A Roma la prima manifestazione nazionale del precariato pubblico
lunedì 9 ottobre 2006
:: Maria Russo
Il 6 ottobre scorso 35.000 lavoratori e lavoratrici precari/e della pubblica amministrazione hanno manifestato a Roma contro la precarietà
“No al lavoro nero, no al precariato di Stato: assunti subito, assunti davvero” era lo slogan dello striscione di apertura del corteo. Migliaia di bandiere RdB - CUB (Rappresentanze sindacali di base - Confederazione Unitaria di base, e nulla più... si tratta del primo sciopero nazionale del precariato del pubblico impiego e il numero elevato delle adesioni non ha tradito le aspettative a dispetto dei grandi assenti.
Da tutta Italia si sono riversati sulle strade della capitale - bloccata dallo sciopero dei trasporti pubblici - i lavoratori e le lavoratrici precari/e della Sanità, dei Vigili del fuoco, degli Enti Locali, delle Agenzie Fiscali e della Scuola, della Ricerca e dei Ministeri, ma anche dipendenti delle cooperative appaltatrici dei servizi esternalizzati. E insieme a loro hanno manifestato numerosi Sindaci, fra cui 5 primi cittadini della Locride.
La manifestazione partita da Piazza Esedra alle 10 è arrivata davanti al Ministero della Funzione Pubblica intorno alle 12:30. Peccato che non tutti i manifestanti siano riusciti a raggiungere Piazza Sant’Andrea della Valle a causa del cantiere aperto per le ricerche archeologiche della metropolitana, per ascoltare i numerosissimi interventi dei lavoratori che si sono susseguiti per oltre due ore.
Dal palco sono giunte testimonianze di precarietà nei diversi settori del pubblico impiego. Una precaria medico di una Usl della regione Emilia Romagna ha domandato come possa essere possibile accorciare le liste d’attesa se la maggior parte del personale medico e paramedico è perlopiù precario, con contratti di tre o sei mesi. Il disagio è privato, di ogni singolo lavoratore/trice, e pubblico, dell’utenza che aspetta mesi per una visita.
La maggior parte degli intervenuti ha criticato fortemente la finanziaria. L’aliquota contributiva del lavoro atipico sale dal 18% al 23%. Con questa manovrina - che alza l’aliquota ma non fissa i salari - lavoratori e lavoratrici precari/e, oltre a non raggiungere neanche dopo 20 anni di lavoro una pensione di 400 euro, percepiranno salari più bassi (per esempio: un attuale salario di 1.000 euro scenderà a 900 euro)perché “sicuramente i datori di lavoro si rifaranno su di noi”! Il governo si è dimenticato delle parti sociali.
“Parlate coi lavoratori”!
Parole di solidarietà sono arrivate da parte di una rappresentante del centro sociale Angelo Mai (sgombrato dal quartiere Monti di Roma pochissimo tempo fa) e di un rappresentante del Comitato dei Precari del call center Atesia che, aderendo allo sciopero, ha dato prova dell’unità di lotta fra il settore pubblico e privato.
“Questo primo sciopero nazionale non è solo un importante punto di arrivo, ma è soprattutto l’avvio della lotta per cancellare il precariato, far riscrivere la Legge Finanziaria: proseguiremo con lo sciopero generale del 17 novembre prossimo”. ha dichiarato il Coordinatore nazionale RdB-CUB Pierpaolo Leonardi.
Nel frattempo le delegazioni dei lavoratori hanno raggiunto il Ministero di Giustizia, il Ministero della Sanità, il Ministero dell’Istruzione e il Ministero del lavoro per un incontro. Presso il Ministero della Funzione Pubblica una delegazione ha incontrato il Ministro Nicolais. “Pur nella diversità di posizioni si è convenuto sulla necessità di aprire un tavolo permanente sulla precarietà presso lo stesso Ministero, a cui, su richiesta dell’RDB-CUB, dovranno partecipare tutti i Ministeri interessati dal fenomeno, nonché la Conferenza delle Regioni per quanto attiene gli enti locali”.
Mi piace pensare che il prossimo 17 novembre scenderemo in piazza a milioni, precari/e del pubblico e del privato, lavoratori/trici a tempo indeterminato, e studenti, perché conosciamo i nostri diritti e il valore della democrazia.
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