8.4.06

Il Messaggero annuncia 5 giorni di sciopero

Il Messaggero annuncia 5 giorni di sciopero

Sindacale Stato di agitazione al Messaggero. La lettera del Cdr ai lettori del quotidiano e la risposta dell'editore.

"Cari lettori, vogliamo avvertirvi che nei prossimi giorni potreste non trovare il vostro giornale in edicola. L'assemblea dei giornalisti del "Messaggero" ha affidato a noi del Comitato di redazione, l'organismo sindacale dei redattori, un pacchetto di 5 giornate di sciopero, da attuare senza preavviso, insieme ad altre forme di protesta, che potrebbero rendere incompleto il giornale. Ci scusiamo per il disagio che la nostra azione potrà recarvi e ve ne vogliamo spiegare le ragioni.

La Caltagirone editore, di cui "Il Messaggero" è la prima testata; ha appena annunciato che nel 2005 l'utile è volato alle stelle, toccando i 94 milioni di euro con un aumento del 201 per cento rispetto all'anno precedente. E' una notizia di cui siamo orgogliosi, perché la salute finanziaria è fondamentale per un piano di investimenti basato anche su nuove assunzioni, così da garantirci uno sviluppo nella qualità. Ma gli organici sono in forte sofferenza, soprattutto nelle redazioni regionali, dove nell'ultimo anno e mezzo dieci colleghi hanno lasciato il giornale e sono stati rimpiazzati soltanto da un giornalista con contratto "part-time" e da un altro con contratto a termine. Dovete poi sapere che quest'anno la nostra busta paga sarà più leggera rispetto al 2005: l'azienda, infatti, ci ha comunicato che non intende prorogare il contratto integrativo, scaduto alla fine dello scorso anno. Un paradosso inaccettabile.

L'editore si rifiuta di riconoscere la nostra parte di merito nel conseguimento di questo brillante attivo al contrario di quanto accade in altre aziende. La pubblicità non affluisce su uno scatolone vuoto su cui è scritto "Il Messaggero", ma è attirata da un prodotto credibile e prestigioso, creato anche da noi giornalisti. Con il recente cambio di direttore, il nostro impegno è ulteriormente aumentato. In più, i tagli di costi decisi dall'azienda ci costringono a maggiori carichi di lavoro. e nemmeno questo ci viene riconosciuto. Inoltre è stato disdetto unilateralmente e contro ogni logica un accordo ventennale sulla formazione e i corsi di lingua all'estero.

Questo attacco avviene proprio quando la nostra categoria è impegnata nella durissima vertenza sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto da più di un anno, che vede gli editori decisi a sbriciolare qualità e autonomia dell'informazione. Tre soli esempi. Pretendono che tutti i responsabili dei servizi e delle redazioni siano licenziabili. In questo modo saranno sottoposti a un ricatto continuo e solo coloro che "legano l'asino dove il padrone vuole" potranno fare carriera. Secondo: vogliono far saltare il sistema degli scatti d'anzianità, unica difesa per i giornalisti decisi a tenere la schiena dritta. Terzo, vogliono espellere la funzione di scrittura dai giornali, affidandola fuori a un esercito di giovani precari mal pagati e anche loro ricattabili, trasformando le redazioni in linee di impaginazione e confezionamento dei titoli. Addio qualità dell'informazione".

Il Comitato di redazione del "Messaggero"

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Comunicato dell'Editore

"E' sorprendente che professionisti con retribuzione media di oltre 85.000 € lordi annui non riescano ad interpretare dati, peraltro ben illustrati sugli organi di stampa, relativamente ai risultati 2005 della Caltagirone Editore. Infatti Il Messaggero del 21 marzo u.s., in merito così commentava: "la crescita del fatturato è stata registrata grazie all'aumento della raccolta pubblicitaria del quotidiano gratuito Leggo, al successo delle iniziative promozionali in abbinamento ai quotidiani a pagamento", oltre alla variazione del perimetro di consolidamento. Il Comitato di Redazione de Il Messaggero, pur essendo costantemente informato sull'andamento della Società, finge di ignorare il momento non brillante che vive l'editoria quotidiana; il margine operativo lordo del 2005 de Il Messaggero SpA presenta, ad esempio, una riduzione di circa 5 milioni di euro sul 2004, in gran parte attribuibile all'incremento del costo del lavoro (1,6 milioni di euro) ed alla contrazione dei ricavi pubblicitari (1,0 milioni di euro), entrambi fattori negativi diffusamente presenti nel nostro settore nell'anno 2005". (fnsi.it)

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