(Francesco Fanon) - Operai edili . Facce scavate e bruciate dal sole. Operai edili. Lasciano le loro case quando è ancora buio e ritornano a notte fonda. Lavorano dieci/dodici ore al giorno tra le impalcature o nelle gallerie percependo spesso salari di fame. I contributi previdenziali? Un optional. Almeno cinquemila di loro nella provincia di Napoli sono costretti a subire angherie, ricatti, vessazioni e condizionamenti. “Il mio datore di lavoro mi costringe a sottoscrivere una busta paga che all’apparenza è perfetta, regolare. Nella realtà nelle mie tasche entra un salario dimezzato del cinquanta per cento”. Si chiama Marco, trentenne di Scafati, Moglie e due figli a carico. Da due anni “lavora” alle dipendenze di una piccola azienda di Afragola. Marco ha lavorato per cinque anni a Milano. In un cantiere nei pressi dell’idroscalo. “Anche a Milano il lavoro nero e grigio sono ormai pratiche quotidiane. Bisogna aggiungere l’impossibilità di pagare il fitto di casa e di acquistare i generi di prima necessità. Ho deciso di ritornare a casa”. Marco è stato assunto, per modo di dire, da una piccola azienda edile. Il titolare si è fatto le “ossa” e si è arricchito negli anni ’80 facendo il subappaltatore di grandi aziende edili napoletane. Adesso è diventato “imprenditore”. Acquisisce lavori con le amministrazioni comunali con il sistema del massimo ribasso. Un sistema che sulla carta consente all’ente pubblico di “risparmiare”. Nei fatti a pagare le conseguenze sono i lavoratori: diritti inesistenti, sicurezza antinfortunistica e cassa edile neanche a parlarne. “I lavori vengono fatti in fretta senza utilizzare materiali di qualità. L’opera viene consegnata in maniera scadente all’amministrazione comunale”. Operai. Di loro non si parla quasi più sulla stampa o in televisione. Sono snobbati. Negli ambienti e nei partiti del centro-sinistra vengono considerati “figure sociali in via di estinzione”. Il 14 marzo hanno deciso di scioperare. “Le Segreterie Provinciali di Feneal-UIL, Filca-CISL e Fillea CGIL di Napoli si associano e sostengono la decisione della delegazione nazionale di abbandonare la trattativa per il rinnovo del Biennio Economico del Contratto Nazionale di Lavoro del settore delle costruzioni e per la definizione del tetto nazionale d’incremento retributivo per i rinnovi dei Contratti Integrativi Territoriali”. E’ la sintesi, lo stralcio di un comunicato che sarà distribuito in migliaia di copie nei cantieri di Napoli e Provincia. Il segretario provinciale della Fillea Cgil di Napoli Giovanni Sannino:
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“Dopo cinque mesi di confronto, le componenti più oltranziste e retrive dell’Associazione Nazionale dei Costruttori, non eccessivamente contrastate pretendono un mercato del lavoro ancora più destrutturato e precario, con la richiesta di modificare l’istituto della trasferta pretendendo di applicare le norme contrattuali del territorio dove ha sede l’azienda e non invece dove è aperto il cantiere, una sorta di Bolkstein nostrana, abbassando ancora di più, quindi, il controllo della regolarità in un settore già fortemente pervaso da lavoro nero e illegalità contributiva e contrattuale e determinando una giungla retributiva e normativa tra aree forti e aree deboli, tra lavoratore e lavoratore su uno stesso cantiere”. I costruttori, la loro associazioni, pretendono altra flessibilità e riduzione dei diritti.
“il vero obiettivo dei costruttori è sostanzialmente quello di indebolire il controllo sindacale sui processi produttivi e realizzativi dei lavori – sottolinea Gianni Sannino - Questi “moderni imprenditori” stanno chiedendo di annullare anche quelle poche norme che nel contratto nazionale consentono di contrastare il lavoro nero ed irregolare e le aziende che non applicano i contratti collettivi e non pagano regolarmente i lavoratori in particolare quelli stranieri a cui vengono destinate ogni sorta di arbitrio discriminatorio, o come succede nel restauro attraverso l’uso furbesco e truffaldino delle atipicità dei rapporti di lavoro offerti dalla legge 30”
E’ infatti fin troppo noto che in questi cantieri le ragazze e i ragazzi assunti in co.co.pro lavorano regolarmente 8 ore e anche di più con retribuzioni decurtate e senza diritti e sicurezza.
“Da tempo denunciamo il triste meccanismo delle buste paga “pro formi” che nasconde l’abusivismo retributivo e contributivo all’Inps e alla Cassa Edile o ritardi odiosi nel pagamento delle retribuzioni come se il salario fosse per gli edili un optional – dice Sannino - Ed è da tempo, e noiosamente come qualcuno afferma cinicamente, che stiamo denunciando l’estrema precarietà della sicurezza sui cantieri, è della scorsa settimana l’ennesimo incidente a Torre Annunziata e pochi giorni fa ancora due nella laboriosa e “civile” Brianza seppelliti vivi dallo smottamento di terreno.
Proprio come si moriva 50 e 100 anni fa, e ancora cadendo dall’alto come a Caivano e Pozzuoli”
I costruttori continuano a lamentarsi e chiedere flessibilità…”Così come hanno continuato a richiedere l’abolizione della “responsabilità in solido” prevista dal contratto – ribadisce Sannino - e cioè l’obbligo da parte dell’azienda appaltante di intervenire nei casi d’inadempienze gravi nei confronti dei lavoratori dipendenti d’aziende in sub appalto che non pagano, non versano la Cassa Edile e l’Inps, abbassando in tal modo ed in maniera grave il grado di tutela dei diritti dei lavoratori, che hanno in questo articolo (22) del contratto di lavoro l’unico strumento di tutela delle proprie retribuzioni e contribuzioni. stante la grande frammentazione del settore, soprattutto nella nostra provincia.
I costruttori hanno assunto queste posizioni inaccettabili- sostiene Sannino - anche per nascondere una loro indisponibilità a riconoscere le richieste d’adeguamento salariale e cioè 81 euro per il recupero dell’inflazione reale sul biennio del contratto nazionale e 79 euro per il recupero salariale affidato al contratto integrativo provinciale.
E non sono aumenti ingiustificati visti i profitti e la crescita che negli ultimi anni e ancora oggi il settore ha consegnato agli imprenditori – ribadisce Gianni Sannino -Di fatto, stanno impedendo a 1.200.000 lavoratori in Italia e a 50.000 nella provincia di Napoli di avere il proprio contratto rinnovato, in un settore che tira ancora e che ha bisogno di regole e qualità. La situazione del settore richiederebbe invece un atteggiamento di maggio responsabilità delle imprese che a chiacchiere- dice Sannino - dicono di volersi impegnare sulla moralizzazione del settore, contrastare lavoro nero e infortuni, magari aiutando il processo di espulsione dal mercato le imprese non sane e irregolari e invece poi nei fatti si attardano a lesinare sugli aumenti richiesti e si intestardiscono nel voler meno regole e meno responsabilità per loro, per i loro subappaltatori, fornitori e di tutti coloro che attraverso la sub contrattazione lavorano nei cantieri”
Il contratto integrativo è scaduto lo scorso 31 dicembre e alla stessa data anche il biennio economico del contratto nazionale. I lavoratori continuano a perdere soldi e diritti. Lo sciopero. Lo sciopero per difendere la propria dignità. Lo sciopero per difendere i propri diritti.
Il 14 marzo a Roma, lo stato di agitazione sui cantieri complessi, assemblee e d’informazione su tutti i cantieri edili, per richiedere l’apertura del tavolo di trattativa locale. La macchina organizzativa è già partita. IL 9 marzo assemblea dei delegati e delle delegate presso il New Europe Hotel che vedrà la partecipazione delle segreterie nazionali e territoriali.
“L’azione del Sindacato a livello nazionale e articolata sui territori è fortemente motivata e giustificata sia sul piano delle ragioni di esigenze salariali è pesante lo scarto tra il lavoro che si svolge e le retribuzioni che si percepiscono – conclude Sannino - il tutto aggravato da politiche sociali e fiscali penalizzanti per il lavoro dipendente e per i pensionati, ma anche e soprattutto sul versante della sicurezza, della regolarità e della legalità in un settore che è cresciuto, cresce, ma senza migliorare le condizioni di lavoro di chi opera materialmente sui cantieri.
Lo sciopero riguarda tutti i lavoratori edili delle imprese private, delle cooperative, delle piccole imprese e dell’artigianato.
A Napoli la lotta per il contratto si fonde con la battaglia per il lavoro, per una vera formazione e sicurezza, contro il lavoro nero, il “moderno e antico” caporalato sugli immigrati e la morsa camorristica sugli appalti e sui cantieri”.
Categorie: napoli, marzo2006, edili, operai, confederali, sciopero, lavoro_nero
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