Bologna Sciopero a sorpresa all'inaugurazione del McDonald's della stazione di Bologna | |
Benedetta Aledda |
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11.7.08
Bologna Sciopero a sorpresa all'inaugurazione del McDonald's della stazione di Bologna
12.5.08
Cepu, i precari si ribellano
Antonio Sciotto
Li potremmo prendere a paradigma degli sfruttari italiani, almeno di quelli che hanno passato anni a studiare: alta scolarizzazione, contratto cocoprò, retribuzione di pochi euro l'ora, zero diritti e tutele, mentre intanto il padrone di Cepu e Grandi Scuole - gli istituti che ti promettono la promozione assicurata - macina lauti profitti. I due marchi - molto pubblicizzati, conosciuti in passato anche per gli spot di Alex Del Piero - sono stati fondati da Francesco Polidori: nel 1969 aveva dato vita alla Marcon - casa editrice di materiale didattico per il recupero degli anni scolastici - evolutasi poi in Grandi Scuole nel 1986, a cui nel 1991 si affiancò la Cepu (e tra l'altro nel 1995 il gruppo acquisì la storica Scuola Radio Elettra di Torino). Ebbene, oggi l'azienda di Polidori macina 120 milioni di fatturato annui, ha 120 sedi e 3200 collaboratori a servizio.
Tutti lavoratori super-sfruttati, ovviamente: rigorosamente cocoprò (tranne le receptionist, a termine rinnovate ogni anno, con pause di qualche mese), guadagnano circa 11 euro l'ora, ma la «tariffa» riconosciuta per la prestazione è variabile; cambia a seconda delle città, o della materia che insegni (quelle scientifiche, tipo matematica o fisica, possono arrivare anche a 15 euro). Il recupero di Grandi Scuole - riservato agli istituti superiori - vede corsi con 4-7 studenti per classe, tutti tenuti in sede: ma se gli studenti non si presentano, l'ora non ti viene retribuita; lo stesso quando sei malato, e pure da giugno a settembre, quando la scuola è chiusa, e con essa il tuo contratto.
La Cepu, che opera con gli universitari, invece offre lezioni individuali, e il meccanismo di pagamento è più «perverso»: un pacchetto di ore per la preparazione all'esame ti viene retribuito 310 euro in tutto, che però ti vengono erogati a tranches (il 40% in ogni caso; il 30% se l'allievo si presenta all'esame; il restante 30% solo se viene promosso; altrimenti, per guadagnarti quel «maledetto» 30%, devi continuare a prepararlo, e lavorare altre ore gratis).
A spiegarci le condizioni di lavoro degli insegnanti iper-precari è Simone Vecchi, Nidil Cgil di Bologna, che ha organizzato il primo sciopero Cepu in Italia, limitato per il momento alla sola provincia emiliana. «I lavoratori si sono rivolti a noi perché erano stremati dallo sfruttamento - spiega - A questo punto abbiamo risposto: muoviamoci perché siate regolarizzati, non facciamo una lotta solo per passare da 11 a 13 euro l'ora». Tra l'altro, proprio a Bologna, in una vertenza autorganizzata i precari avevano già ottenuto la retribuzione delle ore non lavorate per il fatto che gli studenti non si presentavano. «Se si è compatti, i risultati si ottengono», conclude Vecchi. E dal sito iprecaridicepu.net, i lavoratori ipotizzano già uno stop nazionale.
2.2.08
In Francia è stop delle cassiere: «Basta precarietà»
Sciopero nelle catene della distribuzione, da Auchan a Lidl. Contro i bassi salari, i contratti atipici e gli orari spezzati
Anna Maria Merlo
Parigi
Per la prima volta, i sindacati (Cgt, Cfdt e Fo) si sono uniti per organizzare una giornata di sciopero tra i dipendenti dei supermercati francesi. Secondo la Cgt, nell'80% dei grandi magazzini c'è stata mobilitazione. Il padronato parla solo di un 2%. Le condizioni di lavoro, assieme ai salari, sono la causa della protesta: il settore è il regno del part-time, dei contratti atipici. Quindi la protesta ha preso diverse forme: un'ora di sciopero, volantinaggio, brevi manifestazioni di fronte agli ipermercati. Per la Cgt, «il successo unitario mostra la giustezza delle rivendicazioni: aumento dei salari, difesa del riposo domenicale, occupazione». Anche i depositi della merce sono stati coinvolti nella giornata di protesta.
Bernard Thibault, segretario della Cgt, si è detto «soddisfatto» per essere riuscito a «unire gli sforzi di tre sindacati per mettere in evidenza la situazione sociale e salariale del personale della grande distribuzione», che sono «i più precari dei dipendenti del commercio».
Carrefour, Auchan, Casino, Picard, anche i discount Lidl e Ed, la protesta ha toccato tutti i grandi nomi, punto di forza dell'economia francese nel mondo. «La realtà dei salari è insostenibile, i datori di lavoro devono aumentare gli stipendi», dice Thibault. In Francia, 650 mila persone lavorano nella grande distribuzione. La grande maggioranza sono donne, le «cassiere», diventate il simbolo vivente dello sfruttamento dell'era post-moderna. Orari atipici, fino a sera, in luoghi lontanissimi dalla residenza personale (i «centri commerciali»), part-time non scelto (ma tempo di lavoro lunghissimo a causa di orari spezzettati, che impediscono di tornare a casa tra una tranche di lavoro e l'altra), lavoro nei giorni festivi, ambienti degradati (come ha messo in luce un anno fa un libro di una medica del lavoro, Dorothée Ramaut, Journal d'un médecin du travail, Le Cherche Midi ed.), difficoltà a sopportare manifestazioni di indifferenza se non di disprezzo da parte della clientela frettolosa. Per di più, le nuove tecnologie (casse automatiche, già in sperimentazione in vari ipermercati) minacciano l'occupazione in un prossimo futuro.
Il 37% dei 650 mila impiegati della grande distribuzione sono a part-time, e questa proporzione sale al 55% per le donne. Il primo stipendio - lordo - di una cassiera è di 16.600 euro l'anno. Dopo vent'anni di lavoro, hanno denunciato ieri molte cassiere, lo stipendio è intorno ai 900-1.000 euro al mese. Nel 2007, gli aumenti sono stati inferiori al 2% mentre l'inflazione corre più veloce. In una Francia dove il potere d'acquisto è diventata la prima preoccupazione, le cassiere si trovano in fondo alla scala sociale.
Il sindacato intanto ha ottenuto il rispetto della legge: pagare le pause (portate al 5% della remunerazione). Il padronato però punta i piedi contro le richieste di diminuire la percentuale di part-time. Ha solo concesso di partecipare a un «gruppo di lavoro». Per la Cgt, «a causa del fatto che questi bassi salari sono legati ad esonerazioni dei contributi, vuol dire che il padronato non ha nessun interesse a cambiare la situazione».
Un piccolo passo avanti potrebbe venire dalla nuova trattativa che il padronato ha accettato di aprire a partire dal mese di aprile: l'eguaglianza uomo-donna. «Se mettiamo tutti questi piccoli passi uno accanto all'altro - dicono a Force ouvrière - questo venerdì sarà considerata una giornata di mobilitazione storica». Ma l'incitamento agli straordinari (con sgravi sui contributi padronali) da un lato e la liberalizzazione dell'apertura la domenica, decise dal governo, rischiano di aggravare ancora la situazione.
4.12.07
Call Center - I precari in sciopero
Il problema è che ci sono, si, leggi che "tutelano" i lavoratori come ad esempio l'obbligo, da parte dell'impresa, ad assumere lavoratori che prestano servizio per più di un tot di tempo (in genere due anni), oppure per coloro che "subiscono" un certo numero di proroghe consecutive... ma, purtroppo, i "datori di lavoro" hanno anche scoperto l'escamotage per aggirare l'ostacolo dell'obbligo d'assunzione. Infatti, basta che ogni tot mesi il contratto venga modificato, oppure che dopo un tot di rinnovi si interrompa il rapporto di lavoro per una quindicina di giorni per poi ricominciare da zero, dove zero tende a infinito... o, ancora, basta far firmare al dipendente un documento dove dichiara le proprie dimissioni, con la promessa di essere nuovamente assunto con contratti "nuovi", ben più convenienti agli imprenditori. Un circolo vizioso che colpisce molti giovani e non più tanto giovani; un meccanismo perverso che spesso colpisce soprattutto le donne, costrette a rimandare il progetto di formare una famiglia, avere dei figli (una donna co.co.pro, per contratto, può essere esclusa dall'impiego in qualsiasi momento, senza preavviso e senza motivazione, a discrezione dell'azienda); un comportamento aziendale verso il quale il governo chiude un occhio, se non tutti e due...
03 / 12 / 2007
Articolo tratto da:
http://www.ecoditorino.org
6.11.07
7/11: conferenza stampa sullo sciopero generale
CONFERENZA STAMPA
SCIOPERO GENERALE DEL SINDACALISMO DI BASE
Roma, mercoledì 7 novembre, ore 11.30
Sala della Provincia
Piazza Giuseppe Gioacchino Belli n. 11
Le organizzazioni sindacali di base - CUB Confederazione Unitaria di Base, Confederazione Cobas e SdL Intercategoriale - insieme ai movimenti sociali che hanno promosso la generalizzazione dello sciopero nazionale di 24 ore proclamato per il 9 novembre prossimo, indicono una conferenza stampa per illustrare le ragioni dell’imminente mobilitazione.
Intervengono:
Pierpaolo Leonardi – CUB
Piero Bernocchi – Conf. COBAS
Fabrizio Tomaselli – SdL
Esponenti di Acrobax, Action e Global Project
Roma, 5 novembre 2007
Prima bamboccioni, ora persino "illegali"
PRIMA BAMBOCCIONI, ORA PERSINO “ILLEGALI”:
I PRECARI PUBBLICI RISPONDERANNO CON LO SCIOPERO AGLI ATTACCHI
CONTRO LA STABILIZZAZIONE
“Prima fannulloni, poi bamboccioni, ora persino “illegali”: non sono accettabili le dichiarazioni di Nicola Rossi, apparse oggi sul Corriere della sera, in cui la stabilizzazione dei precari viene configurata come un licenziamento dello stato di diritto”, dichiara Carmela Bovino delle RdB-CUB.
“Senza dati alla mano e con il classico metodo di chi vuole creare le lotte tra poveri che lascino in pace i potenti, Rossi fa finta di non sapere che i precari nelle pubbliche amministrazioni sono lavoratori sfruttati e ricattati. Si nasconde volutamente - prosegue Bovino - che i contratti di tipo flessibile sono stati usati in questi anni per coprire forti carenze di organico, nascondere nei bilanci pubblici sotto la voce “servizi” quello che di fatto è una “spesa del personale”, ed avere a disposizione lavoratori qualificati e sempre disponibili per il continuo ricatto del mancato rinnovo dei contratti”.
“Inoltre un precario che ha un contratto fintamente interinale o parasubordinato per conto di un’Amministrazione Pubblica in Italia non può giustizia proprio in virtù di una legge dello Stato (il D.lgs n. 165/01, Art. 36, Comma 2), che fa salve le Pubbliche Amministrazioni dal dover convertire a tempo indeterminato i contratti precari stipulati in violazione delle norme”, precisa ancora Bonvino. “Infine moltissimi lavoratori precari sono stati avviati nelle pubbliche amministrazioni secondo procedure concorsuali, ed il ricorso alle agenzie interinali è stato consentito proprio dalle leggi Treu e 30, che le RdB-CUB non hanno mai accettato, e che invece Rossi difende a spada tratta”.
“La risposta più adeguata a chi è contro la stabilizzazione verrà il 9 novembre dalle piazze di tutta Italia, quando in occasione dello sciopero generale, proclamato dal sindacalismo di base, i precari della Pubblica Amministrazione affermeranno con forza che uno Stato può dirsi veramente “di diritto” se garantisce il diritto al lavoro ed il diritto al reddito per chi un lavoro non ce l’ha”, conclude l’esponente RdB-CUB.
Roma, 5 novembre 2007
4 Novembre. Iniziate presso la sede Ikea Anagnina le riprese del Film documentario
spronati dalle dichiarazioni del ministro Padoa Schioppa alcuni bamboccioni si sono messi insieme per andare via di casa.
Una produzione Vida Loca.
La prima scommessa non ha avuto successo.
Ma i bamboccioni non si sono certo afflitti e non si fermeranno finchè non riusciranno ad andare via di casa Le proveranno tutte.
Partecipa alla sfida o seguila sul sito.
Intanto per far sentire la loro voce parteciperanno allo sciopero generalizzato del 9 Novembre. Appuntamento dunque venerdi 9 Novembre alle ore 10 alla facoltà di lettere di Roma Tre.
Se Roma è precaria...vivi la Vida Loca!
www.romaprecaria.org
FOTO
San Precario partecipa allo sciopero generalizzato del 9 novembre.
Un nuovo modo di comunicare perché durante la giornata del 9 si materializzerà e verrà diffuso gratuitamente il n. 4 di City of Gods, la "free, free press dei precari e delle precarie", giornale sofisticato e popolare a un tempo, in cui i precari e le precarie prendono parola per affermare che:
· l'accordo del 23 luglio è l'ennesimo pacco: a parole parla di welfare, ma di fatto concede sconti sullo straordinario, favorisce la contrattazione integrativa a scapito di quella collettiva, fa finta di occuparsi di pensionati e disoccupati, ma nulla dice di coloro che, pur lavorando, hanno reddito intermittente e non riescono ad arrivare a fine mese;
· la vera sicurezza è quella sociale. Le politiche sicuritarie sono la versione moderna della disciplina del lavoro e della vita, oggi tese a colpire un gruppo di migranti, ma domani (e già oggi) finalizzate a creare repressione preventiva per tutti noi;
· è necessaria una nuova politica di welfare. La sicurezza si ottiene garantendo continuità di reddito, salari decenti, rispetto dell'eco-sistema e libero accesso ai beni comuni, dalla casa, alla formazione, alla mobilità, al credito, alla conoscenza.
Lo diciamo chiaramente. Il Santo è nervoso, soprattutto se viene evocato a sproposito da questo governo. "Prodi chiede aiuto a San Precario" scrive l'Espresso del 1 Novembre. "Non deliriamo con certe richieste, Romano Prodi", risponde il Santo, "io non ti riconosco. In ogni caso, d'un colpo hai deluso ogni speranza". Un grido d'indignazione che si trasforma in un'imprecazione.
Il sinistro centro sinistra non si spacci per amico nostro. La parola dei precari si esprime in piena autonomia di azione e comunic/azione, verso lo sciopero generalizzato del 9novembre 007
City of Gods, SanPrecario sono l'Intelligenza dei precari/e
www.sanprecario.info
www.intelligence.precaria.org
www.city.precaria.org
www.chainworkers.org
4.11.07
Vita precaria? Casa garantita!
Questa mattina più di cinquanta precari, giovani, famiglie e migranti, organizzate nel Blocco Precario Metropolitano, hanno liberato una palazzina ristrutturata e abbandonata da più di un anno nel quartiere di Vigne Nuove, nella periferia nord est di Roma. Un'azione di riappropriazione di reddito in una zona della città che vede l'invasione di cemento del Piano di recupero urbano, 650 mila metri cubi di edilizia privata e commerciale. Di case popolari, invece, neanche l'ombra.
Centri commerciali, abitazioni a prezzi di mercato esorbitanti, meganegozi di grandi catene nazionali. Un consumo di suolo eccezionale e un’organizzazione del lavoro dove la precarietà è la norma.
I redditi e i salari sono sempre più bassi, l’accesso agli affitti sempre più complicato, soprattutto in presenza di un lavoro precario. Migliaia di famiglie rischiano lo sfratto e molte altre, che hanno stipulato mutui, sono sull’orlo del pignoramento. La graduatoria per una casa popolare ha superato le trentamila unità. I disperati che vivono nelle baraccopoli sono in costante aumento. Per i giovani e i precari è completamente preclusa la possibilità di costruirsi un futuro, laddove la casa dovrebbe essere invece una forma di reddito indiretto.
Le riposte del governo sono ridicole: 550 milioni di euro in Finanziaria (di questi a Roma ne arriveranno 40) serviranno, forse, per risanare alloggi pubblici da destinare alle famiglie sfrattate o a rischio di sfratto. E tutte le altre? Se è vero che in Italia sono 3 milioni e 600mila i nuclei nella soglia di povertà relativa e le case popolari solo 800mila, possiamo ben dire che c’è qualcosa che non va.
Mentre l’emergenza diventava sempre più drammatica c’è chi si è arricchito. I signori del mattone hanno fatto grandi speculazioni finanziarie e le banche hanno svolto un ruolo di rilievo nella dismissione di patrimonio pubblico. Migliaia di alloggi degli enti, dell’Ater e del Comune sono stati svenduti, senza produrre nessun vantaggio per chi aveva bisogno di casa, anzi la situazione è continuamente peggiorata.
Il sindaco di questa città, leader del partito democratico e forse futuro presidente del consiglio, sta gestendo l’emergenza senza dare prospettive e respiro a chi vive il disagio abitativo. Tampona la situazione con i residence e con il sostegno all’affitto, non blocca gli sfratti con una sua ordinanza diretta, coltiva i rapporti con Caltagirone, strizza l’occhio all’Acer (associazione costruttori romani) e alle cooperative, parla di fondi etici e alloggi sociali, tollera le occupazioni perché comunque danno un tetto a migliaia di famiglie, spende i soldi dell’emergenza finanziando carrozzoni come Risorse per Roma e l’Agenzia degli affitti per gli universitari fuorisede, non ha nessuna conoscenza del proprio patrimonio residenziale abbandonato al degrado e alla capacità degli inquilini di autogestirlo e di difenderlo.
Il piano che prevede 10mila nuovi alloggi popolari non è certo un piano delle certezze. Con quali soldi e in quali aree verranno costruiti? Rischiamo nuove colate di cemento in cambio di poche case popolari? La delibera 110/05 servirà solo a governare l’emergenza o riuscirà a dare un ruolo concreto all’amministrazione comunale nelle politiche abitative cittadine?
Vogliamo sottrarre cemento alla speculazione e costruire dal basso un nuovo diritto all’abitare, inteso come bene comune da difendere e affermare. Il governo e le amministrazioni locali devono decidere se far parte del problema o della soluzione: con gli squali del mattone o con i precari, le famiglie, i giovani e i migranti.
Chiediamo
Al municipio: un tavolo di trattativa sull’emergenza abitativa e un piano per il diritto all’abitare.
Al sindaco: il blocco degli sfratti e degli sgomberi tramite ordinanza pubblica, la definizione chiara del piano abitativo comunale legato al fabbisogno reale, lo stop alla vendita del patrimonio residenziale pubblico.
Alla Regione: un finanziamento adeguato delle politiche abitative, la chiusura dell’Ater, il blocco delle vendite degli alloggi popolari, la tutela dell’ambiente e del piano paesaggistico minacciato dalle richieste dei costruttori che puntano alla deregolamentazione dei piani regolatori.
Al governo: 3 miliardi annui per affrontare l’emergenza e iniziare la programmazione di un piano di edilizia popolare all’altezza della situazione, la tassazione della rendita fondiaria, l’abrogazione della legge 431/98.
B.P.M.------->Blocco Precario Metropolitano
segui il battito precario...
>>9 NOVEMBRE 07 SCIOPERO GENERALIZZATO
APPUNTAMENTO ORE 8,30 PIAZZA SEMPIONE<<
26.10.07
Statali, venerdì sciopero
Statali, venerdì sciopero: i sindacati chiedono soldi
per i contratti e meno precari nel pubblico impiego

Tre motivi per scioperare. Lo sciopero, spiega Podda, è stato indetto «per tre ordini di questioni». Primo per la riproposizione nella Finanziaria della volontà di «ridurre gli organici, bloccare le assunzioni ed esternalizzare le amministrazioni pubbliche. In secondo luogo, per l'aumento della precarizzazione del lavoro pubblico, visto che, tra le altre cose, viene contraddetta la norma della Finanziaria dell'anno scorso che dopo tre anni di precariato prevedeva l'assunzione». Ultimo punto, sottolinea ancora il sindacalista, i rinnovi contrattuali: «E' inutile che i ministri Nicolais e Padoa-Schioppa dicano che ci sediamo a un tavolo e poi le risorse verranno. Nella Finanziaria stanziamenti per il 2008-2009 non ci sono». Senza contare che enti locali e sanità, aggiunge Podda, circa 1,5 milioni di lavoratori, «aspettano ancora il biennio 2006-2007».
«I contratti non sono opzionali, non sono premi o gratifiche. - insiste Rino Tarelli, segretario generale della Cisl-Fp -. Tutto aumenta: pane, pasta, energia», ma i 101 euro previsti dall'accordo di luglio «non si sa più che fine hanno fatto e mancano anche le risorse per il prossimo biennio. Tre milioni e mezzo di famiglie sono lasciate a se stesse, però poi si vuole che gli statali siano efficienti e produttivi».
Arrivano le multe per gli inefficienti. Proprio a una maggiore efficienza è infatti mirato l'ultimo ddl per la modernizzazione e semplificazione della pubblica amministrazione approvato dalla Camera. Il provvedimento prevede anche multe per gli uffici inadempienti nei confronti di cittadini e imprese. Una novità su cui il ministro per le Riforme nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, insiste particolarmente in uno sforzo complessivo per ridurre i tempi dei procedimenti amministrativi, per aumentarne la trasparenza e per «cambiare profondamente il rapporto tra le amministrazioni e i cittadini».
Sciopero anche nella scuola e all'università. Le agitazioni non si fermano però alla giornata di domani. Sabato 27 toccherà alla scuola (a eccezione della materna che sciopererà domani). Anche in questo caso la rivendicazione sono le risorse per il rinnovo del contratto di lavoro del biennio 2008-2009. Un'altra manifestazione sarà organizzata a Roma alle 14. Lunedì 29, infine, sarà la volta dei dipendenti del settore Università e Ricerca che organizzeranno un presidio davanti al ministero della Funzione pubblica.
25.10.07
Mobilitazione sindacati sardi il 1 dicembre

Molti i settori su cui si chiede un intervento “tempestivo, se si vuole recuperare fiducia nel futuro anche da parte di tutti gli operatori economici”: energia, continuità territoriale delle persone e delle merci, industria, servitù militari, istruzione e formazione professionale, lavoro e precariato, zone franche urbane, trasporto pubblico locale, politiche del credito turismo, beni culturali e ambiente, senza dimenticare il comparto agricolo ed ittico.
Le tre segreterie, rimarcando “l’urgenza di modernizzare la pubblica amministrazione”, auspicano infine che il Piano paesaggistico ''restituisca ai Comuni la facoltà di pianificare il proprio territorio e
programmare lo sviluppo” e “ribadiscono le critiche sulla legge statutaria relativamente al ruolo delle parti sociali e del mondo del lavoro, di cui - nel testo di legge - non si trova riscontro”.
Liguria - Sciopero vietato per i vigili del fuoco
- 25/10/2007 |
www.quotidianoligure.it |
Vigili del fuoco sul sentiero di guerra per il rinnovo del contratto di lavoro scaduto da 22 mesi. Riceviamo questa comunicazione delle RdB CUB e volentieri lo pubblichiamo: |
15.6.07
19/6 Sciopero generale in Calabria
(AGI) - Catanzaro, 14 giu. - Il segretario generale della Cgil Calabria, vera Lamonica, lancia un appello alla mobilitazione in vista dello sciopero generale della Calabria, in programma per martedi’ 19. “In Calabria, - dice la sindacalista - regione gia’ fortemente in debito d’ossigeno per quanto riguarda ogni ipotesi di sviluppo e recupero di competitivita’, sempre in coda a tutte le graduatorie per quel che concerne l’occupazione e con un tasso di lavoro irregolare che incide - secondo i dati Istat - per il 26%, il futuro appare quanto mai incerto. Nei soli call center, interessati in questa fase attraverso gli accordi sindacali all’applicazione della circolare Damiano, i precari sono ancora circa 6 mila e quasi tutti prestano la propria attivita’ con le tipiche modalita’ del lavoro subordinato a tempo indeterminato, senza averne pero’ i benefici in termini economici e di tutela dei diritti. Senza contare - aggiunge - quante migliaia di precari, in condizioni di sfruttamento e di sottosalario esistono nel complesso dei settori privati. Circa 8 mila, invece , i lavoratori Lpu Lsu: aspettano da anni la stabilizzazione e intanto cercano di sopravvivere con un salario da fame. Ma nel complesso delle amministrazioni pubbliche calabresi e della sanita’ ne esistono, con vari tipi di contratto a termine o atipico, diverse altre migliaia. E poi il nuovo dramma della ‘migrazione dei cervelli’: migliaia di giovani, ogni anno, dopo aver acquisito un diploma o un titolo di studio universitario o comunque completato la propria formazione culturale, sono costretti a cercare fuori regione una possibilita’ d’impiego. Una nuova migrazione che determina una pesante ipoteca sul futuro stesso della Calabria. Nella piattaforma sindacale per lo sciopero generale del 19 giugno, e’ stata sottolineata la necessita’ di un Piano per il lavoro, in Calabria, strettamente correlato al sistema formativo dell’istruzione e dell’universita’, proprio per evitare questa enorme dispersione di energie e di risorse vitali per l’intera regione. Tutto cio’, unitamente ad un reddito di inserimento sociale, capace di costituire un primo argine ad una poverta’ crescente tra la popolazione calabrese. A tutte queste persone - dice Lamonica - , il sindacato si rivolge perche’ siano anche loro- attraverso la partecipazione allo sciopero generale del 19 giugno- a testimoniare l’ansia e la volonta’ di un cambiamento radicale nella programmazione e nella gestione dei principali elementi di crescita socio-economica della nostra regione. A queste stesse persone,l’appello perche’ facciano sentire forte la loro voce, a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori di altri settori produttivi, dei pensionati, delle pensionate e di tutti coloro che sperano in condizioni di vita migliori e sono disposti a lottare per realizzarle, per una reale dignita’ del lavoro e una migliore qualita’ della vita,anche in Calabria”. (AGI)
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22 giugno sciopero a Messina contro dismissione traghetti
Vertenza dello Stretto: avanti piano. Così, in poche parole si può descrivere lo stato dell’arte in riva allo Stretto di Messina per ciò che riguarda la sicurezza della navigazione ed il futuro del traghettamento pubblico dopo l’ultimo incontro fra i sindacati ed il ministro Bianchi.
marittimi precari che hanno occupato per tre mesi gli uffici della navigazione alla stazione marittima di Messina ottengono finalmente un impegno preciso del governo per la loro stabilizzazione, ma per quanto riguarda gli standard di sicurezza e le prospettive dell’intero settore tutto – per ora - resta sostanzialmente come prima: Le tabelle d’armamento minime rimangono a 7 uomini, anche se si registra la novità del superamento del limite dei 40 passeggeri a bordo delle navi, con la conseguenza che per afflussi tra i 40 ed i 100 passeggeri dovrà provvedersi all’imbarco di un ottavo componente e quindi non dovrebbero più verificarsi gli spiacevoli inconvenienti che hanno subito ultimamente i pendolari, costretti a rimanere a terra per la mancanza di equipaggi congrui.
Troppo poco perché cambi la valutazione negativa di tutte le organizzazioni dei lavoratori. La Cisl – per bocca del suo segretario cittadino Maurizio Bernava – boccia Bianchi senza appello e parla di “scelta che espone l’intero Governo ad una insensibilità sociale e ad una irresponsabilità sul piano della sicurezza. Quella sicurezza richiesta da lavoratori e i pendolari che quotidianamente utilizzano il servizio pubblico di traghettamento. La stessa che il ministro aveva promesso in visita alla nostra città il giorno dopo la collisione del Segesta e la morte di quattro uomini dell’equipaggio.” Toni simili usa l’ORSA che denuncia anche “l’atteggiamento remissivo della capitaneria di porto che ancora una volta si mostra succube delle scelte ministeriali e amatoriali private e che nel prossimo futuro dovrà riuscire a garantire per tempo la presenza a bordo di un equipaggio congruo al numero di viaggiatori.” Impegnandosi a “vigilare affinché le regole, ancorché insufficienti, - varate nell’incontro romano, siano applicate a tutte le compagnie private e pubbliche.” Valutazioni condivise dal delegato regionale dell’Orsa – navigazione Mariano Massaro, che – però – ricorda l’importanza delle assunzioni dei precari: “un primo importante passo in avanti nella direzione da tutti auspicata”. Sulla stessa lunghezza d’onda il commento del Sindacato autonomo precari: “L’esperienza che si è chiusa- si legge nel comunicato del vicepresidente Cannarozzo- deve essere il punto di partenza di nuove e significative lotte che dovranno coinvolgere l’intera città contro i progetti di dismissione palesati dalle ferrovie dello stato e suffragati dalle scelte del governo che all’indomani del no definitivo al ponte sullo stretto fa sapere di non voler investire risorse sul sistema di navigazione dello stretto.” Sbaglia dunque, secondo il sindacato di base, chi è convinto che la fine dell’occupazione degli uffici della navigazione segni la dispersione del movimento di lotta in mille rivoli.
Considerazioni simili fa anche Rifondazione Comunista, che considera l’assunzione dei precari un primo, parziale, successo dovuto in larga misura “alla determinazione dei lavoratori e delle loro famiglie che hanno affrontato una lunga battaglia sacrificandosi e pagando di persona, ma anche dell’impegno costante dei sindacati e dei rappresentanti del partito nelle istituzioni che hanno incalzato il governo e la dirigenza di RFI pretendendo il rispetto degli impegni presi dal centrosinistra in campagna elettorale.” Il segretario cittadino del PRC Daniele Ialacqua, intanto, attacca quanti insinuano che sullo stretto tiri aria di smobilitazione: “la vertenza Stretto non si è depotenziata con l’impegno del Ministero dei trasporti di assumere 75 precari, e chi diffonde e contribuisce a diffondere tale voce va contro gli interessi dei marittimi, precari e non, e della città! - si legge in una nota - Non hanno interesse a fermare la propria lotta i precari che, pur avendo ottenuto un primo e meritato risultato con grandi sacrifici, non intendono mollare proprio ora; né i sindacati, che sulle tabelle d’armamento non hanno mai accettato la posizione del Ministro Bianchi; nè quelle forze politiche come Rifondazione comunista che hanno sostenuto fin dall’inizio la lotta dei marittimi.”
“A rischiare di depotenziare semmai la vertenza Stretto e di creare confusione” prosegue Ialacqua- “sono alcune uscite come quelle dell’on. Ardizzone che, nella sua interrogazione all’ARS, sembra addirittura guardare con favore la proposta di una società privata che intenderebbe assumere i precari RFI e gestire le sue navi veloci Selinunte e Tindari.”
Il prossimo appuntamento per tutti è quindi lo sciopero generale del 22 giugno, promosso con l’auspicio che possa trasformarsi in una giornata di lotta dell’intera città.
Precari Tele 2
dal Manifesto del 5 giugno 2007
Tele 2 è un grande gruppo internazionale, il fondo di investimenti svedese Kinnevik, che controlla non solo la compagnia Tele2, ma anche la società di call center Transcom Worldwide e il quotidiano gratuito Metro. I call center Transcom lavorano perlopiù per la stessa Tele2, come agenti di vendita (propongono offerte) e in ricezione telefonate (rispondono ai clienti). Sono insediati in 4 città, da Milano (la capostipite) all'Aquila, fino a Lecce e Bari. Applicano svariati tipi di contratto, dall'inserimento all'apprendistato e all'interinale, l'onnipresente progetto, fino allo "stagista". A Lecce diversi operatori lavorano 40 ore a settimana (8 ore per 5 giorni) per 400 euro al mese: il sindacato sta cercando di approfondire, dato che l'azienda non ha ancora fornito informazioni esaurienti su questi stage. I lavoratori dei call center Transcom-Tele2 da qualche settimana sono in agitazione, in particolare nella sede di Milano: è qui infatti, dove è presente il più alto numero di addetti a tempo indeterminato, più anziani e più costosi, che
il ramo italiano del colosso svedese ha annunciato una serie di licenziamenti. La sede, secondo quanto minacciato dall'amministratore delegato Roberto Boggio, potrebbe addirittura chiudere, dato che i 220 operatori impiegati nel capoluogo lombardo sarebbero tra gli eletti inclusi tra i 350 da licenziare: ciascuno di loro costa infatti - ha spiegato Boggio - 7 mila euro annui in più rispetto ai lavoratori dei concorrenti. Dunque ecco la proposta: o li licenziamo o evitiamo gli aumenti contrattuali dei prossimi anni, fino a quando la differenza di 7 mila euro non sarà
assorbita. Nelle ultime settimane c'erano già stati scioperi perchè l'azienda rifiutava di stabilizzare i cocoprò definendoli outbound, mentre per diversi
stabilizzandi ha proposto il passaggio al contratto tlc, trasformando la quattordicesima in premi variabili.
A Bari sono circa 400 operatori, e solo 150 sono stati stabilizzati (ma passando al secondo livello tlc, dunque perdendo la quattordicesima prevista nel contratto del commercio), altri 150 sono apprendisti e 100 a progetto. A Lecce, su 300 addetti, solo 60 sono a tempo indeterminato, 150 sono cocoprò a 5 euro lordi l'ora; ci sono poi apprendisti, interinali, in job sharing. All'Aquila ci sono 400 a tempo indeterminato.
5.6.07
oggi sciopero delle lavoratrici precarie Trambus Open
Dopo le discriminazioni, anche i ricatti. Questa è la ricetta su precarietà e pari opportunità nel comune di Roma.
Con lettera datata 31 maggio 2007, Trambus Open e la Quanta Risorse Umane spa (la nuova società a cui Trambus Open avrebbe affidato la gestione delle lavoratrici precarie dei Bus 110/Archeobus e referenti di Box) hanno formulato una proposta di assunzione, a far data del 13 giugno 2007, con la Quanta Risorse Umane alle lavoratrici precarie in forza presso i bus della Trambus Open.
Tale proposta, formulata in modo assolutamente generico, è condizionata alla "definizione delle eventuali situazioni antecedenti la citata data del 13 giugno 2007".
In sostanza il Presidente di Trambus Open, Raffaele Morese, dopo averci mantenuto per anni in condizioni di assoluta precarietà, senza diritti e tutele, attuando nei confronti di tutte noi una inaccettabile discriminazione di genere, pretende oggi una rinuncia definitiva alle vertenze legali per tutti i periodi trascorsi nell'illegalità contrattuale, senza nemmeno stabilire preventivamente, in un accordo collettivo, condizioni contrattuali, livelli professionali, garanzia sul futuro occupazionale, nonchè i contenuti delle pretese "transazioni".
Ribadiamo che la eventuale stabilizzazione dei rapporti contrattuali non è un regalo che ci viene fatto ma un atto dovuto per la palese illegalità e discriminazione di genere realizzata in questi anni da Trambus Open, azienda "fiore all'occhiello" del Comune di Roma.
Il rifiuto posto dai vertici aziendali a sottoscrivere un qualsiasi accordo collettivo che definisca, nero su bianco, le condizioni della fantomatica stabilizzazione la dice lunga sull'affidabilità di questo gruppo dirigente.
Non accetteremo ulteriori soprusi da tali signori. Intervengano ora direttamente il Comune di Roma e il sindaco Valter Veltroni al fine di risolvere una volta per tutte l'inaccettabile condizione di precarietà e di discriminazione che tutte le istituzioni conoscevano ma hanno fatto finta di non vedere.
Per questo oggi Martedì 5 giugno 2007 noi lavoratrici precarie operanti nei bus di Trambus Open, hostess e referenti di Box, scioperiamo l'intera giornata.
Lo sciopero è proclamato, con le stesse modalità, anche per tutti i lavoratori "maschi" con mansione di autista, o comunque dipendenti di Trambus Open, che vorranno esprimere con l'adesione allo sciopero la loro solidarietà alla nostra lotta; nonché per i dipendenti di altre aziende, Trambus spa e ATAC spa o altra azienda, eventualmente comandati a sostituire nei bus turistici di Trambus Open le lavoratrici e i lavoratori aderenti allo sciopero, che invitiamo calorosamente a non prestarsi ad azioni di crumiraggio.
Dalle ore 8 inizieremo la nostra protesta in p.zza dei Cinquecento, punto di partenza dei bus 110 e archeobus, e nel corso della giornata porteremo la nostre rivendicazioni nelle sedi istituzionali del Comune di Roma per far sentire la nostra voce.
Roma, 5 giugno 2007
Cobas Lavoratrici Precarie TrambusOpen
Cobas del Lavoro Privato - Confederazione Cobas
Viale Manzoni 55, 00185 Roma - Tel. 0677591926 fax 0677206060 - email: lproma@cobas.it
Le precarie di Trambus Open dicono NO a FINTE STABILIZZAZIONI e a ogni forma di DISCRIMINAZIONE DI GENERE.
In data 28 maggio '07 si è tenuto l'incontro tra la delegazione delle lavoratrici precarie di Trambus Open Spa, organizzate nella Confederazione Cobas, e il vertice aziendale. In tale incontro il Presidente Morese ha formalizzato la risoluzione del contratto di servizio con la IRS Europa scarl a far data del 12/6 p.v.; l'affidamento temporaneo del servizio, fino al 31/12/07, ad altra società; l'assorbimento delle attuali lavoratrici precarie, tramite contratti di lavoro subordinato, nella nuova società appaltatrice; la predisposizione di gara di appalto per l'affidamento del servizio a decorrere dal 1/01/08.
La delegazione ha espresso da subito il proprio dissenso in merito alle determinazioni del vertice di Trambus, ribadendo che:
· i vertici di Trambus sono responsabili, al pari della cooperativa Irs Europa, delle condizioni di precarietà subite dalle hostess e dell'uso illegittimo dei contratti di prestazione professionale (Partite IVA), per aver da sempre sollecitato la IRS a adottare forme di lavoro flessibili e precarie e per non aver mai vigilato sulle forme contrattuali, sul mancato rispetto degli obblighi di legge per il lavoro subordinato, sulla conseguente evasione contributiva/assicurativa e sulla totale assenza delle tutele fondamentali per la salvaguardia della salute delle lavoratrici operanti nei suoi BUS;
· l'affidamento temporaneo del servizio fino al 31/12/2007 ad altra società, la QUANTA Società di lavoro interinale, e la successiva predisposizione di una gara di appalto per l'affidamento del servizio dal 1 gennaio 2008, confermano la discriminazione di genere già in essere con il contratto di servizio operante con la IRS Europa e rendono assolutamente falsa la sbandierata stabilizzazione, essendo la logica dell'appalto una delle forme con cui si rende instabile e precaria la forza lavoro.
Con la nostra lotta chiedevamo ben altro:
la fine definitiva della illegittima interposizione di forza lavoro, della discriminazione di genere e della precarietà attraverso la internalizzazione delle attività di hostess e referenti di box che, conti alla mano, è anche economicamente più vantaggiosa e qualitativamente più produttiva di un qualsiasi appalto.
Invece, i vertici di Trambus hanno deciso di umiliare nuovamente tutte noi, colpevoli oltretutto di aver "osato" contestare la discriminazione subita, spostandoci come sopramobili da una cooperativa ad una società specializzata in affitto di forza lavoro (a dimostrazione della illegittima interposizione realizzata fin d'ora), per ribadire che le hostess e le referenti di box sono ruoli di "serie B" che, a differenza degli autisti, non potranno MAI avere diritto di cittadinanza dentro l'azienda.
In questo modo Morese, e con esso i diversi esponenti politici del comune di Roma che hanno immediatamente applaudito alle scelte dell'azienda senza nemmeno degnarsi di ascoltare anche il nostro punto di vista, ha deciso di calpestare più pesantemente la nostra dignità.
Che sia chiaro, non stiamo chiedendo l'elemosina e nemmeno la luna, ma SOLO il riconoscimento, normativo ed economico, del ruolo svolto nell'azienda per la quale lavoriamo.
Quindi alla finta stabilizzazione rispondiamo semplicemente NO GRAZIE, perché altrimenti ci renderemmo anche noi complici della pesante e inaccettabile discriminazione di genere attuata da una azienda del Comune di Roma, rendendola una "malattia cronica" della nostra città.
A questo punto, vista la irresponsabilità dimostrata da Morese & company, continueremo, nei prossimi giorni, con ancora più determinazione la nostra lotta, per ricordare direttamente alla proprietà, il comune di Roma, che le politiche contro la precarietà e per il rispetto delle pari opportunità non si realizzano "solamente" assicurando la presenza ossessiva del sindaco Veltroni ad ogni pranzo di gala ma, piuttosto, rispondendo puntualmente alle rivendicazioni di chi, come noi, tali condizioni le subisce quotidianamente!!
Cobas Lavoratrici Precarie TrambusOpen
Cobas del Lavoro Privato - Confederazione Cobas
Viale Manzoni 55, 00185 Roma - Tel. 0677591926 fax 0677206060 - email: lproma@cobas.it
28.5.07
1 Giugno 2007: partecipiamo insieme allo sciopero generale catanese
Il documento del Comitato 16 settembre
La provincia di Catania vive una crisi economica, sociale e politica sempre più difficile da combattere e sanare. Le poche conquiste democratiche e sociali di cui abbiamo goduto fino a questo momento sono messe in costante pericolo dalle istituzioni locali, che rappresentano quanto di più antidemocratico e reazionario il quadro politico e istituzionale siciliano possa offrire. Queste stesse istituzioni sono dirette responsabili del degrado che la città e l’ intera provincia stanno vivendo. Per tali ragioni il Coordinamento 16 Settembre, partecipando allo sciopero generale del 1 Giugno intende sottolineare la necessità delle immediate dimissioni delle amministrazioni comunale e provinciale. Anni di malgoverno degli enti locali, di politiche clientelari, di connivenza tra Mafia, imprese economiche e politica istituzionale hanno inflitto un duro colpo all’ economia e al tessuto sociale del nostro territorio. La chiusura di stabilimenti industriali, licenziamenti di massa, malasanità, aumenti vergognosi di tributi e tariffe ( I.c.i, canone idrico, T.a.r.s.u., addizionale Irpef) sono il biglietto da visita dei governi Cuffaro, Lombardo e Scapagnini. La privatizzazione e la mercificazione dei beni pubblici come l’acqua ha portato al peggioramento della qualità dei servizi, all’aumento delle tariffe, al degrado e allo spreco delle risorse. Sosteniamo la legge di iniziativa popolare a favore dell’acqua pubblica. Ancora una volta sono i quartieri popolari a risentire maggiormente di questa nuova crisi sociale. La mancanza di servizi, di spazi sociali, di luoghi di aggregazione sono la terribile manifestazione del degrado sociale che vivono le nuove generazioni, quella grande moltitudine di “esclusi” senza volto e senza nome.
La dispersione scolastica, un fenomeno che vede ogni anno migliaia di bambine e bambini, ragazze e ragazzi abbandonare gli studi rappresenta simbolicamente lo stato di abbandono in cui versano i nostri quartieri.
La lotta delle madri degli alunni dell’Istituto Comprensivo A. Doria, le quali si battono affinché non venga chiusa la scuola storica del quartiere di San Cristoforo, in una zona ad altissimo rischio di criminalità, rappresenta un esempio di “resistenza” al tentativo da parte dell’amministrazione comunale di spostare tutte le istituzioni scolastiche fuori dai quartieri popolari. La lotta per la qualità dell’ insegnamento è messa a dura prova, da una parte dall’amministrazione provinciale che non fornisce i locali e i più elementari arredi scolastici, e dall’altra dal Governo nazionale che, attraverso l’ultima finanziaria, ha aumentato il rapporto alunni/classe causando la formazione di classi con un numero troppo elevato di studenti/esse e l’ accorpamento di sezioni. La nostra lotta parte dal bisogno urgente di un piano di edilizia scolastica efficace e che combini ristrutturazioni, costruzioni e messa in sicurezza.
Gli studenti universitari sentono drammaticamente questa crisi sociale, economica e democratica. E’ da parecchi anni ormai che denunciamo le drammatiche condizioni in cui gli studenti, soprattutto quelli socialmente più deboli, si trovano a vivere, a partire dalla drammatica situazione delle stanze affittate ai fuori sede, in cui mancano le più elementari garanzie igieniche, e il mercato degli affitti in nero costituisce un’immensa fonte di profitto per una vasta cerchia di speculatori, proprietari di casa, con il silenzio assenso degli enti locali. Riteniamo inammissibile la scarsa attenzione prestata dall’Ente regionale per il diritto allo studio sulla questione abitativa. In un’università messa già a dura prova dalle riforme Zecchino e Moratti, e ulteriormente penalizzata dai tagli dell’ultima Finanziaria, la carenza di borse di studio e di posti letto costringe migliaia di studenti ad abbandonare il proprio percorso formativo, ingrossando in tal modo le fila del lavoro nero.
Per quanto riguarda la questione abitativa Catania infatti offre poco più di 900 posti letto a fronte di oltre 3000 richieste e 35.000 studenti fuori sede, un numero bassissimo rispetto ad altre città del Sud. Crediamo che l’università possa essere strumento di cambiamento sociale volto allo sviluppo di un’economia territoriale svincolata dalle logiche mafiose e di casta. Per questo riteniamo scandaloso l’attuazione di convenzioni come quella con la Sanfilippo Editore, casa editrice del quotidiano “La Sicilia”, convenzione che vede i fondi dell’Ateneo regalati a chi detiene il monopolio dell’informazione a Catania, alimentando i circuiti dei potentati economici locali, e senza così avanzare un progetto alternativo di crescita per la nostra città.
Sosteniamo i centri sociali autogestiti e occupati, Auro e Experia vittime delle politiche di aggressione messe in atto dall’ amministrazione comunale e dalla regione negli ultimi anni. Questi luoghi sono spazi restituiti alla gente, luoghi di aggregazione sociale in una città che offre sempre di meno ai giovani, ai disoccupati, agli abitanti dei quartieri popolari. Difendere questi spazi di libertà vuol dire rompere il meccanismo dei locali commerciali che mercificano il tempo libero e escludono le categorie economicamente deboli.
In questi anni abbiamo assistito ad una notevole crescita di sentimenti omofobi. Tali sentimenti si sono manifestati apertamente il 28 giugno 2006 con la presenza di Forza Nuova lungo il percorso del corteo del Gay Pride, corteo che non era stato sufficientemente tutelato dalle forze dell’ordine. Gli amministratori di questa città non hanno speso una parola di condanna nei confronti degli aggressori. Questi atteggiamenti favoriscono il diffondersi di una sottocultura intollerante e violenta contro le minoranze e le diversità. Siamo in piazza per diffondere la libertà di amare e la libertà di lottare.
Ci opponiamo con forza alla svendita del patrimonio immobiliare messa in atto dal comune di Catania con una vergognosa operazione che vede al centro il trasferimento di immobili pubblici di rilevante valore artistico e culturale ad una società fantasma denominata “Catania risorse”. Questa opera di cartolarizzazione senza precedenti non è solo segno della povertà progettuale di questa giunta, ma è anche la dimostrazione di una criminale spregiudicatezza che ha condotto la giunta Scapagnini a svendere la nostra città per coprire i buchi di bilancio causati da una vergognosa politica clientelare.
La lotta dei lavoratori Coem, Conad e Cesame negli ultimi mesi ha costruito momenti di conflittualità sociale difficilmente riscontrati in questi anni. Uomini e donne che ormai da due mesi occupano pacificamente i locali della provincia e del comune, i palazzi del potere simbolo dell’ottusità organizzata della nostra inetta classe politica. Le promesse fatte in questi mesi di campagna elettorale di riuscire a trovare una nuova collocazione lavorativa a questi lavoratori si sono dimostrate prive di fondamento, si trattava solo delle solite promesse di Lombardo e dei suoi amici. Le solite strategie che calpestano senza un minimo di rispetto le speranze dei lavoratori esasperati da anni di mobilità e da ormai due mesi di occupazione. La loro lotta è la nostra lotta. Abbiamo espresso loro tutta la nostra solidarietà, ora scenderemo in piazza per denunciare non solo le responsabilità delle istituzioni locali, sulla cui affidabilità è stato un errore investire, ma anche una pratica concertativa che ha permesso ad imprenditori senza scrupoli di sfruttare il nostro territorio per poi abbandonare nel limbo della cassaintegrazione centinaia di lavoratori.
La crisi dell’agricoltura in Sicilia rappresenta una delle cause maggiori di una sempre più dilagante disoccupazione, e come conseguenza di una nuova drammatica stagione di emigrazione della nostra gente verso le regioni del nord. L’assenza di politiche in grado di valorizzare i prodotti locali, la crisi della domanda, le politiche speculative dei poteri forti hanno portato alla perdita di migliaia di posti di lavoro e il dilagare del lavoro nero sfruttato e malpagato, situazione aggravata dal nuovo fenomeno di sfruttamento dei lavoratori migranti, nuova carne da macello da usare a proprio piacimento. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori dell’Oranfreezer di Scordia che rischiano in questi giorni il posto di lavoro.
Sosteniamo i lavoratori del pubblico impiego, che lottano per la stabilizzazione e per una gestione trasparente della cosa pubblica. Sono migliaia i lavoratori che attendono da anni un contratto “vero” e “duraturo”. Chiediamo la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari.
Lo sfruttamento del territorio, la mancanza di serie politiche di sviluppo sostenibile, il progetto di distruzione di grandi aree agricole e di aree di grande interesse scientifico-archeologico hanno portato negli ultimi mesi alla nascita di movimenti spontanei popolari che si oppongono alle speculazioni dei gruppi di potere economico della nostra terra. Il progetto di una nuova militarizzazione nelle contrade di Xirumi, Cappellina e Tirerò, che prevede la costruzione di nuovi alloggi per i militari della U.s.Navy di Sigonella impegnati nella guerra globale e permanente pone oggi ancora di più l’esigenza di una nuova politica di pace che porti alla smilitarizzazione di Sigonella e alla sua riconversione in aeroporto civile. Una vicenda che richiama direttamente il caso dell’ampliamento della base militare USAF di Vicenza-Dal Molin anche per il coinvolgimento di una impresa edile come la Maltauro Costruzioni, oltre alla Cappellina, Srl di proprietà della famiglia Ciancio Sanfilippo editore del quotidiano “La Sicilia”.
Il progetto di costruzione di nuovi impianti di smaltimento rifiuti come gli inceneritori e i termovalorizzatori nelle zone di Adrano e Paternò, che ha visto il beneplacito di tutte le istituzioni locali, si scontra contro la volontà delle comunità. La centralità della salvaguardia e dell’autorganizzazione del territorio ci ha visto in questi mesi scendere in piazza con le comunità della Val di Noto che si battono contro le trivellazioni petrolifere delle multinazionali del petrolio. La loro lotta è la nostra lotta. Siamo a fianco delle comunità in lotta, ieri come oggi senza se e senza ma.
Il 1 giugno saremo in piazza a Catania:
Contro una gestione affaristica , clientelare e mafiosa della cosa pubblica.
Contro l’operazione “Catania risorse”
Contro l’aumento vergognoso di tributi e tariffe che come al solito colpiscono lavoratori, disoccupati, precari e studenti fuori sede.
Contro l’abbandono dei quartieri popolari al degrado sociale.
Contro il sistema della concertazione.
Contro la precarietà, la disoccupazione e il lavoro nero.
Per una scuola pubblica, sicura ed efficiente
Per un lavoro stabile e duraturo.
Per la stabilizzazione di tutti i precari e l’abrogazione della legge 30
Per la difesa dei beni pubblici inalienabili come l’acqua
Per il diritto alla cittadinanza dei/delle migranti
Per la tutela dei diritti delle donne e contro le discriminazioni di genere.
Per una cultura che valorizzi le diversità
Per la centralità dei quartieri popolari.
Per la difesa degli spazi di aggregazione popolare.
Per la dignità di tutte/i
Ripartire dalla partecipazione, costruire le premesse per una nuova Catania possibile!
Sottoscrivi il nostro documento e partecipa allo spezzone aperto dallo striscione: “Liberiamo Catania da Scapagnini e Lombardo”!
Coordinamento 16 Settembre
Centro Open Mind Glbt, saas Centro Iqbal Masih, Giovani Comunisti Ct, Csa Auro, Collettivi studenti medi, Coordinamento collettivi universitari, Circolo “Precari” Prc, Attac-ct, Rete antirazzista catanese, SlaiCobas, Collettivo “Zona Rossa” Scordia, Ass. culturale “Officina Rebelde”, Circolo Prc Scordia...
15.5.07
Scioperi, dopo i precari gli autisti dell'Atm
Vigili del Fuoco Hanno protestato fino alle 14 di ieri i Vigili del Fuoco, con un presidio davanti al comando via Messina. "Lo sciopero è stato un successo, con una media di adesioni tra l'80 e il 90%" ha affermato Massimo Berto coordinatore provinciale Rdb. "Chiediamo il rinnovo del contratto scaduto da 15 mesi, con il pagamento degli arretrati e una rivalutazione dello stipendio, che oggi si aggira mediamente intorno ai 1200 euro" spiega Berto.
Precari del Comune Nel pomeriggio si è invece data appuntamento davanti a palazzo Marino la "Rete precaria". I lavoratori comunali precari si sono incatenati simbolicamente per chiedere l'assunzione immediata a tempo indeterminato. "Nel Comune di Milano ci sono 1200 precari e precarie a tempo determinato, più altre centinaia di lavoratori somministrati, collaboratori coordinati - scrivono in un comunicato i precari - che non hanno diritto a permessi di studio, per concorsi o per visite mediche".
Trasporti I dipendenti Atm aderenti a Cgil, Cisl e Uil sciopereranno invece oggi per 4 ore, dalle 18 alle 22. Probabile sia il blocco della metropolitana, sia una sostanziale riduzione del servizio in superficie. Ansa
24.4.07
Alitalia, hostess sul piede di guerra: possibile sciopero il 3 maggio
Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt, Ugl, Sdl, Anpav e Avia chiedono "da mesi con forza l'avvio di un tavolo con l'azienda che affronti con la dovuta urgenza i problemi dei diritti non riconosciuti, delle violazioni contrattuali e degli atti unilaterali che caratterizzano l'operato aziendale". Al centro delle trattative, spiegano i sindacati, particolare attenzione dovrà essere posta sulla stabilizzazione dei precari, sull'adeguamento dei salari all'inflazione, sulla decontribuzione ex-Visco.
Le organizzazioni sindacali e le associazioni professionali dei dipendenti dell'Alitalia, intanto, intendono aprire un confronto con i potenziali acquirenti della quota pubblica della compagnia e chiedono al governo che liberi le tre cordate in gara dal vincolo di riservatezza. E' quanto si legge in una lettera che i sindacati stanno per inviare al governo, nella quale si sollecita un incontro con l'esecutivo anche per conoscere le linee guida delle tre proposte presentate lo scorso 16 aprile.
16.4.07
Lo sciopero all'INAF e le dimissioni di Mussi
Eppure ha funzionato. Una delegazione dei precari è anche andata a farsi sentire direttamente dai direttori, riuniti proprio ieri per decidere come applicare le stabilizzazioni della finanziaria: non li avevano invitati, ma hanno dovuto riceverli per l'occasione. Uno sciopero dei ricercatori precari non avviene tutti i giorni, anzi. Succede molto raramente, e solo se una qualche sigla sindacale si mette a disposizione. All'INAF hanno fatto tutto da soli, e a conti fatti è stato meglio così. Succede, comunque, quando l'esasperazione è alta: altrimenti un ricercatore o un tecnologo difficilmente si mobilitano, perché l'atmosfera di un laboratorio di ricerca è molto diversa da quella di Mirafiori o di Termini Imerese. E' la conseguenza della gestione degli enti di ricerca di questi anni, in cui le prospettive a lungo termine della ricerca interessano sempre meno a chi la dirige.
E questo è il risultato che raccoglie Mussi dopo un anno davvero deludente per la ricerca, durante il quale il ministro ha pensato più a litigare con Fassino o a tramare con Bertinotti: per accorgersene, basta leggere la rassegna stampa del Ministero dell'Università e della Ricerca, che da quando regna Mussi si è trasformato nel più aggiornato notiziario sul Partito Democratico e sui suoi oppositori. Per darvi un'idea, nella sezione "Ministro Mussi e Ministero" si segnala il fondamentale pezzo di "Libero" intitolato "Casini cerca compagni per la casa in centro". C'entra molto con il ministro; un po' meno con il ministero, diciamo la verità. Mentre ieri all'INAF i precari si fermavano, Mussi probabilmente rilasciava interviste sul prossimo congresso dei Ds.
In questi mesi ha minacciato spesso le dimissioni, ma non le ha mai ufficializzate. Incoerenza all'italiana? Niente affatto. In realtà il ministro Mussi si è dimesso sul serio e la ricerca non è più affar suo: ormai si occupa d'altro.