LEGGE BIAGI: CONTINUA A DIVIDERE PARTITI E SINDACATI
Non solo fisco, non solo Bot. Anche la questione lavoro e' un tema economico che divide le forze politiche e le parti sociali. Soprattutto la legge Biagi, la normativa approvata dal Parlamento il 5 febbraio del 2003 e che contiene una serie di innovazioni come il job on call (il lavoro a chiamata), il job sharing (il lavoro condiviso), il co.co.co, il contratto di collaborazione coordinata e continuativa che viene sostituito dal lavoro a progetto, lo staff leasing (il lavoro offerto tramite agenzie specializzate), il part time, il contratto di inserimento o reinserimento, l'apprendistato (che ha mandato in pensione i contratti di formazione lavoro), l'outsourcing. Una legge, al centro di molte critiche, ma che secondo le ultime stime ha ridotto il tasso di disoccupazione dal 9,2% del 2001 al 7,1% del 2005. Del tema se ne sono occupati anche i media stranieri. E' il caso dell'International Herald Tribune che ieri in prima pagina, occupandosi del nuovo caso rappresentato dal libro ''Generazione 1.000 euro'' scritto da due ''precari'' italiani, ha riportato: ''Con Berlusconi e il suo sfidante Prodi che passano il tempo a insultarsi e difendere i loro trascorsi, l'incertezza del mercato del lavoro non e' diventato un tema chiave della campagna elettorale''.
Sulla materia, le posizioni sono divergenti. Anche la Casa delle Liberta', che pure ha approvato la legge, parla di un suo completamento. Il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, la difende 'tout court', definendola ''un insostituibile metro di misura della modernita' delle coalizioni''.
Proprio in questi giorni, la Confindustria, con il suo presidente Luca Cordero di Montezemolo, ha riportato la legge Biagi all'attenzione delle cronache, avvertendo che la normativa ''non si tocca'' ma va solo ampliata nel capitolo che riguarda gli ammortizzatori sociali e su cui ha chiesto un pronunciamento chiaro da parte del centrosinistra. Intanto, per i Ds, della legge 30 ''occorre abrogare tutti gli elementi di precarieta', mettendo in campo concreti strumenti di sostegno e gli ammortizzatori''. Secondo la Margherita va ridotta la ''pletora'' di forme contrattuali, abolendo in particolare il lavoro a chiamata, lo staff leasing ed il contratto di inserimento.
Sulla stessa lunghezza d'onda l'Udeur. Il segretario Mastella ha detto con franchezza che ''tra la mancanza di lavoro e il precariato meglio il precariato'' ma e' evidente che la normativa ''va modificata''. La Cgil, all'ultimo congresso, si e' espressa apertamente per l'abolizione della legge Biagi. Non la pensano cosi' Cisl e Uil. Per il sindacato guidato da Savino Pezzotta va ''cambiata in diversi punti''; per la confederazione di Luigi Angeletti ''va rivista'', soprattutto per evitare il precariato. Una normativa, in sostanza, su cui molte posizioni sono diverse e che le ricette per modificarla o completarla porteranno inevitabilmente a divisioni. Ma, come scriveva proprio Marco Biagi sul ''Sole 24 ore'' del 21 marzo 2002, ''ogni processo di modernizzazione avviene con travaglio, anche con tensioni sociali, insomma pagando anche prezzi alti alla conflittualita'''.
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