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24.4.07

Storia della professoressa Sofia, precaria dal punteggio precario

di Laura Eduati

Se l'unico cruccio dei supplenti fosse la precarietà, dormirebbero sonni tranquilli. A guastare la vita degli insegnanti senza cattedra intervengono convocazioni a sorpresa, master inutili, graduatorie scivolose e levatacce.

Sofia Bartali, romana di 33 anni, ha appena finito di leggere. La classe fa la ola quando spiego , la raccolta delle note date a studenti che in classe scardinano le porte, mettono le fette di salame nei registri o si assentano per tagliarsi i capelli.
Sofia è supplente di lettere e latino nei licei e negli istituti magistrali, ma ammette di non aver mai avuto problemi gravi di disciplina. A parte il sequestro dei telefonini: «Li ho vietati ben prima della circolare di Fioroni. E se li vogliono indietro, devono venire accompagnati dai genitori». A Sofia piace il suo lavoro: «Ho sempre desiderato insegnare. Quando entro in classe mi concentro sulla lezione e dimentico tutta la fatica». Doppia fatica: da professoressa e da precaria. Aggravata dall'ansia per il punteggio, quei dannati numeri che ti permettono di salire in graduatoria e di sperare che l'anno prossimo ti andrà meglio. Ma non basta accettare cattedre a 250 chilometri di distanza, alzarsi alle 5 del mattino e frequentare master inutili dal punto di vista didattico: a complicare la vita ci si mette il ministero della Pubblica Istruzione. Basta che la Moratti (ieri) e Fioroni (oggi) si sveglino e cambino il metodo di calcolo e all'improvviso il punteggio di quella cattedra che avevi rifiutato raddoppia. Oppure quel master che consideravi superfluo diventa magicamente fondamentale per la carriera. E' successo anche a Sofia.
La prima vera esperienza di insegnamento capita a Solano, un paesino di 700 anime nel grossetano. «Dovevo coprire una maternità. Non mi fecero un unico contratto ma mi assumevano e mi licenziavano di volta in volta stando attenti a non includere le festività come il Natale e il primo maggio, naturalmente per non pagarmi le ferie».
L'anno dopo è il 2003 e la professoressa Bartali prende in affitto una casa a Castel Del Piano (Grosseto) perché è lì che ha preso servizio da settembre. Ma solo per due mesi. Il resto dell'anno scolastico prosegue a Grosseto città, una cattedra di 9 ore che poco dopo si riducono a 4 settimanali, ognuna in un giorno diverso. Stipendio: 300 euro. «Accetti perché devi acquisire punteggio» dice Sofia. La casa di Castel Del Piano non è cara ma comunque costa, «così mia madre mi mandava ogni mese dei soldi per pagare le bollette». Non è la prima volta che succede. Sofia si è laureata a 25 anni alla Sapienza di Roma ed è stata una delle prime sissine d'Italia. I sissini, termine che i precari storici ormai utilizzano con disprezzo, si chiamano così perché hanno frequentato la Ssis, la scuola di specializzazione per insegnanti delle secondarie. Istituita nel 1999 su base regionale, la Ssis sostituisce il vecchio concorso per insegnanti: dura due anni di frequenza obbligatoria e sfibrante, e al termine si acquisisce un punteggio che serve per l'iscrizione in graduatoria. «Non so in quale altro mestiere bisogna pagare un corso di specializzazione obbligatorio», si chiede Sofia. I medici e gli avvocati, ad esempio, non vengono pagati durante il tirocinio, ma nemmeno devono sborsare denaro. Alla famiglia di Sofia la Ssis è costata cinque milioni di lire. Senza contare l'appartamento a Venezia, i viaggi per tornare a Roma e il materiale didattico.
Torniamo a Grosseto: una scuola di Arcidosso, paesino confinante con Castel del Piano, cerca un'insegnante di sostegno. Sofia rifiuta. Poi scopre che Arcidosso è incluso nella lista dei paesi di montagna, dove insegnare vale il doppio del punteggio.
Il 2004 scoppia la rivoluzione dei punteggi. La ministra Moratti stabilisce che frequentare un corso di didattica vale 2 punti. A quel punto i precari si iscrivono in massa per non scivolare nella graduatoria. Nella bolgia di università che offrono corsi di specializzazione a caro prezzo, Sofia e altre colleghe decidono di puntare sulla For.com, istituto privato riconosciuto dal ministero: «800 euro per una farsa. Il corso è on-line, progettato male e povero di contenuti. All'esame finale puoi facilmente copiare, nessuno controlla». L'angoscia dei precari alimenta il mercato dei corsi costosi e male organizzati. Inutilmente: se tutti seguono lo stesso master, alla fine tutti saranno saliti del medesimo punteggio e la graduatoria rimane uguale.
Tornata a Roma nel 2004, la prof Bartali viene chiamata per una nuova supplenza a Grosseto: due volte la settimana si sveglia alle 5 meno un quarto, macina 250 chilometri in treno, fa lezione, torna a casa, prepara i compiti e corregge le verifiche.
Meglio a settembre dell'anno dopo: cattedra annuale in un liceo scientifico di Ladispoli, cittadina a 40 chilometri da Roma. Sveglia alle 5, cambio a Trastevere e via col treno. «Negli scompartimenti salivano soltanto insegnanti precari destinati alle scuole della provincia, dove c'è un turn over pazzesco di supplenti». A detrimento degli alunni, che ogni sei mesi cambiano professore e la continuità didattica va a farsi benedire.
Oggi Sofia insegna in un liceo scientifico di Centocelle, a Roma. Il contratto scade il 30 giugno, non sarà pagata quest'estate. Non può nemmeno organizzarsi una vacanza, perché le convocazioni per il prossimo anno scolastico capitano all'improvviso e danno un preavviso di pochi giorni. «Come fai a vivere se fino al 31 agosto non sai dove sarai il 1 settembre? Come fai a prendere un affitto una casa, se non sai dove ti destineranno?».


da Liberazione 18 aprile 2007

16.4.07

Precari: 60.000 immissioni in ruolo dal 1° settembre 2007

Il ministro dell'Economia Padoa Schioppa ha sottoscritto il decreto che autorizza la nomina di 50.000 docenti e 10.000 unità di personale Ata in attuazione delle disposizioni della legge Finanziaria per il 2007.
Dopo la richiesta del ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, a sua volta sollecitato dai sindacati anche nell’incontro con il Governo del 6 aprile scorso quando è stato siglato l’accordo sui contratti del pubblico impiego, Padoa Schioppa ha sottoscritto il decreto interministeriale relativo alle nomine in ruolo del comparto scuola in attuazione delle disposizioni della legge Finanziaria per il 2007.
A decorrere dal 1° settembre 2007 saranno 50.000 le immissioni in ruolo per il personale docente (un terzo di quanto indicato nella Finanziaria per il triennio) e 10.000 quelle per il personale Ata.
10/04/2007

21.12.06

Invalsi e Ministero dell'istruzione: divorzio all'italiana

Nel nome di San Precario
di Valerio Di Paola

21/12/2006

Con ogni probabilità il 31 dicembre i 71 precari di Invalsi vedranno scadere il loro contratto con il Ministero dell'istruzione e andranno a casa. Di mestiere, l'Invalsi compila e verifica test per valutare le conoscenze degli studenti italiani nelle scuole elementari e medie. I dati un po' astratti che vengono fuori servono al Ministero per dissertare di scolarizzazione in sedi ovattate come il Parlamento europeo. Soprattutto, servono ad ogni scuola per correre ai ripari in caso di gravi deficienze grazie all'autonomia scolastica, ossia la possibilità di gestire in modo creativo le proprie, scarse, risorse. Invalsi si è lamentata di molta stampa, per alcuni articoli che "veicolano l'impressione che il personale sia numeroso, costoso e incapace" e che i risultati prodotti dall'istituto di ricerca siano inattendibili. Ma i professori dicono che i test, formalmente, sono ineccepibili: allora dov'è il problema?

Sarà pigrizia o diffidenza verso il nuovo, ma molti insegnati hanno subito l'Invalsi con fastidio: accadeva quando i test erano facoltativi e dopo, quando il ministro Moratti li ha resi obbligatori. Il primo difetto dei test, dicono, è strutturale. Le domandine "all'americana", le crocette e le risposte multiple mal si adattano al nostro sistema d'insegnamento, concettuale e discorsivo: chiunque sia stato tra i banchi ne ha un pur vago ricordo. Molti poi sono convinti che il test possa tramutarsi in un pericoloso strumento di valutazione del proprio operato: i questionari non tengono conto di variabili come la territorialità, il degrado sociale o la scarsa scolarizzazione, eppure fanno la differenza tra una classe modello e una di asini. Un test Invalsi, dunque, può diventare un oggetto contundente da utilizzare nelle rivalità tra colleghi e dirigenti, nelle faide che affliggono numerose scuole pubbliche del paese. Così i test sono finiti a fare compagnia ad un'altra bestia nera degli insegnati italiani, il "portfolio delle competenze": il ricco e voluminoso dossier che avrebbe dovuto accompagnare tutta la carriera scolastica. Complicatissimo da compilare e oggi sospeso dal ministro Fioroni, il portfolio è un documento un po' inquietante: ricorda quelle diaboliche schede giapponesi che causano numerosi suicidi, per cui a un bambino dell'asilo poco brillante sarà precluso domani l'ingresso alle università più prestigiose.

L'Invalsi, lamentano gli insegnanti, è nato dalla sacrosanta esigenza di valutare la qualità della scuola e risolverne le magagne ma ha lavorato per anni ai suoi test senza calarsi nelle problematiche reali, producendo risultati falsati da piccoli e grandi boicottaggi. Negli anni, l'attività di screening inizia addirittura nel 1996, si sono succeduti Ministri di colore diverso, senza avvertire l'esigenza di correggere il tiro. Oggi un nuovo Ministro chiude bottega senza sentire ragioni e mette per strada 71 precari incolpevoli: insomma, pura commedia all'italiana.

15.12.06

Precari Invalsi, incontro col ministro Fioroni

di Precari Invalsi

A seguito della richiesta delle organizzazioni sindacali FLC_CGIL, CISL-FIR, UIL PA-UR di un incontro con il Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, questa mattina 13 dicembre 2006, si è svolto un sit-in davanti al Ministero in viale Trastevere. Una delegazione, composta dai rappresentanti nazionali FLC-CGIL, CISL-FIR, UIL PA-UR e dai rappresentanti dei collaboratori è stata ricevuta da Mario Petrini, Dirigente dell’ufficio Ordinamenti del primo ciclo.
Dopo l’esposizione da parte dei sindacati della richiesta di stabilizzazione per il personale precario Invalsi (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione) e la lettura della lettera aperta indirizzata al Ministro Fioroni dai 71 collaboratori, si è chiaramente evinto che l’amministrazione centrale non ha previsto ancora alcuna soluzione possibile per i 71 contratti in scadenza il 31 dicembre 2006. È, altresì, chiaro che non avendo individuato un interlocutore politico, nonostante fosse stata presentata formale richiesta da parte delle organizzazioni sindacali, il Ministero non sta prendendo minimamente in considerazione il reale problema dell’Invalsi, sostenendo che ad oggi non erano ancora venuti a conoscenza di tale situazione. È stato fatto inoltre presente che dal 2 gennaio 2007 l’Istituto non rinnovando i 71 contratti, non potrà assolvere ai suoi compiti istituzionali nazionali e internazionali. Petrini si è impegnato a riportarele richieste al Direttore Generale della Direzione per gli Ordinamenti Scolastici Mario G. Dutto.Entro venerdì 15 dicembre 2006, su sollecitazione della delegazione sindacale, il Ministero darà probabilmente una risposta in merito.
I 71 collaboratori dell’Invalsi provano risentimento e indignazione per la superficialità mostrata ormai da lungo tempo da parte sia del Ministero sia della Dirigenza dell’Invalsi nell’affrontare il processo di stabilizzazione di tutto il personale precario dell’Istituto. I collaboratori pertanto hanno deciso unitariamente alle tre organizzazioni sindacali di proseguire con lo stato di agitazione realizzando forme di protesta ancora più incisive nel caso in cui, entro venerdì 15 dicembre 2006, non vengano date risposte concrete.

I lavoratori precari Invalsi
15/12/2006

11.12.06

Dicembre caldo per la scuola; sette giorni di scioperi e cortei

Il 14 si fermano un'ora tutti i docenti. Poi sit in al Ministero di precari
e personale non docente e manifestazione a Roma domenica 17

di SALVO INTRAVAIA

Comincia una settimana di passione per la scuola italiana. Dopo lo sciopero del 7 indetto dai sindacati autonomi (Gilda, Cobas e Snals-Confsal), Flc Cgil, Cisl e Uil scuola hanno organizzato un pacchetto di scioperi, sit-in e manifestazioni di piazza malgrado gli impegni assunti nei giorni scorsi da autorevoli esponenti del governo sulle questioni che mettono in fibrillazione insegnanti, presidi e non docenti.
"Pur apprezzando i segnali positivi la settimana di mobilitazione ci sarà", spiegano i sindacati perché la discussione al Senato della Finanziaria va rilento e, dopo il maxiemendamento del governo, probabilmente sarà posta nuovamente la fiducia.

Ad aprire le ostilità con un sit-in, domani (12 dicembre) davanti al ministero della Pubblica istruzione, sarà il cosiddetto personale Ata (personale di segreteria, bidelli e tecnici di laboratorio). Giovedì 14 incroceranno le braccia per un'ora - la prima o l'ultima - gli tutti gli insegnanti. Nello stesso giorno viale Trastevere verrà bloccata dalla protesta dei precari - che organizzerenno un sit-in davanti al Palazzo della Minerva - e, sempre a Roma, scenderanno in piazza i presidi incaricati. La settimana si concluderà con una manifestazione nazionale per le strade della capitale domenica 17 dicembre.

I motivi del contendere. L'ok del governo al rinnovo del contratto della scuola e le assicurazioni del ministro Fioroni sull'esito del "pacchetto scuola" nelle Finanziaria, non fuga le preoccupazioni dei sindacati per l'impatto sulla scuola della manovra di bilancio disegnata dal ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa. Una delle questioni ancora controverse è la cosiddetta clausola di salvaguardia contenuta nella Finanziaria: quella 'noticina' che vincola le 170 mila assunzioni promesse dal governo alla realizzazione dei risparmi di spesa da ottenere con i tagli agli organici del personale. Scontenti anche gli Ata per i quali le 20 mila assunzioni (ne sono state richieste almeno 40 mila) previste sono poca cosa rispetto ai posti disponibili e per lo spauracchio di nuovi tagli in organico.
Resta ancora la questione precari. Il ministro Fioroni, dopo il lavoro delle scorse settimane, ripete ancora oggi: "L'accordo sui precari c'è, bisogna definire meglio gli aspetti tecnici delle novità per le graduatorie permanenti". Ma la tensione resta alta, e così la pressione sul governo per il rush finale della manovra. Non va giù ai rappresentanti di categoria neppure il taglio di circa 26 mila posti che si determinerebbe per effetto dell'aumento (pari a 0,4) del rapporto alunni-classi e brontolano anche i cosiddetti presidi incaricati che chiedono, per l'imminente concorso a loro riservato, almeno le stesse regole della procedura concorsuale ordinaria ormai quasi conclusa e un consistente aumento di posti.

(11 dicembre 2006)