Se chi valuta è precario
Sono entrati in agitazione permanente i precari e le precarie dell'Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema Educativo dell'Istruzione e della Formazione (INVALSI): è l'ente di ricerca pubblico che, dalla sua sede di Frascati, valuta le politiche scolastiche italiane.
Nell'ente lavorano attualmente un centinaio di persone, di cui 72, ricercatori e sistemisti informatici, sono precarie.
Dopo il taglio del 40% imposto dall'ultima finanziaria sulle collaborazioni negli enti di ricerca, 51 precari perderanno il loro posto di lavoro a luglio. Si tratta di collaboratori che da anni (5 in media) garantiscono il funzionamento dell'Istituto: alcuni di loro, "collaborano" con l'INVALSI da nove-anni-nove. Tutta colpa del governo, si direbbe. Invece no, perché in realtà l'INVALSI dispone di fondi straordinari, immuni dai tagli della finanziaria, con cui pagare gli stipendi dei precari; il presidente Giacomo Elias, però, preferisce spenderli in consulenze d'oro appaltate alle società amiche. Anch'egli, in linea con il governo, persegue dunque l'affossamento dell'INVALSI nonostante la sua tenera età (è stato istituito solo nel 1999).
Non si tratta di schizofrenia istituzionale. Governi di ogni colore hanno progressivamente privatizzato e impoverito l'istruzione, la formazione e l'università negli ultimi anni. L'INVALSI dovrebbe vigilare su questo processo per segnalarne le disfunzioni, e rischia di diventare un ente scomodo da ridurre a burattino ministeriale. Già oggi, la dirigenza viene nominata dal Ministro dell'Istruzione (sulle cui politiche l'Istituto dovrebbe invece vigilare). E non è un caso che genitori e insegnanti opposti alla riforma Moratti della scuola abbiano denunciato il ruolo di "fiancheggiamento" del Ministro cotonato svolto dall'Invalsi.
D'altronde, il governo Berlusconi ha progressivamente soppresso le attività di sviluppo di metodologie innovative sulla base dei dati raccolti e di orientamento delle politiche formative, potenziando invece la funzione di pura valutazione portandola al livello di "censimento". In questo quadro, dunque, la precarietà dei collaboratori dell'Istituto, che li rende più ricattabili e li priva di ogni autonomia, è solo l'ultima pennellata.
Ascolta l'intervista (da Radio Onda Rossa)
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