Il documento del Comitato 16 settembre
La provincia di Catania vive una crisi economica, sociale e politica sempre più difficile da combattere e sanare. Le poche conquiste democratiche e sociali di cui abbiamo goduto fino a questo momento sono messe in costante pericolo dalle istituzioni locali, che rappresentano quanto di più antidemocratico e reazionario il quadro politico e istituzionale siciliano possa offrire. Queste stesse istituzioni sono dirette responsabili del degrado che la città e l’ intera provincia stanno vivendo. Per tali ragioni il Coordinamento 16 Settembre, partecipando allo sciopero generale del 1 Giugno intende sottolineare la necessità delle immediate dimissioni delle amministrazioni comunale e provinciale. Anni di malgoverno degli enti locali, di politiche clientelari, di connivenza tra Mafia, imprese economiche e politica istituzionale hanno inflitto un duro colpo all’ economia e al tessuto sociale del nostro territorio. La chiusura di stabilimenti industriali, licenziamenti di massa, malasanità, aumenti vergognosi di tributi e tariffe ( I.c.i, canone idrico, T.a.r.s.u., addizionale Irpef) sono il biglietto da visita dei governi Cuffaro, Lombardo e Scapagnini. La privatizzazione e la mercificazione dei beni pubblici come l’acqua ha portato al peggioramento della qualità dei servizi, all’aumento delle tariffe, al degrado e allo spreco delle risorse. Sosteniamo la legge di iniziativa popolare a favore dell’acqua pubblica. Ancora una volta sono i quartieri popolari a risentire maggiormente di questa nuova crisi sociale. La mancanza di servizi, di spazi sociali, di luoghi di aggregazione sono la terribile manifestazione del degrado sociale che vivono le nuove generazioni, quella grande moltitudine di “esclusi” senza volto e senza nome.
La dispersione scolastica, un fenomeno che vede ogni anno migliaia di bambine e bambini, ragazze e ragazzi abbandonare gli studi rappresenta simbolicamente lo stato di abbandono in cui versano i nostri quartieri.
La lotta delle madri degli alunni dell’Istituto Comprensivo A. Doria, le quali si battono affinché non venga chiusa la scuola storica del quartiere di San Cristoforo, in una zona ad altissimo rischio di criminalità, rappresenta un esempio di “resistenza” al tentativo da parte dell’amministrazione comunale di spostare tutte le istituzioni scolastiche fuori dai quartieri popolari. La lotta per la qualità dell’ insegnamento è messa a dura prova, da una parte dall’amministrazione provinciale che non fornisce i locali e i più elementari arredi scolastici, e dall’altra dal Governo nazionale che, attraverso l’ultima finanziaria, ha aumentato il rapporto alunni/classe causando la formazione di classi con un numero troppo elevato di studenti/esse e l’ accorpamento di sezioni. La nostra lotta parte dal bisogno urgente di un piano di edilizia scolastica efficace e che combini ristrutturazioni, costruzioni e messa in sicurezza.
Gli studenti universitari sentono drammaticamente questa crisi sociale, economica e democratica. E’ da parecchi anni ormai che denunciamo le drammatiche condizioni in cui gli studenti, soprattutto quelli socialmente più deboli, si trovano a vivere, a partire dalla drammatica situazione delle stanze affittate ai fuori sede, in cui mancano le più elementari garanzie igieniche, e il mercato degli affitti in nero costituisce un’immensa fonte di profitto per una vasta cerchia di speculatori, proprietari di casa, con il silenzio assenso degli enti locali. Riteniamo inammissibile la scarsa attenzione prestata dall’Ente regionale per il diritto allo studio sulla questione abitativa. In un’università messa già a dura prova dalle riforme Zecchino e Moratti, e ulteriormente penalizzata dai tagli dell’ultima Finanziaria, la carenza di borse di studio e di posti letto costringe migliaia di studenti ad abbandonare il proprio percorso formativo, ingrossando in tal modo le fila del lavoro nero.
Per quanto riguarda la questione abitativa Catania infatti offre poco più di 900 posti letto a fronte di oltre 3000 richieste e 35.000 studenti fuori sede, un numero bassissimo rispetto ad altre città del Sud. Crediamo che l’università possa essere strumento di cambiamento sociale volto allo sviluppo di un’economia territoriale svincolata dalle logiche mafiose e di casta. Per questo riteniamo scandaloso l’attuazione di convenzioni come quella con la Sanfilippo Editore, casa editrice del quotidiano “La Sicilia”, convenzione che vede i fondi dell’Ateneo regalati a chi detiene il monopolio dell’informazione a Catania, alimentando i circuiti dei potentati economici locali, e senza così avanzare un progetto alternativo di crescita per la nostra città.
Sosteniamo i centri sociali autogestiti e occupati, Auro e Experia vittime delle politiche di aggressione messe in atto dall’ amministrazione comunale e dalla regione negli ultimi anni. Questi luoghi sono spazi restituiti alla gente, luoghi di aggregazione sociale in una città che offre sempre di meno ai giovani, ai disoccupati, agli abitanti dei quartieri popolari. Difendere questi spazi di libertà vuol dire rompere il meccanismo dei locali commerciali che mercificano il tempo libero e escludono le categorie economicamente deboli.
In questi anni abbiamo assistito ad una notevole crescita di sentimenti omofobi. Tali sentimenti si sono manifestati apertamente il 28 giugno 2006 con la presenza di Forza Nuova lungo il percorso del corteo del Gay Pride, corteo che non era stato sufficientemente tutelato dalle forze dell’ordine. Gli amministratori di questa città non hanno speso una parola di condanna nei confronti degli aggressori. Questi atteggiamenti favoriscono il diffondersi di una sottocultura intollerante e violenta contro le minoranze e le diversità. Siamo in piazza per diffondere la libertà di amare e la libertà di lottare.
Ci opponiamo con forza alla svendita del patrimonio immobiliare messa in atto dal comune di Catania con una vergognosa operazione che vede al centro il trasferimento di immobili pubblici di rilevante valore artistico e culturale ad una società fantasma denominata “Catania risorse”. Questa opera di cartolarizzazione senza precedenti non è solo segno della povertà progettuale di questa giunta, ma è anche la dimostrazione di una criminale spregiudicatezza che ha condotto la giunta Scapagnini a svendere la nostra città per coprire i buchi di bilancio causati da una vergognosa politica clientelare.
La lotta dei lavoratori Coem, Conad e Cesame negli ultimi mesi ha costruito momenti di conflittualità sociale difficilmente riscontrati in questi anni. Uomini e donne che ormai da due mesi occupano pacificamente i locali della provincia e del comune, i palazzi del potere simbolo dell’ottusità organizzata della nostra inetta classe politica. Le promesse fatte in questi mesi di campagna elettorale di riuscire a trovare una nuova collocazione lavorativa a questi lavoratori si sono dimostrate prive di fondamento, si trattava solo delle solite promesse di Lombardo e dei suoi amici. Le solite strategie che calpestano senza un minimo di rispetto le speranze dei lavoratori esasperati da anni di mobilità e da ormai due mesi di occupazione. La loro lotta è la nostra lotta. Abbiamo espresso loro tutta la nostra solidarietà, ora scenderemo in piazza per denunciare non solo le responsabilità delle istituzioni locali, sulla cui affidabilità è stato un errore investire, ma anche una pratica concertativa che ha permesso ad imprenditori senza scrupoli di sfruttare il nostro territorio per poi abbandonare nel limbo della cassaintegrazione centinaia di lavoratori.
La crisi dell’agricoltura in Sicilia rappresenta una delle cause maggiori di una sempre più dilagante disoccupazione, e come conseguenza di una nuova drammatica stagione di emigrazione della nostra gente verso le regioni del nord. L’assenza di politiche in grado di valorizzare i prodotti locali, la crisi della domanda, le politiche speculative dei poteri forti hanno portato alla perdita di migliaia di posti di lavoro e il dilagare del lavoro nero sfruttato e malpagato, situazione aggravata dal nuovo fenomeno di sfruttamento dei lavoratori migranti, nuova carne da macello da usare a proprio piacimento. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori dell’Oranfreezer di Scordia che rischiano in questi giorni il posto di lavoro.
Sosteniamo i lavoratori del pubblico impiego, che lottano per la stabilizzazione e per una gestione trasparente della cosa pubblica. Sono migliaia i lavoratori che attendono da anni un contratto “vero” e “duraturo”. Chiediamo la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari.
Lo sfruttamento del territorio, la mancanza di serie politiche di sviluppo sostenibile, il progetto di distruzione di grandi aree agricole e di aree di grande interesse scientifico-archeologico hanno portato negli ultimi mesi alla nascita di movimenti spontanei popolari che si oppongono alle speculazioni dei gruppi di potere economico della nostra terra. Il progetto di una nuova militarizzazione nelle contrade di Xirumi, Cappellina e Tirerò, che prevede la costruzione di nuovi alloggi per i militari della U.s.Navy di Sigonella impegnati nella guerra globale e permanente pone oggi ancora di più l’esigenza di una nuova politica di pace che porti alla smilitarizzazione di Sigonella e alla sua riconversione in aeroporto civile. Una vicenda che richiama direttamente il caso dell’ampliamento della base militare USAF di Vicenza-Dal Molin anche per il coinvolgimento di una impresa edile come la Maltauro Costruzioni, oltre alla Cappellina, Srl di proprietà della famiglia Ciancio Sanfilippo editore del quotidiano “La Sicilia”.
Il progetto di costruzione di nuovi impianti di smaltimento rifiuti come gli inceneritori e i termovalorizzatori nelle zone di Adrano e Paternò, che ha visto il beneplacito di tutte le istituzioni locali, si scontra contro la volontà delle comunità. La centralità della salvaguardia e dell’autorganizzazione del territorio ci ha visto in questi mesi scendere in piazza con le comunità della Val di Noto che si battono contro le trivellazioni petrolifere delle multinazionali del petrolio. La loro lotta è la nostra lotta. Siamo a fianco delle comunità in lotta, ieri come oggi senza se e senza ma.
Il 1 giugno saremo in piazza a Catania:
Contro una gestione affaristica , clientelare e mafiosa della cosa pubblica.
Contro l’operazione “Catania risorse”
Contro l’aumento vergognoso di tributi e tariffe che come al solito colpiscono lavoratori, disoccupati, precari e studenti fuori sede.
Contro l’abbandono dei quartieri popolari al degrado sociale.
Contro il sistema della concertazione.
Contro la precarietà, la disoccupazione e il lavoro nero.
Per una scuola pubblica, sicura ed efficiente
Per un lavoro stabile e duraturo.
Per la stabilizzazione di tutti i precari e l’abrogazione della legge 30
Per la difesa dei beni pubblici inalienabili come l’acqua
Per il diritto alla cittadinanza dei/delle migranti
Per la tutela dei diritti delle donne e contro le discriminazioni di genere.
Per una cultura che valorizzi le diversità
Per la centralità dei quartieri popolari.
Per la difesa degli spazi di aggregazione popolare.
Per la dignità di tutte/i
Ripartire dalla partecipazione, costruire le premesse per una nuova Catania possibile!
Sottoscrivi il nostro documento e partecipa allo spezzone aperto dallo striscione: “Liberiamo Catania da Scapagnini e Lombardo”!
Coordinamento 16 Settembre
Centro Open Mind Glbt, saas Centro Iqbal Masih, Giovani Comunisti Ct, Csa Auro, Collettivi studenti medi, Coordinamento collettivi universitari, Circolo “Precari” Prc, Attac-ct, Rete antirazzista catanese, SlaiCobas, Collettivo “Zona Rossa” Scordia, Ass. culturale “Officina Rebelde”, Circolo Prc Scordia...
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