lunedì, 11 dicembre 2006 3.02 16
ROMA (Reuters) - Dei circa 30.000 giornalisti italiani iscritti alla previdenza, solo un terzo ha un contratto da dipendente. Il resto è un universo di autonomi o per lo più di collaboratori precari, spesso reclutati fra i più giovani. Questo è il quadro che emerge dai dati dell'Istituto nazionale di previdenza giornalistica, analizzati e raccolti dal libro presentato oggi dalla Federazione nazionale della stampa a Roma.
"E' una situazione inaccettabile", ha detto il segretario dell'Fnsi Paolo Serventi Longhi, intervenuto alla presentazione del "Libro bianco sul lavoro nero".
"Una massa di manovra ... nelle mani degli editori e direttori senza scrupoli che serve per scardinare regole, diritti e tutele costruiti da giornalisti in anni di dure battaglie", ha aggiunto Serventi Longhi ricordando che la percentuale dei giornalisti precari in Italia è la più alta d'Europa.
Il problema più grave, secondo il rappresentante del sindacato dei giornalisti, è che l'assenza di regole per i collaboratori autonomi -- che molto spesso sono tali più per mancanza di alternative che per scelta -- porta chi lavora nel settore dell'informazione ad essere più facilmente "ricattabile" rispetto ai colleghi che hanno un contratto da dipendenti.
L'opinione di Serventi Longhi è rispecchiata dai dati emersi da uno studio dell'università di Cassino sul mondo dei giornalisti: il 70% dei quali ritiene che il lavoro autonomo sia un elemento di debolezza in quanto rende chi scrive più ricattabile.
Il fatto che la categoria dei lavoratori autonomi sia composta prevalentemente da giovani si deduce dai numeri forniti dell'Inpgi. I giornalisti professionisti contrattualizzati sono circa 12.000, mentre sul totale di 21.171 iscritti alla previdenza separata Inpgi 2 (quella per i non dipendenti), quasi 15.000 si concentrano nella fascia di età fra i 30 e i 45 anni.
Gli effetti devastanti della mancanza di regole per chi lavora da freelance sono descritte efficacemente dal "Libro bianco sul lavoro nero".
Raccogliendo decine di testimonianze di giornalisti, il libro dipinge le situazioni di importanti gruppi editoriali in Sardegna, Marche, Toscana, Lombardia e Emilia Romagna dove centinaia di giovani giornalisti vengono trattati a due euro lorde a notizia. Un "far west" dell'informazione le cui vittime principali sono i lavoratori sfruttati, ma anche la garanzia per i cittadini di fruire di un'informazione libera e trasparente.
"In questa situazione ... abbiamo chiesto agli editori di definire alcune regole elementari per l'utilizzo dei freelance, del lavoro autonomo e dei precari", ha sottolineato Serventi Longhi.
Fino ad ora, però, ha aggiunto Serventi Longhi, la risposta arrivata dalla Federazione degli editori è molto simile a quella fornita per le trattative sul rinnovo del contratto nazionale, scaduto da oltre due anni: un rifiuto netto anche solo di discutere, in questo caso sulla base del fatto che la Fnsi non può rappresentare i precari in quanto sindacato dei lavoratori dipendenti. Al momento la Fieg non è stata disponibile per un commento.
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