30.3.06

Occupata Arena, la fabbrica del pollo con i bond

Occupata Arena, la fabbrica del pollo con i bond
AN. SCI.

Gli operai della Arena di Gatteo, in provincia di Cesena, famosa industria del pollo, ieri hanno occupato lo stabilimento: ottanta di loro da ieri si trovano all'interno dello stabilimento, e chiedono alla proprietà di recedere dalle ultime decisioni, comunicate lo scorso 20 marzo alle Rsu. Causa crisi aviaria, la Arena ha chiesto ai sindacati di firmare una cassa integrazione a zero ore per tutti i 700 dipendenti dello stabilimento (580 dei quali stagionali), a tempo indeterminato. La macellazione e lavorazione dei polli dovrebbe continuare in altri due stabilimenti, nelle Marche e nel Molise, non interessati alla misura. «E' un provvedimento ingiusto - spiega Gabriele Marchi, segretario Flai di Cesena - Sarebbe giusto condividere tutti insieme gli effetti della crisi, con una cassa a rotazione. In questo modo, al contrario, si decreta la chiusura del nostro stabilimento». Gli industriali avicoli, dopo la crisi dell'aviaria, hanno ricevuto dal governo la possibilità di accedere a un fondo speciale di 100 milioni di euro, insieme a ulteriori 100 milioni destinati alla cassa integrazione, di cui il settore è normalmente sprovvisto. Misure di emergenza che ad Arena però non basterebbero, e la crisi dell'aviaria pare un pretesto per tappare altri «buchi »: «Il patrimonio della società - spiega Marchi - è di 195 milioni di euro, mentre il debito è di 270 milioni. Inoltre, il 15 giugno scade un bond di 135 milioni di euro, dovuto alla scelta di puntare sulla finanza anziché sull'industria. E adesso dobbiamo pagare noi». Nella «valle del pollo» dunque - in Romagna sono presenti anche Amadori e il gruppo Martini - i più inguaiati sono proprio gli operai dell'Arena, che come recita un detto del luogo, si sentono sulla «schiena del buratello» (un'anguilla). Franco Chiriaco, segretario generale Flai Cgil, si chiede «quanto l'azienda sia sana e quanto realisticamente c'entri l'influenza dei polli: di fronte ad quadro così sconcertante la lotta va avanti, fino a quando i responsabili del gruppo Arena non saranno disposti a parlare di un nuovo piano industriale serio».

il manifesto 28 marzo 2006

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