9.3.06

Ateneo di Pisa: i precari votano (il Manifesto)

Dal manifesto del 9 marzo 2006

Ateneo di Pisa, i precari votano
Referendum dei ricercatori il 29 e 30 marzo. Ma il Rettore lo boccia
ANTONIO SCIOTTO

Primo caso in Italia, all'Università di Pisa è stata organizzata la consultazione di tutti i precari della ricerca. Un vero e proprio referendum con tanto di seggi, urne e scrutatori, da svolgersi il 29 e 30 marzo prossimi, con il quale verrà messa in votazione la piattaforma elaborata dal «Comitato ricercatori precari»(www.precariunipi.unmondodi.it). L'«ateneo di eccellenza», che sforna da secoli i «cervelloni italiani» (celebri la Scuola Normale e il Sant'Anna) è un serbatoio di contratti a termine, ricercatori e insegnanti sottopagati e con la scadenza incorporata. E qui non consideriamo i bibliotecari, gli amministrativi, i servizi tecnici e di custodia, le portinerie, le pulizie. Ma per ora i vertici dell'Università hanno sbattuto le porte in faccia all'iniziativa. «Il Comitato è nato da un'assemblea permanente aperta lo scorso ottobre - spiega uno dei ricercatori, Ciccio Auletta - Abbiamo elaborato la piattaforma, approvata in dicembre. Poi sono partite 20 assemblee decentrate nelle diverse facoltà, ciascuna delle quali ha inviato i suoi delegati al Comitato». E' stato chiesto un incontro al Rettore Marco Pasquali per ottenere le agibilità della consultazione, e due giorni fa i precari sono stati ricevuti da ben 6 prorettori. E' stato un no su tutti i fronti: non verranno fornite schede e urne elettorali, l'iniziativa non verrà pubblicizzata sul sito web dell'ateneo né pubblicata sugli Albi ufficiali di avvisi e manifesti. Era stato anche richiesto che l'Università inviasse propri osservatori. Unica disponibilità: verrà inviata una lettera in cui si invitano i presidi a «non ostacolare le consultazioni, favorendo l'accesso a spazi conformi alle necessità di voto». La conclusione degli accademici, abbastanza disarmante, è stata: «Non possiamo riconoscere la legittimità del referendum, voi non siete lavoratori».

Una bella botta per i dottorandi con e senza borsa, gli assegnisti di ricerca, i cococò, a progetto e occasionali, gli specializzandi, i borsisti post-lauream e post-dottorato, i ricercatori in formazione, i cultori della materia: tutti semplici «studenti», sebbene a vario titolo, magari da molti anni, prestino la propria opera nell'università. D'altra parte, se i professori del corpo docente sono 1850, i ricercatori precari sono almeno 3 mila: sono dati ufficiali 700 dottorandi con borsa, 400 senza, 900 specializzandi in medicina, 32 ricercatori in formazione, e - come ha dichiarato la stessa Università al Tirreno - «1538 cocoprò stipulati per il solo 2005, alcuni di un anno altri di poche settimane».

Il referendum, che si terrà comunque, è strutturato su 7 quesiti: 1) l'apertura di un tavolo con l'Ateneo sulla questione del precariato; 2) l'istituzione di un'anagrafe dei lavoratori «non strutturati» (i precari, appunto); 3) l'equiparazione dei «non strutturati» agli strutturati rispetto ai diritti di malattia, maternità, congedo parentale e ferie, di riunione e assemblea; 4) il riconoscimento ufficiale e la certificazione di tutte le attività svolte e loro retribuzione secondo il principio «a parità di mansione parità di trattamento», con la garanzia della cadenza mensile dei pagamenti; 5) accesso dei non strutturati a un fondo individuale per formazione e ricerca, e la possibilità di essere titolari di progetti di ricerca; 6) vincolo di stipulare contratti solo se pari o superiori ai 12 mesi; 7) definizione di un piano di assunzione di ricercatori a tempo indeterminato, attraverso i finanziamenti ordinari e il budget pensionamenti. Il «Comitato precari» invita docenti, studenti, tecnici-amministrativi e sindacati a pronunciarsi sulla «bocciatura» da parte del Rettore.

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