31.10.06

L'orgoglio di Mussi (Aprile on line)

Emiliano Sbaraglia, 27 ottobre 2006
Infuocato incontro all'Auditorium della Facoltà di Scienze della Comunicazione di Roma. Ma dopo tre ore di un dibattito fortemente critico con i contenuti della finanziaria in materia di fondi alla ricerca e alla università, l'atteso intervento del ministro ha sorpreso la platea per incisività e passione


"Ministro, se verrà confermato che i tagli del 10% previsti a danno di università e ricerca saranno ritirati, possiamo parlare di una sua vittoria personale?". "Non mi sbilancerei ancora, vediamo come prosegue il confronto. Diciamo che ci sono buone possibilità che il provvedimento venga rivisto".


"Se così sarà, quanto sarà pesato l'intervento in merito del Presidente della Repubblica?"
"Non posso nascondere l'enorme piacere nell'aver riscontrato la sensibilità dimostrata dal Capo dello Stato su questioni come il precariato e la condizione dei ricercatori nel nostro paese".
"Si aspettava oggi un'accoglienza tanto calda, in tutti i sensi?" "Sono stato contento di essermi confrontato a viso aperto con le persone che ho il compito di rappresentare e tutelare al governo".

Sono state queste le dichiarazioni a caldo di Fabio Mussi, ministro dell'Università e della Ricerca, che oggi (venerdì) ha affrontato a viso aperto le varie componenti (docenti, ricercatori, aspiranti tali, precari e studenti), che si erano dati appuntamento all'Auditorium di via Rieti a Roma per discutere dei provvedimenti contenuti nella Finanziaria, alcuni dei quali particolarmente criticati, e per fare il punto sull'attività del dicastero in questi suoi primi mesi di attività.
Il clima si è acceso subito dopo l'inizio, previsto per le 15, quando un gruppo di studenti ha tentato di appendere sotto il palco un grande striscione che recitava "Mussi, o con il Governo o con l'Università", mentre altri ragazzi distribuivano un volantino dal titolo "Mussi libero!", provocatorio e ironico nei confronti del ministro, il quale scaldava i motori rispondendo prontamente: "Non posso far altro che aderire a un appello per la libertà di Mussi..."

Malgrado i numeri attraverso i quali il sottosegretario Luciano Modica cercava di spiegare l'attività svolta dal governo, il susseguirsi di interventi da parte di vari rappresentanti del mondo dell'università e della ricerca erano tutti rivolti a mettere in evidenza incomprensioni e ritardi, promesse fatte e non mantenute, speranze iniziali presto trasformate in delusioni. Mussi ha ascoltato per tre ore tutti gli interlocutori con attenzione e interesse, ed ha poi preso la parola quando oramai fuori faceva buio, ma nessuno all'interno della sala si era sognato di lasciare il suo posto.

"Sono stato accolto da uno striscione che mi invita a stare o col governo o con l'Università: beh, io vorrei stare al Governo per l'Università". Primi applausi.
Il seguito è stato un crescendo di passione ed energia da parte del ministro, che ha visibilmente sorpreso il suo uditorio, rivendicando quello fatto sinora ("sarà poco, ma lo abbiamo fatto. E se lo avesse fatto la Moratti in cinque anni, a quest'ora starebbe preparando un messaggio alla nazione a reti unificate"), dalla coraggiosa posizione assunta in Europa sulle cellule staminali, che gli è costata una dura battaglia politica in Italia, ai vari progetti già in corso per modernizzare e rinnovare i meccanismi di funzionamento di ricerca e università nel nostro paese, senza risparmiare stoccate pesanti agli avversari politici, rei di aver lasciato una situazione economica e culturale disastrosa, dediti come erano alla beatificazione di "miracoli italiani" che hanno portato il deficit della spesa pubblica, per dirne una, a livelli mai raggiunti. I "nipotini della P2" -come ha ribattezzato a un certo punto Mussi i rappresentanti dell'opposizione riferendosi alle ultime rivelazioni sulle "spiate" nei confronti di Prodi e signora- "hanno fatto vedere di cosa sono capaci in questi cinque anni: ecco perché voglio qui ribadire con forza, che malgrado ci sia una finanziaria che deve essere corretta dove si può, e malgrado le difficoltà che a volte io stesso mi trovo ad affrontare con i miei colleghi di governo per tentare di difendere le priorità del mio dicastero, dico che difendo e continuerò a difendere con le unghie e con i denti il governo Prodi e la maggioranza di centrosinistra".

E anche le battute finali, che ribadivano il programma futuro per agevolare la condizione di giovani precari e insicuri del proprio domani, assumevano il tono di una partecipazione poco consueta per una carica istituzionale, che alla sparuta voce di dissenso ha risposto così: "Il giorno che troverai un altro ministro disposto a venire qui e ad ascoltare tutte le voci che ho ascoltato io oggi, mettendosi alla pari e in assoluto confronto con loro, allora ne riparleremo con calma". Gli applausi si trasformano quasi in ovazione, e a casa tutti sembrano tornare con qualche piccola speranza in più.

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