La Francia rigetta la precarietà
ANNA MARIA MERLO
Un milione di persone sono scese in piazza in tutta la Francia, 200 mila nella sola Parigi. Parola d'ordine: no alla precarietà. I lavoratori, soprattutto giovani, e i sindacati respingono il «contratto di prova» varato di recente dal parlamento. La nuova tipologia di ingresso nelle imprese - il nome tecnico è «di prima assunzione» - prevede due anni di lavoro incerto per i ragazzi sotto i 26 anni, senza alcuna garanzia rispetto a una successiva stabilizzazione. Un vero regalo alle aziende.
Le manifestazioni si sono svolte in 160 città, ma erano animate soprattutto dagli studenti, nonostante i sindacati istituzionali - quelli dei «garantiti» - si fossero spesi per organizzarle. I lavoratori adulti e a tempo indeterminato hanno partecipato poco: qualche blocco nei trasporti urbani e nei voli, trasmissioni a singhiozzo alla radio e in tv. Ma il successo è stato decretato soprattutto dalla partecipazione di universitari e liceali. Contro il «lavoro spazzatura» introdotto dal governo con il sostegno degli imprenditori, i ragazzi d'Oltralpe hanno gridato: «Non siamo la generazione usa e getta».
Gli studenti hanno vinto la scommessa, ieri, nelle 160 manifestazioni che hanno attraversato tutte le principali città, contro il Cpe, il contratto di prima assunzione, che introduce due anni di precariato per i giovani di meno di 26 anni. Ma il mondo del lavoro è rimasto tiepido, benché nei cortei, accanto alle organizzazioni studentesche, ci fossero anche i sindacati. Pochi scioperi, soprattutto nei trasporti urbani (ma non a Parigi), dei voli annullati, trasmissioni a singhiozzo su Radio France e France 3, ma la protesta non ha quasi toccato la scuola, né i treni, né tanto meno il settore privato. A Parigi, un grande corteo, forte soprattutto di studenti universitari e anche di liceali - 200mila secondo la Cgt - per dire «no al Cpe», «non siamo la generazione usa e getta», «no al precariato», imposto da un contratto che permette per due anni licenziamenti senza dare giustificazioni. Il numero dei manifestanti ha superato di gran lunga persino le previsioni sindacali, che puntavano su 500 mila persone in tutta la Francia, mentre ieri erano quasi il doppio, senza comune misura con la protesta di un mese fa. Il primo ministro, Dominique de Villepin, che sta crollando nei sondaggi, proprio perché al 62% dei francesi il Cpe non piace (sono il 77% ad opporsi tra i meno di 26 anni), vuole però tener duro, anche se di fronte all'entità della protesta ha già attenuato il discorso. Ieri, all'assemblea ha affermato di essere «pronto ad arricchire» il Cpe «di tutte le nuove proposte» che verranno fatte, nella «concertazione» che si aprirà con le forze sociali nelle prossime settimane. Un piccolo passo indietro dell'ussaro che finora era andato avanti a passo di carica, anche se il Senato approverà oggi definitivamente la nuova legge sull'«eguaglianza delle possibilità», che contiene il Cpe.
La mobilitazione studentesca è stata forte, da gennaio 38 università sono in agitazione e ancora ieri una ventina erano occupate. A Parigi, il rettore ha fatto chiudere la Sorbona. Sono previste assemblee generali, per discutere il da farsi nei prossimi giorni, sperando di essere almeno riusciti a ritardare l'entrata in vigore del Cpe, che in un primo tempo era stata prevista già per l'1 aprile. «Ci impiegheremo il tempo che ci vorrà» per far ritirare il Cpe, ha dichiarato il segretario della Cgt, Bernard Thibault. François Chérèque, segretario della Cfdt, chiede «la sospensione del progetto» e auspica un'ampia concertazione. Fo pensa a una giornata nazionale di sciopero. I sindacati chiedono che venga reintrodotto il principio della «giusta causa» per licenziare, anche nei due anni di prova. Potrebbero essere adottate delle misure a favore della formazione per i non diplomati.
Al corteo parigino hanno partecipato anche i partiti di sinistra, ma ognuno per conto proprio, senza una proposta unitaria. La forza che resta a Villepin, difatti, sta tutta nella debolezza delle proposte alternative della sinistra. Ieri, il socialista Dominique Strauss-Kahn, ex ministro dell'economia, ha pero' sfidato Villepin a un dibattito sull'occupazione. Il Cpe, difatti, è per Villepin una risposta adatta al grave problema della disoccupazione dei giovani, che è il doppio della media: «rispetto le paure e le inquietudini» ha detto Villepin ieri, «ma rifiuto l'immobilismo», dopo «vent'anni che i giovani vengono considerati una variabile di aggiustamento del mercato del lavoro». Il Ps ha avanzato delle proposte alternative, come dei contratti che abbinino formazione e lavoro (l'ultima idea è quella di Martine Aubry, battezzata «Eva», entrata nella vita attiva), con sovvenzioni pubbliche per i datori di lavoro: ma sta di fatto che anche per i socialisti ci vuole un contratto speciale per i giovani. La debolezza di Villepin sta invece nell'opposizione che il Cpe suscita nel padronato, che ha spinto l'Ump a un appoggio molto tiepido al primo ministro. Il Medef (la Confindustria francese) ha fatto sapere di preferire un contratto a durata indeterminata per tutti, ma con più flessibilità. Il padronato teme i ricorsi in giustizia per licenziamento abusivo, che sono già cominciati per il Cne (contratto nuova assunzione), su cui è ricalcato il Cpe per i giovani, che era stato varato precipitosamente all'inziio dello scorso agosto, destinato ai disocupati di lunga durata assunti nella piccola e media impresa.
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