6.3.06

Starline, i precari si organizzano (Il Manifesto)

01 marzo 2006

STARLINE: I PRECARI SI ORGANIZZANO

Il call center si chiama Starline, è poco distante dal carcere di Rebibbia, sulla Tiburtina a Roma: ci lavorano giorno e notte un centinaio di persone, non solo studenti che arrotondano, ma soprattutto massaie over 45 che non hanno nessun altro accesso al mondo del lavoro. La società esiste dal 1995, gli operatori hanno accumulato una certa anzianità, pur non arrivando mai al posto fisso. Anzi, sono obbligati ad aprire la partita Iva e devono pure pagarsi la cuffia: costa una sessantina di euro, un puro escamotage per dimostrare che sei un «libero professionista» e non un dipendente. Nel caso remoto che venisse un controllo.
La Starline è di proprietà di Alfio Simeoni, ex fioraio del Verano che negli anni ha accumulato profitti da capogiro. Basti pensare che una telefonata costa al cliente intorno ai 2,50 euro al minuto, mentre l'operatore viene retribuito 16 centesimi al
minuto più Iva. Solo quando parla al telefono.
Altrimenti lavora gratis. Prima avevano un fisso mensile, che garantiva nel caso di poche telefonate; adesso sono pagati a cottimo, arrivando a prendere il doppio o il triplo nelle ore serali o nei festivi, con l'eccezione di chi fa la notte: in quel caso hai comunque 1,30 euro fissi l'ora. Insomma, le buste paga sono assolutamente fluttuanti: chi lavora meno fa 400 euro al mese, chi dà la disponibilità per 8 ore sei giorni a settimana magari arriva a 1100 euro. Ma senza contributi, ferie, malattie, maternità. E dovendo pagare l'Iva se dichiari tutto al fisco. Gli operatori
della Starline non sono specializzati solo nei tarocchi, fanno anche il servizio erotico: insomma, rispondono a tutti quei clienti che si sentono soli e hanno bisogno di una voce che riscaldi le fredde ore notturne.

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