Nel nome di San Precario
di Valerio Di Paola
21/12/2006
Con ogni probabilità il 31 dicembre i 71 precari di Invalsi vedranno scadere il loro contratto con il Ministero dell'istruzione e andranno a casa. Di mestiere, l'Invalsi compila e verifica test per valutare le conoscenze degli studenti italiani nelle scuole elementari e medie. I dati un po' astratti che vengono fuori servono al Ministero per dissertare di scolarizzazione in sedi ovattate come il Parlamento europeo. Soprattutto, servono ad ogni scuola per correre ai ripari in caso di gravi deficienze grazie all'autonomia scolastica, ossia la possibilità di gestire in modo creativo le proprie, scarse, risorse. Invalsi si è lamentata di molta stampa, per alcuni articoli che "veicolano l'impressione che il personale sia numeroso, costoso e incapace" e che i risultati prodotti dall'istituto di ricerca siano inattendibili. Ma i professori dicono che i test, formalmente, sono ineccepibili: allora dov'è il problema?
Sarà pigrizia o diffidenza verso il nuovo, ma molti insegnati hanno subito l'Invalsi con fastidio: accadeva quando i test erano facoltativi e dopo, quando il ministro Moratti li ha resi obbligatori. Il primo difetto dei test, dicono, è strutturale. Le domandine "all'americana", le crocette e le risposte multiple mal si adattano al nostro sistema d'insegnamento, concettuale e discorsivo: chiunque sia stato tra i banchi ne ha un pur vago ricordo. Molti poi sono convinti che il test possa tramutarsi in un pericoloso strumento di valutazione del proprio operato: i questionari non tengono conto di variabili come la territorialità, il degrado sociale o la scarsa scolarizzazione, eppure fanno la differenza tra una classe modello e una di asini. Un test Invalsi, dunque, può diventare un oggetto contundente da utilizzare nelle rivalità tra colleghi e dirigenti, nelle faide che affliggono numerose scuole pubbliche del paese. Così i test sono finiti a fare compagnia ad un'altra bestia nera degli insegnati italiani, il "portfolio delle competenze": il ricco e voluminoso dossier che avrebbe dovuto accompagnare tutta la carriera scolastica. Complicatissimo da compilare e oggi sospeso dal ministro Fioroni, il portfolio è un documento un po' inquietante: ricorda quelle diaboliche schede giapponesi che causano numerosi suicidi, per cui a un bambino dell'asilo poco brillante sarà precluso domani l'ingresso alle università più prestigiose.
L'Invalsi, lamentano gli insegnanti, è nato dalla sacrosanta esigenza di valutare la qualità della scuola e risolverne le magagne ma ha lavorato per anni ai suoi test senza calarsi nelle problematiche reali, producendo risultati falsati da piccoli e grandi boicottaggi. Negli anni, l'attività di screening inizia addirittura nel 1996, si sono succeduti Ministri di colore diverso, senza avvertire l'esigenza di correggere il tiro. Oggi un nuovo Ministro chiude bottega senza sentire ragioni e mette per strada 71 precari incolpevoli: insomma, pura commedia all'italiana.
1 commento:
Penso che questa prova sia utile per capire chi sono quelle persone che non sanno neanche cosa sono i pronomi e gli aggettivi. Nella mia classe la prof ha detto che si salva solo il 20% e penso che sia giusto così, perchè quelli ignoranti non hanno il diritto di proseguire con la classe superiore. Inoltre, a me non fa alcuna differenza fare o non fare questa prova, dato che mi risulta di un livello da prima media. Mi congratulo con chi ha avuto questa idea.
Un' altra cosa di cui volevo lamentarmi: navigando su internet ho scoperto che i ragazzi del nord Italia hanno voti più bassi del sud; volevo solo far notare che nel nord i professori sono più severi e danno voti più adeguati, mentre nel sud la maggior parte degli ottimi viene "regalata". Ovviamente non ne faccio una colpa hai ragazzi. Auguro buona fortuna a tutti i ragazzi che devono superare l'esame di terza media. Ciao!
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