8.3.06

Tutti gli incentivi del reddito minimo (La voce)

Da lavoce.info

Tutti gli incentivi del reddito minimo
Ugo Colombino
06-03-2006

Il reddito minimo garantito è un istituto che permettere di semplificare e
unificare in un interevento generale e trasparente una serie di politiche
occasionali. E può contribuire all'efficienza del sistema economico nel
breve e nel lungo periodo. Alcune simulazioni confutano le tradizionali
critiche a questo strumento. Mostrano infatti che non comporta disincentivi
al lavoro per gli individui con bassi salari e non favorisce il lavoro
nero. Né un maggior prelievo fiscale sui redditi più elevati fa diminuire
l'offerta di lavoro di chi ha stipendi più alti.

Si sostiene da più parti, compresi molti interventi su lavoce.info,
l’opportunità di introdurre in Italia una forma di reddito minimo
garantito. Le versioni, gli obiettivi e le motivazioni di un istituto di
questo tipo sono molte. Permetterebbe comunque di semplificare e unificare
in un interevento generale e trasparente una serie di politiche occasionali
e caotiche, ma contribuirebbe anche all’efficienza del sistema economico
sia nel breve che nel lungo periodo.

Un istituto a favore dell’efficienza

Un sostegno generalizzato e sicuro del reddito, infatti, renderebbe meno
penosi i processi di mobilità e di qualificazione dei lavoratori e
aiuterebbe a separare i problemi di sostegno e distribuzione del reddito
dalle questioni di efficienza del sistema produttivo. E permetterebbe agli
individui e alle famiglie decisioni più efficienti nel campo
dell’istruzione, delle scelte di carriera e contribuirebbe ad allineare la
mobilità intergenerazionale più alla distribuzione del talento e delle
attitudini e meno ai legami familiari.
Spesso si è pensato al Rmg come a un trasferimento periodico, in genere
annuale o mensile, magari commisurato a qualche indicatore del "bisogno"
(reddito, condizione professionale, eccetera).
Più recentemente, è cresciuto l’interesse per una versione volta invece a
garantire una "dotazione", o "ricchezza", o "fondo" a una data iniziale –
la nascita o la maggiore età, ad esempio. Avrebbe il vantaggio di dare ai
giovani la possibilità di compiere scelte più efficienti nell’istruzione e
nella carriera lavorativa, soprattutto se si tiene conto delle limitate
opportunità offerte dal mercato del credito. A sua volta, la versione più
tradizionale sembra preferibile se consideriamo le limitate capacità di
pianificazione intertemporale degli individui, dell’incertezza, e così via.
Comunque, le due forme di reddito minimo non sono necessariamente
alternative: si può benissimo pensare a un sistema che si regga in parte
sulla dotazione iniziale e in parte su trasferimenti mensili o annuali.

La questione degli incentivi

Qualunque sia la versione proposta, sono tre le critiche principali rivolte
al Rmg. E tutte e tre ruotano intorno attorno alla questione degli
incentivi. Si dice infatti che il Rmg introdurrebbe un disincentivo al
lavoro per gli individui con bassi salari. L’intervento sarebbe
sufficientemente costoso da richiedere un aumento consistente del prelievo
fiscale sui redditi più elevati: questo introdurrebbe un ulteriore
disincentivo all’offerta di lavoro degli individui con salari più elevati.
La terza obiezione è una variante della prima: il Rmg introdurrebbe un
disincentivo al lavoro ufficiale e un simmetrico incentivo al lavoro nero.
Alcuni risultati ottenuti con un modello micro-econometrico di offerta di
lavoro delle famiglie in Italia ci aiutano a vagliare l’importanza di
queste obiezioni. (1) Il modello è in grado di simulare non solo i nuovi
livelli di reddito disponibile per le singole famiglie in conseguenza di
cambiamenti nelle imposte e nei trasferimenti, ma anche le eventuali nuove
decisioni che ne derivano.
Supponiamo, ad esempio, di sostituire l’attuale sistema con un altro, nel
quale ciascun individuo paga le imposte sul suo reddito solo se
quest’ultimo supera un certo valore Rmg. Se non lo supera, l’individuo
riceve un trasferimento uguale a quel che gli manca per arrivare al Rmg (un
sistema di questo tipo è noto come Negative Income Tax). Per semplicità,
supponiamo anche che per coloro che pagano le imposte, queste siano
semplicemente una proporzione fissa del reddito che eccede il Rmg. Cambiano
di conseguenza anche gli incentivi: se lavorare o meno, quanto lavorare,
che lavoro fare. Nel nostro modello abbiamo fissato il Rmg uguale a due
terzi della "linea della povertà". Inoltre, l’aliquota proporzionale
applicata sui redditi che lo superano è stata determinata in modo che il
gettito fiscale ottenuto con il nuovo sistema sia uguale a quello ottenuto
con il sistema attuale. I risultati presentano alcune sorprese:

- Il tasso di partecipazione rimane sostanzialmente invariato, anche fra le
famiglie con salari più bassi;

- l’aliquota (proporzionale) in grado di finanziare i trasferimenti
mantenendo invariato il gettito netto totale è intorno al 30 per cento. È
un’ aliquota abbastanza modesta (tenuto conto che è applicata solo alla
porzione di reddito superiore a Rmg), possibile perché si verifica una
risposta dell’offerta di lavoro sufficientemente ampia (e questo avviene
perché si abbassa – seppur di poco – l’aliquota media);

- l’offerta di lavoro aggiuntiva proviene da famiglie a reddito
medio-basso, non da famiglie a reddito elevato.

Il primo tipo di timore legato all’introduzione del Rmg (e di riflesso
anche il terzo) non sembrerebbe quindi molto fondato. Il risultato è
spiegabile in molti modi. Ad esempio, possono esserci costi (di tempo o
monetari) legati al lavoro che inducono comunque buona parte degli
individui a collocarsi su livelli di orario e di reddito superiori a quelli
corrispondenti al Rmg.
Ma anche il secondo timore forse non appare più così giustificato. Infatti,
l’offerta di lavoro degli individui con redditi elevati è pressoché nulla.
Nell’esercizio di simulazione ricevono il "regalo" di una aliquota
marginale (e media) più bassa di quella corrente perché abbiamo adottano la
semplificazione di una aliquota proporzionale unica. Ma in realtà sarebbe
possibile far pagare loro imposte più elevate senza ridurre la loro offerta
di lavoro. Anzi, sarebbe opportuno farlo: questo ci permetterebbe di
garantire un Rmg più elevato o di ridurre le imposte per i redditi
medio-bassi.
Lo scarso disincentivo al lavoro per le persone a basso reddito è un
risultato abbastanza peculiare delle nostre stime e certamente potrebbe
essere smentito da altre analisi. Al contrario, l’elasticità pressoché
nulla dell’offerta di lavoro delle persone a reddito elevato (o comunque
decisamente più bassa di quella delle persone a reddito medio-basso) è un
risultato robusto, confermato da molte altre analisi in vari paesi.
Quand’anche il primo effetto si rivelasse piuttosto forte, e quindi la
politica di Rmg risultasse più costosa, il maggior prelievo fiscale
richiesto sui redditi più elevati non avrebbe grosse implicazioni di
efficienza, anche se potrebbe averne in chiave elettorale.
La negative income tax, d’altra parte, non è l’unico sistema per realizzare
il Rmg. Ci sono molti modi per ridurre il rischio di disincentivo al
lavoro. Ad esempio, il trasferimento potrebbe essere vincolato a un minimo
di ore lavorate. Oppure potrebbe essere maggiorato da un sussidio al
reddito da lavoro.
All’estremo opposto, il disincentivo potrebbe essere contrastato rendendo
il trasferimento del tutto indipendente dal reddito e dal lavoro: nella sua
forma più pura diventa il cosiddetto reddito di cittadinanza. Una politica
simile sarebbe anche impermeabile al terzo tipo di obiezione: non c’è
infatti motivo per cui un trasferimento generale non condizionato debba
incentivare il lavoro nero piuttosto che quello ufficiale. Ovviamente, il
reddito di cittadinanza è anche il sistema più costoso.

Un sistema ottimale?

Nel disegno più generale dell’intero sistema di prelievo-trasferimento sui
redditi personali, sono interessanti anche i risultati di un’altra ricerca,
sempre basata su un modello micro-econometrico di offerta di lavoro delle
famiglie. (2) L’eccezionale qualità dei dati disponibili ci ha condotto a
effettuare lo studio sulla Norvegia, ma è in programma l’estensione ad
altri paesi, tra i quali l’Italia. Qui, l’obiettivo è l’individuazione del
sistema "ottimale" di imposta-trasferimento. La Norvegia adotta un sistema
abbastanza generoso e articolato di trasferimenti alle famiglie e agli
individui che di fatto realizzano il Rmg. Ora, il sistema ottimale che
emerge dalle nostre simulazioni – per quanto si tratti di primi risultati
da approfondire – sembra assolutamente coerente con le indicazioni che
abbiamo tratto dal primo studio:

- il livello implicito di Rmg è già approssimativamente quello ottimale:
non dovrebbe essere aumentato ma neanche diminuito;

- i trasferimenti dovrebbero essere resi indipendenti dal reddito (più o
meno come nel reddito di cittadinanza);

- le aliquote marginali dovrebbero essere rese meno elevate e meno
progressive sui redditi medio-bassi;

- la progressività delle aliquote sui redditi elevati dovrebbe rimanere
sostanzialmente invariata.

Si tratterebbe quindi di un sistema che garantisce un livello minimo di
reddito con trasferimenti non (o non strettamente) condizionati dal reddito
stesso, e che sfrutta l’eterogeneità dell’elasticità dell’offerta di lavoro
riducendo il prelievo sui livelli medio-bassi di reddito e mantenendolo
piuttosto elevato su quelli più alti. (3)

(1) Aaberge R, Colombino U. e S. Strøm, "Do More Equal Slices Shrink the
Cake? An Empirical Investigation of Tax-Transfer Reform Proposals in
Italy", Journal of Population Economics, 17, 4, 2004. Altri risultati sono
riportati in Boeri T., Del Boca D. and C. Pissarides (a cura di), Women in
the Labor Market: An Economic Perspective, Oxford University Press 2005.
(2) Alcuni primi risultati di questo studio sono riportati in Aaberge R,
Colombino U. e T. Wennemo, "Designing Optimal Taxes With a Microeconometric
Model of Household Labour Supply", 2005 (working paper scaricabile alla
pagina http://econpapers.repec.org/RAS/pco116.htm).
(3) Su questi temi sono in corso due progetti di ricerca nei quali l’autore
di questa nota è coinvolto. Il primo, specificamente indirizzato
all’analisi dei possibili effetti del Rmg (nelle sue diverse versioni) in
tutti i paesi europei, è finanziato dalla Compagnia di San Paolo ed è
svolto nell’ambito del centro interuniversitario di ricerca Child; il
gruppo di ricerca è composto da Ugo Colombino (direttore), Chiara Saraceno,
Daniela Del Boca, Rolf Aaberge e Cathal O’Donoghue. Il secondo progetto,
più specificamente focalizzato sull’analisi delle politiche per le fasce
deboli o emarginate sia in Norvegia che in altri paesi europei, è
finanziato dal Consiglio nazionale delle ricerche norvegese; il gruppo di
ricerca è composto da Rolf Aaberge (direttore), Tony Atkinson, Ugo
Colombino e Lennart Flood.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie