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16.2.07

Incontro a Palazzo Chigi per precari calabresi

Presenti il presidente del Consiglio, il ministro del lavoro, il presidente della Regione e i rappresentanti dei lavoratori

Loiero: ''Stiamo cercando di trovare una soluzione occupazionale stabile a un bacino storico di precariato ignorato dal precedente governo''

Lamezia Terme, 30 gen. - (Adnkronos) - Incontro per gli Lsu-Lpu calabresi giovedi' prossimo alle 10,30 a Palazzo Chigi, presenti il premier Romano Prodi, il governatore della Calabria Agazio Loiero, il ministro del Lavoro Cesare Damiano e i rappresentanti dei lavoratori. Ne ha dato notizia il portavoce del presidente della Regione Calabria Agazio Loiero.

''Non e' una cosa semplice ma stiamo cercando di trovare una soluzione occupazionale stabile a un bacino storico di precariato che e' stato ignorato dal precedente governo di centrodestra - ha detto il presidente Loiero che ha contattato il premier dopo l'incontro di ieri sera con i sindacati calabresi - e devo riconoscere che Prodi ha dato la sua immediata disponibilita' a questo primo incontro, ai massimi livelli e preparatorio a quello gia' previsto in sede ministeriale''.

La vertenza degli Lsu-Lpu si sposta quindi a Roma anche perche' e' da governo centrale che dovranno arrivare le risposte capaci di risolvere il problema che in Calabria riguarda oltre ottomila persone. ''Come Regione - ha affermato Loiero - abbiamo prodotto lo sforzo massimo possibile. Oltre non possiamo andare. Ci auguriamo che il governo centrale convenga sulla necessita' di stabilizzazione di questi lavoratori, come in passato e' stato fatto per la Sicilia e la Campania''.

''Dopo la protesta dei giorni scorsi - ha concluso Loiero - il lungo incontro con i sindacati e' stato molto proficuo. Solo facendo fronte comune sara' possibile accelerare i tempi e sanare una situazione di precariato che si trascina da due lustri e alla quale abbiamo posto mano con concretezza, aumentando le ore di lavoro e garantendo tutto quello che potevamo garantire. La parte nostra l'abbiamo fatta e continueremo a farla. Speriamo che dopo l'incontro di giovedi' con Prodi si apra l'ultima fase, quella che dovra' normalizzare una realta' lavorativa anormale e intollerabile''.

4.1.07

L'Unione ha mentito a tutti gli insegnanti suoi elettori

La caduta.

Il governo ha avuto sulla finanziaria la fiducia del Parlamento. Non la nostra.

Michele Corsi, da ReteScuole del 27/12/2006

Un bel film di dieci anni fa che si intitola "L'odio" si apre con una voce fuori campo che dice: "è la storia di uno che si butta da un palazzo di 50 piani. E ad ogni piano mormora: fino a qui tutto bene... fino a qui tutto bene... fino a qui tutto bene..." Mi sono venute in mente queste frasi pensando al governo dell'Unione e alla sua finanziaria. L'Unione ha già tagliato, a pochi mesi dalla sua vittoria, le proprie relazioni con la base sociale che l'ha eletta, con una rapidità sbalorditiva. Precipita: nelle prospettive, nei consensi, nella lucidità, ma mormora tra sé e sé: fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene...

La scuola era stata protagonista di un movimento che ha contribuito grandemente alla sconfitta di Berlusconi, il suo popolo ha votato massicciamente per il centrosinistra, e non era certo scontato. Qualche mese dopo ecco il neoeletto governo votare una finanziaria che taglia sulla scuola quanto la Moratti. Col senno di poi possiamo dirci che la Moratti non era stronza come pensavamo, ma, semplicemente, poco furba: se qualcuno le avesse sussurrato all'orecchio "non tagliare i docenti del tempo pieno, aumenta invece gli alunni per classe!" avrebbe ottenuto risultati maggiori e senza troppi casini. L'Unione taglia in questo modo 50.000 docenti, e le sta andando liscia come l'olio. I personaggi che emettono circolari e declamano discorsi contro il bullismo, sono gli stessi che con la finanziaria lo favoriscono nei fatti: non credo occorra dedicare nemmeno mezza riga al nesso tra classi sovraffollate e diminuzione della qualità dell'insegnamento e della convivenza civile nelle scuole. Fioroni si "indigna" per l'esistenza dei bulli, ma è lui il bullo numero 1: ingolfa le classi e allo stesso tempo aumenta i finanziamenti alle scuole private. Bullismo ministeriale. Napolitano ha decretato il bullismo calamità nazionale, ma la finanziaria che ha controfirmato taglia i finanziamenti agli enti locali, che gestiscono gli edifici scolastici. Bullismo presidenziale. E le scuole che cadono a pezzi non sono una calamità? E poi, cari ministri: che ipocrisia versare lacrime di coccodrillo verso un disabile maltrattato dai propri coetanei, quando nello stesso istante si architetta di tagliare risorse sul sostegno all'handicap! Questi ministri, come i bulli, ti spintonano nelle pozzanghere, dopodiché: i ragazzini bulli si mettono a ridere, i ministri bulli, invece, si indignano perché ti sei sporcato i pantaloni.

I bulli hanno alle spalle famiglie disastrate, restituiscono in malo modo e ai soggetti sbagliati, quel che han subito. Ma i nostri governanti-bulli? Loro non hanno subito niente! Sono i movimenti, scendendo instancabilmente in piazza lungo questi anni, che hanno creato le condizioni per far cadere la destra mentre loro se ne stavano lì belli belli a volteggiare tra un convegno e l'altro, e dovevamo pure pregarli di dire qualcosa di vagamente progressista. E loro: non so, ci penso, vedremo... Li abbiamo eletti, e ora fanno quel che vogliono, cioé quel che sanno fare meglio: preparare le condizioni sociali per il ritorno della destra.

L'Unione ha mentito. E' vero, non aveva promesso l'abrogazione della riforma Moratti, ma c'era scritto qualcosa che ci andava molto vicino, nel famoso programma. All'inizio molti speravano: dal Ministero veniva un "linguaggio" nuovo, anche se pochi fatti. Poi ci sono stati i fatti, e il linguaggio che prima pareva "nuovo" poi, semplicemente, è parso ipocrita. La riforma Moratti sta lì, e nessuno la tocca. La circolare sulle iscrizioni è quasi indistinguibile da quella di un anno fa. L'Unione aveva detto: più soldi alla scuola, "perché i giovani..." "perché il futuro..." "perché..." e ha tagliato nella scuola più che in ogni altro settore, aumentando invece i soldi per le spese militari. Ha mentito. Mi viene da ridere, si fa per dire, quando sento qualcuno dentro l'Unione che si inalbera sui Pacs ed esclama: "i Pacs non c'erano nel programma!" e perché: i tagli alla scuola invece sì?

Quando mi capita di ascoltare qualche esponente della destra gridare frasi volgari e ripugnanti, mi dico: ma da dove sono saltati fuori questi qua? Come mai possono permettersi di dire tutto, di tutto, senza che nessuno del circo mediatico-politico si indigni, si alteri, protesti? Perché possono permettersi di insultare continuamente tutti, lavoratori, insegnanti, immigrati, musulmani, donne, omosessuali, senza che vi sia uno straccio di reazione da parte di chi ci dovrebbe rappresentare? E allora penso. Penso ai balletti sulla Rai e al fatto che tutti i pezzi della destra se ne stanno lì senza che nessuno li tocchi, qualcuno è stato spostato con molte scuse ad incarichi più lucrosi. Penso ai fischi a Prodi: quando era accaduto a Berlusconi i media avevano gridato ad un attacco terroristico. Pazienza: sappiamo in che mani erano e sono. Ma la sinistra? La ricordo perfettamente subito sulla difensiva, a porgere la propria solidarietà al "presidente". Ora che il "presidente" dice a Prodi che i fischi se li merita, nessuno che gridi allo scandalo, nonostante che il carattere più o meno organizzato di quella contestazione fosse palese. E penso ai cori schiamazzanti di quando viene bruciato in manifestazione un qualche simbolo di italianità, negli USA accade regolarmente e nessuno ci trova nulla da ridire, da noi casca il mondo. Ma se la destra dice cose sanguinarie tipo che i musulmani vanno buttati tutti a mare: silenzio. Allora penso: questa destra l'abbiamo creata noi, noi della sinistra. La destra, in ogni paese, non ha caratteristiche autonome, è la risposta politica dei ceti forti alla presenza organizzata della sinistra. Questi ceti, se potessero, farebbero a meno anche di rappresentanza politica. Per questo il loro personale politico, ha la qualità minima indispensabile ad affrontare la sinistra che c'è. E allora ogni sinistra ha la destra che si merita. Rutelli si "merita" Calderoli. Una sinistra che facesse il proprio mestiere, o che fosse semplicemente un po' più sveglia, costringerebbe la destra ad attrezzarsi con partiti e politici che fossero all'altezza del confronto.

Occupano i nostri terreni. La manifestazione della destra a Piazza San Giovanni, ad esempio. Certo, non erano un milione come dicevano. Ma: la sinistra sarebbe in grado di portarne in piazza altrettanti, ora, per difendere il suo operato? Non ci prova nemmeno. Eppure era quel che si doveva fare. Ma tutti sapevano che la base sociale che l'ha votata non sarebbe scesa in piazza per sostenerla, dopo quella finanziaria. Così abbiamo una destra che difende efficacemente gli interessi economici della sua base sociale e una sinistra che... ci dice Fassino: "tranquilli, ora parte la fase due". Così mi sono letto l'intervista dove parlava del rilancio dell'"azione riformista". La fase due sarebbe: privatizzazioni, allungamento dell'età pensionabile, via il tfr.... ma: una cosa, una sola cosa vagamente di sinistra è in grado di pronunciarla questa gente lì?

Non c'è nulla che possa convincere i capi della nostra sinistra che, portando avanti una politica di destra, la sinistra viene sconfitta. Nei fatti: che ci perdono, loro? Questo personale politico rimane sempre in pista: deputati lo sono comunque, anche se all'opposizione, mica ci rimettono la pensione. Per questo, appena un corteo dai toni semifascisti come quello dei poliziotti ha sfilato per Roma, Fassino li ha ricevuti di corsa, e subito si sono trovati i soldi per i loro aumenti. Ma a nulla sono valse le proteste del mondo della scuola per eliminare i tagli. Le lamentele dei ricchi per le tasse sui Suv e la successione, hanno avuto effetto immediato. Ma quando si sono fatti sentire gli operai di Mirafiori, Fassino ha commentato: "gli operai di Mirafiori vanno ascoltati, come tutti, per spiegare meglio il senso dell'azione di governo". "Spiegare"?!? Quando a muoversi sono categorie che fanno riferimento alla destra, non vengono "ascoltate": si fa quel che dicono e punto. Perché Fassino non usa lo stesso tono paternalista verso l'associazione italiana banchieri? Perché il pronunciamento di un vescovo vale sempre più dell'opinione della maggioranza degli italiani? E allora il problema non è solo che alle prossime elezioni vincerà di nuovo la destra, ma che questa alternanza produce, sconfitta dopo sconfitta, uno slittamento a destra del senso comune di questa società. L'altro giorno a scuola dovevo spiegare cos'erano la destra e la sinistra politica, in termini generali, ovviamente, e senza fare riferimento alla situazione italiana. E mi sono scoperto usare continuamente il condizionale: "la sinistra dovrebbe essere quella parte politica che difende..." "dovrebbe fare..." "dovrebbe dire....". Poveretti, chissà cosa avranno capito. Associano la parola "sinistra" alla faccia di Fioroni? Speriamo di no. Ma allora: a cosa l'associano?

Quando mi lamento dell'Unione, mi spiace, intendo tutta l'Unione. E' doloroso, per me, constatarlo perché la sinistra radicale che là si trova incastrata sta sicuramente patendo, ma vedere votata la finanziaria che taglia le risorse alla scuola da Rutelli fino ai deputati ultrarivoluzionari, boh, mi ha fatto un po' impressione. Sì, certo: "non avevamo scelta", "ma allora cosa facciamo, vuoi veder tornare su Berlusconi?" ecc. ecc. conosco i discorsi. Però, compagni, allora qualcosa della vostra fantastica strategia non ha funzionato: nel governo non contate un belìn, e allora ditelo, ditelo che qualche errorino in qualche momentino dovete pur averlo fatto.

A scanso di equivoci: non è che vedo grandi alternative politiche fuori dall'Unione. I cobas, che sono un gruppo sindacal-politico, come essi stessi si definiscono, fanno giuste critiche all'Unione, eppure quando leggo sul loro sito che lo sciopero, al quale ho aderito, è stato uno straordinario successo nella scuola, mi vien da ridere. Sembrano comunicati da Unione Sovietica. Hanno ragione a lamentarsi del carattere antidemocratico delle elezioni rsu, del resto, però, quelle regole c'erano anche nelle due elezioni precedenti, e i cobas diminuiscono costantemente i propri consensi, elezione dopo elezione. Una domandina su qualche errore di metodo circa la loro maniera di costruirsi nelle scuole e di approcciare i movimenti, se la sono fatta? Non potrebbero lasciare da parte per un attimo il trionfalismo da realismo socialista e dire anche qualcosa di sensato? L’attuale criticità antigovernativa della Gilda mi lascia freddo, quando penso che abbiamo dovuto impiegare due anni a convincerla che la Moratti faceva danni nella scuola. Credo poco anche alle scissioni politiche. Mussi si prepara a fondare un nuovo partito? E perché? In cosa si distingue la sinistra ds? Le manine le hanno alzate anche loro, per la finanziaria, pensano di essere più simpatici perché hanno dichiarato in qualche intervista di patire terribili mal di pancia? Scissioni nel prc? In quella giornata di sciopero a un certo punto mi sono trovato circondato da 10 "veri" partiti comunisti, quasi tutti "davvero" rifondati, ognuno con tre militanti di media e l'assicurazione di avere la linea giusta, in esclusiva. Ho pensato: come minimo 9 di loro sbagliano.

Ma si tratta di gente più o meno folcloristica che non ha vere responsabilità in questo casino. Tra i grossi veri responsabili ci sono sicuramente Cgil, Cisl e Uil. E dobbiamo essere consapevoli che se non fosse stato per l'acquiescenza di questi sindacati, la finanziaria non sarebbe passata, e nemmeno i tagli alla scuola. La Cgil è andata avanti giurando che avrebbe proclamato uno sciopero se il governo avesse persistito sui tagli, ha rimandato lo sciopero in prossimità delle elezioni rsu per "incidere di più sulla finanziaria", ha promesso "la più grossa manifestazione a difesa della scuola pubblica", poi ci sono state le elezioni rsu, ha incassato il risultato ed ha disdetto la "grande manifestazione". I tagli, ovviamente, sono rimasti tali e quali. E' un sindacato che per sudditanza politica non porta a casa risultati, ma, in compenso, ci sommerge con una montagna di chiacchiere.

Mi dispiace aver offerto un quadro che può sembrare pessimista. In realtà è solo incazzato. Anche chi come me è da sempre impegnato nei movimenti non può non vedere in faccia la realtà. E cioé che la stanchezza delle lotte contro Moratti - Berlusconi e la contemporanea delusione verso il "nostro" governo hanno prodotto una generale paralisi degli attivisti. Diciamocelo chiaramente: i movimenti non ci sono più. Ma chi conta su questo per tirare un sospiro di sollievo sbaglia di grosso, credo, spero. Ogni società produce i propri anticorpi. Non sono subito visibili al personale politico chiuso nei palazzi. Ma il successo della manifestazione dei precari, il dilagare della presenza dei migranti e di attività legate alla solidarietà con loro, una generale disillusione dei giovani verso chi fa politica ma con una contemporanea maggioritaria propensione verso valori di sinistra (per la seconda volta nella storia d'Italia la Camera, dove votano i giovani, è più a sinistra del Senato), mi dicono che qualcosa nel cuore profondo della società si muove. Questi anni di opposizione autorganizzata anche contro le direzioni del centrosinistra, poi, hanno formato centinaia di migliaia di persone che ora guardano, riflettono, aspettano... Del resto sappiamo che la scuola sarà "obbligata" a riprendersi la piazza e a far sentire la sua voce: Padoa Schioppa esprime in maniera molto limpida il pensiero delle elite: se si vuol diminuire la spesa pubblica i due bubboni da ridurre sono scuola e sanità, non si sfugge. Saremo attaccati di nuovo. E di nuovo al popolo della scuola spetterà l'incombenza di difendere questo presidio di civiltà. Certo, non è automatico. L'alternativa però è lo slittamento sempre maggiore dell'intera società verso destra, l'imbarbarimento dei rapporti, New Orleans dove nessuno ha trovato strano che Bush inviasse marines con mitra spianati invece che aiuti. Sono livelli che in Italia ancora, per poco, non possiamo immaginare, ma che si vivono in tanti altri Paesi, disgregati socialmente, dove va a votare un terzo dei cittadini, perché gli strati più oppressi della società non credono più a nulla. E' quel che non capiscono i nostri dirigenti, quelli che abbiamo eletto.

"E' la storia di una società che sta precipitando e che mentre precipita si ripete per farsi coraggio: fino a qui tutto bene...fino a qui tutto bene...fino a qui tutto bene... il problema non è la caduta - concludeva il film - ma l'atterraggio."

24.12.06

Ricerca, università: per fortuna, io credo nella Befana

Marina Montacutelli*, 24 dicembre 2006
Letterina di Natale

Avevo preparato la letterina e l'avevo data per tempo a un signore coi baffi che mi sembrava proprio perbene. Avevo chiesto appena qualche soldino e il cominciare a ridarci un po' di speranza e di dignità: mi avevano spiegato che Babbo Natale quest'anno è povero. Poi, ho aspettato. Ed è successo che...

Ho scoperto che Babbo Natale non esiste: è terribile, anzi terribilissimo.
E' andata così.
Avevo preparato la letterina e l'avevo data per tempo a un signore coi baffi che mi sembrava proprio perbene. Sono previdente, io.

Non avevo chiesto tanto: mi avevano spiegato che Babbo Natale, quest'anno, è povero; mi avevano anche detto che siamo tanti: che ci sono i tassisti che menano e pure i notai che se lo annotano. E che ci sono i bisognosi, col macchinone fuoristrada o il negozio birichino. Insomma, avevo capito: sono giudiziosa, io.

Anche se mi ricordavo bene che l'altr'anni avevo trovato sotto l'alberello solo i gusci delle noci, e l'ultimo neanche quelli, avevo chiesto appena qualche soldino e il cominciare a ridarci un po' di speranza e di dignità. Poi, ho aspettato. Cercando di far la brava, è naturale. Io lo so che bisogna comportarsi bene e crederci tanto tanto, se vuoi che arrivi qualcosa. Io lo so che i bambini sono bambini e Babbo Natale è Babbo Natale: ciascuno al suo posto, insomma; ciascuno secondo le sue responsabilità, ciascuno secondo le sue competenze, dicono. Però si può anche parlare, ci si può anche aiutare. Magari è utile, disturbare ogni tanto il manovratore. E gliel'ho detto, al signore coi baffi, che Babbo Natale ci aveva promesso tanto l'altr'anno. Sono discola, io. E ho memoria, io.

Poi è successo che hanno cominciato tutti a litigare: non ho capito bene, per la verità. Dev'essere una cosa di grandi. Però vedevo il signore coi baffi agitarsi tanto e non succedeva niente: non lo so se è perché non conta tanto lui o perché Babbo Natale è cattivo o ha cambiato idea su questa storia della ricerca e dell'università come futuro del paese. E allora ho pensato che nella letterina avrei dovuto aggiungere che i soldini servono per scoprire a quale specie appartengono le renne, oppure cosa mangiano, oppure come si curano. Magari suggerendogli - come si usa adesso - che ci guadagna anche lui, che gli può tornare utile e non è solo cosa che si dice pensando alle favole, Babbo Natale forse si dava una regolata. Sono tarda, io.

Poi, ho capito pure io: Babbo Natale non esiste. E il signore coi baffi non lo so se gli perdona tutto perché ci crede ancora o è scurnacchiat' assaje. Il fatto è che neanche se mi avviluppo il cervello nella resina e fodero gli occhi in una fiducia davvero smarrita posso tornare a crederci, a Babbo Natale.
Ma c'è una cosa più grave ancora: non solo non esiste, o forse ha appeso la slitta al chiodo e mandato le renne a pascolare in ordine sparso: vuol farci credere che volano pure gli asini. E allora non ci sto. Sono analitica, io.

Perché se uso le tabelline, tre più due mi viene dubbio risultato; se mi impegno nel calcolo combinatorio, mi chiedo a che servono i dottori di ricerca: sono così tanti che ormai li prepara il cepu. Se passo all'analisi logica, non distinguo bene le università principali da quelle subordinate ma ne sento l'odorino come quando si brucia la torta (e chi andrà in castigo?); se il dizionario, mi dico che all'autorità che valuta e controlla preferirei l'autorevolezza. E quando mi tocca la biologia, vedo che hanno allevato le larve: quelle degli enti; e non ho ben capito che esperimento vogliono farci e se per comprovar l'eutanasia oppure il suicidio. Soprattutto, e questo riguarda l'ora di etica, sento una politica che delegittima se stessa: e non è antipolitica il gridarlo; sento aria di provincialismo, di rese dei conti interne. Di quattro spiccioli, e i precari stanno tutti lì: per programmare bisognerebbe fare un salto nel futuro e non ratificare le calze coi buchi o sancire i buchi sulle calze. Vedo mancette private: ma speriamo che Babbo Natale abbia sbagliato camino.

Sono stanca, io. Qui volano i cervelli, e gli asini siamo noi. Vorrei che fosse Pasqua, ma quella passata: quando le speranze c'erano tutte, ancora. E' triste, il Natale: l'allegrezza piena, e la fiducia, le ritrovi affogate quest'anno nella gravezza della disillusione. Non abbiamo più, proprio più, le parole per dirlo; anche, per crederci. Abbiamo solo la forza di sussurrare, giacché quella di parlare non ci è data: non fate niente. Lasciateci in pace.

Per fortuna, io credo nella Befana. La Befana è diversa da Babbo Natale: è donna, e pure meridionale. La Befana sfida la forza di gravità e le calze rotte sa cosa sono. La Befana non si veste coi colori della Coca Cola: ha personalità e dignità; un piano di volo non solo in base agli ordinativi, ma con obiettivi precisi e priorità. La Befana un programma ce l'ha davvero e sa distinguere le ciminiere dai comignoli.
La Befana sa cosa è proprio indifferibile; si ricorda che sapere sarà pure patire: ma che questo è già successo, e poi patire è altro da patimento; e che gli dei - che vogliono per definizione e non per conteggio postumo tener saldo il timone del mondo - devono prima o poi abbandonare la tracotanza, l'autolesionismo e l'autoreferenzialità se vogliono ‘ncamminarsi sulla diritta via. Non è difficile e non serve neanche il navigatore satellitare: basta la bussola di Flavio Gioia, o chi per lui., e qualche idea. Da parte nostra - che dei non siamo, né ci sentiamo - non cerchiamo più nemmen le stelle, che pure ci avevano promesso: ci basterebbe mantener i piedi in terra, e non in un continuo, estenuante, inutile rullio di una nave che va sempre e non viene mai; ci basterebbe che si smettesse di indicar la luna, quando non si vuole offrire nemmeno il dito. La Befana tutto questo, e altro ancora, lo sa.
La Befana esiste, senza dubbio. La Befana esiste, speriamo. Non muriamo i camini, ancora.

Buon anno, intanto.

*ricercatrice

14.12.06

Finanziaria, l'Università chiude le porte al governo

Linea dura della Conferenza dei Rettori che polemizza contro la manovra
Sospesi gli inviti ai ministri per le manifestazioni organizzate dagli atenei

"Non ospiteremo membri del governo"
Il presidente della Crui, Trombetti: "Dietro questa risposta una amarezza infinita"

"Il contenuto del maxiemendamento alla Finanziaria dimostra la chiusura e la sordità del governo nei confronti delle esigenze di sola sopravvivenza delle università". E' il commento secco che la Crui, la conferenza dei rettori delle università italiane, riserva al testo presentato ieri in senato dal governo. "In segno di forte protesta", oggi la crui "ha sospeso la seduta odierna dell'assemblea generale".

Secondo quanto denunciato dalla Conferenza dei rettori, "1.800.000 studenti e migliaia di ricercatori rischiano di pagare sulla loro pelle il peso delle decisioni assunte". Alla luce della sua protesta, la Crui chiede agli atenei di "sospendere ogni invito a membri del governo a partecipare a significative manifestazioni nelle università".

E altrettanto netto è il commento del presidente della Conferenza dei rettori, Guido Trombetti: "Quello che abbiamo emesso è un comunicato secco, di poche righe, perché esprime l'amarezza infinita del mondo dell'università". E Trombetti spiega: "Non avevamo chiesto l'impossibile, e più volte abbiamo ripetuto di essere coscienti del momento difficile per il Paese. Ma così, lo ripeto, si mette in discussione la sopravvivenza dell'università. Questa è la risposta di una comunità - unanime, voglio sottolinearlo - all'atteggiamento punitivo del governo". E ora, con poche ore a disposizione prima del voto finale? "Domani è un altro giorno", risponde Trombetti. "Sono davvero amareggiato, non mi viene altro da dire".

Intanto già si annunciano le mobilitazioni, come a Firenze, dove domani un presidio in sostegno ai lavoratori precari dell'Ateneo fiorentino è stato organizzato da Rsu e Flc-Cgil Università dalle 8.30 alle 10.30, davanti al rettorato di piazza San Marco. La manifestazione è stata organizzata in concomitanza con la riunione del consiglio di amministrazione dell'Università, il penultimo che si terrà nell'anno, si ricorda, e che precederà la riunione sul bilancio di previsione del 2007.

Scopo dell'iniziativa, spiegano i sindacati, è "evidenziare la condizione di disagio del personale precario dell'Università e sensibilizzare i consiglieri di amministrazione circa i provvedimenti, di ordine economico e normativo, da assumere per evitare di perdere posti di lavoro e consolidate collaborazioni da parte di numerosi colleghi". Il contributo dei lavoratori precari in Ateneo, proseguono i sindacati, "è indispensabile per garantire che i servizi agli studenti, già in pessime condizioni, possano comunque essere erogati con continuità. Il fenomeno del precariato in ateneo è diffusissimo fra i lavoratori della didattica e della ricerca ed i lavoratori dei servizi. Le risorse ad essi dedicate sono le più disparate e sfuggono troppo spesso alla possibilità di controllo del sindacato".

E sulla manovra del governo interviene anche l'Unione degli Universitari che in una nota sottolinea come "il maxiemendamento alla legge Finanziaria 2007 presentato al Senato dal governo non accoglie nessuna delle richieste di correzione avanzate non solo dagli studenti ma dalla comunità accademica tutta".

Negativo anche il giudizio dei sindacati che sottolineano, in maniera più generale, come "Sul versante della scuola, dell'università e della ricerca, il maxiemendamento è del tutto insoddisfacente". E' il secco giudizio che il segretario generale della Fflc Cgil, Enrico Panini, riserva al testo portato ieri in senato dall'esecutivo. "Il nuovo testo- spiega il dirigente- dà risposte solo parziali ai problemi avanzati dai sindacati. Ci sono risposte mancate che sono gravissime, come la non eliminazione della clausola di salvaguardia. Quella che opera 3 miliardi di tagli in tre anni sul comparto scuola: soldi che il ministero è costretto a risparmiare per non perdere ulteriori fondi del proprio bilancio".

"Si tratta di una manovra cieca, che avevamo chiesto di eliminare" - conclude Panini puntando il dito sulla clausola di salvaguardia. "Un automatismo pericoloso, che impone il risparmio senza tenere conto delle conseguenze sulla vita scolastica, per questo è inaccettabile". Positiva, per il segretario Flc Cgil, è invece la soluzione sulle graduatorie permanenti: "ma servivano più immissioni per gli Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi) tra cui si registra la percentuale più alta di precariato".

(14 dicembre 2006)