8.3.06

Poste: assunti tutti o nessuno!

da Liberazione del 7 marzo 2006

Manifestazione dei 30mila ricorrenti che hanno fatto causa, ma che si trovano di fronte al ricatto ”pagare per lavorare“

Poste, i precari in coro: «Assunti tutti o nessuno»

Valeria Rey
“Assunzione per tutti o per nessuno”, hanno gridato ieri centinaia di ricorrenti delle poste davanti alla sede centrale di Roma, durante una manifestazione organizzata per protestare contro un accordo firmato il 13 gennaio tra azienda e sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Flai, Slai), con il quale si tenta di azzerare diritti imprescrittibili di 30mila lavoratori. In sostanza, i 13mila precari ricorrenti che hanno vinto e sono stati reintegrati con contratto a tempo indeterminato dovrebbero accettare, se avallano quell’accordo, di restituire all’azienda l’ammontare di salari lordi e previdenza avuti per via giudiziaria, comprese le spese legali, e firmare un nuovo contratto che azzera l’anzianità di servizio. Invece, per quelli tra i 17mila con causa in corso che decidessero di rinunciare a qualsiasi rivendicazione, si aprirebbe una graduatoria dalla quale Poste si impegnerebbe ad attingervi, nei prossimi anni, per contratti a tempo determinato e per alcuni a tempo indeterminato. Rappresentanze del coordinamento nazionale dei precari, della Confederazione Cobas, dello Slai Cobas e del Cobas Pt Cub, accompagnate da Gigi Malabarba, senatore del Prc e promotore dell’incontro, sono state ricevute da un rappresentante dell’azienda al quale hanno ribadito compatti il loro “no” a quell’accordo, cercando di aprire un nuovo fronte di trattative e consegnandogli una proposta di coloro che non sono rappresentati dai sindacati firmatari. «Siamo totalmente d’accordo sulla rivendicazione dei precari per l’assunzione a tempo indeterminato. - ha dichiarato il senatore Malabarba al termine dell’incontro - Per questo ci facciamo carico nei confronti dell’Unione di questo problema e sosterremo la rivendicazione anche in un nuovo quadro politico, perché Poste deve rimanere pubblica».

Ma Poste ha ribadito la sua posizione facendosi forza dell’accordo e dicendo che non intende riaprire né la trattativa né un tavolo tecnico perché ritiene soddisfacenti per le richieste e le aspettative dei lavoratori i termini della soluzione sottoscritta. Decine di precari hanno denunciato una campagna di pressione dell’azienda perché firmino l’accordo. Li chiamano a colloquio ad uno ad uno e li invitano a firmare facendo leva su situazioni personali. Monica, una delle vincitrici in appello, non si è presentata al colloquio. Entrata alla Poste come portalettere nel 1998 con un contratto a termine, ha deciso, dopo il mancato rinnovo nel 1999, di fare causa all’azienda nel 2000. Reintegrata nel 2001 con un contratto a tempo indeterminato, forte della sentenza, non ha firmato l’accordo anche perché «restituire i 17mila euro vinti sarebbe impossibile e ingiusto», visto che è sola con un figlio di nove anni e quei soldi li ha già spesi. In ogni modo, Poste ha fatto ricorso per Cassazione.

I 30mila, dei quali solo una esigua parte ha sottoscritto l’accordo, non intendono cedere al ricatto “pagare per lavorare” e nelle prossime settimane promuoveranno una serie di iniziative per contrastare una politica di gestione aziendale che mira, di fatto, a ridurre il monte salari, in presenza di un bilancio attivo dell’azienda. «Vogliamo denunciare penalmente il management per la sua fallimentare gestione aziendale» urla dal megafono Enzo Galdo del Cobas Cub, ai 500 precari in piazza, «vogliamo chiedere un risarcimento per danni biologici ed esistenziali per tutti i lavoratori che non firmano». «Bisogna non firmare perché quei soldi sono nostri, li abbiamo guadagnati lavorando», dice Paola, sommergendo la folla.

I precari delle poste sono consapevoli, ormai, che l’azienda mira a riorganizzare il personale e i servizi in vista dell’apertura del mercato che dovrebbe avvenire nel 2009. Già nei piccoli centri, Poste sta chiudendo le filiali a bassa redditività, come in Abruzzo e Molise, mentre sta rafforzando quelle nei centri più remunerativi. «Una politica che va contro il servizio pubblico - ha sottolineato Michele Cimabue, responsabile del Coordinamento nazionale Poste del Prc - alla quale Rifondazione risponde con un convegno, previsto per fine marzo e aperto a tutte le forze politiche dell’Unione e a tutti. Durante il convegno presenteremo proposte sul recapito, sul bancoposta e sulla logistica con caratteristiche fortemente ancorate al pubblico perché in sinergia con progetti elaborati insieme agli Enti locali».

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