i dipendenti della spa e la giunta Fvg. E quella di ieri è stata la giornata piú tesa di un confronto che divide e lacera. Sindacati e politici divergono sul destino da assegnare alla società che il decreto Bersani sulle liberalizzazioni sottrae alla gestione pubblica. Ma i sindacati, compatti, dicono no all’ipotesi di cessione a privati. Temono la delocalizzazione, paventano che la Regione non trovi un rimedio, anche se ha già impugnato il decreto e chiesto correttivi.
La minaccia di occupazione. La giornata si era aperta con le riunioni che le rappresentante sindacali unitarie di Insiel hanno tenuto con i dipendenti a Udine e a Trieste. La rabbia dei lavoratori è esplosa non solo perché si sono sentiti abbandonati, ma anche perché non vedono interesse per una società «che ha professionalità importanti» e che «lavora per tutto il territorio regionale oltre che a livello nazionale». Qualora l’emendamento al decreto Bersani non passasse, la giunta vedrebbe come possibile soluzione la vendita della spa – mantenendo però il suo valore complessivo e quindi anche l’occupazione –, ma questa ipotesi non piace ai dipendenti che temono la delocalizzazione. «Per quanto riguarda l’ipotesi di privatizzazione totale dell’azienda – dicono le Rsu - è da considerare il fatto che l’unico attuale concorrente italiano sul mercato nazionale ha una dimensione di poco inferiore alla metà di Insiel in termini di fatturato. Oppure si pensa a un acquirente di altro comparto, come successo nel caso di Finsiel? O, forse, a una delle grandi multinazionali dell’informatica? In ognuno di questi casi, a parte la dimensione necessariamente europea del relativo bando di vendita, ci sono ben poche possibilità che le attività non vengano delocalizzate fuori regione».
Accuse e proposte. I rappresentanti sindacali non vanno per il sottile nei confronti dell’esecutivo Illy. «Il decreto Bersani è un alibi – dice Alberto Monticco della Fim Cisl – per disimpegnarsi rispetto a Insiel. Ricordo che la società è stata acquistata con fondi di riserva, che la Regione non ha impegnato un euro per assumere i dipendenti precari. Ora non può pensare di vendere a un privato e capitalizzare, perché noi non ci stiamo». Alternative alla vendita, secondo il sindacato, ci sarebbero. Di questa idea anche Giacomo Bello che parla della necessità «che i vertici regionali diano indirizzi allo sviluppo di un piano industriale importante». Il fatturato di Insiel oggi è legato all’80% alla Regione. Quello che viene messo in discussione dal decreto Bersani è il 20% dovuto a contratti con i privati, percentuale su cui la Regione, secondo i sindacati, potrebbe mantenere il controllo senza essere costretta a vendere. La strada è «la norma del riuso che fa parte del decreto Bersani e potrebbe chiaramente essere applicata da Illy», ha affermato Antonio Saulle, della Fiom-Cgil di Trieste, «senza bisogno di arrivare a smembramenti o vendita. Ma se questa possibilità non viene nemmeno ventilata significa che non c’è la volontà politica di farlo e di questo dovrà rispondere Illy».
Le rassicurazioni della Regione. Non si è fatta attendere la replica della giunta regionale. «Leggo con meraviglia affermazioni di rappresentanti dei lavoratori Insiel che mi attribuiscono indirizzi e posizioni sul futuro dell'azienda. È quasi un esercizio di lettura del pensiero, ma senza fondamento», ha detto in modo secco il presidente Illy. «Anziché parlare di alibi, anche i sindacati sostengano l’azione della Regione per modificare nella Finanziaria nazionale il cosiddetto decreto Bersani», ha detto l’assessore Gianni Pecol Cominotto ribadendo che la giunta avrebbe fatto volentieri a meno del provvedimento del governo. il decreto Bersani «non è un alibi, ma una realtà negativa, con la quale dobbiamo fare i conti. La Regione - ha sottolineato - non aveva affatto deciso di vendere Insiel, altrimenti non l’avrebbe acquistata, visto che nessuno ci obbligava a farlo. Ma l’acquisto rientrava fra i punti strategici».
(18 ottobre 2006)
2 commenti:
Raghi fra un pò scade il concorso di informatici al comune di milano è una grande occasione scade il 13 maggio 2008
SELEZIONE PUBBLICA, PER ESAMI, PER LA
COPERTURA DI N. 5 POSTI A TEMPO
INDETERMINATO DEL PROFILO
PROFESSIONALE DI FUNZIONARIO DEI
SERVIZI INFORMATIVI – CATEGORIA D –
POSIZIONE ECONOMICA 3.
Salve,
segnalo questa iniziativa per sondare quante persone sarebbero favorevoli all’abolizione del CoCoPro. http://www.petitiononline.com/cocopro/petition.html
Cordiali saluti.
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