Sabato 18 marzo 2006, Marisa Precurte, la candidata flessibile per tutte le elezioni, ha fatto la sua comparsa nel panorama politico torinese inaugurando “l’altracampagna per il reddito”, offrendo in via Garibaldi un minestrone precario gioioso e conviviale.
Nel primo pomeriggio, mentre lo speaker dal camion invitava ad offrire un voto per Marisa, un folto gruppo di sostenitori, capeggiati dal portavoce ufficiale della Precurte in abito da cerimonia, si è recato a Porta Palazzo per la questua precaria, chiedendo in dono ai solidali venditori beni in natura sotto forma di frutta e verdura. In cambio gli adepti di Marisa hanno offerto a tutti i presenti il primo voucher dell’anticampagna, valido per fruire del minestrone serale. Le coriste del Teatro Regio di Torino, in agitazione permanente per le concrete prospettive di precarizzazione imposte dai tagli alla cultura, hanno intonato arie dalla Carmen di Bizet e dal Nabucco di Verdi, fra gli sguardi ammirati dei presenti. Insomma, se ci impongono il mercato della cultura, Marisa porta la cultura al mercato!
Dopo i generosi risultati della questua, che dimostrano che Porta Palazzo è soprattutto il mercato più solidale d’Europa, i precari si sono spostati in via Garibaldi, dove hanno cucinato ed offerto ai passanti un ricco minestrone, con vino, macedonia e sangrìa a volontà. Ha poi avuto luogo il primo comizio di Marisa Precurte, che, non potendo essere presente in persona per il cambio del turno lavorativo (come sempre accade ai flessibili, sfruttati e malpagati), ha parlato con un messaggio registrato, ricordando a tutti che è giunto il momento di rivendicare reddito, monetario e in servizi, incondizionato e subito, svincolato dalla prestazione lavorativa e dal tipo di inquadramento contrattuale!
Marisa Precurte ha poi lanciato “l’altracampagna per il reddito”, da qui al Primo Maggio e oltre, nella quale i precari potranno fruire di altri voucher per l’accesso a beni e servizi indispensabili. La serata si è conclusa in allegria, con canti, danze e altri rituali liberatori dall’oppressione precaria.
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