21.3.06

Lamezia Terme. Ds: "No alla legge della precarietà"

LAMEZIA TERME - I Democratici di sinistra hanno discusso delle problematiche del lavoro, convinti come sono che uno dei temi che divide i due Poli sia appunto il mondo del lavoro ed, in particolare, la legge trenta (meglio conosciuta come "legge Biagi").
Lo scontro tra i due poli è già acceso e non sembra trovare alcun punto di contatto. Il tema in ogni caso è molto complesso ed articolato e merita un'approfondita analisi e una maggiore articolazione soprattutto nelle aree più depresse e più fragili come il Mezzogiorno ed ancor più sentito in una regione come, la Calabria, dove i livelli di disoccupazione sono altissimi ed in particolare il lavoro intellettuale è costretto a subire, ormai da più di mezzo secolo, un'emorragia di idee e di "cervelli" a vantaggio delle regioni del Nord. Lo hanno sottolineato gli esponenti cittadini dei Ds.
Proprio per tamponare questa enorme falla, il governo di centro destra si è affidato alla riforma realizzata da Marco Biagi, che ha trasformato i co.co.co. (contratti di collaborazione coordinata continuativa, creati dal ministro del Lavoro Treu durante il governo dell'Ulivo) in lavoratori a progetto oppure in lavoratori a tempo indeterminato. La riforma comprende anche la flessibilità d'orario con il job sharing (lavoro condiviso), la flessibilità aziendale con lo staff leasing (squadra in affitto), il job on call (lavoro a chiamata) che con l'invenzione dei carnet di bonus ha lo scopo di far emergere dal lavoro nero chi fa lavoretti saltuari.
Per i Democratici di sinistra, nel nostro Paese quattro milioni e mezzo di persone giovani e anziani, sia nel settore privato che in quello pubblico, continuano ad offrire conoscenze ed abilità a realtà lavorative senza diritti, senza tutela e senza la possibilità di progettare il futuro. Fra frustrazioni e incertezze, si è costituito il comitato dei cittadini "Precariare stanca" per promuovere una legge di iniziativa popolare, con la convinzione che la lotta per la precarietà sia fondamentale per il domani. Per informare i cittadini su come l'Unione intende restituire a quattro milioni e mezzo di persone libertà e dignità, i Democratici di sinistra, hanno organizzato con la partecipazione di Franco Amendola, candidato dell'Ulivo alla Camera; Emilio Viafora, segretario nazionale Nidil-Cigil; Giandomenico Crapis, segretario cittadino dei Ds e Vera Lamonica, segretaria regionale Cgil, il meeting "Oggi precarietà domani lavoro più sicuro".
La sindacalista calabrese, nel corso del suo intervento, ha evidenziato come dopo cinque anni di Governo Berlusconi la povertà sia «aumentata a tal punto da trasformare i vecchi ricchi in nuovi poveri. Questo ha generato quello scoraggiamento che ha colpito i giovani tanto da spingerli a non iscriversi più fra le file dei disoccupati».
«È' pertanto necessario - ha sottolineato la sindacalista - da parte del prossimo Governo, stabilizzare i lavoratori precari presenti nelle pubbliche amministrazioni, nelle scuole, nelle università e all'interno dei centri di ricerca».
Il segretario cittadino dei Ds, Giandomenico Crapis, ha invece sottolineato, l'importanza di prestare maggiore attenzione «verso gli asili nido, raddoppiandone il numero, offrendo al tempo stesso un maggiore riguardo verso le problematiche degli anziani e dei portatori di handicap, realizzando servizi di sostegno atte ad alleviare le difficoltà quotidiane di chi soffre».
L'intervento di Franco Amendola ha invece messo in risalto quello che ha definito «il malgoverno della destra che, nel corso dell'intera legislatura, non si è interessato delle difficoltà del Mezzogiorno, rimasto fermo al 2002. La politica della destra ha generato un forte calo d'interesse all'interno del Paese, dovuto anche alla mancanza di sviluppo in grado di tramutare il Sud in un ponte fra Europa e Mediterraneo».
Emilio Viafora si è soffermato sulla necessità di adattare il diritto del lavoro in «un contratto di tipo commerciale, lasciando al sindacato la certificazione del tipo di lavoro. In questi anni abbiamo avuto un cambiamento evidente anche per il fatto che non si è voluto intervenire politicamente nella regolazione del mercato, lasciando volutamente il campo ad un'impresa improduttiva che ha fruttato in termini di plusvalenza attraverso una trasformazione del sistema d'impresa a quello finanziario».

Fonte: gazzettadelsud.it

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