8.3.06

I tranvieri bloccano le città italiane

Da Liberazione del 7 marzo 2006

Filt, Fit e UilT chiedono 111 euro di aumento.

Le aziende piangono miseria e ne offrono 60
Contratto scaduto, i tranvieri bloccano le città italiane

Roberto Farneti
Gli autoferrotranvieri non hanno alcuna intenzione di pagare di tasca propria lo stato di abbandono in cui versa il trasporto locale. Se in otto anni - dal 1997 al 2005 - le risorse destinate a questo servizio sono diminuite del 28%, con effetti devastanti sui bilanci delle aziende pubbliche, la colpa non è certo dei lavoratori, che hanno il diritto, come gli altri, di vedere adeguate le buste paga al costo della vita.

Non c’è quindi da stupirsi se ieri lo sciopero nazionale indetto da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Faisa Cisal ha fatto registrare adesioni altissime, con punte del 100%, bloccando per quattro ore gli autobus, i tram e le metropolitane di tutte le città d’Italia. Gli unici a “salvarsi” sono stati gli abitanti di Torino, che continuano a beneficiare della tregua per i giochi olimpici invernali siglata dalle parti sociali l’11 gennaio scorso. Tutti a piedi invece a Roma, Napoli, Palermo, Genova e Bologna, dove la partecipazione alla protesta ha superato «il 70%», sottolinea la Filt Cgil. Forti disagi anche a Milano, Firenze, Cagliari e Bolzano, dove lo sciopero è terminato in tarda serata.

La vertenza è per il rinnovo del secondo biennio economico del contratto collettivo nazionale di lavoro (2004 - 2007), scaduto il 31 dicembre scorso. Le organizzazioni sindacali chiedono un aumento delle retribuzioni del 6%, pari ad un valore, a parametro medio, di 111 euro mensili lordi. Una richiesta bollata come “irricevibile” dalle associazioni datoriali, Asstra e Anav, che hanno ribadito la loro indisponibilità a proseguire la trattativa: «In base al protocollo del 93 - è la tesi di Asstra - l’aumento relativo al biennio economico 2006-2007 per gli autoferrotranvieri non supera 60 euro».

L’argomento è chiaramente strumentale, dal momento che il parametro dell’inflazione programmata da tempo non viene più utilizzato per i rinnovi di qualunque categoria. Le aziende del trasporto locale hanno invece ragione da vendere quando denunciano di essere «chiamate ad affrontare un rinnovo contrattuale senza che uno solo dei nodi economici che strozzano il settore da anni sia stato sciolto». Alla cronica insufficienza dei trasferimenti destinati a questo servizio, si sono aggiunti infatti i tagli previsti dall’ultima legge finanziaria.

Resta il fatto che i più penalizzati da questa situazione sono i lavoratori e i cittadini, periodicamente costretti a fare i salti mortali per recarsi al lavoro o a rimanere imbottigliati nel traffico. Ieri il Codacons tramite il suo portavoce, Carlo Rienzi, è tornato a chiedere l’introduzione in Italia di «forme alternative di protesta», come lo sciopero «dei controllori o delle biglietterie». In realtà, il problema può essere risolto in maniera strutturale solo con un’assunzione di responsabilità da parte della politica, che deve assicurare quei finanziamenti indispensabili per garantire la mobilità pubblica con tariffe popolari.

Intanto, nella vertenza per il rinnovo contrattuale si apprestano a scendere in campo anche i sindacati di base. Giovedì prossimo a Firenze il coordinamento nazionale degli autoferrotranvieri deciderà le iniziative da prendere a sostegno della piattaforma presentata circa un mese fa alle parti datoriali: «Abbiamo deciso - riferisce Antonio Pronestì, della segreteria nazionale Sult - di riproporre la richiesta, già avanzata in occasione del precedente rinnovo, di una “una tantum” di 100 euro a titolo di risarcimento per la perdita del potere d’acquisto determinata dal changeover lira/euro. Inoltre chiediamo 118 euro di aumento per riallineare le retribuzioni all’inflazione attesa nei prossimi due anni». Non avendo siglato il contratto 2004/2007, i sindacati di base vogliono discutere anche della parte normativa relativa alle malattie professionali e alla tutela dei lavoratori non più idonei alla guida dei mezzi.

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