9.12.06

Il precariato è donna

Il precariato è donna
di Paola Zanca
Non c´è laurea, master o specializzazione che tenga. Se sei donna, il mondo del lavoro ti accoglie a braccia un po' meno aperte. Niente luoghi comuni, a dirlo è un´indagine del ministero del Lavoro presentata in occasione del «Progetto per l'anno europeo contro le discriminazioni». Che racconta un film già visto: alle donne professioni meno prestigiose nonostante il titolo di studio più elevato («una donna su cinque fa un lavoro che richiede una formazione inferiore a quella di cui è in possesso»), retribuzioni inferiori a parità di posizioni lavorative, («da 3.800 euro annui per i dipendenti a tempo indeterminato agli oltre 10.000 degli autonomi»), e meno garanzie sulla continuità dei contratti, («il 54% dei lavoratori subordinati è donna»).

Insomma, meno gratificazioni e meno soldi. E il soffitto di cristallo diventa ancora meno infrangibile se la cicogna bussa alla porta. Anche qui, i dati parlano chiaro: «Il 40% delle donne che non lavora, lo fa per prendersi cura dei figli, mentre il 35% è scoraggiata dall'assenza di opportunità lavorative». Un´assenza dal mercato del lavoro che ovviamente ha delle ripercussioni anche sul versante delle pensioni perché «solo l'1,2% delle donne arriva ad avere 40 anni di contributi, il 9% arriva a una contribuzione fra i 35 e i 40 anni e ben il 52% è al di sotto dei 20 anni di contribuzione». Non a caso, il 76% delle pensioni minime (sotto i 500 euro) erogate dagli enti previdenziali riguarda le donne.

La tutela della gravidanza e della maternità perciò sono il punto di partenza per contrastare l´abbandono e la squalifica del lavoro nel mondo femminile. Ma è un lavoro lungo: «Dobbiamo abbattere il danno - ha dichiarato il ministro del Lavoro Cesare Damiano - vuol dire che non possiamo cambiare improvvisamente la situazione ma verificare anno dopo anno i risultati che conseguiamo». L´impegno per il prossimo anno, intanto, è quello di regolarizzare «il 46% delle assunzioni tra uomini e donne». Poi, l´idea in cantiere di Damiano e del ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini è quella di istituire un bollino rosa, una certificazione etica da rilasciare a chi «realizza azioni non discriminanti».

Per gli incentivi concreti, fanno sapere da Palazzo Chigi, bisognerà aspettare la finanziaria del 2008 o quella dell´anno successivo. In attesa del ricatto del soldo, forse l´unico mezzo per ottenere pari opportunità, l´impoverimento del lavoro femminile si fa ancora più pericoloso se aggiunto a quello dell´aumento del numero dei divorzi: un lavoro precario, uno o più figli a carico e un ex-marito irresponsabile lasciano un bollino che non è rosa, ma è altrettanto inconfondibile.

l' Unità on-line, 5 dicembre 2006

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