«Attenzione, se votate a sinistra sarete licenziati»
Singolare campagna elettorale tra i ragazzi del call center di una multinazionale della ristorazione veloce
Succede alla Bofrost, multinazionale tedesca leader nella vendita per telefono di surgelati. Pressioni dei capi sui giovani precari. Se rimane il Cavaliere, dicono, potrete mantenere il lavoro.
La Bofrost, multinazionale tedesca dei surgelati, occupa un mercato nuovo, fatto di quelle migliaia di persone che, per i loro tempi di lavoro e la nevrosi quotidiana a cui un po' tutti siamo costretti, non riescono a organizzarsi per fare una normale spesa e permettersi pranzi e cene cucinate alla vecchia maniera. La Bofrost offre il pranzo o la cena veloci: basta telefonare o prenotare via internet quello che si desidera: dai primi piatti, fino al gelato. Un servizio all'altezza dei tempi, che si avvale - anche questo in perfetta sintonia con il presente - di ragazzi assunti con contratti a tempo determinato, spesso ristrettissimi, anche di due mesi. Si chiamano, come sanno bene i lettori, «cocopro», che sono una derivazione dei «cococo». Sono ragazzi che vengono assunti «a progetto» per rispondere al telefono e trattare con i clienti. Il progetto, in questo caso, è il servizio surgelati a domicilio. Che c'è dunque di nuovo? Si scopre che questi giovani lavoratori, oltre a subire i ricatti economici della precarietà (lo stipendio è legato alle commissioni ottenute e se va bene si riesce a portare a casa 500 euro al mese) possono essere sottoposti anche a pressioni elettorali. La denuncia è comparsa su un sito internet di informazione e controinformazione (www. contrappunti.info) dove si racconta della dichiarazione di un capo aerea della Bofrost. Pregate Dio - avrebbe detto il capo - che alle prossime elezioni vinca il Cavaliere, perché se vince la sinistra dovremo licenziarvi tutti. Abbiamo cercato qualche riscontro, ma la cosa è difficile perché quasi sempre in questi posti di lavoro il sindacato non è presente. Anzi, si legge che la Corte di Giustizia europea si è dovuta occupare della Bofrost che - tra il 2000 e il 2001 - aveva rifiutato di applicare le regole di trasparenza sindacale previste per le imprese europee. In Italia la Bofrost ha spostato continuamente i suoi servizi e applica una mobilità molto spinta sia ai contratti, sia alla stessa organizzazione del lavoro. A Roma, per esempio, la multinazionale avrebbe diviso in due il call center, impegnando una parte dei ragazzi e delle ragazze alla vendita e un'altra alla distribuzione dei cataloghi dei prodotti.
Ma è possibile utilizzare la legge 30 come rircatto elettorale? «Non so se è vera questa notizia - commenta Cesare Damiano, responsabile del lavoro e delle professioni dei Ds - ma se fosse vera, dimostrerebbe come certi dirigenti intendono oggi il rapporto di lavoro: precario e sempre sotto ricatto, il tutto condito con il tentativo di condizionare anche politicamente i giovani». E' inutile dire, conclude Damiano, che questo è anche il frutto delle leggi varate dal centrodestra, leggi che noi ci prepariamo a modificare.
«La legge Biagi salva questi giovani dei call center? - si chiede Maurizio Scarpa, segretario nazionale della Filcams Cgil - a quanto pare certi dirigenti dicono cose imprecise perché è proprio la legge 30 che permette forme di lavoro di questo tipo. Se rimarrà tale, questi giovani saranno licenziati proprio perché non possono essere assunti a tempo indeterminato. L'altra cosa che i dirigenti non dicono è che esiste un contratto nazionale dei dipendenti dei call center, un contratto che le imprese si guardano bene di applicare. Le norme - dice ancora Scarpa - prevederebbero l'assunzione a tempo indeterminato del 50% dei dipendenti dei call center. Cosa molto distante dalla realtà. «Non sappiamo bene quale sia il clima in questo call center - dice Davide Imola, del sindacato Nidil Cgil - ma la storia, purtroppo, è credibile perché ci sono migliaia di giovani lavoratori che vivono di ricatti». Anche la Cisl, come la Cgil, ha cominciato il lavoro di sindacalizzazione dei giovani precari. Come Lai (lavoratori atipici e interinali), dice Ivan Guizzardi, stiamo per lanciare degli «sportelli» nei pub, dove i ragazzi si incontrano.
PAOLO ANDRUCCIOLI
Il Manifesto
8/3/2006
Categorie: call_center bofrost cococo cocopro cgil cisl marzo2006 il_manifesto
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