«Dell'Alfa di Arese resterà solo il call center», prevedevano qualche anno fa i pessimisti. E invece non resterà manco quello. Sarà smembrato e il pezzo più grosso traslocherà a Basiglio, a Sud di Milano. Con conseguenze sgradevoli per i 700 che ci lavorano, in particolare per i 300 precari assunti con contratti a termine che, complice il trasloco, potrebbero non essere rinnovati. Ieri hanno scioperato compatti per l'intera giornata. Nessuno dei «garantiti» (si fa per dire) ha cercato d'attraversare il presidio all'ingresso. Una buona prova in vista dell'incontro di martedì in Assolombarda. Una bella soddisfazione per la Cub che, per prima e da sola, aveva chiamato allo sciopero il 15 marzo. «Abbiamo gettato il sasso nello stagno, ha fatto boom e gli altri sindacati si sono uniti a noi», commenta Carlo Pariani della Confederazione unitarisa di base. Lo sciopero di ieri è stato proclamato anche dai confederali.
Il call center di Arese si chiama In Action, dal nome della società costituita nel 2002 da Fiat auto. Fornisce servizi di Crm (customer relationship management) sia per la Fiat che per il mercato esterno. Nel 2003 il Lingotto ha ceduto il 50,1% di In Action al gruppo Cos di Alberto Tripi, lo zar dei call center che, dopo aver acquisito anche Finsiel e Aci Informatica, ha creato il nuovo gruppo Almaviva. Ora Fiat e Cos hanno deciso di sciogliere la partnership. La prima terrà ad Arese circa 200 operatori assunti a tempo indeterminato. Gli altri, in gran parte lavoratori a progetto o interinali, dovranno andare dove «comanda» Cos.
Basiglio dista 30 chilometri da Arese, dove abitano quasi tutti gli operatori. La distanza di per sè non sarebbe proibitiva. «Lo diventa se uno lavora quattro ore al giorno ed è pagato a cottimo in base al numero delle chiamate evase», osserva Davide, 27 anni, team leader e ciò nonostante delegato Cub a In Action. 500-600 euro al mese, senza ferie e senza malattia, sono già una miseria. Il gioco non vale la candela, se uno deve viaggiare due ore al giorno. In più alla Cos di Basiglio non c'è la mensa.
Mantenere la sede di lavoro per tutti ad Arese è una delle richieste con cui le Rsu si presenteranno all'incontro di martedì con l'azienda. Obiettivo difficile da spuntare: il divorzio tra Fiat e Cos è praticamente cosa fatta. «Ma le modifiche degli assetti proprietari non devono mettere in discussione nessun posto di lavoro, né peggiorare le condizioni», afferma Pariani. La Cub chiede formalmente, e giustamente, la trasformazione dei contratti precari in contratti a tempo indeterminato. Nei fatti, ammette lo stesso Pariani, «ci ritroviamo a dover lottare per costringere le aziende a rinnovare i contratti precari». Un paradosso drammatico: il sindacato vuole arginare la precarietà e si ritrova a doverla accettare perché il mercato del lavoro altro non offre.
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