8.3.06

Germania: chiude la Aeg (il Manifesto)

Dal manifesto del 7 marzo 2006

MADE IN GERMANY
Funerale di lusso per la Aeg

GUIDO AMBROSINO
Dopo più di sei settimane di sciopero, i 1700 dipendenti della fabbrica di elettromestici Aeg di Norimberga stanno smontando la «Muraglia contro i capitalisti», fragile muretto di blocchi di gesso che sbarrava l'ingresso allo stabilimento. Da mercoledì prossimo torneranno a lavorare, con un groppo in gola e a termine: a cadenze trimestrali verranno licenziati, reparto per reparto. Entro la fine del 2007 la produzione di lavatrici, lavastoviglie e asciugabiancheria sarà spostata in Polonia e in Italia. Così ha deciso il padrone svedese Electrolux, che ha comprato nel 1994 il comparto elettrodomestici della Aeg senza sapere bene cosa farne. A volte le lavatrici venivano offerte a prezzi salati, speculando sulla fama secolare della Allgemeine Elektricitäts-Gesellschaft di Emil Rathenau (la fabbrica da lui fondata nel 1883 assunse questo nome nel 1887). A volte svendute. Alla fine si son perse nel limbo della mediocrità, affollato dalla concorrenza turca, sudcoreana o cinese.

Ogni giorno di sciopero è costato alla Electrolux 4 milioni di fatturato, per non parlare della «perdita di immagine». Così il 28 febbraio ha dovuto accettare un oneroso «piano sociale»: il funerale per lo stabilimento di Norimberga sarà di prima classe. Chiariti altri dettagli ancora controversi, l'intesa con la Ig Metall è stata firmata il 3 marzo. Da ieri e fino a oggi i dipendenti si pronunciano in un referendum sulla fine della vertenza. L'esito è scontato perché, se per cominciare uno sciopero in Germania occorre un quorum del 75%, per chiuderlo basta il 25% dei consensi.

In Germania il trattamento di fine rapporto non è regolato dalla legge. Le liquidazioni vanno concordate volta per volta. Electrolux offriva all'inizio 0,7 mensilità per ogni anno di lavoro in fabbrica, il sindacato ne pretendeva tre. Ci si è accordati per 1,8 mensilità.

Gli operai potranno farsi assumere per un anno da una «società di riqualificazione», che offrirà corsi di aggiornamento professionale. A partire dai 53 anni c'è il prepensionamento, un assegno tra il 79 e l'85 per cento dell'ultimo salario netto, erogato fino ai 63 anni, quando si può andare anticipatamente in pensione.

Electrolux promette, per quel che possono valere simili promesse, di non chiudere la fabbrica di cucine elettriche a Rothenburg, l'unico altro stabilimento che resta alla Aeg-elettromestici in Germania. I dipendenti delle quattro società di servizi della Electrolux-Aeg in Germania (logistica, distribuzione, pezzi di ricambio e assistenza ai clienti) ottengono un contratto aziendale che continua a orientarsi sulle tariffe dei metalmeccanici - l'azienda voleva quelle per lei più convenienti del commercio - ma comoporta un arretramento sugli orari: da 35 a 37-38,5 ore settimanali.

La chiusura dello stabilimento nel nord della Baviera costerà alla Electrolux più del previsto, tra i 150 e i 200 milioni di euro. Il gruppo svedese col trasferimento in Polonia risparmierà in salari 48 milioni l'anno: un operaio polacco ha una paga lorda di 400 euro, contro i 2000 del collega tedesco. Ma gli ci vorranno almeno tre anni per recuperare le spese «sociali» del trasloco. Non è bastato a farlo tornare sui suoi passi, ma forse il precedente di Norimberga potrebbe dissuadere altri gruppi dal seguirne l'esempio.

La Ig Metall è decisa a rincarare il pedaggio, per contrastare la tendenza alla delocalizzazione. La prossima partita si gioca alla Cnh di Berlino, una fabbrica di macchine edili acquistata nel 1998 dal gruppo Fiat. Forse i torinesi volevano solo togliersi dai piedi un concorrente. Fatto sta che dopo otto anni di «errori» manageriali - a cominciare dalla rinuncia allo storico marchio Orenstein & Koppel - ora vogliono chiudere la fabbrica. Gli operai sono in sciopero a oltranza dal 21 febbraio.

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