16.3.06

Giornalisti ancora sul piede di guerra

Giornalisti ancora sul piede di guerra. Da 381 giorni senza contratto
di red

Dopo 381 giorni senza contratto e 168 ore di sciopero, nulla è cambiato. I giornalisti dei quotidiani, delle agenzie di stampa, dell'emittenza radiotelevisiva nazionale, pubblica e privata, degli uffici stampa e dei siti internet, tornano sul piede di guerra per denunciare che «l’atteggiamento di chiusura della Federazione italiana editori giornali (Fieg) di fronte alle richieste del sindacato non produrranno nulla di buono». Venerdì, nella riunione nazionale dei comitati di redazione, che avrà luogo a Roma, la categoria deciderà come proseguire la mobilitazione.

In via Piemonte, davanti la sede della Fieg, giovedì, si sono dati appuntamento volti noti e meno noti della stampa italiana. Dentro è in corso il consiglio direttivo della Federazione degli editori. Tavolo di trattative, come da tempo oramai chiede il sindacato, o ulteriore chiusura che produrrà l’ennesimo sciopero? «I segnali non sono buoni, purtroppo –commenta Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Fnsi- più volte abbiamo provato a chiedere un tavolo di negoziati, senza pregiudiziali su tutto. Ma loro vogliono una dichiarazione pubblica a favore di una revisione dei meccanismi retributivi». No secco. Questa la risposta della Fnsi, che specifica per voce del suo segretario generale: «C’è un documento congressuale su questo punto e poi per quale motivo, senza nulla in cambio, dovremmo accettare tout court le loro richieste». Ma il punto è un altro: non si può parlare di “scambi” quando sul tavolo è in gioco il futuro della categoria, «anche perché le retribuzioni per giornalisti, collaboratori e free lance non possono essere merce di baratto».

Gli editori vorrebbero applicare forme di flessibilità selvaggia non contrattata con il sindacato negando, anche, il recupero del potere di acquisto degli stipendi a oltre un anno dalla scadenza del contratto. A ricordare l’importanza della tutela dei collaboratori precari, mal pagati e sfruttati e dei giornalisti free lance, categoria ancora più lesa, giovedì c’erano anche i giornalisti freelance dell’associazione “Senza bavaglio”. Il decreto legge 231/02 stabilisce che il pagamento per i lavori eseguiti da questa categoria deve avvenire entro 30 giorni, «ma la fotografia del 2006 –spiega Simona Fossati di “Senza bavaglio”- dice che i compensi arrivano tra i 60 e i 500 giorni dalla consegna dell’articolo».

Anche il presidente della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, suggerisce agli editori la via del contratto, «è la strada giusta pure per voi. Non possono immaginare quanto beneficio al settore porterebbe la rivalutazione del lavoro. La Fieg in questi ultimi anni sembra –commenta Siddi- aver cambiato volto. Non capiscono quanto sia importante difendere la creatività dei giornalisti, la loro libertà e indipendenza». Oggi il pericolo per il sindacato è che i precari, collaboratori e free lance, finiscano per essere in maggioranza nelle redazioni, mortificando in modo irreversibile la figura del giornalista.
Al sit-in era presente anche l’onorevole Giuseppe Giulietti, capogruppo Ds in Commissione vigilanza. «Credo che l’applicazione selvaggia della legge Biagi –spiega parlando ai giornalisti presenti- produca danni in qualsiasi settore, ma particolarmente nel vostro. Per questo mi auguro che se il centro-sinistra vincerà le elezioni, Prodi voglia trattare a parte il settore editoria/comunicazione». Poi un attacco al governo ancora in carica: «Sono stati trovati i soldi per i decoder e neanche un euro per il contratto dei giornalisti. La trovo una cosa indegna».

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