15.4.06

Ichino: la richiesta di Epifani pone un problema

LEGGE BIAGI/ ICHINO: RICHIESTA EPIFANI PONE PROBLEMA

Roma, 14 apr. (Apcom) - Ichino sottolinea che "sul lavoro a progetto la legge contiene una normativa assai più restrittiva rispetto a quella precedente dei co.co.co. Se applicata rigorosamente - continua - produrrebbe proprio i risultati rivendicati dalla Cgil. E' paradossale, ma è così".

Il giusvalorista spiega che se infatti la norma del lavoro a progetto "fosse applicata in modo rigoroso, col vincolo del progetto molto circoscritto e strettamente temporaneo, il 90% dei rapporti co.co.co salterebbe". E tra gli esempi cita i call center, i redattori delle case editrici, i pony express e i ragazzi che consegnano i giornali. "Si tratta di casi di lavoro a progetto - dice - assolutamente incompatibili con la legge, mentre erano compatibili con la vecchia disciplina dei co.co.co".

Secondo Ichino "la verità è che la legge Biagi, nonostante i suoi stessi contenuti, è stata assunta dal Governo Berlusconi come vessillo della propria velleità di liberalizzare il mercato del lavoro. E, simmetricamente, è stata assunta dalla Cgil come simbolo della tendenza del mercato del lavoro a produrre un maggior numero di lavori precari. Ma il precariato non nasce da lì". Che la legge Biagi sia diventata un simobolo per la Cgil è opinione condivisa anche da Cisl e Uil, che invitano Epifani ad abbandonare impostazioni ideologiche.

Legge Biagi, dunque, come la battaglia per la difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori? "C'è una stretta analogia - afferma Ichino - ma con una differenza. E cioè mentre nel caso dell'articolo 18 l'intervento governativo era molto limitato, quindi si era assunto come simbolo su cui concentrare il dissenso di fondo un intervento molto circoscritto, qui invece si è scelta una legge che ha una grande pluralità di contenuti. Una legge con oltre 80 articoli, che tocca molte materie ciascuna delle quali meriterebbe un discorso a se stante. Questo se il dibattito fosse pragmatico e non ideologico. In questo caso - rimarca Ichino - è ancora più manifesto il carattere ideologico e non pragmatico del discorso".

Il giusvalorista ricorda poi che "l'uscita di Epifani sottolinea una tensione interna allo schieramento dell'Unione e proprio per questo non facilita le cose. Le sorti di questo schieramento - aggiunge - sono affidate alla capacità dei suoi leader di ricondurre a unità posizioni notevolmente divaricate". Tuttavia, secondo Ichino, la concertazione non è in pericolo. Almeno per il momento. "La concertazione è una negoziazione - dichiara - e le negoziazioni possono ben partire anche da posizioni diverse. Il fatto che venga sottolineata una posizione differente rispetto a quella del programma di governo non implica che non si possa aprire un discorso su questo punto. Certo, la Cgil mostra in questo modo di non porre tra le proprie priorità un'unità d'azione con Cisl e Uil".

Il rischio, comunque, è che si possano riproporre le stesse tensioni sulla necessità di riformare il modello contrattuale. Tra Cgil e Cisl e Uil da una parte, tra Cgil e Cofindustria dall'altra. "In quel caso - conclude Ichino - è in atto un dialogo tra sordi già da un paio d'anni. Rispetto a quella situazione non c'è un passo avanti. Sulla Biagi l'unica intesa possibile a sinistra si deve basare sui contenuti effettivi della legge. Finchè ne discutiamo in termini simbolici, l'intesa non può venir fuori perché sui simboli si può solo litigare. Non si può ragionare".

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