ROMA
«Iniquo e penalizzante». Così i Cip, Comitati Insegnanti Precari, definiscono il regolamento sulle supplenze dei docenti contestando le novità introdotte dal ministero della Pubblica Istruzione. Pur apprezzando la volontà di semplificare le modalità e i tempi per l’assegnazione delle nomine, spiega in una nota il Cip, si contesta sia la diminuzione del numero di istituti nei quali è possibile presentare le domande sia l’indicazione ai presidi di attribuire le ore disponibili al personale di ruolo.
Se l’informatizzazione del sistema e le apposite graduatorie per le supplenze brevi, finalmente, contribuiscono alla rapidità nel reperimento dei supplenti e alla trasparenza delle nomine, la contrazione del numero degli istituti (da 30 a 20) vanifica ogni beneficio, con grave pregiudizio per alunni e insegnanti precari. «L’attribuzione degli spezzoni fino a 6 ore, concesse come straordinario, ai docenti in ruolo a danno dei precari - afferma Gianfranco Pignatelli, presidente nazionale dei Cip - segna un’inaccettabile retromarcia rispetto ai provvedimenti varati solo un anno fa e dimostra, ancora una volta, con quanta contraddittorietà, approssimazione e stoltezza si governi la nostra scuola».
È noto a tutti, infatti, prosegue la nota «che un tale provvedimento, prima ancora di essere punitivo nei confronti dei diritti legittimi dei precari, costituisce un sensibile aggravio per la finanza pubblica, incentiva il cannibalismo professionale nella scuola ed incrementa il nepotismo col quale i dirigenti scolastici, spesso, gestiscono privatisticamente incarichi e risorse».
I Cip, inoltre, denunciano l’inqualificabile destrezza con la quale il ministero ha ritardato ad arte il varo del regolamento, a dimostrazione di quanto sia impresentabile. «Ne chiediamo - conclude Pignatelli - l’immediata modifica perchè manifestamente iniquo, illogico, dispendioso e inutilmente penalizzante per i precari e per la qualità del servizio da loro garantita alla scuola pubblica».
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15.6.07
Scuola, nell'ultimo anno 54mila insegnanti in più senza cattedra
Più alunni e più classi, sono quindi aumentati i docenti, ma il tutto a “vantaggio” del precariato
Roma (GiPe) - Dal dossier di Legambiente “Scuola Pubblica: cambio di passo?” emerge in tutte le sfumature lo stato di crisi del sistema scolastico italiano. Situazione sempre più grave di anno in anno. È cambiato il Governo, ma non lo stato della scuola italiana. Crisi che è facilmente leggibile nel dato relativo al precariato: nell’ultimo anno i “senza cattedra” sono aumentati di 54mila unità arrivando a 156.568, ben il 18,3% del totale, il livello più alto di precarietà mai raggiunto. Questa esplosione è stata determinata dall’aumento generalizzato degli alunni, particolarmente significativo nella scuola superiore, più di 140mila: dal 2001 si sono iscritti a scuola 127.994 alunni in più, l’equivalente di 3.694 classi. Si è venuta così a creare una situazione paradossale: sono aumentati gli alunni e le classi, sono quindi aumentati i docenti, ma il tutto a “vantaggio” del precariato.
La scuola è oggi dunque più precaria. Infatti dal 2001 al 2005 gli insegnanti di ruolo sono diminuiti di 46.528 unità, l’incremento di 10.701 unità nell’ultimo anno non inverte la tendenza. L’incremento della precarietà vuol dire non poter garantire alcuna continuità nel percorso formativo e, ciò che è più grave, è che questo avviene in due settori particolarmente delicati del sistema scolastico italiano. La maggioranza dei docenti “a tempo determinato” si trova infatti negli istituti professionali (42,72%), anello debole del nostro sistema scolastico con un altissimo tasso di abbandono, o è impiegata nel sostegno, dove i precari hanno raggiunto il 50% del totale degli insegnanti impiegati in questa funzione.
Il primo paradosso, per cui l’aumento di posti di lavoro determinato dall’aumento del numero di alunni ha determinato una inedita precarizzazione della categoria, è accompagnato da un altro paradosso: aumentano alunni e docenti ma diminuiscono le risorse finanziarie per l’offerta formativa.
«Oltre all’esplosione del precariato, assistiamo a una sempre più significativa riduzione dei finanziamenti - spiega Vittorio Cogliati Dezza, responsabile nazionale di Legambiente Scuola e Formazione, nel commentare i dati del dossier -; i tagli sono oggi ancor più “pesanti” perché la crescita degli alunni è determinata in gran parte dai ragazzi di origine straniera (nell’ultimo anno più di 430mila, pari a quasi il 5% della popolazione studentesca) che, proprio per le difficoltà linguistiche e le differenze culturali, avrebbero bisogno di una scuola ricca di più funzioni, prima fra tutte quella del mediatore linguistico e culturale».
I tagli per l’arricchimento del Piano dell’offerta formativa sono stati del 22% rispetto allo scorso anno, e raggiungo più del 50% rispetto al 2001.
«La scuola è ancora affrontata come un costo – sostiene ancora Cogliati Dezza -. Ma ciò che è più grave è che nelle scuole italiane si respira sempre la stessa aria di sfiducia, sia tra gli insegnanti che tra gli studenti, sempre più demotivati. Nonostante alcune innovazioni molto importanti, come l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni, il rilancio dell’istruzione tecnica e professionale, la riforma dell’esame di stato e l’avvio del riesame delle Indicazioni nazionali piuttosto che la ripresa degli investimenti nell’edilizia, nella vita quotidiana della scuola non si registrano effetti tangibili. La scuola non se n’è accorta».
In calo anche gli investimenti nell’Educazione per gli adulti (in controtendenza con quanto deciso a Lisbona nel 2000) solo lievemente compensati da una piccola crescita dei corsi presso i Centri territoriali permanenti. Come pure si è ridotto l’investimento per la formazione degli insegnanti, che scende del 60% rispetto al 2001 e del 34,49% rispetto all’altr’anno. Del tutto azzerati, come ormai succede dal 2003, i finanziamenti per le nuove tecnologie nelle scuole.
Unico, consolante, dato in controtendenza - secondoLegambiente -: nella Finanziaria 2007 tornano gli investimenti nell’edilizia scolastica, con decreti che dispongono incentivi per l’installazione del solare fotovoltaico nelle scuole.
Roma (GiPe) - Dal dossier di Legambiente “Scuola Pubblica: cambio di passo?” emerge in tutte le sfumature lo stato di crisi del sistema scolastico italiano. Situazione sempre più grave di anno in anno. È cambiato il Governo, ma non lo stato della scuola italiana. Crisi che è facilmente leggibile nel dato relativo al precariato: nell’ultimo anno i “senza cattedra” sono aumentati di 54mila unità arrivando a 156.568, ben il 18,3% del totale, il livello più alto di precarietà mai raggiunto. Questa esplosione è stata determinata dall’aumento generalizzato degli alunni, particolarmente significativo nella scuola superiore, più di 140mila: dal 2001 si sono iscritti a scuola 127.994 alunni in più, l’equivalente di 3.694 classi. Si è venuta così a creare una situazione paradossale: sono aumentati gli alunni e le classi, sono quindi aumentati i docenti, ma il tutto a “vantaggio” del precariato.
La scuola è oggi dunque più precaria. Infatti dal 2001 al 2005 gli insegnanti di ruolo sono diminuiti di 46.528 unità, l’incremento di 10.701 unità nell’ultimo anno non inverte la tendenza. L’incremento della precarietà vuol dire non poter garantire alcuna continuità nel percorso formativo e, ciò che è più grave, è che questo avviene in due settori particolarmente delicati del sistema scolastico italiano. La maggioranza dei docenti “a tempo determinato” si trova infatti negli istituti professionali (42,72%), anello debole del nostro sistema scolastico con un altissimo tasso di abbandono, o è impiegata nel sostegno, dove i precari hanno raggiunto il 50% del totale degli insegnanti impiegati in questa funzione.
Il primo paradosso, per cui l’aumento di posti di lavoro determinato dall’aumento del numero di alunni ha determinato una inedita precarizzazione della categoria, è accompagnato da un altro paradosso: aumentano alunni e docenti ma diminuiscono le risorse finanziarie per l’offerta formativa.
«Oltre all’esplosione del precariato, assistiamo a una sempre più significativa riduzione dei finanziamenti - spiega Vittorio Cogliati Dezza, responsabile nazionale di Legambiente Scuola e Formazione, nel commentare i dati del dossier -; i tagli sono oggi ancor più “pesanti” perché la crescita degli alunni è determinata in gran parte dai ragazzi di origine straniera (nell’ultimo anno più di 430mila, pari a quasi il 5% della popolazione studentesca) che, proprio per le difficoltà linguistiche e le differenze culturali, avrebbero bisogno di una scuola ricca di più funzioni, prima fra tutte quella del mediatore linguistico e culturale».
I tagli per l’arricchimento del Piano dell’offerta formativa sono stati del 22% rispetto allo scorso anno, e raggiungo più del 50% rispetto al 2001.
«La scuola è ancora affrontata come un costo – sostiene ancora Cogliati Dezza -. Ma ciò che è più grave è che nelle scuole italiane si respira sempre la stessa aria di sfiducia, sia tra gli insegnanti che tra gli studenti, sempre più demotivati. Nonostante alcune innovazioni molto importanti, come l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni, il rilancio dell’istruzione tecnica e professionale, la riforma dell’esame di stato e l’avvio del riesame delle Indicazioni nazionali piuttosto che la ripresa degli investimenti nell’edilizia, nella vita quotidiana della scuola non si registrano effetti tangibili. La scuola non se n’è accorta».
In calo anche gli investimenti nell’Educazione per gli adulti (in controtendenza con quanto deciso a Lisbona nel 2000) solo lievemente compensati da una piccola crescita dei corsi presso i Centri territoriali permanenti. Come pure si è ridotto l’investimento per la formazione degli insegnanti, che scende del 60% rispetto al 2001 e del 34,49% rispetto all’altr’anno. Del tutto azzerati, come ormai succede dal 2003, i finanziamenti per le nuove tecnologie nelle scuole.
Unico, consolante, dato in controtendenza - secondoLegambiente -: nella Finanziaria 2007 tornano gli investimenti nell’edilizia scolastica, con decreti che dispongono incentivi per l’installazione del solare fotovoltaico nelle scuole.
24.4.07
Scuola,Assunzioni, 150 mila non bastano.
Rapporto del ministero dell'istruzione: pochi i prof di matematica.
I precari in attesa di un posto fisso sono almeno 237 mila
da Italia Oggi del 24/4/2007
Le immissioni in ruolo programmate dal governo nel prossimo triennio non basteranno a dare un lavoro stabile a tutti i docenti precari abilitati. È quanto si evince confrontando i dati previsionali delle immissioni in ruolo con quelli delle graduatorie permanenti aggiornati al 19 ottobre 2006. Stando a quanto previsto nella Finanziaria di quest'anno, nel prossimo triennio dovrebbero essere disposte 150 mila immissioni in ruolo. Troppo poche se si pensa che nelle graduatorie permanenti attualmente in vigore ci sono non meno di 237 mila precari. E che, a partire dal prossimo anno, se ne aggiungeranno almeno altri 100 mila. I dati sul precariato sono contenuti in un rapporto elaborato dal ministero della pubblica istruzione, denominato Osservatorio sulle graduatorie permanenti 2006, pubblicato sul sito.
In realtà i soggetti inseriti nelle graduatorie permanenti sono esattamente 444.852, ma gli aspiranti in condizioni di effettivo precariato sono 237 mila. La differenza è costituita generalmente da docenti di ruolo, che hanno scelto di rimanere inclusi, sperando in una possibilità in più per la mobilità. Specialmente per quanto riguarda eventuali passaggi di cattedra e di ruolo. Oppure per la mobilità interprovinciale, che è preclusa per 3 anni ai neoimmessi in ruolo. Un altro dato importante è costituito dall'elevato tasso di specializzazione: il 60% dei candidati ha conseguito l'abilitazione tramite il superamento di un concorso per titoli ed esami. E si fa via via più consistente la percentuale dei titolari di laurea specialistica in scienze della formazione primaria fra gli aspiranti all'insegnamento nella scuola dell'infanzia e primaria (tra gli iscritti 2005 è rispettivamente del 24,3% e del 40,9%). Cresce anche la quota dei diplomati presso le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (Ssis) nelle graduatorie per la scuola secondaria, pari al 27,5% degli iscritti alle graduatorie per la scuola media, e al 26,6% degli iscritti alle graduatorie per la scuola superiore.
Ma è anche vero che, ad oggi, le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario costituiscono l'unico percorso ordinario per conseguire l'abilitazione. E il numero delle sanatorie è diminuito rispetto al passato. Nel rapporto emerge anche nel Mezzogiorno c'è il numero più alto di precari: il 46,8% del totale nazionale. Pochi i docenti di matematica: una presenza percentuale del solo 10,8%, sempre per la secondaria di primo grado, degli aspiranti all'area della matematica (a fronte di un 17% dell'organico). Anche nella secondaria di secondo grado ci sono percentuali analoghe, con indice molto basso di aspiranti agli insegnamenti di matematica, fisica, informatica, discipline tecnologiche.
I precari in attesa di un posto fisso sono almeno 237 mila
da Italia Oggi del 24/4/2007
Le immissioni in ruolo programmate dal governo nel prossimo triennio non basteranno a dare un lavoro stabile a tutti i docenti precari abilitati. È quanto si evince confrontando i dati previsionali delle immissioni in ruolo con quelli delle graduatorie permanenti aggiornati al 19 ottobre 2006. Stando a quanto previsto nella Finanziaria di quest'anno, nel prossimo triennio dovrebbero essere disposte 150 mila immissioni in ruolo. Troppo poche se si pensa che nelle graduatorie permanenti attualmente in vigore ci sono non meno di 237 mila precari. E che, a partire dal prossimo anno, se ne aggiungeranno almeno altri 100 mila. I dati sul precariato sono contenuti in un rapporto elaborato dal ministero della pubblica istruzione, denominato Osservatorio sulle graduatorie permanenti 2006, pubblicato sul sito.
In realtà i soggetti inseriti nelle graduatorie permanenti sono esattamente 444.852, ma gli aspiranti in condizioni di effettivo precariato sono 237 mila. La differenza è costituita generalmente da docenti di ruolo, che hanno scelto di rimanere inclusi, sperando in una possibilità in più per la mobilità. Specialmente per quanto riguarda eventuali passaggi di cattedra e di ruolo. Oppure per la mobilità interprovinciale, che è preclusa per 3 anni ai neoimmessi in ruolo. Un altro dato importante è costituito dall'elevato tasso di specializzazione: il 60% dei candidati ha conseguito l'abilitazione tramite il superamento di un concorso per titoli ed esami. E si fa via via più consistente la percentuale dei titolari di laurea specialistica in scienze della formazione primaria fra gli aspiranti all'insegnamento nella scuola dell'infanzia e primaria (tra gli iscritti 2005 è rispettivamente del 24,3% e del 40,9%). Cresce anche la quota dei diplomati presso le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (Ssis) nelle graduatorie per la scuola secondaria, pari al 27,5% degli iscritti alle graduatorie per la scuola media, e al 26,6% degli iscritti alle graduatorie per la scuola superiore.
Ma è anche vero che, ad oggi, le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario costituiscono l'unico percorso ordinario per conseguire l'abilitazione. E il numero delle sanatorie è diminuito rispetto al passato. Nel rapporto emerge anche nel Mezzogiorno c'è il numero più alto di precari: il 46,8% del totale nazionale. Pochi i docenti di matematica: una presenza percentuale del solo 10,8%, sempre per la secondaria di primo grado, degli aspiranti all'area della matematica (a fronte di un 17% dell'organico). Anche nella secondaria di secondo grado ci sono percentuali analoghe, con indice molto basso di aspiranti agli insegnamenti di matematica, fisica, informatica, discipline tecnologiche.
Storia della professoressa Sofia, precaria dal punteggio precario
di Laura Eduati
Se l'unico cruccio dei supplenti fosse la precarietà, dormirebbero sonni tranquilli. A guastare la vita degli insegnanti senza cattedra intervengono convocazioni a sorpresa, master inutili, graduatorie scivolose e levatacce.
Sofia Bartali, romana di 33 anni, ha appena finito di leggere. La classe fa la ola quando spiego , la raccolta delle note date a studenti che in classe scardinano le porte, mettono le fette di salame nei registri o si assentano per tagliarsi i capelli.
Sofia è supplente di lettere e latino nei licei e negli istituti magistrali, ma ammette di non aver mai avuto problemi gravi di disciplina. A parte il sequestro dei telefonini: «Li ho vietati ben prima della circolare di Fioroni. E se li vogliono indietro, devono venire accompagnati dai genitori». A Sofia piace il suo lavoro: «Ho sempre desiderato insegnare. Quando entro in classe mi concentro sulla lezione e dimentico tutta la fatica». Doppia fatica: da professoressa e da precaria. Aggravata dall'ansia per il punteggio, quei dannati numeri che ti permettono di salire in graduatoria e di sperare che l'anno prossimo ti andrà meglio. Ma non basta accettare cattedre a 250 chilometri di distanza, alzarsi alle 5 del mattino e frequentare master inutili dal punto di vista didattico: a complicare la vita ci si mette il ministero della Pubblica Istruzione. Basta che la Moratti (ieri) e Fioroni (oggi) si sveglino e cambino il metodo di calcolo e all'improvviso il punteggio di quella cattedra che avevi rifiutato raddoppia. Oppure quel master che consideravi superfluo diventa magicamente fondamentale per la carriera. E' successo anche a Sofia.
La prima vera esperienza di insegnamento capita a Solano, un paesino di 700 anime nel grossetano. «Dovevo coprire una maternità. Non mi fecero un unico contratto ma mi assumevano e mi licenziavano di volta in volta stando attenti a non includere le festività come il Natale e il primo maggio, naturalmente per non pagarmi le ferie».
L'anno dopo è il 2003 e la professoressa Bartali prende in affitto una casa a Castel Del Piano (Grosseto) perché è lì che ha preso servizio da settembre. Ma solo per due mesi. Il resto dell'anno scolastico prosegue a Grosseto città, una cattedra di 9 ore che poco dopo si riducono a 4 settimanali, ognuna in un giorno diverso. Stipendio: 300 euro. «Accetti perché devi acquisire punteggio» dice Sofia. La casa di Castel Del Piano non è cara ma comunque costa, «così mia madre mi mandava ogni mese dei soldi per pagare le bollette». Non è la prima volta che succede. Sofia si è laureata a 25 anni alla Sapienza di Roma ed è stata una delle prime sissine d'Italia. I sissini, termine che i precari storici ormai utilizzano con disprezzo, si chiamano così perché hanno frequentato la Ssis, la scuola di specializzazione per insegnanti delle secondarie. Istituita nel 1999 su base regionale, la Ssis sostituisce il vecchio concorso per insegnanti: dura due anni di frequenza obbligatoria e sfibrante, e al termine si acquisisce un punteggio che serve per l'iscrizione in graduatoria. «Non so in quale altro mestiere bisogna pagare un corso di specializzazione obbligatorio», si chiede Sofia. I medici e gli avvocati, ad esempio, non vengono pagati durante il tirocinio, ma nemmeno devono sborsare denaro. Alla famiglia di Sofia la Ssis è costata cinque milioni di lire. Senza contare l'appartamento a Venezia, i viaggi per tornare a Roma e il materiale didattico.
Torniamo a Grosseto: una scuola di Arcidosso, paesino confinante con Castel del Piano, cerca un'insegnante di sostegno. Sofia rifiuta. Poi scopre che Arcidosso è incluso nella lista dei paesi di montagna, dove insegnare vale il doppio del punteggio.
Il 2004 scoppia la rivoluzione dei punteggi. La ministra Moratti stabilisce che frequentare un corso di didattica vale 2 punti. A quel punto i precari si iscrivono in massa per non scivolare nella graduatoria. Nella bolgia di università che offrono corsi di specializzazione a caro prezzo, Sofia e altre colleghe decidono di puntare sulla For.com, istituto privato riconosciuto dal ministero: «800 euro per una farsa. Il corso è on-line, progettato male e povero di contenuti. All'esame finale puoi facilmente copiare, nessuno controlla». L'angoscia dei precari alimenta il mercato dei corsi costosi e male organizzati. Inutilmente: se tutti seguono lo stesso master, alla fine tutti saranno saliti del medesimo punteggio e la graduatoria rimane uguale.
Tornata a Roma nel 2004, la prof Bartali viene chiamata per una nuova supplenza a Grosseto: due volte la settimana si sveglia alle 5 meno un quarto, macina 250 chilometri in treno, fa lezione, torna a casa, prepara i compiti e corregge le verifiche.
Meglio a settembre dell'anno dopo: cattedra annuale in un liceo scientifico di Ladispoli, cittadina a 40 chilometri da Roma. Sveglia alle 5, cambio a Trastevere e via col treno. «Negli scompartimenti salivano soltanto insegnanti precari destinati alle scuole della provincia, dove c'è un turn over pazzesco di supplenti». A detrimento degli alunni, che ogni sei mesi cambiano professore e la continuità didattica va a farsi benedire.
Oggi Sofia insegna in un liceo scientifico di Centocelle, a Roma. Il contratto scade il 30 giugno, non sarà pagata quest'estate. Non può nemmeno organizzarsi una vacanza, perché le convocazioni per il prossimo anno scolastico capitano all'improvviso e danno un preavviso di pochi giorni. «Come fai a vivere se fino al 31 agosto non sai dove sarai il 1 settembre? Come fai a prendere un affitto una casa, se non sai dove ti destineranno?».
da Liberazione 18 aprile 2007
Se l'unico cruccio dei supplenti fosse la precarietà, dormirebbero sonni tranquilli. A guastare la vita degli insegnanti senza cattedra intervengono convocazioni a sorpresa, master inutili, graduatorie scivolose e levatacce.
Sofia Bartali, romana di 33 anni, ha appena finito di leggere. La classe fa la ola quando spiego , la raccolta delle note date a studenti che in classe scardinano le porte, mettono le fette di salame nei registri o si assentano per tagliarsi i capelli.
Sofia è supplente di lettere e latino nei licei e negli istituti magistrali, ma ammette di non aver mai avuto problemi gravi di disciplina. A parte il sequestro dei telefonini: «Li ho vietati ben prima della circolare di Fioroni. E se li vogliono indietro, devono venire accompagnati dai genitori». A Sofia piace il suo lavoro: «Ho sempre desiderato insegnare. Quando entro in classe mi concentro sulla lezione e dimentico tutta la fatica». Doppia fatica: da professoressa e da precaria. Aggravata dall'ansia per il punteggio, quei dannati numeri che ti permettono di salire in graduatoria e di sperare che l'anno prossimo ti andrà meglio. Ma non basta accettare cattedre a 250 chilometri di distanza, alzarsi alle 5 del mattino e frequentare master inutili dal punto di vista didattico: a complicare la vita ci si mette il ministero della Pubblica Istruzione. Basta che la Moratti (ieri) e Fioroni (oggi) si sveglino e cambino il metodo di calcolo e all'improvviso il punteggio di quella cattedra che avevi rifiutato raddoppia. Oppure quel master che consideravi superfluo diventa magicamente fondamentale per la carriera. E' successo anche a Sofia.
La prima vera esperienza di insegnamento capita a Solano, un paesino di 700 anime nel grossetano. «Dovevo coprire una maternità. Non mi fecero un unico contratto ma mi assumevano e mi licenziavano di volta in volta stando attenti a non includere le festività come il Natale e il primo maggio, naturalmente per non pagarmi le ferie».
L'anno dopo è il 2003 e la professoressa Bartali prende in affitto una casa a Castel Del Piano (Grosseto) perché è lì che ha preso servizio da settembre. Ma solo per due mesi. Il resto dell'anno scolastico prosegue a Grosseto città, una cattedra di 9 ore che poco dopo si riducono a 4 settimanali, ognuna in un giorno diverso. Stipendio: 300 euro. «Accetti perché devi acquisire punteggio» dice Sofia. La casa di Castel Del Piano non è cara ma comunque costa, «così mia madre mi mandava ogni mese dei soldi per pagare le bollette». Non è la prima volta che succede. Sofia si è laureata a 25 anni alla Sapienza di Roma ed è stata una delle prime sissine d'Italia. I sissini, termine che i precari storici ormai utilizzano con disprezzo, si chiamano così perché hanno frequentato la Ssis, la scuola di specializzazione per insegnanti delle secondarie. Istituita nel 1999 su base regionale, la Ssis sostituisce il vecchio concorso per insegnanti: dura due anni di frequenza obbligatoria e sfibrante, e al termine si acquisisce un punteggio che serve per l'iscrizione in graduatoria. «Non so in quale altro mestiere bisogna pagare un corso di specializzazione obbligatorio», si chiede Sofia. I medici e gli avvocati, ad esempio, non vengono pagati durante il tirocinio, ma nemmeno devono sborsare denaro. Alla famiglia di Sofia la Ssis è costata cinque milioni di lire. Senza contare l'appartamento a Venezia, i viaggi per tornare a Roma e il materiale didattico.
Torniamo a Grosseto: una scuola di Arcidosso, paesino confinante con Castel del Piano, cerca un'insegnante di sostegno. Sofia rifiuta. Poi scopre che Arcidosso è incluso nella lista dei paesi di montagna, dove insegnare vale il doppio del punteggio.
Il 2004 scoppia la rivoluzione dei punteggi. La ministra Moratti stabilisce che frequentare un corso di didattica vale 2 punti. A quel punto i precari si iscrivono in massa per non scivolare nella graduatoria. Nella bolgia di università che offrono corsi di specializzazione a caro prezzo, Sofia e altre colleghe decidono di puntare sulla For.com, istituto privato riconosciuto dal ministero: «800 euro per una farsa. Il corso è on-line, progettato male e povero di contenuti. All'esame finale puoi facilmente copiare, nessuno controlla». L'angoscia dei precari alimenta il mercato dei corsi costosi e male organizzati. Inutilmente: se tutti seguono lo stesso master, alla fine tutti saranno saliti del medesimo punteggio e la graduatoria rimane uguale.
Tornata a Roma nel 2004, la prof Bartali viene chiamata per una nuova supplenza a Grosseto: due volte la settimana si sveglia alle 5 meno un quarto, macina 250 chilometri in treno, fa lezione, torna a casa, prepara i compiti e corregge le verifiche.
Meglio a settembre dell'anno dopo: cattedra annuale in un liceo scientifico di Ladispoli, cittadina a 40 chilometri da Roma. Sveglia alle 5, cambio a Trastevere e via col treno. «Negli scompartimenti salivano soltanto insegnanti precari destinati alle scuole della provincia, dove c'è un turn over pazzesco di supplenti». A detrimento degli alunni, che ogni sei mesi cambiano professore e la continuità didattica va a farsi benedire.
Oggi Sofia insegna in un liceo scientifico di Centocelle, a Roma. Il contratto scade il 30 giugno, non sarà pagata quest'estate. Non può nemmeno organizzarsi una vacanza, perché le convocazioni per il prossimo anno scolastico capitano all'improvviso e danno un preavviso di pochi giorni. «Come fai a vivere se fino al 31 agosto non sai dove sarai il 1 settembre? Come fai a prendere un affitto una casa, se non sai dove ti destineranno?».
da Liberazione 18 aprile 2007
16.4.07
Precari: 60.000 immissioni in ruolo dal 1° settembre 2007
Il ministro dell'Economia Padoa Schioppa ha sottoscritto il decreto che autorizza la nomina di 50.000 docenti e 10.000 unità di personale Ata in attuazione delle disposizioni della legge Finanziaria per il 2007.
Dopo la richiesta del ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, a sua volta sollecitato dai sindacati anche nell’incontro con il Governo del 6 aprile scorso quando è stato siglato l’accordo sui contratti del pubblico impiego, Padoa Schioppa ha sottoscritto il decreto interministeriale relativo alle nomine in ruolo del comparto scuola in attuazione delle disposizioni della legge Finanziaria per il 2007.
A decorrere dal 1° settembre 2007 saranno 50.000 le immissioni in ruolo per il personale docente (un terzo di quanto indicato nella Finanziaria per il triennio) e 10.000 quelle per il personale Ata.
10/04/2007
Dopo la richiesta del ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, a sua volta sollecitato dai sindacati anche nell’incontro con il Governo del 6 aprile scorso quando è stato siglato l’accordo sui contratti del pubblico impiego, Padoa Schioppa ha sottoscritto il decreto interministeriale relativo alle nomine in ruolo del comparto scuola in attuazione delle disposizioni della legge Finanziaria per il 2007.
A decorrere dal 1° settembre 2007 saranno 50.000 le immissioni in ruolo per il personale docente (un terzo di quanto indicato nella Finanziaria per il triennio) e 10.000 quelle per il personale Ata.
10/04/2007
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3.4.07
Scuola: petizione per 80mila assunzioni
Per la sollecita attivazione delle 80.000 immissioni in ruolo previste per l'anno scolastico 2007/08
Al Parlamento, al Governo, con particolare riferimento ai Ministri Fioroni e Padoa Schioppa
L'ultima Legge Finanziaria prevede un piano di assunzioni di 150.000 insegnanti e di 20.000 lavoratori ATA.
Considerato, peraltro, il numero altissimo di pensionamenti previsto per il prossimo anno scolastico - che libereranno cattedre che vanno ad aggiungersi al grande numero di posti vacanti già disponibili nell'anno scolastico in corso - riteniamo incredibile che, a tutt'oggi, non vi siano ancora certezze sulle immissioni in ruolo!
Va, altresì, rimarcato che il numero di assunzioni previsto per il personale ATA è assai esiguo.
Queste circostanze figurano tra le motivazioni per le quali le organizzazioni sindacali hanno dichiarato lo stato di agitazione e hanno indetto uno sciopero tra le cui rivendicazioni figura l'assunzione degli oltre 200.000 docenti e dei tantissimi lavoratori ATA attualmente in servizio a tempo determinato.
Il programma dell'Unione è chiarissimo nel prevedere la stabilizzazione del personale precario della scuola. Lo stesso Ministro Fioroni e il Viceministro Bastico hanno ripetutamente manifestato rassicurazioni in tal senso, rassicurazioni cui, oggi, senza indugiare oltre, occorre dare seguito.
Retrocedere da questi impegni rappresenterebbe un atto di grave irresponsabilità politica che minerebbe, in maniera irreparabile, la fiducia che i precari della scuola hanno massicciamente profuso nelle forze che sostengono questa maggioranza. Per tali motivi chiediamo:
* che venga dato subito corso alle procedure che portano alla realizzazione delle 80.000 immissioni in ruolo annunciate per il prossimo anno scolastico;
* che venga aumentato il contingente di assunzioni previsto per il personale ATA.
Riteniamo che questo Governo, per la sua natura e per le forze politiche che lo sostengono possa e debba dimostrare l'attenzione e la sensibilità dovute alle legittime aspettative e agli inalienabili diritti dei dipendenti dello Stato.
Pertanto, fiduciosamente, attendiamo positive risposte in merito dalle SS.LL.
Al Parlamento, al Governo, con particolare riferimento ai Ministri Fioroni e Padoa Schioppa
L'ultima Legge Finanziaria prevede un piano di assunzioni di 150.000 insegnanti e di 20.000 lavoratori ATA.
Considerato, peraltro, il numero altissimo di pensionamenti previsto per il prossimo anno scolastico - che libereranno cattedre che vanno ad aggiungersi al grande numero di posti vacanti già disponibili nell'anno scolastico in corso - riteniamo incredibile che, a tutt'oggi, non vi siano ancora certezze sulle immissioni in ruolo!
Va, altresì, rimarcato che il numero di assunzioni previsto per il personale ATA è assai esiguo.
Queste circostanze figurano tra le motivazioni per le quali le organizzazioni sindacali hanno dichiarato lo stato di agitazione e hanno indetto uno sciopero tra le cui rivendicazioni figura l'assunzione degli oltre 200.000 docenti e dei tantissimi lavoratori ATA attualmente in servizio a tempo determinato.
Il programma dell'Unione è chiarissimo nel prevedere la stabilizzazione del personale precario della scuola. Lo stesso Ministro Fioroni e il Viceministro Bastico hanno ripetutamente manifestato rassicurazioni in tal senso, rassicurazioni cui, oggi, senza indugiare oltre, occorre dare seguito.
Retrocedere da questi impegni rappresenterebbe un atto di grave irresponsabilità politica che minerebbe, in maniera irreparabile, la fiducia che i precari della scuola hanno massicciamente profuso nelle forze che sostengono questa maggioranza. Per tali motivi chiediamo:
* che venga dato subito corso alle procedure che portano alla realizzazione delle 80.000 immissioni in ruolo annunciate per il prossimo anno scolastico;
* che venga aumentato il contingente di assunzioni previsto per il personale ATA.
Riteniamo che questo Governo, per la sua natura e per le forze politiche che lo sostengono possa e debba dimostrare l'attenzione e la sensibilità dovute alle legittime aspettative e agli inalienabili diritti dei dipendenti dello Stato.
Pertanto, fiduciosamente, attendiamo positive risposte in merito dalle SS.LL.
22.3.07
E il prof a giornata aspetta in stazione
22/3/2007 - REPORTAGE
Precari: la corsa per le supplenze da una lezione
ROSARIA TALARICO
Partono un bel po’ prima delle cinque dalla provincia di Napoli o di Avellino. Salgono sul pullman della speranza e arrivano a Roma, stazione degli autobus Tiburtina, oltre due ore dopo. La speranza è quella di guadagnarsi anche oggi una supplenza.
Sull’autobus degli insegnanti precari e pendolari forzati si conoscono tutti. Una familiarità da compagni di viaggio con cui si dividono gli sbadigli e il freddo delle albe invernali. Tra loro c’è chi non sa neanche dove gli toccherà insegnare. Aspettano una chiamata dalla scuola. Se non arriva si torna a casa. Ma di solito, per fortuna, a telefonare sono anche più istituti contemporaneamente. Camminando a passo svelto verso la fermata dell’autobus che la porterà alla scuola elementare di viale Adriatico, zona Nomentana, Carmela (Carmelina) Monda racconta che «di noi non parla nessuno. Siamo pure più sfortunati, quelli di Caserta intervistati da Ballarò hanno la comodità del treno. Si possono svegliare un’ora dopo».
Quelli di Caserta: ovvero altri insegnanti precari che, incastrati nelle graduatorie gonfie e immobili della provincia di Napoli, migrano verso Roma in cerca di supplenze brevi: anche solo un giorno. Così, il treno che arriva a Termini alle 7.45 lo chiamano «il vagone del Provveditorato». Partenza alle cinque, sperando che durante il viaggio il preside di qualche scuola, sprovvisto di un docente, alzi il telefono per convocare un supplente d’emergenza. Al secondo piano della stazione Termini c’è un bar self service, a quell’ora è chiuso. Le sedie e i tavolini vuoti accolgono maestre col cellulare tra le mani e la batteria carica. «A Tiburtina andiamo al Cristal Bar - continua Carmelina -, e se la chiamata arriva entro le 8 bene, è per la mattina. Se arriva più tardi bisogna far passare il tempo fino al turno del pomeriggio».
Per poi piovere in classi ostili, dove «se un professore è violento lo licenziano in tronco - osserva Carmelina -. Gli studenti violenti, però non li licenzia nessuno. In classe ci arrivano le sedie sulla schiena...». Carmelina ha due figli di 13 e 19 anni, e alle spalle già un anno di viaggi a Roma per le supplenze brevissime saltando da un’aula all’altra, da un autobus all’altro. «Quest’anno invece sono fortunata: insegno dal 21 novembre fino all’8 giugno, e sempre nella stessa scuola». Non c’è imbarazzo a parlare di fortuna con un lavoro da 1.100 euro al mese (ci sono 300 euro di abbonamenti tra pullman e metropolitana) che la fa rientrare a casa tra le sei e le nove di sera con la cena ancora da preparare. «Che fine faremo noi precari?» si chiede l’ insegnante, mentre l’arrivo dell’autobus mette fine alla conversazione. La domanda, annotata sul taccuino, galleggia tra cifre sconfortanti: sono 180mila i precari a livello nazionale.
I pendolari dalla Campania al Lazio riproducono gli spostamenti storici di insegnanti che dal Sud vanno a lavorare al Nord. Un esodo destinato ad aumentare con la stabilizzazione prevista dalla Finanziaria di 150mila insegnanti. «Questo è un periodo di vacche grasse per i precari» afferma sorprendentemente Gianfranco Pignatelli, presidente nazionale del Cip (il Comitato insegnanti precari, associazione riconosciuta dal ministero dell’Istruzione che esiste da dieci anni). Presto svelato il motivo del tono trionfale: «Dopo la sfacchinata degli scrutini - spiega Pignatelli - molti titolari di cattedra si prendono un periodo di riposo». Per i precari si tratta invece di fare gli straordinari. I peggiori sono gli insegnanti che si mettono in congedo prima degli scrutini, abbandonando il compito vitale della valutazione degli studenti a un supplente che neanche li conosce e si sobbarca la fatica di riunioni e consigli. Sul pullman, di ritorno a casa, quando la frenesia della mattina lascia il posto alla stanchezza e c’è il tempo per raccontare meglio la propria inesorabile quotidianità. Francesco (Franco) Melissa ha 50 anni e parte da Baiano, provincia di Avellino, alle 4.40 di mattina. Ha moglie e tre figli. Fino al 2001 era disoccupato. Ora è collaboratore scolastico, fa il bidello in una scuola dalle parti di piazza Fiume. Rientra nelle categorie protette perché è orfano di guerra. Da quattro anni fa avanti e indietro ogni giorno per mettere insieme poco più di 900 euro al mese.
Marietta Squillante è di Civitile, provincia di Napoli: insegnante di sostegno alle superiori. Anche a lei quest’anno è andata tutto sommato bene. «Ho una supplenza annuale a Tivoli. Prima insegnavo nelle scuole private vicino casa, poi mi sono sposata e ho avuto una bambina. Sono in graduatoria a Napoli, ma lì non arrivano mai a chiamarmi. Così ho fatto la scelta di viaggiare, anche se mia figlia sente la mancanza della mamma».
C’è anche un servizio di aiuto notturno: per chi è costretto a restare a Roma fino a tardi - magari un collegio dei docenti va per le lunghe - si mette in moto la rete di solidarietà degli alloggi di fortuna a casa di colleghi, parenti e amici. Basta un posto per stendersi, e d’altronde tutto va bene pur di non pagare il conto di una stanza e intaccare lo stipendio. «La stabilizzazione per molti, sarà l’ultimo treno» conclude Pignatelli, 25 anni di vita da precario. «Non sai da quale stazione passerà, ma non hai nessuna intenzione di perderlo». Di certo agli insegnanti-pendolari l’allenamento non manca: anche questi, che fanno pratica con gli autobus.
(La Stampa on line)
Precari: la corsa per le supplenze da una lezione
ROSARIA TALARICO
Partono un bel po’ prima delle cinque dalla provincia di Napoli o di Avellino. Salgono sul pullman della speranza e arrivano a Roma, stazione degli autobus Tiburtina, oltre due ore dopo. La speranza è quella di guadagnarsi anche oggi una supplenza.
Sull’autobus degli insegnanti precari e pendolari forzati si conoscono tutti. Una familiarità da compagni di viaggio con cui si dividono gli sbadigli e il freddo delle albe invernali. Tra loro c’è chi non sa neanche dove gli toccherà insegnare. Aspettano una chiamata dalla scuola. Se non arriva si torna a casa. Ma di solito, per fortuna, a telefonare sono anche più istituti contemporaneamente. Camminando a passo svelto verso la fermata dell’autobus che la porterà alla scuola elementare di viale Adriatico, zona Nomentana, Carmela (Carmelina) Monda racconta che «di noi non parla nessuno. Siamo pure più sfortunati, quelli di Caserta intervistati da Ballarò hanno la comodità del treno. Si possono svegliare un’ora dopo».
Quelli di Caserta: ovvero altri insegnanti precari che, incastrati nelle graduatorie gonfie e immobili della provincia di Napoli, migrano verso Roma in cerca di supplenze brevi: anche solo un giorno. Così, il treno che arriva a Termini alle 7.45 lo chiamano «il vagone del Provveditorato». Partenza alle cinque, sperando che durante il viaggio il preside di qualche scuola, sprovvisto di un docente, alzi il telefono per convocare un supplente d’emergenza. Al secondo piano della stazione Termini c’è un bar self service, a quell’ora è chiuso. Le sedie e i tavolini vuoti accolgono maestre col cellulare tra le mani e la batteria carica. «A Tiburtina andiamo al Cristal Bar - continua Carmelina -, e se la chiamata arriva entro le 8 bene, è per la mattina. Se arriva più tardi bisogna far passare il tempo fino al turno del pomeriggio».
Per poi piovere in classi ostili, dove «se un professore è violento lo licenziano in tronco - osserva Carmelina -. Gli studenti violenti, però non li licenzia nessuno. In classe ci arrivano le sedie sulla schiena...». Carmelina ha due figli di 13 e 19 anni, e alle spalle già un anno di viaggi a Roma per le supplenze brevissime saltando da un’aula all’altra, da un autobus all’altro. «Quest’anno invece sono fortunata: insegno dal 21 novembre fino all’8 giugno, e sempre nella stessa scuola». Non c’è imbarazzo a parlare di fortuna con un lavoro da 1.100 euro al mese (ci sono 300 euro di abbonamenti tra pullman e metropolitana) che la fa rientrare a casa tra le sei e le nove di sera con la cena ancora da preparare. «Che fine faremo noi precari?» si chiede l’ insegnante, mentre l’arrivo dell’autobus mette fine alla conversazione. La domanda, annotata sul taccuino, galleggia tra cifre sconfortanti: sono 180mila i precari a livello nazionale.
I pendolari dalla Campania al Lazio riproducono gli spostamenti storici di insegnanti che dal Sud vanno a lavorare al Nord. Un esodo destinato ad aumentare con la stabilizzazione prevista dalla Finanziaria di 150mila insegnanti. «Questo è un periodo di vacche grasse per i precari» afferma sorprendentemente Gianfranco Pignatelli, presidente nazionale del Cip (il Comitato insegnanti precari, associazione riconosciuta dal ministero dell’Istruzione che esiste da dieci anni). Presto svelato il motivo del tono trionfale: «Dopo la sfacchinata degli scrutini - spiega Pignatelli - molti titolari di cattedra si prendono un periodo di riposo». Per i precari si tratta invece di fare gli straordinari. I peggiori sono gli insegnanti che si mettono in congedo prima degli scrutini, abbandonando il compito vitale della valutazione degli studenti a un supplente che neanche li conosce e si sobbarca la fatica di riunioni e consigli. Sul pullman, di ritorno a casa, quando la frenesia della mattina lascia il posto alla stanchezza e c’è il tempo per raccontare meglio la propria inesorabile quotidianità. Francesco (Franco) Melissa ha 50 anni e parte da Baiano, provincia di Avellino, alle 4.40 di mattina. Ha moglie e tre figli. Fino al 2001 era disoccupato. Ora è collaboratore scolastico, fa il bidello in una scuola dalle parti di piazza Fiume. Rientra nelle categorie protette perché è orfano di guerra. Da quattro anni fa avanti e indietro ogni giorno per mettere insieme poco più di 900 euro al mese.
Marietta Squillante è di Civitile, provincia di Napoli: insegnante di sostegno alle superiori. Anche a lei quest’anno è andata tutto sommato bene. «Ho una supplenza annuale a Tivoli. Prima insegnavo nelle scuole private vicino casa, poi mi sono sposata e ho avuto una bambina. Sono in graduatoria a Napoli, ma lì non arrivano mai a chiamarmi. Così ho fatto la scelta di viaggiare, anche se mia figlia sente la mancanza della mamma».
C’è anche un servizio di aiuto notturno: per chi è costretto a restare a Roma fino a tardi - magari un collegio dei docenti va per le lunghe - si mette in moto la rete di solidarietà degli alloggi di fortuna a casa di colleghi, parenti e amici. Basta un posto per stendersi, e d’altronde tutto va bene pur di non pagare il conto di una stanza e intaccare lo stipendio. «La stabilizzazione per molti, sarà l’ultimo treno» conclude Pignatelli, 25 anni di vita da precario. «Non sai da quale stazione passerà, ma non hai nessuna intenzione di perderlo». Di certo agli insegnanti-pendolari l’allenamento non manca: anche questi, che fanno pratica con gli autobus.
(La Stampa on line)
17.3.07
Docenti precari di strumento musicale
Nei giorni scorsi, Flc Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola e Snals-Confsal hanno rinnovato al Ministero della Pubblica Istruzione la richiesta di un incontro specifico per affrontare il problema dei docenti precari di strumento musicale che non hanno l’opportunità di conseguire l'abilitazione.
I sindacati evidenziano che “questi docenti hanno subito una grave discriminazione, in quanto, per la loro classe di concorso A077, non sono mai stati definiti i titoli d’accesso e pertanto non si sono mai avviate regolari procedure di abilitazione (Ssis prima e Cobaslid poi)”. Quindi, i docenti di strumento musicale, pur avendo maturato i 360 giorni di servizio, non hanno alcuna opportunità di conseguire l'abilitazione e di conseguenza di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento.
In un documento a firma dei segretari Enrico Panini, Francesco Scrima, Massimo Di Menna, Marco Paolo Nigi si rileva che “la questione riveste carattere d’urgenza in considerazione dell’imminente apertura dei termini per l’inserimento nelle graduatorie, che in base alla legge finanziaria dovrebbe costituire l’ultima opportunità per l’accesso ai ruoli”.
Il comunicato prosegue ricordando le opportunità di abilitazione conseguenti a provvedimenti legislativi (da ultimo la legge n. 143/04) che, a sanatoria, hanno individuato specifiche categorie di aventi titolo a partecipare a percorsi abilitanti speciali (D.M. n. 100).
"A questo personale in sostanza non è mai stata offerta alcuna opportunità di abilitazione - sottolinea il comunicato - ed ora rischia di essere escluso per sempre dalla possibilità di consolidare il proprio rapporto di lavoro, a fronte tra l’altro di una consistente disponibilità di posti su cui ha lavorato finora”.
Infine, Flc Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola e Snals-Confsal concludono ribadendo la necessità che l’Amministrazione colmi questa ingiustizia e individui le formule più opportune per consentire l’inserimento in graduatoria.
13/03/2007
I sindacati evidenziano che “questi docenti hanno subito una grave discriminazione, in quanto, per la loro classe di concorso A077, non sono mai stati definiti i titoli d’accesso e pertanto non si sono mai avviate regolari procedure di abilitazione (Ssis prima e Cobaslid poi)”. Quindi, i docenti di strumento musicale, pur avendo maturato i 360 giorni di servizio, non hanno alcuna opportunità di conseguire l'abilitazione e di conseguenza di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento.
In un documento a firma dei segretari Enrico Panini, Francesco Scrima, Massimo Di Menna, Marco Paolo Nigi si rileva che “la questione riveste carattere d’urgenza in considerazione dell’imminente apertura dei termini per l’inserimento nelle graduatorie, che in base alla legge finanziaria dovrebbe costituire l’ultima opportunità per l’accesso ai ruoli”.
Il comunicato prosegue ricordando le opportunità di abilitazione conseguenti a provvedimenti legislativi (da ultimo la legge n. 143/04) che, a sanatoria, hanno individuato specifiche categorie di aventi titolo a partecipare a percorsi abilitanti speciali (D.M. n. 100).
"A questo personale in sostanza non è mai stata offerta alcuna opportunità di abilitazione - sottolinea il comunicato - ed ora rischia di essere escluso per sempre dalla possibilità di consolidare il proprio rapporto di lavoro, a fronte tra l’altro di una consistente disponibilità di posti su cui ha lavorato finora”.
Infine, Flc Cgil, Cisl-Scuola, Uil-Scuola e Snals-Confsal concludono ribadendo la necessità che l’Amministrazione colmi questa ingiustizia e individui le formule più opportune per consentire l’inserimento in graduatoria.
13/03/2007
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26.2.07
Vi racconto 34 anni di precariato nella scuola»
23 febbraio 2007 - Unità
L’ultima beffa è stata un assegno non trasferibile da 0,43 euro ricevuto come pagamento di arretrati per ore di sostituzione di docenti fatte nel 2004 all’istituto Paradisi di Vignola
«Lo tengo come ricordo, non mi cambia la vita», commenta con ironia la destinataria dell'assegno. Lia Pacchioni, 53 anni, residente a Modena, si definisce un'insegnante precaria «storica, anzi preistorica». Con un curriculum che mostra «come può essere avvilente e ricca di incertezze la carriera di una docente della scuola statale in Italia». «In possesso di diploma magistrale - racconta Lia in un incontro promosso dalla Cisl - nel ‘73 ho cominciato a insegnare in una scuola elementare di Modena mentre frequentavo l'università. Per 8 anni ho lavorato come supplente in dieci scuole elementari; supplenze da un giorno, ma anche due interi anni scolastici. Nel 1978 mi sono laureata in Biologia. Poi mi sono sposata e ho avuto due figli in due anni, continuando a fare supplenze di pochi giorni, settimane, mesi.
Ho insegnato matematica, scienze naturali, chimica, tecnologia delle arti applicate, igiene e tutte le materie relative come patologia, patologia medica, ostetricia, dietetica, anatomia umana. Ho lavorato in venti diverse scuole, tra medie inferiori e superiori. Per fortuna mio marito ha sempre compensato il mio misero stipendio, che talvolta impiegava mesi ad arrivare. Finalmente nel 2000 sono usciti i corsi abilitanti. Nel 2000 mi sono abilitata in Scienze e nel 2001 in Chimica. Alla prima abilitazione la presidente di commissione ha cominciato a inveire dicendo che ero troppo anziana e che avrei dovuto lasciare il posto alle nuove generazioni. Mi sono riscattata con la successiva abilitazione, dove invece è stata molto apprezzata la mia lunga esperienza. Pronta e speranzosa in un'assunzione a tempo indeterminato, ho scoperto con immensa delusione che nella graduatoria di ciascuna materia valevano solo i punteggi acquisiti in quella disciplina. In pratica, tutti i servizi accumulati a fatica in una trentina di anni non avevano nessun valore! A Fioroni chiedo: cosa devo fare per un'assunzione a tempo indeterminato?».
L’ultima beffa è stata un assegno non trasferibile da 0,43 euro ricevuto come pagamento di arretrati per ore di sostituzione di docenti fatte nel 2004 all’istituto Paradisi di Vignola
«Lo tengo come ricordo, non mi cambia la vita», commenta con ironia la destinataria dell'assegno. Lia Pacchioni, 53 anni, residente a Modena, si definisce un'insegnante precaria «storica, anzi preistorica». Con un curriculum che mostra «come può essere avvilente e ricca di incertezze la carriera di una docente della scuola statale in Italia». «In possesso di diploma magistrale - racconta Lia in un incontro promosso dalla Cisl - nel ‘73 ho cominciato a insegnare in una scuola elementare di Modena mentre frequentavo l'università. Per 8 anni ho lavorato come supplente in dieci scuole elementari; supplenze da un giorno, ma anche due interi anni scolastici. Nel 1978 mi sono laureata in Biologia. Poi mi sono sposata e ho avuto due figli in due anni, continuando a fare supplenze di pochi giorni, settimane, mesi.
Ho insegnato matematica, scienze naturali, chimica, tecnologia delle arti applicate, igiene e tutte le materie relative come patologia, patologia medica, ostetricia, dietetica, anatomia umana. Ho lavorato in venti diverse scuole, tra medie inferiori e superiori. Per fortuna mio marito ha sempre compensato il mio misero stipendio, che talvolta impiegava mesi ad arrivare. Finalmente nel 2000 sono usciti i corsi abilitanti. Nel 2000 mi sono abilitata in Scienze e nel 2001 in Chimica. Alla prima abilitazione la presidente di commissione ha cominciato a inveire dicendo che ero troppo anziana e che avrei dovuto lasciare il posto alle nuove generazioni. Mi sono riscattata con la successiva abilitazione, dove invece è stata molto apprezzata la mia lunga esperienza. Pronta e speranzosa in un'assunzione a tempo indeterminato, ho scoperto con immensa delusione che nella graduatoria di ciascuna materia valevano solo i punteggi acquisiti in quella disciplina. In pratica, tutti i servizi accumulati a fatica in una trentina di anni non avevano nessun valore! A Fioroni chiedo: cosa devo fare per un'assunzione a tempo indeterminato?».
7.2.07
Ingiustizia per i precari dell'indirizzo musicale
Con la recente approvazione della Legge Finanziaria, il governo ha inteso sanare la questione dei docenti abilitati in Ed. mus. entro il 2 maggio 2005 purché inseriti negli elenchi del D.M. 13/02/96, che in conseguenza della sentenza 2036/2006 del CdS non risultano abilitati ope legis in strumento musicale.
Con quest'ultima sanatoria in occasione della prossima ed ultima integrazione delle graduatorie permanenti (aprile 2007), numerosi tra questi docenti senza vantare nemmeno un giorno d'insegnamento specifico di strumento musicale riceveranno in Luglio, assunzioni in ruolo nella classe A077.
Si verificherà una gravissima disparità di trattamento con violazione dell'art. 3 della Costituzione, proprio perché i colleghi che nel corrente a.s., essendo stati reclutati dalla 3 fascia delle graduatorie d'istituto, stanno servendo lo Stato garantendo l'insegnamento per quelle cattedre che risultano disponibili e libere per mancanza di personale abilitato, il prossimo a.s. in moltissime realtà rimarrano a casa.
Quest'ultimi sono i veri precari dell'indirizzo musicale, ossia coloro che vantano un' anzianità di servizio, il governo ingiustamente, invece, sana la questione di docenti che non hanno maturato nemmeno un giorno di servizio specifico, danneggiando invece chi nell'insegnamento specifico ha lavorato per due, tre, e talvolta quattro.
Se non interverrà prima di marzo una possibile procedura abilitante riservata speci per questi colleghi, significherà disoccupazione certa e garantita.
Occorre fare prestissimo, con una grande mobilitazione generale, ripeto immediata!
Giacomo Zani
26/01/2007
Con quest'ultima sanatoria in occasione della prossima ed ultima integrazione delle graduatorie permanenti (aprile 2007), numerosi tra questi docenti senza vantare nemmeno un giorno d'insegnamento specifico di strumento musicale riceveranno in Luglio, assunzioni in ruolo nella classe A077.
Si verificherà una gravissima disparità di trattamento con violazione dell'art. 3 della Costituzione, proprio perché i colleghi che nel corrente a.s., essendo stati reclutati dalla 3 fascia delle graduatorie d'istituto, stanno servendo lo Stato garantendo l'insegnamento per quelle cattedre che risultano disponibili e libere per mancanza di personale abilitato, il prossimo a.s. in moltissime realtà rimarrano a casa.
Quest'ultimi sono i veri precari dell'indirizzo musicale, ossia coloro che vantano un' anzianità di servizio, il governo ingiustamente, invece, sana la questione di docenti che non hanno maturato nemmeno un giorno di servizio specifico, danneggiando invece chi nell'insegnamento specifico ha lavorato per due, tre, e talvolta quattro.
Se non interverrà prima di marzo una possibile procedura abilitante riservata speci per questi colleghi, significherà disoccupazione certa e garantita.
Occorre fare prestissimo, con una grande mobilitazione generale, ripeto immediata!
Giacomo Zani
26/01/2007
26.1.07
La beffa dei corsi abilitanti
17 gennaio 2007 - Gildains.it
Presso le sedi provinciali della Gilda degli Insegnanti pervengono sempre più numerose segnalazioni di disagio e di disappunto da parte dei docenti precari che si sentono presi in giro dalla gestione dei corsi speciali per l’abilitazione indetti con il DM 85/2005.
Il DM in questione dava mandato alle varie sedi universitarie di organizzare i corsi in modo da concluderli nell'anno accademico 2005/06, in tempo utile quindi per l'inserimento nelle graduatorie permanenti che saranno redatte nella prossima primavera.
E' accaduto invece che, malgrado la scadenza per le iscrizioni fosse il 22 dicembre 2005, le università abbiano tardato nell'avviare le procedure organizzative dei corsi ed operato in modo da indurre i Ministeri dell'Università e dell'Istruzione ad emanare due note ( 18 e 19 dicembre 2006 ) che di fatto fanno slittare di un anno la possibilità di inserimento effettivo nelle graduatorie permanenti con un danno evidente per tutti i partecipanti.
Ancora una volta quindi si intende far pagare all'anello più debole- i docenti precari- i costi di colpe che dipendono da altri.
Tutto ciò è inammissibile anche alla luce del fatto che, per la prima volta in assoluto, è stata chiesta ai corsisti una cifra che si aggira intorno ai 2.000 €, somma che è stata pagata con la certezza del rispetto di disposizioni precise relative alla durata dei corsi e del termine ultimo per la loro conclusione.
La GILDA Degli INSEGNANTI intende quindi procedere presso il Ministero della Pubblica Istruzione al fine di indurlo ad intervenire presso il Ministero dell'Università con l'obiettivo di accelerare la conclusione dei corsi in tempo utile per l'apertura delle prossime graduatorie permanenti.
Al fine di favorire la conclusione dei corsi su tutto il territorio nazionale, la GILDA Degli INSEGNANTI suggerisce, a chi di competenza, la possibilità di utilizzare procedure on-line per ultimare le ore di formazione mancanti in modo da concludere i corsi in tempo utile da terminare gli esami alla fine del mese di maggio 2007.
Qualora la politica non volesse dare una risposta alle richieste dei docenti precari, non potremmo esimerci dal dare tutto il supporto necessario al fine del rispetto di norme e regole fissate dai nostri stessi Organi Istituzionali e per il recupero dei danni economici e morali che derivano dal mancato rispetto di tali norme e regole.
IL COORDINATORE NAZIONALE
(Rino Di Meglio)
Presso le sedi provinciali della Gilda degli Insegnanti pervengono sempre più numerose segnalazioni di disagio e di disappunto da parte dei docenti precari che si sentono presi in giro dalla gestione dei corsi speciali per l’abilitazione indetti con il DM 85/2005.
Il DM in questione dava mandato alle varie sedi universitarie di organizzare i corsi in modo da concluderli nell'anno accademico 2005/06, in tempo utile quindi per l'inserimento nelle graduatorie permanenti che saranno redatte nella prossima primavera.
E' accaduto invece che, malgrado la scadenza per le iscrizioni fosse il 22 dicembre 2005, le università abbiano tardato nell'avviare le procedure organizzative dei corsi ed operato in modo da indurre i Ministeri dell'Università e dell'Istruzione ad emanare due note ( 18 e 19 dicembre 2006 ) che di fatto fanno slittare di un anno la possibilità di inserimento effettivo nelle graduatorie permanenti con un danno evidente per tutti i partecipanti.
Ancora una volta quindi si intende far pagare all'anello più debole- i docenti precari- i costi di colpe che dipendono da altri.
Tutto ciò è inammissibile anche alla luce del fatto che, per la prima volta in assoluto, è stata chiesta ai corsisti una cifra che si aggira intorno ai 2.000 €, somma che è stata pagata con la certezza del rispetto di disposizioni precise relative alla durata dei corsi e del termine ultimo per la loro conclusione.
La GILDA Degli INSEGNANTI intende quindi procedere presso il Ministero della Pubblica Istruzione al fine di indurlo ad intervenire presso il Ministero dell'Università con l'obiettivo di accelerare la conclusione dei corsi in tempo utile per l'apertura delle prossime graduatorie permanenti.
Al fine di favorire la conclusione dei corsi su tutto il territorio nazionale, la GILDA Degli INSEGNANTI suggerisce, a chi di competenza, la possibilità di utilizzare procedure on-line per ultimare le ore di formazione mancanti in modo da concludere i corsi in tempo utile da terminare gli esami alla fine del mese di maggio 2007.
Qualora la politica non volesse dare una risposta alle richieste dei docenti precari, non potremmo esimerci dal dare tutto il supporto necessario al fine del rispetto di norme e regole fissate dai nostri stessi Organi Istituzionali e per il recupero dei danni economici e morali che derivano dal mancato rispetto di tali norme e regole.
IL COORDINATORE NAZIONALE
(Rino Di Meglio)
18.1.07
Supplenze “appese” al cellulare
10 gennaio 2007 - Il Messaggero Veneto
Convocazioni via telefonino: escluso chi l’ha spento
Le nuove regole mettono in fibrillazione i candidati
Supplenze definite via cellulare dall'anno scolastico 2007-2008 e addio a fonogrammi o telegrammi di convocazione per mille docenti precari: meno spese postali, per le segreterie scolastiche, da questo settembre. Parola di viale Trastevere e chi non risponde alla chiamata, perderà la supplenza breve. Deve restare reperibile 24 ore su 24 il popolo dei supplenti, altrimenti addio cattedra. Scongiuri sul black-out del telefonino scarico, da evitare come peste bubbonica le zone dove non c'è campo (come i tunnel autostradali o garage sotterranei) e giro di vite sui costi delle bollette per le 49 scuole provinciali. Addio all'odissea della caccia a vuoto per le sostituzioni di pochi giorni nelle primarie: anno nuovo e buoni propositi di risparmio sulle linee del telefono, dicono dalla Minerva romana.
«Le nuove regole sulle nomine dei supplenti cominceranno in via sperimentale forse da gennaio in scuole-pilota scelte dal ministero - anticipano dal palazzo dell'Istruzione -. Da settembre, poi, le chiamate delle scuole al cellulare degli aspiranti sostituiranno i telegrammi e chi non accetta l'incarico sarà penalizzato, con arretramento in graduatoria. Il nuovo regolamento sarà emanato dopo il confronto con i sindacati».
Guai a chiudere il cellulare: chi rinuncerà a una supplenza o manca alla convocazione, farà il “pit-stop” per un anno in coda all'elenco dei precari (“Per le supplenze oltre i 30 giorni rimarrà la comunicazione cartacea” rassicurano da Cisl scuola), oppure escluso.
Probabile anche una contrazione nel numero delle scuole scelte per le supplenze. «Dalle attuali 30 a 20 - secondo fonti sindacali che usano il condizionale - e 5 per supplenze non superiori a 15 giorni».
«Confronto aperto sulle nuove regole per le supplenze - sono possibilisti i sindacati confederali della scuola -, ma ragioniamo anche su incarichi pluriennali. Contratti di supplenza su 2 o 3 anni sarebbero la giusta prospettiva per superare, a piccoli passi, la piaga annosa del precariato che in provincia di Pordenone conta mille supplenti abilitati e altri mille nel girone delle supplenze brevi».
Per loro, in arrivo l'obbligo di residenza. Salvati per il rotto della cuffia dall'estinzione delle graduatorie permanenti provinciali, trasformate in graduatorie a esaurimento (Gae, nell'acrostico burocratico), finiscono castigati dal nuovo regolamento in cantiere.
«Servirà la residenza nella provincia prescelta per inserirsi nelle graduatorie di istituto - anticipa il nuovo codice il segretario provinciale cislino Marisa Susanna ai supplenti che arrivano da Centro-sud e dalle Isole nel Nordest -. Con l'obbligo della reperibilità, per garantire la presenza a scuola nello stesso giorno della chiamata: a tutela del diritto allo studio dell'utenza».
((c.b.))
Convocazioni via telefonino: escluso chi l’ha spento
Le nuove regole mettono in fibrillazione i candidati
Supplenze definite via cellulare dall'anno scolastico 2007-2008 e addio a fonogrammi o telegrammi di convocazione per mille docenti precari: meno spese postali, per le segreterie scolastiche, da questo settembre. Parola di viale Trastevere e chi non risponde alla chiamata, perderà la supplenza breve. Deve restare reperibile 24 ore su 24 il popolo dei supplenti, altrimenti addio cattedra. Scongiuri sul black-out del telefonino scarico, da evitare come peste bubbonica le zone dove non c'è campo (come i tunnel autostradali o garage sotterranei) e giro di vite sui costi delle bollette per le 49 scuole provinciali. Addio all'odissea della caccia a vuoto per le sostituzioni di pochi giorni nelle primarie: anno nuovo e buoni propositi di risparmio sulle linee del telefono, dicono dalla Minerva romana.
«Le nuove regole sulle nomine dei supplenti cominceranno in via sperimentale forse da gennaio in scuole-pilota scelte dal ministero - anticipano dal palazzo dell'Istruzione -. Da settembre, poi, le chiamate delle scuole al cellulare degli aspiranti sostituiranno i telegrammi e chi non accetta l'incarico sarà penalizzato, con arretramento in graduatoria. Il nuovo regolamento sarà emanato dopo il confronto con i sindacati».
Guai a chiudere il cellulare: chi rinuncerà a una supplenza o manca alla convocazione, farà il “pit-stop” per un anno in coda all'elenco dei precari (“Per le supplenze oltre i 30 giorni rimarrà la comunicazione cartacea” rassicurano da Cisl scuola), oppure escluso.
Probabile anche una contrazione nel numero delle scuole scelte per le supplenze. «Dalle attuali 30 a 20 - secondo fonti sindacali che usano il condizionale - e 5 per supplenze non superiori a 15 giorni».
«Confronto aperto sulle nuove regole per le supplenze - sono possibilisti i sindacati confederali della scuola -, ma ragioniamo anche su incarichi pluriennali. Contratti di supplenza su 2 o 3 anni sarebbero la giusta prospettiva per superare, a piccoli passi, la piaga annosa del precariato che in provincia di Pordenone conta mille supplenti abilitati e altri mille nel girone delle supplenze brevi».
Per loro, in arrivo l'obbligo di residenza. Salvati per il rotto della cuffia dall'estinzione delle graduatorie permanenti provinciali, trasformate in graduatorie a esaurimento (Gae, nell'acrostico burocratico), finiscono castigati dal nuovo regolamento in cantiere.
«Servirà la residenza nella provincia prescelta per inserirsi nelle graduatorie di istituto - anticipa il nuovo codice il segretario provinciale cislino Marisa Susanna ai supplenti che arrivano da Centro-sud e dalle Isole nel Nordest -. Con l'obbligo della reperibilità, per garantire la presenza a scuola nello stesso giorno della chiamata: a tutela del diritto allo studio dell'utenza».
((c.b.))
9.1.07
Addio telegrammi e taglio netto alle spese postali dal prossimo mese di settembre
Supplenze “appese” al cellulare
((c.b.))
Convocazioni via telefonino: escluso chi l’ha spento
Le nuove regole mettono in fibrillazione i candidati
Supplenze definite via cellulare dall’anno scolastico 2007-2008 e addio a fonogrammi o telegrammi di convocazione per mille docenti precari: meno spese postali, per le segreterie scolastiche, da questo settembre. Parola di viale Trastevere e chi non risponde alla chiamata, perderà la supplenza breve. Deve restare reperibile 24 ore su 24 il popolo dei supplenti, altrimenti addio cattedra. Scongiuri sul black-out del telefonino scarico, da evitare come peste bubbonica le zone dove non c’è campo (come i tunnel autostradali o garage sotterranei) e giro di vite sui costi delle bollette per le 49 scuole provinciali. Addio all’odissea della caccia a vuoto per le sostituzioni di pochi giorni nelle primarie: anno nuovo e buoni propositi di risparmio sulle linee del telefono, dicono dalla Minerva romana.
«Le nuove regole sulle nomine dei supplenti cominceranno in via sperimentale forse da gennaio in scuole-pilota scelte dal ministero - anticipano dal palazzo dell’Istruzione -. Da settembre, poi, le chiamate delle scuole al cellulare degli aspiranti sostituiranno i telegrammi e chi non accetta l’incarico sarà penalizzato, con arretramento in graduatoria. Il nuovo regolamento sarà emanato dopo il confronto con i sindacati».
Guai a chiudere il cellulare: chi rinuncerà a una supplenza o manca alla convocazione, farà il “pit-stop” per un anno in coda all’elenco dei precari (“Per le supplenze oltre i 30 giorni rimarrà la comunicazione cartacea” rassicurano da Cisl scuola), oppure escluso.
Probabile anche una contrazione nel numero delle scuole scelte per le supplenze. «Dalle attuali 30 a 20 - secondo fonti sindacali che usano il condizionale - e 5 per supplenze non superiori a 15 giorni».
«Confronto aperto sulle nuove regole per le supplenze - sono possibilisti i sindacati confederali della scuola -, ma ragioniamo anche su incarichi pluriennali. Contratti di supplenza su 2 o 3 anni sarebbero la giusta prospettiva per superare, a piccoli passi, la piaga annosa del precariato che in provincia di Pordenone conta mille supplenti abilitati e altri mille nel girone delle supplenze brevi».
Per loro, in arrivo l’obbligo di residenza. Salvati per il rotto della cuffia dall’estinzione delle graduatorie permanenti provinciali, trasformate in graduatorie a esaurimento (Gae, nell’acrostico burocratico), finiscono castigati dal nuovo regolamento in cantiere.
«Servirà la residenza nella provincia prescelta per inserirsi nelle graduatorie di istituto - anticipa il nuovo codice il segretario provinciale cislino Marisa Susanna ai supplenti che arrivano da Centro-sud e dalle Isole nel Nordest -. Con l’obbligo della reperibilità, per garantire la presenza a scuola nello stesso giorno della chiamata: a tutela del diritto allo studio dell’utenza».
(09 gennaio 2007)
((c.b.))
Convocazioni via telefonino: escluso chi l’ha spento
Le nuove regole mettono in fibrillazione i candidati
Supplenze definite via cellulare dall’anno scolastico 2007-2008 e addio a fonogrammi o telegrammi di convocazione per mille docenti precari: meno spese postali, per le segreterie scolastiche, da questo settembre. Parola di viale Trastevere e chi non risponde alla chiamata, perderà la supplenza breve. Deve restare reperibile 24 ore su 24 il popolo dei supplenti, altrimenti addio cattedra. Scongiuri sul black-out del telefonino scarico, da evitare come peste bubbonica le zone dove non c’è campo (come i tunnel autostradali o garage sotterranei) e giro di vite sui costi delle bollette per le 49 scuole provinciali. Addio all’odissea della caccia a vuoto per le sostituzioni di pochi giorni nelle primarie: anno nuovo e buoni propositi di risparmio sulle linee del telefono, dicono dalla Minerva romana.
«Le nuove regole sulle nomine dei supplenti cominceranno in via sperimentale forse da gennaio in scuole-pilota scelte dal ministero - anticipano dal palazzo dell’Istruzione -. Da settembre, poi, le chiamate delle scuole al cellulare degli aspiranti sostituiranno i telegrammi e chi non accetta l’incarico sarà penalizzato, con arretramento in graduatoria. Il nuovo regolamento sarà emanato dopo il confronto con i sindacati».
Guai a chiudere il cellulare: chi rinuncerà a una supplenza o manca alla convocazione, farà il “pit-stop” per un anno in coda all’elenco dei precari (“Per le supplenze oltre i 30 giorni rimarrà la comunicazione cartacea” rassicurano da Cisl scuola), oppure escluso.
Probabile anche una contrazione nel numero delle scuole scelte per le supplenze. «Dalle attuali 30 a 20 - secondo fonti sindacali che usano il condizionale - e 5 per supplenze non superiori a 15 giorni».
«Confronto aperto sulle nuove regole per le supplenze - sono possibilisti i sindacati confederali della scuola -, ma ragioniamo anche su incarichi pluriennali. Contratti di supplenza su 2 o 3 anni sarebbero la giusta prospettiva per superare, a piccoli passi, la piaga annosa del precariato che in provincia di Pordenone conta mille supplenti abilitati e altri mille nel girone delle supplenze brevi».
Per loro, in arrivo l’obbligo di residenza. Salvati per il rotto della cuffia dall’estinzione delle graduatorie permanenti provinciali, trasformate in graduatorie a esaurimento (Gae, nell’acrostico burocratico), finiscono castigati dal nuovo regolamento in cantiere.
«Servirà la residenza nella provincia prescelta per inserirsi nelle graduatorie di istituto - anticipa il nuovo codice il segretario provinciale cislino Marisa Susanna ai supplenti che arrivano da Centro-sud e dalle Isole nel Nordest -. Con l’obbligo della reperibilità, per garantire la presenza a scuola nello stesso giorno della chiamata: a tutela del diritto allo studio dell’utenza».
(09 gennaio 2007)
4.1.07
Precari, la carica dei "nuovi" 150Mila: età media 40 anni
4 gennaio 2007 - Sole24Ore
150mila nuovi docenti assunti nei prossimi tre anni saranno già vecchi
Il programma pluriennale di immissioni in ruolo è previsto dalla Finanziaria 2007. L'alto numero farebbe pensare a una robusta iniezione di forze fresche in cattedra. Ma non è così: l'età media di chi otterrà la nomina sarà intorno ai 40 anni, tra le più alte d'Europa. E gli insegnanti immessi in ruolo avranno in comune gli anni difficili trascorsi da supplenti, cominciati con gli incarichi brevi e proseguiti fino al traguardo delle nomine annuali. Un percorso sfiancante che può durare anche più di dieci anni, tra continui cambi di sede, di colleghi e - ovviamente - di studenti.
Con queste premesse diventa facile comprendere che gran parte dei nuovi assunti saranno demotivati e, soprattutto, sfibrati dalla lunga marcia verso la cattedra. Considerato che l'età per la pensione scatta a 65 anni, si tratta di docenti che resteranno in servizio per almeno venti anni. E' uno dei motivi che rende molto arduo parlare di ronnovamento nella scuola. Gran parte dei supplenti entrerà in ruolo tra i 45 e i 55 anni.
Ma per gli aspiranti docenti non è solo questione di anagrafica: mancano selezione e formazione specifica. Così, anche per le prossime immissioni in ruolo non sarà possibile applicare alcuna valutazione di merito, ma solo far scorrere la famigerata graduatoria permanente. La superlista che, di fatto, ha trasformato i supplenti in disoccupati organizzati, dove si va avanti a colpi di punteggi legati soltanto ai titoli di studio e all'anzianità di servizio.
Secondo l'ultimo dossier pubblicato dall'associazione Treellle (Oltre il precariato) gli iscritti alla graduatoria permanente sono oltre 43 mila. Il 31% è già di ruoli, ma mira a cambiare insegnamento anche se "non dovrebbe stare in una lista che serve per l'assunzione dei precari", osserva Treelle. Il 53% appartiene all'area umanistica. La finanziaria 2007 tenta di mettere ordine bloccando l'accesso alle graduatorie permanenti, a parte alcuni casi, trasformandole in elenchi "a esaurimento". Ma la superfila di chi preme per insegnare è lunghissima. E per le classi di concorso legate alle discipline linguistico-letterarie il periodo di esaurimento è stimanto in decine di anni.
Gli insegnanti a tempo indeterminato sono 711mila ai quali ogni anno si aggiungono 242 docenti supplenti (124mila con contratti annuali, 118mila con nomine brevi). Altri 90mila sono prossimi all'abilitazione, tra corsi e escuole universitarie di specializzazione. Infine, ai precari vanno sommati anche gli aspiranti iscritti nelle graduatorie di istituto, che sarebbero 56 mila.
"la graduatoria nazionale permanente di precari rappresenta un caso unico in Europa", è scritto ancora nella ricerca di Treelle. L'esubero di docenti in Italia, con il connesso fenomeno del precariato, è un'anomalia:"La maggior parte dei Paesi europei ha il problema opposto di una carenza di insegnanti", aggiunge Treelle.
Intervenire in un simile contesta diventa quasi un rompicapo. Da un lato l'esigenza di impostare un percorso unico di formazione specifica per gli insegnanti, collegato alle reali esigenze di posto. Dall'altro la necessità di stabilizzare centinaia di migliaia di supplenti che da anno consentono alla scuola di funzionare. In gioco la qualtià, l'innovazione e la competitività dell'intero sistema-istruzione sullo scenario europeo
Vincono le donne
39anni
Età media precari
L'età media dei 242 iscritti alla graduatoria naizonale permanente (nel 2003) sfiora i 40 anni. L'età media degli insegnanti di ruolo a tempo indeterminato è di 48 anni
83%
Tasso di femminilizzazione
Tra gli insegnanti di ruolo la percentuale di donne è leggermente più bassa: 79%
63%
Dal sud e dalle Isole
Più della metà dei precari viene dalle Regioni del Sud e dalle Isole. Il 12% sono inoltre iscritti in graduatoria di regione diversa da quella di titolarità
150mila nuovi docenti assunti nei prossimi tre anni saranno già vecchi
Il programma pluriennale di immissioni in ruolo è previsto dalla Finanziaria 2007. L'alto numero farebbe pensare a una robusta iniezione di forze fresche in cattedra. Ma non è così: l'età media di chi otterrà la nomina sarà intorno ai 40 anni, tra le più alte d'Europa. E gli insegnanti immessi in ruolo avranno in comune gli anni difficili trascorsi da supplenti, cominciati con gli incarichi brevi e proseguiti fino al traguardo delle nomine annuali. Un percorso sfiancante che può durare anche più di dieci anni, tra continui cambi di sede, di colleghi e - ovviamente - di studenti.
Con queste premesse diventa facile comprendere che gran parte dei nuovi assunti saranno demotivati e, soprattutto, sfibrati dalla lunga marcia verso la cattedra. Considerato che l'età per la pensione scatta a 65 anni, si tratta di docenti che resteranno in servizio per almeno venti anni. E' uno dei motivi che rende molto arduo parlare di ronnovamento nella scuola. Gran parte dei supplenti entrerà in ruolo tra i 45 e i 55 anni.
Ma per gli aspiranti docenti non è solo questione di anagrafica: mancano selezione e formazione specifica. Così, anche per le prossime immissioni in ruolo non sarà possibile applicare alcuna valutazione di merito, ma solo far scorrere la famigerata graduatoria permanente. La superlista che, di fatto, ha trasformato i supplenti in disoccupati organizzati, dove si va avanti a colpi di punteggi legati soltanto ai titoli di studio e all'anzianità di servizio.
Secondo l'ultimo dossier pubblicato dall'associazione Treellle (Oltre il precariato) gli iscritti alla graduatoria permanente sono oltre 43 mila. Il 31% è già di ruoli, ma mira a cambiare insegnamento anche se "non dovrebbe stare in una lista che serve per l'assunzione dei precari", osserva Treelle. Il 53% appartiene all'area umanistica. La finanziaria 2007 tenta di mettere ordine bloccando l'accesso alle graduatorie permanenti, a parte alcuni casi, trasformandole in elenchi "a esaurimento". Ma la superfila di chi preme per insegnare è lunghissima. E per le classi di concorso legate alle discipline linguistico-letterarie il periodo di esaurimento è stimanto in decine di anni.
Gli insegnanti a tempo indeterminato sono 711mila ai quali ogni anno si aggiungono 242 docenti supplenti (124mila con contratti annuali, 118mila con nomine brevi). Altri 90mila sono prossimi all'abilitazione, tra corsi e escuole universitarie di specializzazione. Infine, ai precari vanno sommati anche gli aspiranti iscritti nelle graduatorie di istituto, che sarebbero 56 mila.
"la graduatoria nazionale permanente di precari rappresenta un caso unico in Europa", è scritto ancora nella ricerca di Treelle. L'esubero di docenti in Italia, con il connesso fenomeno del precariato, è un'anomalia:"La maggior parte dei Paesi europei ha il problema opposto di una carenza di insegnanti", aggiunge Treelle.
Intervenire in un simile contesta diventa quasi un rompicapo. Da un lato l'esigenza di impostare un percorso unico di formazione specifica per gli insegnanti, collegato alle reali esigenze di posto. Dall'altro la necessità di stabilizzare centinaia di migliaia di supplenti che da anno consentono alla scuola di funzionare. In gioco la qualtià, l'innovazione e la competitività dell'intero sistema-istruzione sullo scenario europeo
Vincono le donne
39anni
Età media precari
L'età media dei 242 iscritti alla graduatoria naizonale permanente (nel 2003) sfiora i 40 anni. L'età media degli insegnanti di ruolo a tempo indeterminato è di 48 anni
83%
Tasso di femminilizzazione
Tra gli insegnanti di ruolo la percentuale di donne è leggermente più bassa: 79%
63%
Dal sud e dalle Isole
Più della metà dei precari viene dalle Regioni del Sud e dalle Isole. Il 12% sono inoltre iscritti in graduatoria di regione diversa da quella di titolarità
L'Unione ha mentito a tutti gli insegnanti suoi elettori
La caduta.
Il governo ha avuto sulla finanziaria la fiducia del Parlamento. Non la nostra.
Michele Corsi, da ReteScuole del 27/12/2006
Un bel film di dieci anni fa che si intitola "L'odio" si apre con una voce fuori campo che dice: "è la storia di uno che si butta da un palazzo di 50 piani. E ad ogni piano mormora: fino a qui tutto bene... fino a qui tutto bene... fino a qui tutto bene..." Mi sono venute in mente queste frasi pensando al governo dell'Unione e alla sua finanziaria. L'Unione ha già tagliato, a pochi mesi dalla sua vittoria, le proprie relazioni con la base sociale che l'ha eletta, con una rapidità sbalorditiva. Precipita: nelle prospettive, nei consensi, nella lucidità, ma mormora tra sé e sé: fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene...
La scuola era stata protagonista di un movimento che ha contribuito grandemente alla sconfitta di Berlusconi, il suo popolo ha votato massicciamente per il centrosinistra, e non era certo scontato. Qualche mese dopo ecco il neoeletto governo votare una finanziaria che taglia sulla scuola quanto la Moratti. Col senno di poi possiamo dirci che la Moratti non era stronza come pensavamo, ma, semplicemente, poco furba: se qualcuno le avesse sussurrato all'orecchio "non tagliare i docenti del tempo pieno, aumenta invece gli alunni per classe!" avrebbe ottenuto risultati maggiori e senza troppi casini. L'Unione taglia in questo modo 50.000 docenti, e le sta andando liscia come l'olio. I personaggi che emettono circolari e declamano discorsi contro il bullismo, sono gli stessi che con la finanziaria lo favoriscono nei fatti: non credo occorra dedicare nemmeno mezza riga al nesso tra classi sovraffollate e diminuzione della qualità dell'insegnamento e della convivenza civile nelle scuole. Fioroni si "indigna" per l'esistenza dei bulli, ma è lui il bullo numero 1: ingolfa le classi e allo stesso tempo aumenta i finanziamenti alle scuole private. Bullismo ministeriale. Napolitano ha decretato il bullismo calamità nazionale, ma la finanziaria che ha controfirmato taglia i finanziamenti agli enti locali, che gestiscono gli edifici scolastici. Bullismo presidenziale. E le scuole che cadono a pezzi non sono una calamità? E poi, cari ministri: che ipocrisia versare lacrime di coccodrillo verso un disabile maltrattato dai propri coetanei, quando nello stesso istante si architetta di tagliare risorse sul sostegno all'handicap! Questi ministri, come i bulli, ti spintonano nelle pozzanghere, dopodiché: i ragazzini bulli si mettono a ridere, i ministri bulli, invece, si indignano perché ti sei sporcato i pantaloni.
I bulli hanno alle spalle famiglie disastrate, restituiscono in malo modo e ai soggetti sbagliati, quel che han subito. Ma i nostri governanti-bulli? Loro non hanno subito niente! Sono i movimenti, scendendo instancabilmente in piazza lungo questi anni, che hanno creato le condizioni per far cadere la destra mentre loro se ne stavano lì belli belli a volteggiare tra un convegno e l'altro, e dovevamo pure pregarli di dire qualcosa di vagamente progressista. E loro: non so, ci penso, vedremo... Li abbiamo eletti, e ora fanno quel che vogliono, cioé quel che sanno fare meglio: preparare le condizioni sociali per il ritorno della destra.
L'Unione ha mentito. E' vero, non aveva promesso l'abrogazione della riforma Moratti, ma c'era scritto qualcosa che ci andava molto vicino, nel famoso programma. All'inizio molti speravano: dal Ministero veniva un "linguaggio" nuovo, anche se pochi fatti. Poi ci sono stati i fatti, e il linguaggio che prima pareva "nuovo" poi, semplicemente, è parso ipocrita. La riforma Moratti sta lì, e nessuno la tocca. La circolare sulle iscrizioni è quasi indistinguibile da quella di un anno fa. L'Unione aveva detto: più soldi alla scuola, "perché i giovani..." "perché il futuro..." "perché..." e ha tagliato nella scuola più che in ogni altro settore, aumentando invece i soldi per le spese militari. Ha mentito. Mi viene da ridere, si fa per dire, quando sento qualcuno dentro l'Unione che si inalbera sui Pacs ed esclama: "i Pacs non c'erano nel programma!" e perché: i tagli alla scuola invece sì?
Quando mi capita di ascoltare qualche esponente della destra gridare frasi volgari e ripugnanti, mi dico: ma da dove sono saltati fuori questi qua? Come mai possono permettersi di dire tutto, di tutto, senza che nessuno del circo mediatico-politico si indigni, si alteri, protesti? Perché possono permettersi di insultare continuamente tutti, lavoratori, insegnanti, immigrati, musulmani, donne, omosessuali, senza che vi sia uno straccio di reazione da parte di chi ci dovrebbe rappresentare? E allora penso. Penso ai balletti sulla Rai e al fatto che tutti i pezzi della destra se ne stanno lì senza che nessuno li tocchi, qualcuno è stato spostato con molte scuse ad incarichi più lucrosi. Penso ai fischi a Prodi: quando era accaduto a Berlusconi i media avevano gridato ad un attacco terroristico. Pazienza: sappiamo in che mani erano e sono. Ma la sinistra? La ricordo perfettamente subito sulla difensiva, a porgere la propria solidarietà al "presidente". Ora che il "presidente" dice a Prodi che i fischi se li merita, nessuno che gridi allo scandalo, nonostante che il carattere più o meno organizzato di quella contestazione fosse palese. E penso ai cori schiamazzanti di quando viene bruciato in manifestazione un qualche simbolo di italianità, negli USA accade regolarmente e nessuno ci trova nulla da ridire, da noi casca il mondo. Ma se la destra dice cose sanguinarie tipo che i musulmani vanno buttati tutti a mare: silenzio. Allora penso: questa destra l'abbiamo creata noi, noi della sinistra. La destra, in ogni paese, non ha caratteristiche autonome, è la risposta politica dei ceti forti alla presenza organizzata della sinistra. Questi ceti, se potessero, farebbero a meno anche di rappresentanza politica. Per questo il loro personale politico, ha la qualità minima indispensabile ad affrontare la sinistra che c'è. E allora ogni sinistra ha la destra che si merita. Rutelli si "merita" Calderoli. Una sinistra che facesse il proprio mestiere, o che fosse semplicemente un po' più sveglia, costringerebbe la destra ad attrezzarsi con partiti e politici che fossero all'altezza del confronto.
Occupano i nostri terreni. La manifestazione della destra a Piazza San Giovanni, ad esempio. Certo, non erano un milione come dicevano. Ma: la sinistra sarebbe in grado di portarne in piazza altrettanti, ora, per difendere il suo operato? Non ci prova nemmeno. Eppure era quel che si doveva fare. Ma tutti sapevano che la base sociale che l'ha votata non sarebbe scesa in piazza per sostenerla, dopo quella finanziaria. Così abbiamo una destra che difende efficacemente gli interessi economici della sua base sociale e una sinistra che... ci dice Fassino: "tranquilli, ora parte la fase due". Così mi sono letto l'intervista dove parlava del rilancio dell'"azione riformista". La fase due sarebbe: privatizzazioni, allungamento dell'età pensionabile, via il tfr.... ma: una cosa, una sola cosa vagamente di sinistra è in grado di pronunciarla questa gente lì?
Non c'è nulla che possa convincere i capi della nostra sinistra che, portando avanti una politica di destra, la sinistra viene sconfitta. Nei fatti: che ci perdono, loro? Questo personale politico rimane sempre in pista: deputati lo sono comunque, anche se all'opposizione, mica ci rimettono la pensione. Per questo, appena un corteo dai toni semifascisti come quello dei poliziotti ha sfilato per Roma, Fassino li ha ricevuti di corsa, e subito si sono trovati i soldi per i loro aumenti. Ma a nulla sono valse le proteste del mondo della scuola per eliminare i tagli. Le lamentele dei ricchi per le tasse sui Suv e la successione, hanno avuto effetto immediato. Ma quando si sono fatti sentire gli operai di Mirafiori, Fassino ha commentato: "gli operai di Mirafiori vanno ascoltati, come tutti, per spiegare meglio il senso dell'azione di governo". "Spiegare"?!? Quando a muoversi sono categorie che fanno riferimento alla destra, non vengono "ascoltate": si fa quel che dicono e punto. Perché Fassino non usa lo stesso tono paternalista verso l'associazione italiana banchieri? Perché il pronunciamento di un vescovo vale sempre più dell'opinione della maggioranza degli italiani? E allora il problema non è solo che alle prossime elezioni vincerà di nuovo la destra, ma che questa alternanza produce, sconfitta dopo sconfitta, uno slittamento a destra del senso comune di questa società. L'altro giorno a scuola dovevo spiegare cos'erano la destra e la sinistra politica, in termini generali, ovviamente, e senza fare riferimento alla situazione italiana. E mi sono scoperto usare continuamente il condizionale: "la sinistra dovrebbe essere quella parte politica che difende..." "dovrebbe fare..." "dovrebbe dire....". Poveretti, chissà cosa avranno capito. Associano la parola "sinistra" alla faccia di Fioroni? Speriamo di no. Ma allora: a cosa l'associano?
Quando mi lamento dell'Unione, mi spiace, intendo tutta l'Unione. E' doloroso, per me, constatarlo perché la sinistra radicale che là si trova incastrata sta sicuramente patendo, ma vedere votata la finanziaria che taglia le risorse alla scuola da Rutelli fino ai deputati ultrarivoluzionari, boh, mi ha fatto un po' impressione. Sì, certo: "non avevamo scelta", "ma allora cosa facciamo, vuoi veder tornare su Berlusconi?" ecc. ecc. conosco i discorsi. Però, compagni, allora qualcosa della vostra fantastica strategia non ha funzionato: nel governo non contate un belìn, e allora ditelo, ditelo che qualche errorino in qualche momentino dovete pur averlo fatto.
A scanso di equivoci: non è che vedo grandi alternative politiche fuori dall'Unione. I cobas, che sono un gruppo sindacal-politico, come essi stessi si definiscono, fanno giuste critiche all'Unione, eppure quando leggo sul loro sito che lo sciopero, al quale ho aderito, è stato uno straordinario successo nella scuola, mi vien da ridere. Sembrano comunicati da Unione Sovietica. Hanno ragione a lamentarsi del carattere antidemocratico delle elezioni rsu, del resto, però, quelle regole c'erano anche nelle due elezioni precedenti, e i cobas diminuiscono costantemente i propri consensi, elezione dopo elezione. Una domandina su qualche errore di metodo circa la loro maniera di costruirsi nelle scuole e di approcciare i movimenti, se la sono fatta? Non potrebbero lasciare da parte per un attimo il trionfalismo da realismo socialista e dire anche qualcosa di sensato? L’attuale criticità antigovernativa della Gilda mi lascia freddo, quando penso che abbiamo dovuto impiegare due anni a convincerla che la Moratti faceva danni nella scuola. Credo poco anche alle scissioni politiche. Mussi si prepara a fondare un nuovo partito? E perché? In cosa si distingue la sinistra ds? Le manine le hanno alzate anche loro, per la finanziaria, pensano di essere più simpatici perché hanno dichiarato in qualche intervista di patire terribili mal di pancia? Scissioni nel prc? In quella giornata di sciopero a un certo punto mi sono trovato circondato da 10 "veri" partiti comunisti, quasi tutti "davvero" rifondati, ognuno con tre militanti di media e l'assicurazione di avere la linea giusta, in esclusiva. Ho pensato: come minimo 9 di loro sbagliano.
Ma si tratta di gente più o meno folcloristica che non ha vere responsabilità in questo casino. Tra i grossi veri responsabili ci sono sicuramente Cgil, Cisl e Uil. E dobbiamo essere consapevoli che se non fosse stato per l'acquiescenza di questi sindacati, la finanziaria non sarebbe passata, e nemmeno i tagli alla scuola. La Cgil è andata avanti giurando che avrebbe proclamato uno sciopero se il governo avesse persistito sui tagli, ha rimandato lo sciopero in prossimità delle elezioni rsu per "incidere di più sulla finanziaria", ha promesso "la più grossa manifestazione a difesa della scuola pubblica", poi ci sono state le elezioni rsu, ha incassato il risultato ed ha disdetto la "grande manifestazione". I tagli, ovviamente, sono rimasti tali e quali. E' un sindacato che per sudditanza politica non porta a casa risultati, ma, in compenso, ci sommerge con una montagna di chiacchiere.
Mi dispiace aver offerto un quadro che può sembrare pessimista. In realtà è solo incazzato. Anche chi come me è da sempre impegnato nei movimenti non può non vedere in faccia la realtà. E cioé che la stanchezza delle lotte contro Moratti - Berlusconi e la contemporanea delusione verso il "nostro" governo hanno prodotto una generale paralisi degli attivisti. Diciamocelo chiaramente: i movimenti non ci sono più. Ma chi conta su questo per tirare un sospiro di sollievo sbaglia di grosso, credo, spero. Ogni società produce i propri anticorpi. Non sono subito visibili al personale politico chiuso nei palazzi. Ma il successo della manifestazione dei precari, il dilagare della presenza dei migranti e di attività legate alla solidarietà con loro, una generale disillusione dei giovani verso chi fa politica ma con una contemporanea maggioritaria propensione verso valori di sinistra (per la seconda volta nella storia d'Italia la Camera, dove votano i giovani, è più a sinistra del Senato), mi dicono che qualcosa nel cuore profondo della società si muove. Questi anni di opposizione autorganizzata anche contro le direzioni del centrosinistra, poi, hanno formato centinaia di migliaia di persone che ora guardano, riflettono, aspettano... Del resto sappiamo che la scuola sarà "obbligata" a riprendersi la piazza e a far sentire la sua voce: Padoa Schioppa esprime in maniera molto limpida il pensiero delle elite: se si vuol diminuire la spesa pubblica i due bubboni da ridurre sono scuola e sanità, non si sfugge. Saremo attaccati di nuovo. E di nuovo al popolo della scuola spetterà l'incombenza di difendere questo presidio di civiltà. Certo, non è automatico. L'alternativa però è lo slittamento sempre maggiore dell'intera società verso destra, l'imbarbarimento dei rapporti, New Orleans dove nessuno ha trovato strano che Bush inviasse marines con mitra spianati invece che aiuti. Sono livelli che in Italia ancora, per poco, non possiamo immaginare, ma che si vivono in tanti altri Paesi, disgregati socialmente, dove va a votare un terzo dei cittadini, perché gli strati più oppressi della società non credono più a nulla. E' quel che non capiscono i nostri dirigenti, quelli che abbiamo eletto.
"E' la storia di una società che sta precipitando e che mentre precipita si ripete per farsi coraggio: fino a qui tutto bene...fino a qui tutto bene...fino a qui tutto bene... il problema non è la caduta - concludeva il film - ma l'atterraggio."
Il governo ha avuto sulla finanziaria la fiducia del Parlamento. Non la nostra.
Michele Corsi, da ReteScuole del 27/12/2006
Un bel film di dieci anni fa che si intitola "L'odio" si apre con una voce fuori campo che dice: "è la storia di uno che si butta da un palazzo di 50 piani. E ad ogni piano mormora: fino a qui tutto bene... fino a qui tutto bene... fino a qui tutto bene..." Mi sono venute in mente queste frasi pensando al governo dell'Unione e alla sua finanziaria. L'Unione ha già tagliato, a pochi mesi dalla sua vittoria, le proprie relazioni con la base sociale che l'ha eletta, con una rapidità sbalorditiva. Precipita: nelle prospettive, nei consensi, nella lucidità, ma mormora tra sé e sé: fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene...
La scuola era stata protagonista di un movimento che ha contribuito grandemente alla sconfitta di Berlusconi, il suo popolo ha votato massicciamente per il centrosinistra, e non era certo scontato. Qualche mese dopo ecco il neoeletto governo votare una finanziaria che taglia sulla scuola quanto la Moratti. Col senno di poi possiamo dirci che la Moratti non era stronza come pensavamo, ma, semplicemente, poco furba: se qualcuno le avesse sussurrato all'orecchio "non tagliare i docenti del tempo pieno, aumenta invece gli alunni per classe!" avrebbe ottenuto risultati maggiori e senza troppi casini. L'Unione taglia in questo modo 50.000 docenti, e le sta andando liscia come l'olio. I personaggi che emettono circolari e declamano discorsi contro il bullismo, sono gli stessi che con la finanziaria lo favoriscono nei fatti: non credo occorra dedicare nemmeno mezza riga al nesso tra classi sovraffollate e diminuzione della qualità dell'insegnamento e della convivenza civile nelle scuole. Fioroni si "indigna" per l'esistenza dei bulli, ma è lui il bullo numero 1: ingolfa le classi e allo stesso tempo aumenta i finanziamenti alle scuole private. Bullismo ministeriale. Napolitano ha decretato il bullismo calamità nazionale, ma la finanziaria che ha controfirmato taglia i finanziamenti agli enti locali, che gestiscono gli edifici scolastici. Bullismo presidenziale. E le scuole che cadono a pezzi non sono una calamità? E poi, cari ministri: che ipocrisia versare lacrime di coccodrillo verso un disabile maltrattato dai propri coetanei, quando nello stesso istante si architetta di tagliare risorse sul sostegno all'handicap! Questi ministri, come i bulli, ti spintonano nelle pozzanghere, dopodiché: i ragazzini bulli si mettono a ridere, i ministri bulli, invece, si indignano perché ti sei sporcato i pantaloni.
I bulli hanno alle spalle famiglie disastrate, restituiscono in malo modo e ai soggetti sbagliati, quel che han subito. Ma i nostri governanti-bulli? Loro non hanno subito niente! Sono i movimenti, scendendo instancabilmente in piazza lungo questi anni, che hanno creato le condizioni per far cadere la destra mentre loro se ne stavano lì belli belli a volteggiare tra un convegno e l'altro, e dovevamo pure pregarli di dire qualcosa di vagamente progressista. E loro: non so, ci penso, vedremo... Li abbiamo eletti, e ora fanno quel che vogliono, cioé quel che sanno fare meglio: preparare le condizioni sociali per il ritorno della destra.
L'Unione ha mentito. E' vero, non aveva promesso l'abrogazione della riforma Moratti, ma c'era scritto qualcosa che ci andava molto vicino, nel famoso programma. All'inizio molti speravano: dal Ministero veniva un "linguaggio" nuovo, anche se pochi fatti. Poi ci sono stati i fatti, e il linguaggio che prima pareva "nuovo" poi, semplicemente, è parso ipocrita. La riforma Moratti sta lì, e nessuno la tocca. La circolare sulle iscrizioni è quasi indistinguibile da quella di un anno fa. L'Unione aveva detto: più soldi alla scuola, "perché i giovani..." "perché il futuro..." "perché..." e ha tagliato nella scuola più che in ogni altro settore, aumentando invece i soldi per le spese militari. Ha mentito. Mi viene da ridere, si fa per dire, quando sento qualcuno dentro l'Unione che si inalbera sui Pacs ed esclama: "i Pacs non c'erano nel programma!" e perché: i tagli alla scuola invece sì?
Quando mi capita di ascoltare qualche esponente della destra gridare frasi volgari e ripugnanti, mi dico: ma da dove sono saltati fuori questi qua? Come mai possono permettersi di dire tutto, di tutto, senza che nessuno del circo mediatico-politico si indigni, si alteri, protesti? Perché possono permettersi di insultare continuamente tutti, lavoratori, insegnanti, immigrati, musulmani, donne, omosessuali, senza che vi sia uno straccio di reazione da parte di chi ci dovrebbe rappresentare? E allora penso. Penso ai balletti sulla Rai e al fatto che tutti i pezzi della destra se ne stanno lì senza che nessuno li tocchi, qualcuno è stato spostato con molte scuse ad incarichi più lucrosi. Penso ai fischi a Prodi: quando era accaduto a Berlusconi i media avevano gridato ad un attacco terroristico. Pazienza: sappiamo in che mani erano e sono. Ma la sinistra? La ricordo perfettamente subito sulla difensiva, a porgere la propria solidarietà al "presidente". Ora che il "presidente" dice a Prodi che i fischi se li merita, nessuno che gridi allo scandalo, nonostante che il carattere più o meno organizzato di quella contestazione fosse palese. E penso ai cori schiamazzanti di quando viene bruciato in manifestazione un qualche simbolo di italianità, negli USA accade regolarmente e nessuno ci trova nulla da ridire, da noi casca il mondo. Ma se la destra dice cose sanguinarie tipo che i musulmani vanno buttati tutti a mare: silenzio. Allora penso: questa destra l'abbiamo creata noi, noi della sinistra. La destra, in ogni paese, non ha caratteristiche autonome, è la risposta politica dei ceti forti alla presenza organizzata della sinistra. Questi ceti, se potessero, farebbero a meno anche di rappresentanza politica. Per questo il loro personale politico, ha la qualità minima indispensabile ad affrontare la sinistra che c'è. E allora ogni sinistra ha la destra che si merita. Rutelli si "merita" Calderoli. Una sinistra che facesse il proprio mestiere, o che fosse semplicemente un po' più sveglia, costringerebbe la destra ad attrezzarsi con partiti e politici che fossero all'altezza del confronto.
Occupano i nostri terreni. La manifestazione della destra a Piazza San Giovanni, ad esempio. Certo, non erano un milione come dicevano. Ma: la sinistra sarebbe in grado di portarne in piazza altrettanti, ora, per difendere il suo operato? Non ci prova nemmeno. Eppure era quel che si doveva fare. Ma tutti sapevano che la base sociale che l'ha votata non sarebbe scesa in piazza per sostenerla, dopo quella finanziaria. Così abbiamo una destra che difende efficacemente gli interessi economici della sua base sociale e una sinistra che... ci dice Fassino: "tranquilli, ora parte la fase due". Così mi sono letto l'intervista dove parlava del rilancio dell'"azione riformista". La fase due sarebbe: privatizzazioni, allungamento dell'età pensionabile, via il tfr.... ma: una cosa, una sola cosa vagamente di sinistra è in grado di pronunciarla questa gente lì?
Non c'è nulla che possa convincere i capi della nostra sinistra che, portando avanti una politica di destra, la sinistra viene sconfitta. Nei fatti: che ci perdono, loro? Questo personale politico rimane sempre in pista: deputati lo sono comunque, anche se all'opposizione, mica ci rimettono la pensione. Per questo, appena un corteo dai toni semifascisti come quello dei poliziotti ha sfilato per Roma, Fassino li ha ricevuti di corsa, e subito si sono trovati i soldi per i loro aumenti. Ma a nulla sono valse le proteste del mondo della scuola per eliminare i tagli. Le lamentele dei ricchi per le tasse sui Suv e la successione, hanno avuto effetto immediato. Ma quando si sono fatti sentire gli operai di Mirafiori, Fassino ha commentato: "gli operai di Mirafiori vanno ascoltati, come tutti, per spiegare meglio il senso dell'azione di governo". "Spiegare"?!? Quando a muoversi sono categorie che fanno riferimento alla destra, non vengono "ascoltate": si fa quel che dicono e punto. Perché Fassino non usa lo stesso tono paternalista verso l'associazione italiana banchieri? Perché il pronunciamento di un vescovo vale sempre più dell'opinione della maggioranza degli italiani? E allora il problema non è solo che alle prossime elezioni vincerà di nuovo la destra, ma che questa alternanza produce, sconfitta dopo sconfitta, uno slittamento a destra del senso comune di questa società. L'altro giorno a scuola dovevo spiegare cos'erano la destra e la sinistra politica, in termini generali, ovviamente, e senza fare riferimento alla situazione italiana. E mi sono scoperto usare continuamente il condizionale: "la sinistra dovrebbe essere quella parte politica che difende..." "dovrebbe fare..." "dovrebbe dire....". Poveretti, chissà cosa avranno capito. Associano la parola "sinistra" alla faccia di Fioroni? Speriamo di no. Ma allora: a cosa l'associano?
Quando mi lamento dell'Unione, mi spiace, intendo tutta l'Unione. E' doloroso, per me, constatarlo perché la sinistra radicale che là si trova incastrata sta sicuramente patendo, ma vedere votata la finanziaria che taglia le risorse alla scuola da Rutelli fino ai deputati ultrarivoluzionari, boh, mi ha fatto un po' impressione. Sì, certo: "non avevamo scelta", "ma allora cosa facciamo, vuoi veder tornare su Berlusconi?" ecc. ecc. conosco i discorsi. Però, compagni, allora qualcosa della vostra fantastica strategia non ha funzionato: nel governo non contate un belìn, e allora ditelo, ditelo che qualche errorino in qualche momentino dovete pur averlo fatto.
A scanso di equivoci: non è che vedo grandi alternative politiche fuori dall'Unione. I cobas, che sono un gruppo sindacal-politico, come essi stessi si definiscono, fanno giuste critiche all'Unione, eppure quando leggo sul loro sito che lo sciopero, al quale ho aderito, è stato uno straordinario successo nella scuola, mi vien da ridere. Sembrano comunicati da Unione Sovietica. Hanno ragione a lamentarsi del carattere antidemocratico delle elezioni rsu, del resto, però, quelle regole c'erano anche nelle due elezioni precedenti, e i cobas diminuiscono costantemente i propri consensi, elezione dopo elezione. Una domandina su qualche errore di metodo circa la loro maniera di costruirsi nelle scuole e di approcciare i movimenti, se la sono fatta? Non potrebbero lasciare da parte per un attimo il trionfalismo da realismo socialista e dire anche qualcosa di sensato? L’attuale criticità antigovernativa della Gilda mi lascia freddo, quando penso che abbiamo dovuto impiegare due anni a convincerla che la Moratti faceva danni nella scuola. Credo poco anche alle scissioni politiche. Mussi si prepara a fondare un nuovo partito? E perché? In cosa si distingue la sinistra ds? Le manine le hanno alzate anche loro, per la finanziaria, pensano di essere più simpatici perché hanno dichiarato in qualche intervista di patire terribili mal di pancia? Scissioni nel prc? In quella giornata di sciopero a un certo punto mi sono trovato circondato da 10 "veri" partiti comunisti, quasi tutti "davvero" rifondati, ognuno con tre militanti di media e l'assicurazione di avere la linea giusta, in esclusiva. Ho pensato: come minimo 9 di loro sbagliano.
Ma si tratta di gente più o meno folcloristica che non ha vere responsabilità in questo casino. Tra i grossi veri responsabili ci sono sicuramente Cgil, Cisl e Uil. E dobbiamo essere consapevoli che se non fosse stato per l'acquiescenza di questi sindacati, la finanziaria non sarebbe passata, e nemmeno i tagli alla scuola. La Cgil è andata avanti giurando che avrebbe proclamato uno sciopero se il governo avesse persistito sui tagli, ha rimandato lo sciopero in prossimità delle elezioni rsu per "incidere di più sulla finanziaria", ha promesso "la più grossa manifestazione a difesa della scuola pubblica", poi ci sono state le elezioni rsu, ha incassato il risultato ed ha disdetto la "grande manifestazione". I tagli, ovviamente, sono rimasti tali e quali. E' un sindacato che per sudditanza politica non porta a casa risultati, ma, in compenso, ci sommerge con una montagna di chiacchiere.
Mi dispiace aver offerto un quadro che può sembrare pessimista. In realtà è solo incazzato. Anche chi come me è da sempre impegnato nei movimenti non può non vedere in faccia la realtà. E cioé che la stanchezza delle lotte contro Moratti - Berlusconi e la contemporanea delusione verso il "nostro" governo hanno prodotto una generale paralisi degli attivisti. Diciamocelo chiaramente: i movimenti non ci sono più. Ma chi conta su questo per tirare un sospiro di sollievo sbaglia di grosso, credo, spero. Ogni società produce i propri anticorpi. Non sono subito visibili al personale politico chiuso nei palazzi. Ma il successo della manifestazione dei precari, il dilagare della presenza dei migranti e di attività legate alla solidarietà con loro, una generale disillusione dei giovani verso chi fa politica ma con una contemporanea maggioritaria propensione verso valori di sinistra (per la seconda volta nella storia d'Italia la Camera, dove votano i giovani, è più a sinistra del Senato), mi dicono che qualcosa nel cuore profondo della società si muove. Questi anni di opposizione autorganizzata anche contro le direzioni del centrosinistra, poi, hanno formato centinaia di migliaia di persone che ora guardano, riflettono, aspettano... Del resto sappiamo che la scuola sarà "obbligata" a riprendersi la piazza e a far sentire la sua voce: Padoa Schioppa esprime in maniera molto limpida il pensiero delle elite: se si vuol diminuire la spesa pubblica i due bubboni da ridurre sono scuola e sanità, non si sfugge. Saremo attaccati di nuovo. E di nuovo al popolo della scuola spetterà l'incombenza di difendere questo presidio di civiltà. Certo, non è automatico. L'alternativa però è lo slittamento sempre maggiore dell'intera società verso destra, l'imbarbarimento dei rapporti, New Orleans dove nessuno ha trovato strano che Bush inviasse marines con mitra spianati invece che aiuti. Sono livelli che in Italia ancora, per poco, non possiamo immaginare, ma che si vivono in tanti altri Paesi, disgregati socialmente, dove va a votare un terzo dei cittadini, perché gli strati più oppressi della società non credono più a nulla. E' quel che non capiscono i nostri dirigenti, quelli che abbiamo eletto.
"E' la storia di una società che sta precipitando e che mentre precipita si ripete per farsi coraggio: fino a qui tutto bene...fino a qui tutto bene...fino a qui tutto bene... il problema non è la caduta - concludeva il film - ma l'atterraggio."
21.12.06
Il Tar del Lazio: gli insegnanti non di ruolo hanno una diversa età pensionabile
21 dicembre 2006 - Kataweb/cittadinolex
Diversa dai loro colleghi l’età pensionabile per gli insegnanti non di ruolo
(Tar Lazio 12541/2006)
Gli insegnanti non di ruolo che hanno compiuto sessantacinque anni non possono essere esclusi dalle graduatorie permanenti per l'insegnamento per raggiunti limiti di età. I precari, categoria di lavoratori non certo fortunata, lambiscono in età di pensionamento (o di non pensionamento) i magistrati e i professori universitari ordinari.
Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha così accolto il ricorso di una insegnante contro il Ministero dell'Istruzione e l'Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio che avevano escluso la ricorrente dalla graduatoria permanente definitiva per l'insegnamento nelle scuole materne e dell'infanzia perché aveva raggiunto i sessantacinque anni, età pensionabile prevista nel settore della scuola.
Secondo i giudici amministrativi il ricorso è fondato in quanto gli insegnanti non di ruolo iscritti nelle graduatorie permanenti non possono essere collocati a riposo d'ufficio al superamento dei sessantacinque anni, ma solo al compimento del settantesimo anno di età, in quanto è diversa la disciplina ad essi applicabile, come già in precedenza affermato dal Tar. (18 dicembre 2006) Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, Sezione terza quater, sentenza n. 12541/2006
TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL LAZIO
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Diversa dai loro colleghi l’età pensionabile per gli insegnanti non di ruolo
(Tar Lazio 12541/2006)
Gli insegnanti non di ruolo che hanno compiuto sessantacinque anni non possono essere esclusi dalle graduatorie permanenti per l'insegnamento per raggiunti limiti di età. I precari, categoria di lavoratori non certo fortunata, lambiscono in età di pensionamento (o di non pensionamento) i magistrati e i professori universitari ordinari.
Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha così accolto il ricorso di una insegnante contro il Ministero dell'Istruzione e l'Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio che avevano escluso la ricorrente dalla graduatoria permanente definitiva per l'insegnamento nelle scuole materne e dell'infanzia perché aveva raggiunto i sessantacinque anni, età pensionabile prevista nel settore della scuola.
Secondo i giudici amministrativi il ricorso è fondato in quanto gli insegnanti non di ruolo iscritti nelle graduatorie permanenti non possono essere collocati a riposo d'ufficio al superamento dei sessantacinque anni, ma solo al compimento del settantesimo anno di età, in quanto è diversa la disciplina ad essi applicabile, come già in precedenza affermato dal Tar. (18 dicembre 2006) Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, Sezione terza quater, sentenza n. 12541/2006
TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DEL LAZIO
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14.12.06
Nicolais: Non ci sono fondi per assumere 500mila precari nella PA
Giovedì, 14 dicembre
Appunti Per assumere 500.000 precari nella pubblica amministrazione potrebbero essere necessari circa 15 miliardi l'anno e queste risorse nella Finanziaria "non ci sono". Lo afferma il ministro delle Riforme e innovazione nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, in un'intervista video all'Ansa nella quale sottolinea che introdurre 500.000 persone "non sarebbe un vantaggio per l'amministrazione" che ha bisogno sì di giovani, ma inserendolo "in maniera graduale".
Secondo Nicolais, le risorse previste nell'emendamento alla manovra che punta alla costituzione di un fondo per la stabilizzazione di 350.000 precari tra ministeri, enti locali e sanità non sarebbero sufficienti anche perché - spiega - i fondi contenuti nei conti correnti bancari "dormienti" sarebbero "una tantum", mentre gli stipendi delle persone eventualmente assunte costituirebbero un costo annuale.
Altra cosa è invece la stabilizzazione nella scuola dei 150.000 insegnanti precari che hanno contratti di supplenza da almeno tre anni. "Questi non sarebbero un costo - dice - perché sono già retribuiti". Secondo Nicolais, nelle amministrazioni centrali nel 2007 dovrebbero essere assunti 8-10.000 precari, mentre altre stabilizzazioni potrebbero essere previste negli enti locali e nella sanità.
Appunti Per assumere 500.000 precari nella pubblica amministrazione potrebbero essere necessari circa 15 miliardi l'anno e queste risorse nella Finanziaria "non ci sono". Lo afferma il ministro delle Riforme e innovazione nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, in un'intervista video all'Ansa nella quale sottolinea che introdurre 500.000 persone "non sarebbe un vantaggio per l'amministrazione" che ha bisogno sì di giovani, ma inserendolo "in maniera graduale".
Secondo Nicolais, le risorse previste nell'emendamento alla manovra che punta alla costituzione di un fondo per la stabilizzazione di 350.000 precari tra ministeri, enti locali e sanità non sarebbero sufficienti anche perché - spiega - i fondi contenuti nei conti correnti bancari "dormienti" sarebbero "una tantum", mentre gli stipendi delle persone eventualmente assunte costituirebbero un costo annuale.
Altra cosa è invece la stabilizzazione nella scuola dei 150.000 insegnanti precari che hanno contratti di supplenza da almeno tre anni. "Questi non sarebbero un costo - dice - perché sono già retribuiti". Secondo Nicolais, nelle amministrazioni centrali nel 2007 dovrebbero essere assunti 8-10.000 precari, mentre altre stabilizzazioni potrebbero essere previste negli enti locali e nella sanità.
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11.12.06
Dicembre caldo per la scuola; sette giorni di scioperi e cortei
Il 14 si fermano un'ora tutti i docenti. Poi sit in al Ministero di precari
e personale non docente e manifestazione a Roma domenica 17
di SALVO INTRAVAIA
Comincia una settimana di passione per la scuola italiana. Dopo lo sciopero del 7 indetto dai sindacati autonomi (Gilda, Cobas e Snals-Confsal), Flc Cgil, Cisl e Uil scuola hanno organizzato un pacchetto di scioperi, sit-in e manifestazioni di piazza malgrado gli impegni assunti nei giorni scorsi da autorevoli esponenti del governo sulle questioni che mettono in fibrillazione insegnanti, presidi e non docenti.
"Pur apprezzando i segnali positivi la settimana di mobilitazione ci sarà", spiegano i sindacati perché la discussione al Senato della Finanziaria va rilento e, dopo il maxiemendamento del governo, probabilmente sarà posta nuovamente la fiducia.
Ad aprire le ostilità con un sit-in, domani (12 dicembre) davanti al ministero della Pubblica istruzione, sarà il cosiddetto personale Ata (personale di segreteria, bidelli e tecnici di laboratorio). Giovedì 14 incroceranno le braccia per un'ora - la prima o l'ultima - gli tutti gli insegnanti. Nello stesso giorno viale Trastevere verrà bloccata dalla protesta dei precari - che organizzerenno un sit-in davanti al Palazzo della Minerva - e, sempre a Roma, scenderanno in piazza i presidi incaricati. La settimana si concluderà con una manifestazione nazionale per le strade della capitale domenica 17 dicembre.
I motivi del contendere. L'ok del governo al rinnovo del contratto della scuola e le assicurazioni del ministro Fioroni sull'esito del "pacchetto scuola" nelle Finanziaria, non fuga le preoccupazioni dei sindacati per l'impatto sulla scuola della manovra di bilancio disegnata dal ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa. Una delle questioni ancora controverse è la cosiddetta clausola di salvaguardia contenuta nella Finanziaria: quella 'noticina' che vincola le 170 mila assunzioni promesse dal governo alla realizzazione dei risparmi di spesa da ottenere con i tagli agli organici del personale. Scontenti anche gli Ata per i quali le 20 mila assunzioni (ne sono state richieste almeno 40 mila) previste sono poca cosa rispetto ai posti disponibili e per lo spauracchio di nuovi tagli in organico.
Resta ancora la questione precari. Il ministro Fioroni, dopo il lavoro delle scorse settimane, ripete ancora oggi: "L'accordo sui precari c'è, bisogna definire meglio gli aspetti tecnici delle novità per le graduatorie permanenti". Ma la tensione resta alta, e così la pressione sul governo per il rush finale della manovra. Non va giù ai rappresentanti di categoria neppure il taglio di circa 26 mila posti che si determinerebbe per effetto dell'aumento (pari a 0,4) del rapporto alunni-classi e brontolano anche i cosiddetti presidi incaricati che chiedono, per l'imminente concorso a loro riservato, almeno le stesse regole della procedura concorsuale ordinaria ormai quasi conclusa e un consistente aumento di posti.
(11 dicembre 2006)
e personale non docente e manifestazione a Roma domenica 17
di SALVO INTRAVAIA
Comincia una settimana di passione per la scuola italiana. Dopo lo sciopero del 7 indetto dai sindacati autonomi (Gilda, Cobas e Snals-Confsal), Flc Cgil, Cisl e Uil scuola hanno organizzato un pacchetto di scioperi, sit-in e manifestazioni di piazza malgrado gli impegni assunti nei giorni scorsi da autorevoli esponenti del governo sulle questioni che mettono in fibrillazione insegnanti, presidi e non docenti.
"Pur apprezzando i segnali positivi la settimana di mobilitazione ci sarà", spiegano i sindacati perché la discussione al Senato della Finanziaria va rilento e, dopo il maxiemendamento del governo, probabilmente sarà posta nuovamente la fiducia.
Ad aprire le ostilità con un sit-in, domani (12 dicembre) davanti al ministero della Pubblica istruzione, sarà il cosiddetto personale Ata (personale di segreteria, bidelli e tecnici di laboratorio). Giovedì 14 incroceranno le braccia per un'ora - la prima o l'ultima - gli tutti gli insegnanti. Nello stesso giorno viale Trastevere verrà bloccata dalla protesta dei precari - che organizzerenno un sit-in davanti al Palazzo della Minerva - e, sempre a Roma, scenderanno in piazza i presidi incaricati. La settimana si concluderà con una manifestazione nazionale per le strade della capitale domenica 17 dicembre.
I motivi del contendere. L'ok del governo al rinnovo del contratto della scuola e le assicurazioni del ministro Fioroni sull'esito del "pacchetto scuola" nelle Finanziaria, non fuga le preoccupazioni dei sindacati per l'impatto sulla scuola della manovra di bilancio disegnata dal ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa. Una delle questioni ancora controverse è la cosiddetta clausola di salvaguardia contenuta nella Finanziaria: quella 'noticina' che vincola le 170 mila assunzioni promesse dal governo alla realizzazione dei risparmi di spesa da ottenere con i tagli agli organici del personale. Scontenti anche gli Ata per i quali le 20 mila assunzioni (ne sono state richieste almeno 40 mila) previste sono poca cosa rispetto ai posti disponibili e per lo spauracchio di nuovi tagli in organico.
Resta ancora la questione precari. Il ministro Fioroni, dopo il lavoro delle scorse settimane, ripete ancora oggi: "L'accordo sui precari c'è, bisogna definire meglio gli aspetti tecnici delle novità per le graduatorie permanenti". Ma la tensione resta alta, e così la pressione sul governo per il rush finale della manovra. Non va giù ai rappresentanti di categoria neppure il taglio di circa 26 mila posti che si determinerebbe per effetto dell'aumento (pari a 0,4) del rapporto alunni-classi e brontolano anche i cosiddetti presidi incaricati che chiedono, per l'imminente concorso a loro riservato, almeno le stesse regole della procedura concorsuale ordinaria ormai quasi conclusa e un consistente aumento di posti.
(11 dicembre 2006)
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4.12.06
Scuola, arriva la norma "salvasupplenti" le graduatorie diventano a esaurimento
Modificato l'emendamento: le liste che non saranno più cancellate nel giro
di 3 anni, ma congelate in attesa che tutti gli iscritti trovino una cattedra fissa
Scuola, arriva la norma "salvasupplenti"
le graduatorie diventano a esaurimento
E intanto rinviati ai 14 dicembre gli scioperi previsti per l'11 e il 13
di SALVO INTRAVAIA
In arrivo la norma "salvasupplenti" per la scuola. Il governo ha infatti presentato un emendamento al comma 262 della Finanziaria che dovrebbe porre fine alla querelle sulle graduatorie provinciali permanenti (le liste utilizzate il reclutamento del 50 per cento degli insegnanti assunti nella scuola) sollevate all'indomani della presentazione della manovra di bilancio alla Camera.
Il nuovo testo che, secondo le prime indiscrezioni ha già raccolto il parere favorevole di tutte le forze politiche all'interno della maggioranza, e di parte della opposizione, modifica la precedente formulazione - che prevedeva la cancellazione delle graduatorie permanenti a partire dall'anno scolastico 2010/2011 - nella versione più soft delle graduatorie 'ad esaurimento'. "Si vogliono tutelare, da un lato, tutti coloro che hanno maturato aspettative" - spiega Mariangela Bastico, veceministro della Pubblica istruzione. Ma non solo. "Bloccando l'aggiornamento delle graduatorie, tranne per coloro che hanno già intrapreso la strada dell'insegnamento - prosegue la Bastico - e dopo la verifica intermedia entro 18 mesi dall'entrata in vigore della Finanziaria, si vogliono riscrivere le regole per il reclutamento degli insegnanti per evitare di produrre nuovo precariato. L'auspicio è che l'eventuale approvazione dell'emendamento in commissione Bilancio del Senato produca la modifica del testo in aula".
In altre parole le graduatorie permanenti, che al momento vedono presenti a livello nazionale 304 mila insegnanti abilitati, non verrebbero più cancellate nel giro di tre anni ma, anche in vista delle 150 mila assunzioni programmate dal governo Prodi, verrebbero congelate in attesa che tutti gli iscritti trovino una cattedra fissa. Insomma, la modifica metterebbe al sicuro i diritti maturati da coloro che avevano investito sull'insegnamento.
Secondo le prime informazioni gli ultimi a potersi inserire in graduatoria saranno coloro che hanno iniziato un percorso di abilitazione (Ssis e corsi abilitanti riservati) o che sono già in possesso dell'abilitazione all'insegnamento. Dopo, l'esecutivo penserà un nuovo sistema di reclutamento degli insegnanti, attualmente reclutati per metà attraverso le graduatorie permanenti e per l'altro 50 per cento per mezzo dei concorsi a cattedre banditi ogni tre anni.
I sindacati. Le prime reazioni dei sindacati, che anche per questo motivo hanno proclamato scioperi per dicembre (che ora dovranno essere spostati, ma ci torniamo dopo) sono positive. "Si tratterebbe di un atto di giustizia nei confronti di tutti gli insegnanti che hanno maturato diritti negli ultimi anni e per coloro che hanno già intrapreso la strada dell'insegnamento - dichiara Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola - Ma allo stesso tempo una risposta alle rivendicazioni del sindacato e un importante segnale positivo di continuità per l'intero sistema scolastico nazionale".
Più cauto Massimo Di Menna, della Uil Scuola. "Se verrà approvato, è un fatto sicuramente positivo per chi aspetta da anni l'immissione in ruolo - dice Di Menna - Ma si tratta solo di un punto della vertenza sulla scuola che resta aperta".
"Soddisfatto" Enrico Panini, della Flc Cgil, che valuta l'apertura del governo come "Un primo passo. Occorre vigilare l'iter parlamentare della Finanziaria - aggiunge - per non avere sorprese finali".
Gli scioperi spostati. Slitta lo sciopero della scuola dell'11 e 13 dicembre. Le due giornate di astensione per un'ora dalle lezioni indette da Flc Cgil, Cisl e Uil scuola - l'11 per gli insegnanti della scuola materna, elementare e media e il 13 per quelli del superiore - sono state accorpate in un unico sciopero per giovedì 14 dicembre cui parteciperanno docenti, dirigenti e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). La decisione è maturata dopo i rilievi sollevati dalla Commissione di garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero che ha contestato il mancato rispetto dell'intervallo minimo (7 giorni) fra uno sciopero e il successivo dello stesso comparto. Giovedì 7 infatti scenderà in piazza il personale della scuola aderente a Gilda e Snals.
(4 dicembre 2006)
di 3 anni, ma congelate in attesa che tutti gli iscritti trovino una cattedra fissa
Scuola, arriva la norma "salvasupplenti"
le graduatorie diventano a esaurimento
E intanto rinviati ai 14 dicembre gli scioperi previsti per l'11 e il 13
di SALVO INTRAVAIA
In arrivo la norma "salvasupplenti" per la scuola. Il governo ha infatti presentato un emendamento al comma 262 della Finanziaria che dovrebbe porre fine alla querelle sulle graduatorie provinciali permanenti (le liste utilizzate il reclutamento del 50 per cento degli insegnanti assunti nella scuola) sollevate all'indomani della presentazione della manovra di bilancio alla Camera.
Il nuovo testo che, secondo le prime indiscrezioni ha già raccolto il parere favorevole di tutte le forze politiche all'interno della maggioranza, e di parte della opposizione, modifica la precedente formulazione - che prevedeva la cancellazione delle graduatorie permanenti a partire dall'anno scolastico 2010/2011 - nella versione più soft delle graduatorie 'ad esaurimento'. "Si vogliono tutelare, da un lato, tutti coloro che hanno maturato aspettative" - spiega Mariangela Bastico, veceministro della Pubblica istruzione. Ma non solo. "Bloccando l'aggiornamento delle graduatorie, tranne per coloro che hanno già intrapreso la strada dell'insegnamento - prosegue la Bastico - e dopo la verifica intermedia entro 18 mesi dall'entrata in vigore della Finanziaria, si vogliono riscrivere le regole per il reclutamento degli insegnanti per evitare di produrre nuovo precariato. L'auspicio è che l'eventuale approvazione dell'emendamento in commissione Bilancio del Senato produca la modifica del testo in aula".
In altre parole le graduatorie permanenti, che al momento vedono presenti a livello nazionale 304 mila insegnanti abilitati, non verrebbero più cancellate nel giro di tre anni ma, anche in vista delle 150 mila assunzioni programmate dal governo Prodi, verrebbero congelate in attesa che tutti gli iscritti trovino una cattedra fissa. Insomma, la modifica metterebbe al sicuro i diritti maturati da coloro che avevano investito sull'insegnamento.
Secondo le prime informazioni gli ultimi a potersi inserire in graduatoria saranno coloro che hanno iniziato un percorso di abilitazione (Ssis e corsi abilitanti riservati) o che sono già in possesso dell'abilitazione all'insegnamento. Dopo, l'esecutivo penserà un nuovo sistema di reclutamento degli insegnanti, attualmente reclutati per metà attraverso le graduatorie permanenti e per l'altro 50 per cento per mezzo dei concorsi a cattedre banditi ogni tre anni.
I sindacati. Le prime reazioni dei sindacati, che anche per questo motivo hanno proclamato scioperi per dicembre (che ora dovranno essere spostati, ma ci torniamo dopo) sono positive. "Si tratterebbe di un atto di giustizia nei confronti di tutti gli insegnanti che hanno maturato diritti negli ultimi anni e per coloro che hanno già intrapreso la strada dell'insegnamento - dichiara Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola - Ma allo stesso tempo una risposta alle rivendicazioni del sindacato e un importante segnale positivo di continuità per l'intero sistema scolastico nazionale".
Più cauto Massimo Di Menna, della Uil Scuola. "Se verrà approvato, è un fatto sicuramente positivo per chi aspetta da anni l'immissione in ruolo - dice Di Menna - Ma si tratta solo di un punto della vertenza sulla scuola che resta aperta".
"Soddisfatto" Enrico Panini, della Flc Cgil, che valuta l'apertura del governo come "Un primo passo. Occorre vigilare l'iter parlamentare della Finanziaria - aggiunge - per non avere sorprese finali".
Gli scioperi spostati. Slitta lo sciopero della scuola dell'11 e 13 dicembre. Le due giornate di astensione per un'ora dalle lezioni indette da Flc Cgil, Cisl e Uil scuola - l'11 per gli insegnanti della scuola materna, elementare e media e il 13 per quelli del superiore - sono state accorpate in un unico sciopero per giovedì 14 dicembre cui parteciperanno docenti, dirigenti e Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). La decisione è maturata dopo i rilievi sollevati dalla Commissione di garanzia per l'attuazione della legge sullo sciopero che ha contestato il mancato rispetto dell'intervallo minimo (7 giorni) fra uno sciopero e il successivo dello stesso comparto. Giovedì 7 infatti scenderà in piazza il personale della scuola aderente a Gilda e Snals.
(4 dicembre 2006)
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