28.3.06

30/3 Regione Lazio. Oggi precari, domani poveri

OGGI PRECARI, DOMANI POVERI

L’RdB-CUB indice un’assemblea regionale sulla precarietà nel Lazio

Giovedì 30 Marzo ore 10.00
Sala Tirreno presso la Giunta della Regione Lazio, Piazza Oderico da Pordenone 15, Roma

Sono stati invitati:
Piero Marrazzo – Presidente della Regione Lazio; Massimo Pompili – Vice Presidente della Regione Lazio; Alessandra Tibaldi – Assessore al Lavoro; Luigi Nieri – Assessore al Bilancio; Augusto Battaglia – Assessore alla Sanità; Giuseppe Mariani - Presidente della Commissione Lavoro; Anna Evelina Pizzo – Consigliere regionale P.R.C.

Mentre in alcune regioni sono ormai iniziate procedure di deprecarizzazione, anche e soprattutto in risposta ai movimenti di lotta che le RdB/CUB hanno sviluppato sulle tematiche del lavoro/salario/carovita, la Regione Lazio non ha ad oggi espresso soluzioni concrete al problema precarietà.

Dopo l’annuncio ad ottobre del 2005 della stabilizzazione per 4000 Lavoratori Socialmente Utili attualmente senza contratto, i LSU sono stati dimenticati nelle graduatorie provinciali, ed a lungo hanno manifestato di fronte alla sede della Regione senza essere nemmeno ricevuti.

In campo sanità, la Regione Lazio si è limitata ad affrontare l’argomento con un emendamento alla legge di bilancio che fissa nei successivi 90 giorni il termine per individuare "specifiche direttive per il superamento del precariato". Intanto alcune ASL prorogano le procedure di assunzione dei precari dal collocamento o dalle agenzie interinali, mentre altre sono costrette ad esternalizzare i servizi a causa del blocco delle assunzioni. 180 tempi determinati della ASL RM/H andranno ad ingrossare le fila degli oltre 300 precari che negli ospedali dei castelli romani si sono avvicendati negli ultimi 5 anni; oltre 150 contratti di precariato allo zooprofilattico sono stati recentemente rinnovati e la stessa sorte è riservata agli interinali del 118, formati in 4 giorni e sbattuti sulle ambulanze di Roma; oltre 100 operatori socio sanitari della ASL RM/H sono da mesi in attesa di un contratto a tempo determinato dopo un corso di formazione di un anno.

Nel Lazio è inoltre precario il lavoro di centinaia di operai, manutentori, tecnici, portantini, amministrativi, infermieri e dirigenti sanitari dei policlinici universitari e delle ASL di tutta la regione, "affittati" temporaneamente dalle agenzie interinali o assunti senza diritti dalle cooperative.

Con l’assemblea regionale le RdB rilanciano la sfida alla Giunta Marrazzo per una politica efficace che risolva i problemi della precarietà:

- per una nuova dignità del lavoro
- per la certezza del reddito
- per migliorare la qualità dei servizi pubblici.

Roma, 28 marzo 2006

Ufficio Stampa RdB-CUB

Categorie:

1 commento:

Anonimo ha detto...

LA RETE, I BLOG E IL PRECARIATO

Sono capitato per caso sull'ennesimo blog che parla di precariato.
La lotta al precariato, ad oggi, a mio avviso, non c'è e non c'è mai stata.
Il blog e la comunicazione in rete sono strumenti di propaganda utili, ma se non supportati da un'azione materiale, da una reale cooperazione dei lavoratori precari, rischiano di rimanere solo un canale di sfogo per repressi senza palle.
Il blog è bello ma non ha nessun peso reale ne sull'informazione pubblica, ne sulla politica del lavoro, ne sull'economia.
Provate ad andare su Google e cercate usando la chiave "blog sul precariato", otterrete 4 pagine di risultati...provate poi a cercare "blog sul calcio" e conterete decine di pagine di risultati.
Ecco, questo aiuta a capire qual’ è il peso dei lavoratori precari nella società italiana, e la cosa più deprimente è che le colpa di questo silenzio, di questa mancanza di importanza è attribuibile quasi solo esclusivamente agli stessi lavoratori precari.

Potrei raccontare la mia storia, potrei parlare degli oltre venti impieghi per cui sono passato, dei 4 contratti e delle 14 proroghe che ho firmato presso lo stesso datore di lavoro in due anni.
Potrei parlare della disperazione che provo dopo due mesi di disoccupazione, (il prezzo che si paga quando si fa causa ad una agenzia interinale che ha le mani in pasta dappertutto), dei sensi di colpa che provo nei confronti di mio figlio e mia moglie, dell'umiliazione che provo ogni qualvolta mi trovo a chiedere "spiccioli" a mio padre...delle minacce dello studio legale di una grossa e famosissima multinazionale per cui ho lavorato come precario e che vorrebbe intimorirmi e far cessare delle azioni che ho intrapreso presso il tribunale di lavoro,e che mi intima di non raccontare la mia storia nei blog.
Potrei riempire i blog con la mia rabbia sociale, ma le mie frasi si miscelerebbero in quel marasma globale a cui viene dato un ordine solo tramite i motori di ricerca, quello stesso marasma in cui ogni informazione ha la stessa importanza,in cui la storia della disperazione di un'intera generazione trova lo stesso spazio delle storie raccontate dalla De Filippi.
Sembriamo quei ragazzini, vittime del bullo di turno, a cui manca il coraggio di difendersi e reagire, e che allora sfogano tutta la loro rabbia prendendo a cazzotti il cuscino del proprio letto, nel buio della loro solitudine. Ci autocommiseriamo, ci sfoghiamo chiacchierando , ma lo facciamo tra di noi stando attenti a non far arrivare il nostro malcontento alle orecchie del bullo.
Il precario in Italia è così, continua a firmare i soliti contratti,continua a sorridere alla stronzetta delle risorse umane dell’agenzia interinale, continua a gareggiare col collega precario, facendogli sgambetti, diffamandolo davanti ai capi al solo fine di avere una proroga al posto suo.
Il precario è ignorante e non conosce i suoi diritti e fa la pipì sulle scarpe dei nonni, morti per l’affermazione dei diritti sul lavoro.
Il precario è stupido e da tale viene trattato.
Il precario fa chiacchiere nelle piazzette virtuali, e china la testa nelle piazze della sua città.
Il precario accetta qualsiasi tipo e condizione di lavoro e lo fa in silenzio, e quando muore per causa del proprio lavoro, lo fa altrettanto in silenzio.

Ci sono momenti nella storia di un paese in cui le chiacchiere devono lasciar spazio all’azione.

“L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.”,
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.”
“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.”
..e specialmente “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Queste non sono frasi tratte da “Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano”, ma sono articoli della costituzione del nostro stato.

In una situazione in cui l’imprenditoria grande e piccola scarica i rischi d’impresa ai lavoratori dipendenti ed allo stato, che si trova costretto ad elargire indennità di disoccupazione ai lavoratori per favorire il risparmio all’impresa privata, una situazione in cui l’azienda privata
vive con fondi statali ma indirizza tutti i suoi profitti al privato, in cui ormai ogni offerta di lavoro viene firmata dalle solite agenzie interinali, in cui è impossibile per un lavoratore portare avanti la propria famiglia ed acquistare una casa, come ci si può ostinare nel pensare che la soluzione a tutto ciò sia il dialogo.
Come si può non capire che l’unica soluzione è rappresentata dall’azione, o meglio dalla
COOPERAZIONE DEI GIOVANI PER L’AZIONE, dove per giovani intendo precari, perché tutti i giovani oggi sono precari, e per azione non intendo azione violenta.

Oggi ci si confonde e si viene confusi dalla casta dirigente e dai suoi media.
Le attribuzioni causali di questa situazione che ci vengono proposte quotidianamente
altro non fanno che confondere la nostra presa di posizione, che si dovrebbe orientare
fisiologicamente verso un sentimento diffuso e totalitario di RABBIA SOCIALE.
Non bisogna poi attribuire l’andamento della politica del lavoro all’andamento dell’economia nazionale, perché in uno stato sociale non deve essere l’economia a dettare le regole della politica sociale e del lavoro, ma deve essere la politica sociale a forgiare le norme dell’economia nazionale. Non dobbiamo essere noi a girare intorno all’economia, ma l’economia a girare intorno a noi, e questo si può fare solo incentivando innovazione e ricerca,(..e turismo).
Questo si dovrebbe pensare in uno stato sociale come l’Italia.

Infine per non dilungarmi troppo, ciò che mi rende più triste non è solo la mia condizione di precario, ma piuttosto la condizione di isolamento che vivo quando guardandomi attorno,
trovo giovani che pur vivendo la mia stessa situazione si rassegnano e pronunciano quelle
frasi che mi danno la nausea:
“Oggi va così…che voi fa…ce devi sta….se c’hai voglia de lavorà alla fine lavori…è colpa dell’euro…>>ecc. ecc.

Non è colpa dell’euro.
E’ colpa nostra.

crismassei@yahoo.it