30.4.07

Per la settima volta Milano precaria grida Mayday!

I cinque assi della precarietà: casa, affetti, formazione, accesso ai saperi e a una mobilità libera e le tematiche dell'antiproibizionismo e dell'autoderminazione.

Mayday - Milano

L 'appello (www.euromayday.org) si rivolge “ai precari e alle precarie, ai lavoratori e alle lavoratrici. Ai nativi ed ai migranti, uomini e donne. Ai contorsionisti della flessibilità, alle equilibriste del quotidiano. Ai cocoprecarizzati, alle interinali, alle false partite Iva, ai precari a tempo indeterminato e ai garantiti chissà fino a quando. Agli studenti, ai ricercatori, alle ricercatrici ed alle precarie della formazione e dell'informazione. A tutti/e quelli/e che cercano reddito e salario, a tutti/e coloro che pretendono diritti”.

La Mayday 007 parla di conflitto: la precarietà costituisce un elemento di crisi non solo nella società, ma anche nei movimenti sociali, politici e sindacali che cercano di attraversarla e cambiarla. Chi vuole agire contro la precarietà non può non fare i conti con i meccanismi che la generano.

E parla di rivendicazioni, aprendo una discussione con chi si occupa di lavoro in un modo più “tradizionale”: nell'appello si legge che “la tutela del contratto a tempo indeterminato per chi vive una reale subordinazione è ancora un riferimento importante per le rivendicazioni dei precari e delle precarie” tuttavia “la struttura sociale, caratterizzata da questa forma di “stabilità”, non può più riprodursi oggi. La Mayday rivendica la generalizzazione dei diritti e invoca la continuità del reddito come elementi fondamentali per disarmare il ricatto permanente a cui precari e precarie sono sottoposti/e.”

Diversa la posizione di Rifondazione comunista, come ci dice Franco Calamida, responsabile provinciale Lavoro “siamo tuttora per una struttura sociale caratterizzata da una forma di stabilità in cui il contratto a tempo indeterminato è il punto di riferimento, questa è la divergenza, e infatti ci battiamo per il passaggio dal lavoro precario a quello stabile, come obiettivo dell'immediato e di prospettiva. Coerente con la prospettiva del superamento della precarietà è la nostra proposta che collega la pensione al lavoro, diversa dal modello anglosassone, ove il diritto è assicurato dalla fiscalità generale e dunque la pensione è paragonabile alla nostra pensione sociale. In concreto è la questione dell'unità di classe”. Ma la precarietà parte dal lavoro per permeare nel sociale ovvero nell'insieme di gesti, relazioni e scelte che ognuno di noi compie giorno per giorno.

Ecco allora i cinque assi della precarietà: casa, affetti, formazione, accesso ai saperi e a una mobilità libera, gratuita e compatibile con l'ambiente vitale, che attraversano da sempre la Mayday, come le tematiche dell'antiproibizionismo e dell'autoderminazione. La Mayday 007 parla di diritti, cittadinanza e nuove civiltà: le campagne securitarie, i richiami all'ordine e alla legalità, la Bossi-Fini e i Cpt costituiscono un perno fondamentale con cui si ricatta una parte importantissima del tessuto sociale: i migranti. Il vincolo tra lavoro e diritti di cittadinanza è una gravissima forma di barbarie e di ingiustizia che umilia ed esaspera le differenze, rendendo sempre più difficile la tanto millantata integrazione.

E' oggi necessario riflettere sull'idea di legalità: si legge nell'appello: “Il neoliberismo ha bisogno dello scontro di civiltà. L'unico scontro che ci interessa è quello che contrappone due intendimenti differenti sul modo per costruire una società differente: la strada dei diritti o la via della legalità. Ognuno scelga ora senza ambiguità, la propria priorità; quale dei due termini costituisce la leva principale attraverso la quale muovere il proprio impegno e determinare le proprie visioni.” Infine parla d'Europa perché l'Europa è lo spazio pubblico da costruire come ambito sociale e conflittuale per superare la condizione precaria. Un'Europa molto diversa da quella monetaria, dove proporre una nuova politica di welfare: “L'EuroMayDay è oggi uno dei processi costituenti della nuova idea di Europa, radicale, libera, sociale e sostenibile.”
Silvia Martorana
Milano, 28 aprile 2008
da "Liberazione"

Licenziata Tiziana Boari: quando la Rai utilizza pesi e misure diverse!

di Senza Bavaglio

E´ la prima volta che accade in ambito RAI. Tiziana Boari, giornalista, già collaboratrice di Limes e del Manifesto, già addetto stampa per ONU e OSCE, approdata in RAI nel 1999 con contratti a tempo determinato dopo aver messo piede a Saxa Rubra la prima volta in qualità di « ospite in studio » in una trasmissione radiofonica che parlava di Balcani (materia della quale è esperta riconosciuta ben oltre i confini nazionali), e dunque stretta nelle maglie del precariato forzato di Viale Mazzini, ha ricevuto una bella lettera di licenziamento (vedi sotto) a seguito del ricorso in appello della Rai contro la sentenza di primo grado che, nel giugno 2005, le ha riconosciuto il diritto all´assunzione a tempo indeterminato.

La Boari la conosciamo bene : per averla incontrata varie volte sul terreno di conflitti e perché è stata consigliere nazionale della FNSI dal 2001 al 2004.

La RAI dunque incassa la sua prima vittoria in appello e, prima ancora della pubblicazione delle motivazioni di una sentenza tanto inedita, mette alla porta la collega che ha utilizzato fino al giorno stesso nel turno notturno di Rainews24.

Questo malgrado una diffida ricevuta dall´avvocato Del Vecchio a estromettere dal posto di lavoro la collega sulla sola base del dispositivo (vedi art.431 c.p.c.) e nonostante la collega (che parla 4 lingue e gode di ampia stima professionale e personale in vari ambiti) sia altamente qualificata, abbia un curriculum al di sopra della media, che però - si sa
- purtroppo in RAI non ha peso.

Il direttore Corradino Mineo ha chiesto al direttore del personale Braccialarghe di tenerla nel suo organizo, vista la drammatica carenza di organico della testata. Ma non c'è stato verso: è scattata la vendetta.

Il sindacato dei giornalisti Rai, ha tentato di aprire una minima trattativa che è fallita sull'inaccettabilità dei termini proposti dalla RAI. Secondo l'azienda, il caso Boari, sulla pelle viva della collega, deve diventare d´esempio e monito per tutti quei precari che hanno deciso di far valere la giustizia e hanno fatto causa alla RAI o intendono farlo, per vedersi riconosciuto un diritto semplice: un posto di lavoro fisso a stipendio pieno.

Di fatto, la brutalità delle modalità di estromissione e lo stesso licenziamento rappresentano violazioni pesantissime del diritto e della decenza.

Ma che corte dei miracoli è questa RAI che reintegra con alta qualifica e stipendio l´ex direttore Meocci e lascia in brache di tela, a 1.600-2.000 euro al mese i professionisti che costringe al precariato?

Che RAI è quella che per dare una lezione, dimostrare che sa anche licenziare, sceglie goffamente come capro espiatorio il primo caso disponibile, la persona meno adatta, una collega che ha servito il paese in missioni internazionali, è entrata per merito ed ha avuto cariche sindacali a livello nazionale?

Non ci si rifa la verginità sulla pelle di una persona, estromettendola, come nel caso Boari, senza probabilmente neanche rispettare i termini di legge. E´ immorale, indecente, ingiusto e non chiede ma urla vendetta.

Giornalisti precari. Anche l’informazione è a rischio

Costanza Alvaro Venerdì 27 Aprile 2007

Il precariato è un virus che si è espanso a macchia d’olio, silenziosamente, contagiando ogni settore. Col tempo è diventato fenomeno: generazionale, sociale, di massa. Quindi culturale. È oggetto di riflessione per chi è in quarantena e per chi, da una posizione privilegiata, ne constata gli effetti: chi volesse leggere racconti, saggi o romanzi sul tema ha l’imbarazzo della scelta. Il giornalismo, da sempre considerato mestiere ricco di privilegi, non è affatto esente dal contagio.

Dei circa 30mila giornalisti presenti in Italia solo 12mila sono contrattualizzati. Ciò significa che l’informazione in Italia è affidata per due terzi a persone che hanno una debolezza contrattuale tale da essere esposte a ricatti d’ogni sorta. “Come è possibile raccontare i fatti con la schiena dritta, come chiese l’allora Capo dello Stato Ciampi, se proprio chi dovrebbe farle, le denunce, è sotto lo schiaffo continuo di un minaccioso licenziamento?”, si chiede Chiara Lico, 32 anni, giornalista Rai, che nel romanzo Zitto e scrivi, edito da Stampa alternativa, riflette su quella che considera un’emergenza nazionale. La grottesca storia di Pieffe, “giornalista praticante con contratto a termine da metalmeccanico” è l’emblema di un disagio sempre più diffuso, che fa male allo stesso sistema dell’informazione.
Alle stesse conclusioni giunge anche la seconda edizione del Libro bianco sul lavoro nero: storie di violazioni e soprusi nel mondo dell’informazione raccolte dal Fnsi. Nella prefazione Paolo Serventi Longhi, segretario del sindacato dei giornalisti, ricorda che “ciò che sta avvenendo da alcuni anni è la violazione sistematica di ogni regola nella maggioranza delle imprese editoriali, dalla carta stampata all’emittenza nazionale, dalle televisioni locali alle agenzie di informazione, dai siti internet ai canali tematici satellitari”.

Il panorama italiano non è però l’unico a essere dipinto a tinte fosche: anche un esponente del Sindacato Giornalisti Francese, Saafi Allag-Morris, considera che più i freelance sono mal pagati, più questi ultimi rappresenteranno un’attrattiva interessante agli occhi dei gruppi editoriali.
Lo ha detto in un convegno svoltosi in Belgio alla fine di marzo e intitolato “Pigeons, pas pigistes“, arguto gioco di parole che significa “Fessi, non freelance”.

Lavoro: i precari chiedono l'elemosina per protesta

Se per la ricerca non ci sono fondi a sufficienza, i precari chiederanno l'elemosina. Questa l'idea provocatoria, lanciata nel pomeriggio durante un'assemblea al dipartimento di Matematica, dalla Rete dei ricercatori precari bolognesi che il 7 maggio saranno davanti al rettorato, in via Zamboni a fare la questua.

Una protesta che spera di fare da traino alla manifestazione nazionale prevista quattro giorni dopo a Roma contro il precariato sempre più diffuso nelle aule e laboratori degli atenei italiani.

Sotto le due torri, secondo i rappresentanti della Rete, il 57% dei docenti, ricercatori, assegnisti e dottorandi sono precari, più di 3000 lavoratori, poco più che trentenni.

Così, vestiti da uomini-sandwich, i precari cercheranno di dimostrare che i soldi raccolti con le offerte dei passanti saranno più numerosi di quelli ricevuti dal ministero.

"Ormai un anno di governo Prodi è passato ma nonostante le promesse, per noi non è cambiato niente", ha spiegato Anna Borghi, della Rete dei precari.

"Per il prossimo anno ci saranno 500 nuovi posti per i ricercatori a livello nazionale. E pensare che nei tre anni della Moratti furono 3.500...", sottolinea Anna Borghi.

Una protesta organizzata anche per ribadire la contrarietà dei precari all'invito, sollecitato nei giorni scorsi dal rettore Pier Ugo Calzolari, di devolvere il cinque per mille delle dichiarazioni dei redditi alla ricerca.

"Altro che cinque per mille ci vorrebbe!" hanno concluso i precari.

Primo Maggio, il SISA sfilera' coi centri sociali

LUGANO - Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), come lo scorso anno, non parteciper� al corteo ufficiale del 1° Maggio con i sindacati aderenti all'Unione Sindacale Svizzera. Lo rende noto con un comunicato stampa il Sindacato stesso.

La ragione addotta a questa scelta è dovuta ai "metodi sindacali di queste federazioni lontani dai nostri". Il SISA infatti non accetta la concertazione dei sindacati dell'Unione Sindacale poich� "le loro rivendicazioni sono votate al mantenimento della "Pace del lavoro", che ha letteralmente distrutto la capacità di resistenza dei lavoratori in Svizzera".

Il SISA comunica di partecipare e di aderire al 1� maggio alternativo organizzato dal Coordinamento Precari Esistenziali martedì pomeriggio a Lugano-Besso e prenderà parte alla Street Parade per le vie della città insieme.

In questa manifestazione il SISA appoggerà la causa dei lavoratori precari e degli apprendisti e dimostreranno ancora una volta contro la riforma liceale che introduce il concetto di "scuola sempre più selettiva".

24.4.07

Mayday 2007: rete per il reddito

MAYDAY 2007

CONTRO IL WELFARE DEI MISERABILI E DELLA CONCERTAZIONE
RILANCIAMO LE LOTTE SOCIALI PER IL DIRITTO AL REDDITO

Arriviamo alla Mayday 2007 con la consapevolezza diffusa che le iniziative di lotta di questi anni sono riuscite nel loro iniziale obiettivo di far emergere la questione della precarietà e del diritto al reddito.

L’emergenza precaria è diventata oggetto di programmi politici e di governo; oggetto di scontri, veri e simulati, tra maggioranza e opposizione, e nella stessa maggioranza di governo.

Superata rapidamente la fase delle “aspettative” sull’azione del Governo Prodi, ci troviamo oggi di fronte ad un generale peggioramento della “condizione precaria”: basti pensare ai soli provvedimenti della Finanziaria 2007, con riferimento ai provvedimenti di condono a favore dei padroni dei call center, l’aumento delle trattenute per i contratti di collaborazione, la sanatoria per il lavoro nero e irregolare, e altro ancora.

Nel frattempo continua la strage quotidiana degli “omicidi bianchi” sul lavoro, che vede gran parte dei precari e immigrati come carne da macello, vittime civili di una guerra alla conquista di sempre più alti profitti e di competitività.

Dopo neppure un anno dalle elezioni politiche, non solo non si parla più di abolizione delle norme contenute nella Legge 30, ma neppure del loro superamento, piuttosto si pone, da parte del Governo, l’obiettivo di completare la riforma del mercato del lavoro.

Riforma di un mercato del lavoro considerato inevitabilmente precario e immiserito come prerequisito alla competitività delle imprese.

Riforma da completare con un nuovi strumenti di welfare e ammortizzatori sociali: in questo senso viene spesa, dallo stesso governo e dai sindacati concertativi, la prospettiva dell’introduzione di forme di SUSSIDIO e di FLESSICUREZZA: come da modello danese, già in crisi in patria ma tanto caro all’ex ministro Treu e all’attuale Ministro Damiano, modello che eleva la precarietà a sistema generale, con libertà assoluta di licenziamento e ammortizzatori sociali fortemente condizionati.

Sussidi sociali sono intesi come ammortizzatori, complementari ed incentivanti all’occupazione instabile, ricattata e sottopagata, precaria e sottomessa: una riforma del lavoro dove si continua ad aziendalizzare il tempo di vita e si socializzano (a carico del welfare) i costi della precarietà e della miseria salariale; chiedendo ed argomentando un ulteriore taglio alla previdenza sociale e alle pensioni.

Si apre una fase nuova ed importante per tutte le realtà che si misurano nelle lotte dei precari e per il reddito sociale: impedire che nei tavoli della rinnovata concertazione tra Governo, sindacati concertativi e padronato si consumi indisturbato il dirottamento delle rivendicazioni sul diritto alla continuità di reddito da strumento di ricomposizione sociale e di liberazione dal ricatto dello sfruttamento, a strumento di incentivo e sostegno ai processi di precarizzazione, strumento di ricatto sui precari e di immiserimento ulteriore dello stato sociale.

Su questi temi daremo il nostro contributo e la nostra partecipazione alle MayDay 2007, da Milano a Napoli, e su questi temi crediamo si possa sviluppare, sulla base di continua mobilitazione a livello nazionale e territoriale, una contrattazione sociale nazionale con il governo Prodi sulla questione del reddito, diretto ed indiretto.

Roma 17 Aprile 2007

RETE PER IL REDDITO SOCIALE E I DIRITTI

Appello Mayday 007

Ci rivolgiamo
Ai precari e alle precarie, ai lavoratori e alle lavoratrici. Ai nativi
ed ai migranti, uomini e donne. Ai contorsionisti della flessibilità,
alle equilibriste del quotidiano. Ai cocoprecarizzati, alle interinali,
alle false partite IVA, ai precari a tempo indeterminato e ai garantiti
chissà fino a quando. Agli studenti, ai ricercatori, alle ricercatrici
ed alle precarie della formazione e dell'informazione. A tutti/e
quelli/e che cercano reddito e salario, a tutti/e coloro che pretendono
diritti.

Let's Mayday

Per la settima volta la Milano precaria grida Mayday !

L'urlo che sette anni fa ha squarciato il silenzio imbarazzato dei
media, e di ogni istituzione, di destra come di sinistra, che avvolgeva
la questione precaria, si è trasformato oggi in una potente evocazione,
in un riferimento unico, in una tappa imprescindibile della politica
nazionale.

Ogni Mayday costituisce storia a sé, lo si sa, ma nell'arco del tempo il
protagonismo dei precari e delle precarie si è fatto sempre più evidente
assumendo una centralità che si è emancipata dall'intermediazione di
sindacati, partiti e centri sociali. Nell'anno che ha ribadito
l'inaffidabilità dei partiti “radicali” e lo smarrimento del movimento,
precari e precarie hanno trovato modi e tempi per auto-organizzarsi
nella rappresentazione di piazza e nell'evoluzione del percorso che
unisce una Mayday all'altra.


''' La Mayday 007 parla di conflitto '''

Da sempre siamo convinti che la precarietà costituisca un elemento di
crisi non solo nella società, ma anche nei movimenti sociali, politici e
sindacali che cercano di attraversarla e cambiarla. E la Mayday ha
dimostrato proprio questo. Chi vuole agire contro la precarietà non può
non fare i conti con i meccanismi che la generano. La precarizzazione è
un fenomeno complesso, un mix micidiale di atomizzazione, ricatto e
consenso.
Il crescente protagonismo dei precari è il frutto di un percorso che ha
saputo, partendo dalla narrazione collettiva, generare un processo
virtuoso che ha sostituito l'azione visibile, ma molte volte
estemporanea, che ha preceduto molti primi maggio, in un'accumulazione
continua di volontà, talenti e passioni che a loro volta hanno generato
sempre maggiore partecipazione. La radicalità risiede nelle relazioni,
si diceva due anni fa. La radicalità oggi, lo ribadiamo, sta nella
capacità di tradurre le frustrazioni, l'isolamento e i ricatti che i
precari vivono quotidianamente su un piano nuovo dove la delusione verso
l'in/civiltà delle imprese si trasformi in complicità fra i precari e
nel quale si sappia rinnovare il conflitto per fare fronte allo
spiazzamento in cui la precarietà ci immerge.


''' La Mayday 007 parla di rivendicazioni '''

Pensiamo che la tutela del contratto a tempo indeterminato per chi vive
una reale subordinazione siano ancora un riferimento importante per le
rivendicazioni dei precari e delle precarie, ma siamo convinti che la
struttura sociale, caratterizzata da questa forma di "stabilità", non
possa più riprodursi oggi. La Mayday rivendica la generalizzazione dei
diritti e invoca la continuità del reddito come elementi fondamentali
per disarmare il ricatto permanente a cui precari e precarie sono
sottoposti/e.
Ma è importante fare almeno una precisazione: il governo del
centro-sinistra è debole e non vuole cogliere le implicazioni di una
diffusione a macchia d'olio della condizione di precarietà. I tavoli
sugli ammortizzatori, sulle pensioni e sui nuovi diritti propongono
un'articolazione complessa di "soluzioni" che si dirigono verso
orizzonti che ci spaventano. La scelta di ammortizzare la precarietà
anziché pensare a un insieme di misure, diritti, e tutele tali da
rafforzare la posizione dei precari mostra un intendimento preciso: si
vogliono tutelare i processi di precarizzazione - e quindi di profitto -
attraverso i quali le aziende si stanno arricchendo, ammorbidendone
tuttalpiù gli effetti più nefasti. Si vuole curare il sintomo senza
preoccuparsi del male, sperando che il malato se ne dimentichi. La
continuità del reddito invocata dalle decine di migliaia di partecipanti
alle Mayday Parade di questi anni, può tradursi in un'opportunità,
anziché in una ennesima catena, se consente ai precari di scegliere, di
rifiutare i lavori peggiori, e quindi, implicitamente, di confliggere
per migliorare le proprie condizioni. Ogni altra proposta definisce una
traslazione della precarietà, ma non certo una diminuzione della sua
intensità. Poco importa se siamo precari nella vita per i ricatti del
mercato del lavoro o se lo siamo per i ricatti combinati di
quest'ultimo e di un welfare che ci inchioda al dovere del lavoro a
qualunque costo.


''' Dal conflitto al reddito passando per i cinque assi della
precarietà '''

Sappiamo bene anche che la precarietà parte dal lavoro per permeare nel
sociale ovvero nell'insieme di gesti, relazioni e scelte che ognuno di
noi compie giorno per giorno, per necessità, per volontà, per
sensibilità o per costrizione. In questo senso i cinque assi della
precarietà rappresentano perfettamente l'orizzonte a cui guardare. La
casa, oramai diritto proibito non solo per i precari, gli affetti, la
formazione, l'accesso ai saperi e ad una mobilità libera, gratuita e
compatibile con il nostro ambiente vitale, rimangono campi di intervento
e conflitto fondamentali, che nelle diverse declinazioni incontrano ed
attraversano da sempre la Mayday. Così come le tematiche
dell'antiproibizionismo e dell'autoderminazione sulle quali il
governo, che subisce l'offensiva clericale, si è dimostrato senza il
carattere necessario per mantenere le promesse fatte.
L'autoderminazione di sé, dei propri piaceri/desideri e la giusta
pretesa di controllo sul proprio corpo sono istanze che non accettano
inter/mediazione e vanno rivendicate attraverso la cospirazione dei
soggetti.


''' La Mayday 007 parla di diritti, cittadinanza e nuove civiltà '''

Le campagne securitarie, i richiami all'ordine e alla legalità, la
bossi-fini e i CPT costituiscono un perno fondamentale con cui si
ricatta una parte importantissima del tessuto sociale: i migranti. Il
vincolo tra lavoro e diritti di cittadinanza è una gravissima forma di
barbarie e di ingiustizia che umilia ed esaspera le differenze, rendendo
sempre più difficile la tanto millantata integrazione. I migranti oggi
sono l'espressione più evidente di cosa significa precarietà di vita, e
di come la fame di profitto delle imprese, bisognose di manodopera, non
conosca limiti: il loro diritto al reddito, alla casa, alla salute,
all'istruzione è, per legge, sotto il controllo delle imprese. E sempre
attraverso la richiesta legalità, viene loro impedito di emanciparsi da
questo giogo, come avviene in Lombardia per i proprietari del phone
center, che dall'oggi al domani dovrebbero perdere la loro unica fonte
di reddito e tornare alle ricerca di un contratto di lavoro.
La precarietà non si esprime in maniera omogenea, ma è l'esercizio
premeditato di diverse strategie che colpiscono le molteplici parti del
corpo sociale dividendole e compartimentandole. Il neoliberismo ha
bisogno dello scontro di civiltà. L'unico scontro che ci interessa è
quello che contrappone due intendimenti differenti sul modo per
costruire una società differente: la strada dei diritti o la via della
legalità. Ognuno scelga ora senza ambiguità, la propria priorità; quale
dei due termini costituisce la leva principale attraverso la quale
muovere il proprio impegno e determinare le proprie visioni. Per noi
resta chiaro che la legalità è sempre iniqua e che la conquista dei
diritti sociali passa attraverso l'esercizio del conflitto.
A Milano dove il disagio, la rabbia, l'esclusione crescono di giorno in
giorno assumendo via via forme sempre più incontrollabili,
l'amministrazione contrappone la pretesa che tutto ciò non sporchi o
non occupi i marciapiedi del consumo o le strade dello shopping. Questa
spudorata equiparazione ci è lontana nella maniera più assoluta.
E' necessario affermare i diritti di cittadinanza, abolire i CPT,
cancellare la Bossi-Fini e tutte le leggi discriminatorie.


''' La Mayday 007 parla d'Europa '''

Anche quest'anno la Mayday attraversa le città europee perché l'Europa
è lo spazio pubblico da costruire come ambito sociale e conflittuale per
superare la condizione precaria. L'Europa che ci immaginiamo è molto
diversa da quella monetaria che l'ipocrisia del nuovo millennio ha
partorito. All'interno di essa vogliamo proporre una nuova politica di
welfare, che fissi criteri sociali uniformi per nativi e migranti,
riduzione delle tipologie contrattuali atipiche, fissazione di un
salario minimo orario che prescinda dalla condizione lavorativa e
garanzia di continuità di reddito per tutti e tutte.
L'EuroMayDay è oggi uno dei processi costituenti della nuova idea di
Europa, radicale, libera sociale e sostenibile.

''' Mayday Mayday '''
1° maggio 007
Milano, Porta Ticinese - ore 15.00
http://www.euromayday.org

May Day milanese

Precarity webring: Meeting europeo sul welfare

PRECARITY WEBRING
Meeting europeo sul Welfare
Roma - 20_22 Aprile 2007

Ricominciamo a dire Europa. È questo un compito politico oggi ineludibile, all’altezza dei conflitti e della composizione del lavoro vivo che negli ultimi anni si sono prodotti. Ricominciare a dire Europa, tuttavia, non significa semplicemente individuare un ambito generale in cui far convergere le specificità locali. Significa invece tentare di rovesciare il punto di vista: partire cioè dall’orizzonte europeo come terreno di lotta politica, di ricomposizione dei conflitti e di misurazione dei rapporti di forza. Questo è quanto ci lascia in eredità l’esperienza dell’EuroMayDay process, ma anche la sua crisi, determinata – al di là delle specificità, appunto – forse proprio dalla mancata assunzione di quello europeo come immediato spazio di azione. A questo si aggiunge la difficoltà di elaborare un discorso e una pratica nuovamente forti sul terreno della precarietà, laddove le forme di cattura istituzionale hanno in buona parte edulcorato quello che si era riusciti a imporre come nodo politico dirimente.
Da queste due esigenze nasce l’esperienza del Precarity_WebRing, che mette in rete differenti esperienze continentali di movimento e inchiesta militante. L’Europa è assunta al contempo come punto di vista e posta in palio. In questo spazio, il problema è di produrre discorso politico, lessico comune e percorsi di conflitto. Da qui l’esigenza di costruire un ciclo di seminari itinerante a livello europeo, il primo dei quali si svolgerà a Roma da venerdì 20 a domenica 22 aprile. Il primo tema scelto è la crisi del welfare. Chiariamo subito il presupposto, metodologico e politico: la crisi del welfare sarà analizzato come processo ambivalente. In altri termini, non c’è nessuna nostalgia per il welfare-state, perché esso è stato messo radicalmente in discussione dalle lotte degli anni Sessanta e Settanta prima ancora che dall’attacco “neoliberista”. Il problema è far emergere il segno di parte e le condizioni di possibilità per lo sviluppo dell’autonomia dei movimenti e per nuove lotte e claims. La crisi del welfare è inoltre uno dei framework attraverso cui è possibile analizzare alcuni dei tratti forti delle mobilitazioni europee degli ultimi anni, dai migranti all’università, che saranno al centro delle prime due sessioni di discussione. La terza riguarderà la questione dei diritti sociali, tentando di problematizzare il lessico che ha caratterizzato buona parte del movimento globale.
A partire dalla prima tappa dei seminari del Precarity_WebRing proveremo dunque a muoverci dentro una nuova fase rispetto all’Europa e alla precarietà, pronti a metterlo immediatamente e continuamente alla prova delle prossime mobilitazioni – a cominciare dal contro-vertice di Rostock del prossimo giugno –, con l’obiettivo comune di produrre percorsi di inchiesta militate, sperimentare nuove forme organizzative e fare rete tra i conflitti.

Programma del meeting
Venerdì 20 aprile (Facoltà di Scienze Politiche “La Sapienza” – sala professori)
Ore 10.30-13 Discussione su mappe, cartografie e inchieste militanti
Ore 14.30 Relazione introduttiva sulla crisi del welfare
Ore 15-19 1° sessione: Migrazioni e lavoro di cura

Sabato 21 aprile (Esc – Via dei Reti 15)
Ore 10.30-13 2° sessione: Università e formazione
Ore 14.30-18.30 3° sessione: Diritti sociali e critica del lessico dei diritti

Domenica 22 aprile (Esc – Via dei Reti 15)
Ore 10.30 riunione del Precarity_WebRing

Appello per la costruzione della Napoli May Day 2007

Scrivere un appello ai movimenti, ai comitati, ai collettivi, alle associazioni, al mondo del lavoro e del "non lavoro" per costruire insieme la May Day Parade del primo maggio a Napoli: per un istante abbiamo pensato (sperato...?!) che bastasse copiarne qualcuno degli anni scorsi... Non per pigrizia. Non per ritualità.
Da diversi anni, infatti, e attraversando molte città europee, la May Day parade rappresenta un esperimento consolidato di emersione delle domande, delle identità e delle lotte presenti nel molteplice universo della precarietà sociale e lavorativa. Costruzione di uno spazio comune che si misura continuamente con la sua stessa precarietà e col suo divenire. Ricerca di linguaggi e di pratiche, monitoraggio e valorizzazione di quella microfisica delle resistenze poste in essere dal lavoro vivo, mentre viene continuamente scomposto dal comando per riconnettersi poi nella fabbrica sociale.
Precarietà e precarizzazione sono ormai largamente riconosciute come le cerniere che collegano le vecchie forme del lavoro, aggredite dal liberismo, depauperate del salario diretto e indiretto e perfino del diritto alla pensione, con le nuove realtà di lavoratori in affitto o interinali, contorsionisti della prestazione a chiamata, operatori a progetto, cognitari, studenti....
Figure senza cittadinanza: un esempio per tutti è quello dei migranti, per i quali il lavoro è concepito giuridicamente come pura "sfruttabilità", subalternità del diritto alle necessità della macchina produttiva.
Tutti soggetti che si trovano ormai di fronte alla necessità di riscrivere l'alfabeto dei bisogni e riconquistare quasi completamente un proprio statuto dei diritti.
Poco o niente è cambiato col passaggio dal governo nazionale di una destra liberista, populista e inflazionista ad un centrosinistra liberista e tecnocratico, pronto a riproporre i feticci di Maastricht e del debito per continuare con l'opera di demolizione del welfare state. Entrambi brillano nell'assoluta mancanza di proposte per tutelare le nuove realtà sociali e lavorative. Che perciò cominciano a fare da sé!
"Reclame the Money" ("Reclama Reddito") è diventata negli anni una rivendicazione sempre più riconosciuta, che prova ad attraversare le aspettative del lavoro diffuso e di quello negato, declinando i diritti all'accesso, alla salute, ai saperi, alla libertà di movimento, all'abitabilità. Si è estesa inoltre la consapevolezza che di fronte a modelli di profitto così aggressivi verso il pianeta, la precarietà del reddito e del lavoro si rifletta nella precarietà dell'ambiente e della salute.
Importanti mobilitazioni locali e nazionali, così come la pratica dell'azione diretta (autoriduzioni, blocchi ecc), hanno amplificato queste battaglie sul piano simbolico e della comunicazione e contro di esse si è scatenata una repressione rapida e feroce con processi penali contro centinaia di precari e di precarie.
Perfino l'empasse con cui questi movimenti si misurano rappresenta una questione aperta ma non certo sconosciuta: la difficoltà ad agire pienamente il nuovo spazio pubblico europeo, il problema di associare continuità e cooperazione alla forza dei conflitti simbolici e puntuali, la necessità di ricomporre movimenti "senza centro" con dispositivi di reciproco riconoscimento e mutualità tra le lotte territoriali...

Eppure fra le mille ragioni per aggiornare collettivamete questa riflessione, una ci è sembrata più pressante delle altre: è l'accelerazione precipitosa e particolare che questi processi stanno vivendo a Napoli!
Innanzi tutto l'informalizzazione delle relazioni economiche, dei dispositivi sociali e abitativi ha una preponderanza sui segmenti urbani più "tradizionali" che ha pochi eguali in tutto l'occidente. Un processo di deregulation vertiginoso ma senza tutele, come attesta la cifra ormai "fossilizzata" del 60% di disoccupazione giovanile "ufficiale"!
In questo contesto si sviluppa la crescita di una violenza non solo verticale, ma anche orizzontale tra i ceti subalterni. Una realtà che non si può ridurre, come spesso viene fatto, alla presenza delle bande armate dell'economia extra-legale o alla speculare militarizzazione poliziesca, che pure soffocano le potenzialità di una riscossa sociale effettivamente consapevole.
C'è un reale disastro sociale con cui fare i conti!
L'inflazione degli ultimi anni, malamente camuffata dall'arrivo dell'euro, ha vertiginosamente aumentato la precarietà sociale ed esistenziale (affitti delle case cresciuti di otto volte in dieci anni, ventimila mutui abitativi abbandonati solo nell'ultimo anno). Politiche insieme liberiste e clientelari, come nella gestione della sanità pubblica, stanno facendo il resto. Sul piano imprenditoriale, l'aggressione speculativa al territorio e ai beni comuni (a partire dall'acqua ) sembra diventata l'unica opzione per rendite sempre più parassitarie.
Di fronte a questa realtà che non riesce nè a rappresentare nè ad afferrare, il ceto politico locale, impegnato nel più tranquillo naufragio che si ricordi, sembra preoccupato soltanto, e paradossalmente, di conservarsi. E di fare affari... Malgrado imponenti esempi di delegittimazione sociale e momenti di conflitto virulento, come nel caso dello smaltimento dei rifiuti in cui il governo locale e nazionale si sono rivelati incapaci di costruire soluzioni condivise e fuori dall'influenza delle ecomafie, soluzioni che il piu’ delle volte coincidono con uno nuovo stupro ambientale da mettere in atto da Acerra a Serre, dal LoUttaro al Vallone di San Rocco.
Si costruiscono, piuttosto, continui diaframmi rispetto ai cittadini, espropriati di ogni ruolo decisionale. Una condizione abituale per chi è storicamente sottomesso alle servitù militari NATO ed alla crescente militarizzazione del territorio (ultima clamorosa notizia la conferma che il porto di Napoli è sistematicamente utilizzato dai sommergibili nucleari, nell'ignoranza di tutta la popolazione). Ma anche laboratorio della globalizzazione liberista: Napoli e la Campania sono diventate un avamposto europeo nei processi globali di privatizzazione del potere pubblico. Commissariamenti, privatizzazioni, esternalizzazioni sono alcuni dei dispositivi di governo che deresponsabilizzano politicamente la classe dirigente e ne appaltano o nascondono le funzioni. Dal commissariamento regionale sui rifiuti ai tentativi di privatizzazione dell'acqua, dalle società di trasformazione urbana (STU) all'esternalizzazione delle funzioni amministrative. In quasi tutte le funzioni di governo del territorio i cittadini devono interfacciarsi con consigli d'amministrazione di soggetti privati o di società miste. Il Comune, la Provincia, la Regione, si propongono sempre più come renditieri "irresponsabili" dell'attività di queste società, percorrendo una strada spianata dal DDL Lanzillotta e dal governo Prodi.
Particolarmente grave l'appalto ad un'aggressiva azienda privata, la Gest-Line, di tutti i crediti amministrativi. Una sorta di usura legalizzata con cui il sistema di potere e comando cittadino pensa di occultare la rimozione del welfare informale col quale in questi anni ha tamponato la totale assenza di una politica di sostegno ai redditi.

A Napoli e in Campania la cosiddetta questione democratica coincide più che mai con la questione sociale!

Fuori e contro questi comitati d'affari, i territori hanno visto fiorire forme di mobilitazioni dal basso, comitati di quartiere, assisi democratiche e reti per la difesa dei beni comuni (l'acqua, il territorio, la salute, la scuola, l'accesso ai saperi, l’abitabilita’) che hanno affiancato le lotte più tradizionali dei precari e dei disoccupati. Dai nuovi fermenti dell'università e del precariato cognitivo alle resistenze contro la devastazione del territorio, dalle lotte alla quotidiana precarietà sociale dei disoccupati storici a quelle dei lavoratori della Ergom e dell’Alfa/Avio contro i processi di ristrutturazione selvaggia; queste vertenze vivono, purtroppo, in una inefficace separatezza mentre, invece, abbisognano di un linguaggio condiviso, un comune tessuto connettivo per una presa di parola forte ed autorevole che si faccia finalmente cambiamento politico.
Per questi percorsi l'organizzazione della May Day 2007 è la possibilità di attraversare uno spazio comune in cui annodare i tanti fili che si stanno già tessendo e per tesserne dei nuovi. Per sperimentare una narrazione collettiva che vada oltre l'occasione e prosegua lungo i percorsi di movimento e di autorganizzazione a cominciare dal prossimo appuntamento del 19 Maggio a Napoli indetto dall’Assemblea Popolare di Serre, in difesa della salute e dell’ambiente e contro la logica dell’incenerimento dei rifiuti.
Per i movimenti la Napoli May Day 2007 è un potenziale snodo perché continui a crescere quella cooperazione tra i precari e le precarie che sovverta la miseria del presente. Ed è anche un punto di verifica: nella costruzione asimmetrica del nuovo spazio pubblico europeo e mediterraneo, Napoli col suo laboratorio di contraddizioni, di conflitti, di globalizzazione informale e liberista, rappresenta una parte di quel "futuro di sotto" con cui è necessario misurarsi per conquistare un altro mondo possibile!


Invitiamo tutte le realtà regionali ad un incontro pubblico per la costruzione comune della May Day 2007
Lunedi 16 aprile alle ore 17.30
- Aula Francesco Lo Russo - Università Federico II –
- via Mezzocannone n°16, II Piano


Federazione Regionale dell’RdB/CUB della Campania, RdB/CUB “Precari Autorganizzati”, Red Link, Rete per il Reddito ed i Diritti Sociali, Laboratorio Occupato Insurgencia, Orientale Agitata , Comitato di lotta Vele di Scampia, Comitato in difesa del Vallone di San Rocco, Napoli Arcobaleno – per il diritto al territorio

Mayday all'Aquila: il programma

PROGRAMMA MAY DAY 2007 - 28, 29, 30 aprile e 1° maggio
l'aquila - parco del castello
FESTA DEL NON LAVORO
la nostra precarietà è il loro profitto (arte - musica e parole)
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SABATO 28 APRILE

IN MOVIMENTO DALLA MATTINA: CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHE
clown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà

NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI

ECOLOGIA
VALENTINA CANCELLI no-tav e grandi opere
MATTEO PODRECCA Libero Ateneo della Decrescita Ecologia libertaria
FRANCO BOTTICCHIO e DARIO D'ALESSANDRO l'Abruzzo si buca: le cave
GIANNI TARQUINI ecodistruzioni in America Latina

SPETTACOLI DELLA SERA

READING POETICO a cura di Paolo Paoletti
DURK SUNRISE sweet rock
DABADAB AQ on FAYA
sound system

NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari
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DOMENICA 29 APRILE

IN MOVIMENTO DALLA MATTINA: CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHE
clown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà
NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI

CINZIA ARRUZZA presentazione libro "Pubblico è meglio" Ed.Carta

SANITA' e DIRITTI CIVILI
GIORDANO COTICHELLI sistema sanitario e bisogni sociali
FRICCHE movimento NO VAT e PACS
MARIA PAOLA FALQUI ingerenza del clero su diritti individuali
ORESTE SCALZONE conversazione sui movimenti

SPETTACOLI DELLA SERA

FLAMENCO a cura della Palestra Yajè
C.A.Di Can.Po. Compagnia Aquilana di Canto Popolare
TARAF romanì e klezmer
Il custode del drago

NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari
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LUNEDI' 30 APRILE

IN MOVIMENTO DALLA MATTINA: CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHE
clown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà

NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI

Video-intervista a CARLO BERTANI scrittore

ANTIMILITARISMO e FORMAZIONE
MASSIMO SOLFERINO riconversione industria bellica
ETTORE D'INCECCO il mercato del sapere
COLLETTIVO STUDENTESCO INDIPENDENTE pedagogia e società: prospettive libertarie
COMITATI DI BASE STUDENTI LIBERTARI libera cultura in liberi spazi

SPETTACOLI DELLA SERA

KILLER KING rock
MOTA SEMPER rock
RODEO DRIVE rock
O-MAGGIO AL FUOCO Il custode del drago

NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari
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MARTEDI' 1° MAGGIO

IN MOVIMENTO DALLA MATTINA: CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHE
clown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà

NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI

EDOARDO PUGLIELLI presentazione libro "Battaglie e vittorie dei ferrovieri abruzzesi"

LAVORO
CARMELA BONVINO T.F.R. e reddito sociale
GIUSEPPE DI MARCO economia della conoscenza e sfruttamento capitalistico
ENRICO VOCCIA Meccanismi ideologici e dinamica dello sfruttamento
ILARIA DEL BIONDO Camera del Lavoro Precario

SPETTACOLI DELLA SERA

POESIA Laboratorio "Dietro le Quinte"
IL CIRCO DI PONGO E BARTOLO
con Giulio Votta e Marco Valeri special guest Umberto Caraccia
PAPALEG DUO blues
ALMA rockblues

NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari
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(per cause non dipendenti dalla nostra volontà, il programma può subire variazioni all’ultimo minuto)

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Lo staff ti consiglia l'abbonamento alla rivista "L'ANTIFASCISTA"
e l'acquisto del CAFFE' ZAPATISTA, il buon caffè rebelde!

********** LA NOSTRA PIATTAFORMA*************

MAY DAY- UN ALTRO MONDO È NECESSARIO

L’Aquila, 28-29-30aprile e 1° maggio. Di nuovo in piazza per ribadire la nostra opposizione alla precarietà del lavoro e della vita. Precarietà che sempre più si configura come forma di sfruttamento legalizzato dallo stato al servizio delle multinazionali.
Mentre i partiti e i sindacati riformisti si preparano ad organizzare autobus per la solita festa del 1°maggio a Roma, noi per il quinto anno consecutivo affermiamo un nuovo modo di stare al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici, rifiutando con forza ogni forma di controllo e di subordinazione.
Siamo immersi nella guerra. L'ordine sociale attuale non può continuare ad esistere senza la guerra. Una guerra che è continua proprio perchè è il modo con cui gli stati, le potenze economiche e finanziarie pensano le loro relazioni di potere e di dominio. Relazioni di potere e di dominio finalizzate a controllare territori geopoliticamente rilevanti, risorse fondamentali per continuare ad esercitare quel dominio e quel potere: le fonti energetiche, idriche, agricole, forestali, alimentari, i semi, i saperi, le capacità di lavoro manuale ed intellettuale.
Ma all'interno di questo sistema delle guerre, che sono guerre sociali, ecologiche, economiche, militari, ci sono altre prospettive e altre strade. Sono le nostre storie, le nostre pratiche, i nostri progetti, i nostri linguaggi. Noi non usiamo (non dovremmo mai usare) la parola RISORSA... una parola che rimanda allo scambio economico, ai flussi finanziari, al mercato e ai mercati, a cominciare da quello delle armi. Noi usiamo la parola BENI. E diciamo che questi beni - la terra, l'acqua, l'energia, la cultura, la città, la casa, la salute, i saperi tradizionali - devono essere collettivi, cioè essere considerati beni civici di tutte e di tutti e per questo essere beni collettivi comuni.
E lo vediamo in tutte quelle realtà impegnate sui diversi territori del nostro paese, in quel vasto antagonismo progettuale contro le nocività ambientali e sociali, contro l'attacco alla salute, contro la potenza della rendita urbana e la privatizzazione degli spazi delle città, la distruzione del territorio, le grandi opere, la dissipazione di materia ed energia, le centrali a carbone e nucleari, inceneritori e discariche e contro la privatizzazione dei servizi locali. Lotte connesse con il vasto universo di movimenti contro la guerra, le basi militari, contro la precarietà dell'esistenza, contro lo sfruttamento e la criminalizzazione dei migranti e dei chiedenti asilo.
Vogliamo diventare più forti e più autonomi. Alternativi alle scelte del capitalismo globalizzato e di tutti quelli che mettono al primo posto un insensato realismo che non ha niente di realistico, anzi è fuori dal reale, anche nel linguaggio: se è vero, come è vero, che la guerra viene chiamata pace, che volendo essere contro la guerra senza se e senza ma si resta in Afghanistan, si va in Libano.
Noi non possiamo accettare questo modo di ragionare e di fare, non per ragioni ideologiche, ma perchè questo loro progetto è un progetto di dominio, è arretrato rispetto al nostro progetto, è fuori dalla storia di donne e uomini che vogliono costruire un tempo e uno spazio collettivi diversi.
(Coordinamento MayDay 2007- L'Aquila)
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www.euromayday.org
www.fermobiologico.it

Alitalia, hostess sul piede di guerra: possibile sciopero il 3 maggio

Nuova data con circoletto rosso per chi viaggia con Alitalia. Gli assistenti di volo della compagnia di bandiera sembrano orientati ad uno sciopero di 24 ore il prossimo 3 maggio, per protestare contro i progressi nelle trattative sul rinnovo contrattuale della categoria. Un tavolo è stato convocato per il 26 aprile.

Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uilt, Ugl, Sdl, Anpav e Avia chiedono "da mesi con forza l'avvio di un tavolo con l'azienda che affronti con la dovuta urgenza i problemi dei diritti non riconosciuti, delle violazioni contrattuali e degli atti unilaterali che caratterizzano l'operato aziendale". Al centro delle trattative, spiegano i sindacati, particolare attenzione dovrà essere posta sulla stabilizzazione dei precari, sull'adeguamento dei salari all'inflazione, sulla decontribuzione ex-Visco.

Le organizzazioni sindacali e le associazioni professionali dei dipendenti dell'Alitalia, intanto, intendono aprire un confronto con i potenziali acquirenti della quota pubblica della compagnia e chiedono al governo che liberi le tre cordate in gara dal vincolo di riservatezza. E' quanto si legge in una lettera che i sindacati stanno per inviare al governo, nella quale si sollecita un incontro con l'esecutivo anche per conoscere le linee guida delle tre proposte presentate lo scorso 16 aprile.

Roma, nella Capitale un esercito di quasi 160 mila precari

(ECO) Roma, 24 apr (Velino) - Sono soprattutto donne, giovani e laureati i 126 mila lavoratori atipici della Capitale, che rappresentano l’11,6 per cento degli occupati romani. Questa la fotografia scattata dall’ufficio statistico del Comune, che ha rielaborato dati Istat e Isfol. L’indagine è riferita al 2005 e contenuta nella rivista periodica I numeri di Roma, statistiche per la città, presentata in Campidoglio dall’assessore capitolino al Bilancio, Marco Causi. Dai dati emerge che le persone fra i 15 e i 34 anni sono il 59 per cento del totale degli atipici, la componente femminile copre il 58 per cento e vi è una forte incidenza di laureati e diplomati (34 per cento). A quei 126 mila, però, bisogna aggiungere anche coloro che si trovano in una “fase intermittente”, avendo appena concluso un contratto temporaneo e in attesa di un’altra occupazione: un bacino che conta circa 33 mila unità. Il totale, quindi, dei precari a Roma è di 158 mila persone (33 per cento), esclusi quanti possiedono la partita Iva. Numero che è cresciuto quasi del 20 per cento rispetto al quinquienno 1996-2000, in cui i contratti non standard costituivano il 10,4 per cento del totale. I settori in cui prevale “l’atipico” sono i call center, ma anche il commercio e l’informatica. Non mancano i tecnici, i ricercatori, i restauratori e gli specialisti di marketing. Circa l’80 per cento degli atipici, svolge un lavoro autonomo su richiesta del committente. Questo significa che la flessibilità per la maggior parte dei precari non è una scelta, ma un obbligo. Inoltre, il sospetto che dietro i contratti di collaborazione si celi in molti casi un lavoro dipendente a tutti gli effetti, con una notevole convenienza per il datore di lavoro, è avvalorato dalle analisi delle modalità di svolgimento di queste forme di occupazione.

A Roma, infatti, il 67,8 per cento dei collaboratori svolge incarichi per un’unica società, il 53 per cento è tenuto a garantire la sua presenza nella sede di lavoro, il 64 per cento ha concordato un orario giornaliero con il datore di lavoro e quasi il 50 per cento ha visto rinnovato il suo contratto più di una volta. Tuttavia, il mercato del lavoro, nella Capitale, offre possibilità maggiori di stabilizzazione rispetto a ciò che accade nel resto del paese: negli ultimi cinque anni il 34 per cento dei lavoratori a tempo determinato ha mantenuto un contratto atipico, contro il 37 per cento nazionale. Lo stesso è avvenuto per il 30 per cento di lavoratori impiegati in altre forme di lavoro dipendente, contro il 39 per cento nazionale. La durata media di un contratto flessibile, a Roma e nel resto del paese, è di un anno: per i lavoratori a tempo determinato, tuttavia, la situazione romana è migliore, perché i contratti con durata più lunga, tra i due e i tre anni, sono quasi il doppio della media nazionale (15,2 per cento rispetto all’8,3 per cento). Dall’indagine emerge che nel complesso il 56 per cento di tutti i lavoratori atipici esprime un livello medio o basso di soddisfazione e il 66 per cento manifesta una esplicita insoddisfazione sulle condizioni di stabilità e sicurezza del proprio posto di lavoro. Al titolo di studio, inoltre, non corrisponde nemmeno una retribuzione proporzionale, dal momento che il 68,5 per cento dei lavoratori atipici con laurea o titoli superiori manifestano insoddisfazione per il reddito percepito. Parzialmente migliore appare la condizione retributiva dei lavoratori diplomati, che nel 50 per cento dei casi sono soddisfatti nel loro stipendio.

“Il mercato del lavoro – ha sottolineato Causi – ha vissuto negli ultimi anni un forte dinamismo, con un complessivo aumento degli occupati di 207 mila unità (+15 per cento). Ma questa evoluzione – ha continuato l’assessore – ha evidenziato anche le criticità dei moderni mercati: la principale è la sottile linea grigia che distingue la flessibilità dalla precarietà e che determina la possibilità per i giovani di seguire percorsi professionali che permettano una crescita umana, senza restare al margine delle garanzie e dei diritti dei lavoratori”. Causi, inoltre, si è soffermato sulle prime pagine della rivista, in cui sono contenuti diversi dati riferiti agli stranieri: “Dalla ricerca dell’ufficio statistica – ha detto l’assessore – emerge che nel periodo 2002-2006 gli extracomunitari sono aumentati di 64 mila unità, ma in tutto la crescita della città è stata di 23 mila persone. Questo significa – ha concluso – che se non ci fossero stati gli stranieri la popolazione a Roma sarebbe diminuita di 41 mila unità”.
(mic) 24 apr 14:37

Scuola,Assunzioni, 150 mila non bastano.

Rapporto del ministero dell'istruzione: pochi i prof di matematica.

I precari in attesa di un posto fisso sono almeno 237 mila

da Italia Oggi del 24/4/2007

Le immissioni in ruolo programmate dal governo nel prossimo triennio non basteranno a dare un lavoro stabile a tutti i docenti precari abilitati. È quanto si evince confrontando i dati previsionali delle immissioni in ruolo con quelli delle graduatorie permanenti aggiornati al 19 ottobre 2006. Stando a quanto previsto nella Finanziaria di quest'anno, nel prossimo triennio dovrebbero essere disposte 150 mila immissioni in ruolo. Troppo poche se si pensa che nelle graduatorie permanenti attualmente in vigore ci sono non meno di 237 mila precari. E che, a partire dal prossimo anno, se ne aggiungeranno almeno altri 100 mila. I dati sul precariato sono contenuti in un rapporto elaborato dal ministero della pubblica istruzione, denominato Osservatorio sulle graduatorie permanenti 2006, pubblicato sul sito.

In realtà i soggetti inseriti nelle graduatorie permanenti sono esattamente 444.852, ma gli aspiranti in condizioni di effettivo precariato sono 237 mila. La differenza è costituita generalmente da docenti di ruolo, che hanno scelto di rimanere inclusi, sperando in una possibilità in più per la mobilità. Specialmente per quanto riguarda eventuali passaggi di cattedra e di ruolo. Oppure per la mobilità interprovinciale, che è preclusa per 3 anni ai neoimmessi in ruolo. Un altro dato importante è costituito dall'elevato tasso di specializzazione: il 60% dei candidati ha conseguito l'abilitazione tramite il superamento di un concorso per titoli ed esami. E si fa via via più consistente la percentuale dei titolari di laurea specialistica in scienze della formazione primaria fra gli aspiranti all'insegnamento nella scuola dell'infanzia e primaria (tra gli iscritti 2005 è rispettivamente del 24,3% e del 40,9%). Cresce anche la quota dei diplomati presso le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario (Ssis) nelle graduatorie per la scuola secondaria, pari al 27,5% degli iscritti alle graduatorie per la scuola media, e al 26,6% degli iscritti alle graduatorie per la scuola superiore.

Ma è anche vero che, ad oggi, le scuole di specializzazione all'insegnamento secondario costituiscono l'unico percorso ordinario per conseguire l'abilitazione. E il numero delle sanatorie è diminuito rispetto al passato. Nel rapporto emerge anche nel Mezzogiorno c'è il numero più alto di precari: il 46,8% del totale nazionale. Pochi i docenti di matematica: una presenza percentuale del solo 10,8%, sempre per la secondaria di primo grado, degli aspiranti all'area della matematica (a fronte di un 17% dell'organico). Anche nella secondaria di secondo grado ci sono percentuali analoghe, con indice molto basso di aspiranti agli insegnamenti di matematica, fisica, informatica, discipline tecnologiche.

Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d'Autore: Precari esordi

Il 23 aprile, alle 17.30, alla Biblioteca "Appia" di via La Spezia 21, in occasione della "Giornata Mondiale del Libro 2007" patrocinata dall'Unesco, ci sarà l'incontro dal titolo "Precari esordi. L'esordio della precarietà, la precarietà dell'esordio", occasione nella quale saranno presentati i libri Voi siete qui. Sedici esordi narrativi (minimum fax) e Laboriosi Oroscopi. Diciotto racconti sul lavoro, la precarietà e la disoccupazione (Ediesse).
Partecipano gli autori Giulia Fazzi, Cristiano de Majo,Mario Desiati, Marco Di Marco,Tommaso Giagni, Lorenzo Pavolini, Christian Raimo.
Modera Andrea Capocci.

Università: meno 1500 milioni. E' emergenza.

23/04/2007
Mancano i fondi, l’università è in crisi, e gli allarmi arrivano da tutte le parti: CRUI, CNR, Movimenti Studenteschi, docenti universitari. Cronaca di una emergenza che toccherà tutti.

Il crollo del sistema?

E’ ufficiale, la crisi universitaria tanto spesso annunciata e temuta è arrivata. Con tutto il peso massimo che può avere una crisi in un settore strategico per il paese come quello della ricerca e degli studi.
Cos’è accaduto esattamente? A lanciare l’allarme è la C.R.U.I., conferenza dei rettori delle università italiane, che in una nota ufficiale fa presente che mancano 1.5 miliardi di euro, per il sistema italiano che si trova cosi ad essere stritolato. Per capire quanto stritolato, basti pensare che servono a pagare gli aumenti normali degli stipendi. E dato che tali aumenti sono obbligatori per legge, gli atenei dovranno onorare i propri impegni, tagliando i fondi per ricerca e nuove assunzioni. Ovviamente pagheranno i giovani in prima persona, dato che delle diverse decine di migliaia di precari che concorrono per un posto di ricercatore, ne potranno essere assunti appena 500.
Questo però è un onere sociale che il paese pagherà anche in futuro: niente ricerca vuol dire niente avanzamento scientifico, niente volano produttivo, e alla fine una perdita secca per il sistema economico nazionale. Insomma alla fine pagheremo tutti, con un paese che perderà sempre più terreno anche nei confronti delle altre nazioni.
All’allarme della CRUI, si è unito subito il CNR, che per bocca del suo presidente Fabio Pistella ha dichiarato che “La riduzione progressiva degli ultimi anni della quota di finanziamento proveniente dallo Stato, ha raggiunto un livello non ulteriormente sostenibile. Soltanto grazie alla capacità dell’Ente di reperire consistenti risorse dall’esterno con accordi di partnership sottoscritti con soggetti esterni (Istituzioni, Regioni, operatori industriali, Consorzi Interuniversitari) è stato possibile continuare a sviluppare importanti filoni della ricerca scientifica”.
Basta un dato per capire: generalmente per ogni euro speso in ricerca istituti come il CNR (consiglio nazionale delle ricerche) ne riescono a produrre 1,8 attirando capitali industriali e investitori esterni. Come dire: se qualcosa funziona (un euro dato in ricerca), e produce (1,8 euro prodotti), meglio smettere di farla.

Commenti – Allarmati e preoccupati i commenti degli studenti di destra e sinistra. Andrea Volpi, componente dell’Esecutivo Nazionale di Azione Universitaria e candidato al prossimo Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari dichiarata che "Come conferma anche la CRUI i giovani e gli studenti stanno pagando i danni causati dai tagli che il Governo ha effettuato al sistema universitario italiano: è tangibile la diminuzione della qualità dei servizi ed è evidente lo scadimento del valore della didattica, anche per l'eccessivo numero di contratti a tempo dei docenti ed il crescente precariato tra i ricercatori. Quest'ultimo è una conseguenza ovvia dell'impossibilità di assumere per mancanza di soldi". E prosegue “Ha sbagliato il Governo Prodi con un decreto taglia-spese che sta andando tutto a danno degli studenti, visto che vengono chiuse prima le biblioteche, i laboratori e le aule. Poi ci sono i tagli di tanti altri servizi essenziali. Ma hanno sbagliato anche gli Atenei perché, se è vero che mancano 1,5 miliardi di euro per pagare gli aumenti stipendiali dei docenti e del personale tecnico-amministrativo, questo è accaduto per gli eccessi di regalie e di nepotismo del passato. È un fenomeno che doveva essere arginato prima e che noi denunciamo da anni. Troppe assunzioni di amici degli amici, tanto poi pagano i contribuenti con le loro tasse”.
Non mancano, e non sono meno teneri i commenti dell’UDU, che dichiara “Già eravamo molto delusi dalla finanziaria 2007, priva di qualsiasi incremento e investimento su diritto allo studio, borse, e servizi essenziali agli studenti. E’ palese come detto dalla CRUI, che l’università è al collasso, e che il paese e gli studenti ne pagheranno le conseguenze. Abbiamo chiesto da subito l’esclusione degli atenei dal decreto taglia spese di Bersani, speriamo almeno nella trimestrale di cassa.”

Avevamo promesso, dopo gli interventi di Prodi dal Giappone, di seguire la politica del governo sulle università. Il primo ministro non ha ancora commentato, mentre nulla trapela dal Ministero, nonostante ripetute sollecitazioni anche da parte nostra per un intervista.
Come sempre, il dubbio, molto forte, è che a pagare saremo noi e il paese.

Roberto Chibbaro

Cuneo:precari in Provincia, in 37 forse stabilizzati a breve

Il presidente della Provincia Raffaele Costa ha incontrato questa mattina - venerdì 20 aprile - una delegazione di sindacalisti della Cisl, al termine del presidio organizzato davanti la palazzo della Provincia a Cuneo per chiedere la stabilizzazione dei dipendenti precari sulla base della nuova legge Finanziaria.

Sarebbero 37 i dipendenti della Provincia con contratto a termine che, se sussisteranno i requisiti di legge, potrebbero essere stabilizzati entro metà maggio. La delegazione sindacale ha chiesto che la Provincia facesse da capofila per altri casi di precariato, stimati tra i 300 e i 500, nei diversi enti pubblici della Granda, in modo particolare nel comparto sanitario. “La Provincia – ha spiegato il presidente Costa – svolgerà un ruolo di coordinamento. Esprimo soddisfazione per l'incontro con i sindacati. Nonostante l'assorbimento di questi 37 lavoratori, complessivamente la Provincia in questi ultimi anni ha ridotto il personale di alcune decine di unità e mantenuto un buon indice di produttività e di non assenteismo”.

Nelle foto, il presidio di questa mattina davanti alla Provincia

E. M.

Cuneo: davanti alla Provincia manifestazione dei precari

La Segreteria Provinciale della Cisl Funzione Pubblica di Cuneo ha proclamato per questa mattina una 'Giornata di Mobilitazione sul lavoro precario in provincia di Cuneo', con presidio a partire dalle 10 presso l'ingresso degli Uffici dell'Amministrazione Provinciale. Scopo della manifestazione è la denuncia della grave situazione di molti lavoratori precari della Pubblica Amministrazione, che si vedono negata la possibilità di una stabilizzazione della propria posizione lavorativa.

"Occorre richiamare le forze politiche e l'opinione pubblica - ha dichiarato in proposito il segretario generale della Cisl F.P. Gian Piero Porcheddu - a ricordare che senza questi lavoratori molti servizi ai cittadini verrebbero ridimensionati o addirittura cancellati. Sono colleghi che operano da anni e che gravano sui bilanci della ASL o degli uffici pubblici come 'Spese Generali' e che sono stati assunti a tempo determinato per il blocco delle assunzioni che ormai si protrae da molti anni. La loro stabilizzazione non comporta un aggravio di spesa ma un semplice cambio di imputazione di bilancio, dalle spese generali alle spese per personale. Quali precari, non possono ad esempio accedere ad un mutuo bancaro e in certi casi non riescono neppure, proprio perché senza un 'posto fisso', ad ottenere un contratto di affitto per la casa".

Alle 11.30 una delegazione di lavoratori precari e la Segreteria CISL FP incontrerà il Presidente Costa e i Parlamentari della Provincia per individuare soluzioni appropriate e percorribili entro breve tempo.


E. M.

Una lettera dei precari milanesi

tratta da 02blog

Buongiorno. Ci presentiamo: siamo la Rete Precaria del Comune di Milano, un gruppo di lavoratori precari auto-organizzati, nell’intento di affrontare uniti le difficoltà che incontriamo nel lavoro e nella vita. Essere lavoratori precari da anni significa vivere il presente con incertezza e guardare al futuro con timore, perché siamo sempre in scadenza.

Ogni giorno, siamo a contatto con i cittadini, in quanto siamo in prima linea negli sportelli di relazione con il pubblico, nelle informazioni al telefono, nell’evasione delle più svariate pratiche. I lavoratori con contratto a tempo determinato sono presenti in tutte le Direzioni Centrali. Ci sono 188 funzionari dei servizi formativi (docenti scuole comunali), 56 istruttori dei servizi formativi, 291 educatrici delle scuole dell’infanzia e 164 dei nidi, a queste bisogna aggiungere le educatrici chiamate dalle graduatorie statali e le educatrici delle cooperative.

Una cinquantina di collaboratori amministrativi (80% dell’intero personale), mandano avanti da anni gli uffici Ici e Tarsu. Una ventina di collaboratori amministrativi sono presenti presso la Direzione dei Servizi Socio Sanitari,ventina di precari che rappresenta la metà del personale in servizio presso l’Ufficio Invalidi Civili ed il Settore Edilizia Popolare. Un centinaio di precari amministrativi svolge funzioni di segreteria presso le scuole civiche,le scuole paritarie,ecc. L’Ufficio del Difensore Civico è formato in gran parte da personale con rapporto di lavoro a tempo determinato. Gran parte dei 1220 precari lavorano per il Comune di Milano da più anni.

Ai 1220 bisogna aggiungere circa 100 interinali (ora somministrati).L’agenzia che ha vinto l’appalto per la somministrazione di lavoro è la EWORK,trattandosi di spese di servizio,il costo di questo personale è maggiore rispetto al personale a tempo determinato. Più difficile risalire al numero di collaboratori coordinati e continuativi o sotto altre forme di lavoro flessibile,secondo fonti sindacali sarebbero circa 1800 persone. Nel settore Finanze ed Oneri Tributari sono presenti una ventina di lavoratori a progetto di una società privata. Grazie al vostro aiuto,vorremmo inviare questa lettera ai cittadini milanesi.

Per info www.precarimilano.altervista.org

La CUB Scuola organizza i ricorsi dei precari e delle precarie contro il mancato pagamento

Se un insegnante, a fronte del rendimento insufficiente di alcuni alunni, decidesse di punire tutta la classe vi sarebbe, per ottime ragioni, una rivolta degli studenti e dei genitori. In situazioni decisamente più gravi sembra non valere lo stesso criterio. Infatti, a fronte del non pagamento delle spettanze dovute a decine di migliaia di insegnanti precari che hanno coperto supplenze brevi, Tommaso Padoa-Schioppa, Ministro dell'economia e delle finanze, in occasione del “question time” durante la seduta della Camera del 18 marzo 2007 afferma serenamente che:
“per quanto riguarda le spese per supplenze brevi....le stesse sono state fissate dalla legge in 565 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2006. Questo importo è stato ridotto di 25 milioni, a decorrere dal corrente anno, in applicazione della legge finanziaria per il 2007, che prevede l'obiettivo di ricondurre gli scostamenti più significativi delle assenze ai valori medi nazionali”.
In altri termini, se in una regione o in una scuola ci sono “scostamenti” dai “valori medi nazionali” si penalizzano tutti con buona pace dei diritti dei colleghi precari temporanei.
D'altro canto il Ministro insiste in maniera quantomeno singolare e dice ”Ci sono buone ragioni per avere dubbi sulla validità di questi scostamenti e ritenere, quindi, che un migliore controllo possa ridurre quelle assenze”.

A questo punto siamo di fronte ad un'attitudine surreale, “ci sono buone ragioni”, infatti, vuol dire tutto e nulla. Se l'amministrazione ha ragione di ritenere che vi sono dirigenti scolastici che assumono dei precari quando non ve n'è necessità è suo diritto e dovere sanzionarli. In ogni caso non si capisce, a meno di non spiegare questa scelta con la tradizionale abitudine di colpire i più deboli, cosa c'entri il diritto del personale della scuola a vedersi retribuito nei tempi normali il lavoro svolto.

La CUB Scuola sta organizzando i ricorsi dei precari e delle precarie contro il mancato pagamento e porrà la questione dei diritti dei precari come centrale nella vertenza per il contratto.
Crediamo infatti evidente che ad eguale lavoro si debba riconoscere eguale trattamento economico e normativo.
Se l'amministrazione non provvederà a breve a risolvere questa emergenza il sindacalismo di base organizzerà nuove forme di lotta sino allo sciopero degli scrutini.

Per la CUB Scuola
Il Coordinatore Nazionale
Cosimo Scarinzi

Civitavecchia. Precari del Pincio al sicuro fino a dicembre

19/04/2007

Raggiunto ieri sera l’accordo tra il Comune e i sindacati per la proroga del contratto per tutto il 2007. Nel pomeriggio il Commissario Iurato aveva già fatto sapere che nel bilancio di previsione erano già stati stanziati i fondi necessari. Poi la svolta dopo la riunione della delegazione trattante

I precari resteranno in Comune fino a dicembre. Al termine della riunione della delegazione trattante riunitasi al Pincio è stato infatti firmato l’accordo con i sindacati per il rinnovo dei contratti fino al 31 dicembre. L’esito della riunione è arrivato dopo che nel promeriggio il commissario Iurato aveva diffuso una nota nella quale aveva comunicato che che nel bilancio 2007, in via di approvazione, erano stati stanziati i fondi necessari ad assicurare il rinnovo dei contratti già in essere.
Le somme stanziate, come è stato confermato poi anche durante la prevista riunione con la delegazione trattante, riguardavano sia i collaboratori dei vari uffici comunali, che le hostess, che i vigili urbani. «Da ciò – recitava la nota del Pincio _ si evince con chiarezza che l’amministrazione, nel periodo della gestione commissariale, si è orientata a predisporre tutte le condizioni affinché, subito dopo il suo insediamento, i nuovi organi elettivi possano procedere ai rinnovi contrattuali in questione».
Il Pincio poi si impegnava, qualora si fosse verificato uno slittamento nei tempi di insediamento della nuova Giunta, connesso con la necessità di indire il secondo turno delle elezioni amministrative, che l’amministrazione si sarebbe adoperata al fine di garantire la tutela occupazionale dei dipendenti assunti a tempo determinato, provvedendo alla proroga dei loro contratti per un periodo congruo, così da non interferire con gli orientamenti futuri dei nuovi organi elettivi. Poi la svolta di ieri sera con la firma dell’accordo.
Al nuovo siundaco spetterà quindi il compito di procedere alla stabilizzazione.

Catania: tecnici precari occupano l'ufficio rischio sismico

19 aprile
L'assessore al Personale del Comune di Catania ha incontrato alcuni tecnici precari dell'ufficio Rischio Sismico che occupano la sede dell'ufficio.

CATANIA - L’assessore al Personale Giuseppe Siciliano, ha incontrato questa mattina una decina di tecnici dell’ufficio Rischio Sismico che da stamani occupano la sede del medesimo ufficio in via Gabriele D’Annunzio per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla loro situazione di precarietà, a causa della mancanza di risposte da parte della Regione.

Da tempo i lavoratori sono inseriti nell’Ufficio comunale per la prevenzione del rischio sismico con contratti a tempo determinato in virtù di una serie di risorse finanziarie messe a disposizione dalla Regione per determinati lavori. Proprio in questi giorni è scaduto l’ultimo dei contratti stipulati grazie a questi finanziamenti, ma la Regione non ha ancora dato risposte circa la possibilità di una loro definitiva sistemazione.

“Siamo stati sempre a fianco e saremo sempre a fianco a loro – ha affermato l’assessore Siciliano -. Speriamo che la Regione si muova in tempi rapidi e fornisca risposte certe a questi lavoratori che hanno effettuato un lavoro egregio durante questi anni così come confermato dalla Protezione Civile regionale stessa. Stiamo cercando in queste ore, così come abbiamo sempre fatto, di fare da ponte tra le esigenze dei tecnici e la disponibilità del governo siciliano. Le professionalità offerte da questi lavoratori sono per noi importantissime. Auspichiamo Che la situazione possa risolversi al più presto”.

(R.A.)

Storia della professoressa Sofia, precaria dal punteggio precario

di Laura Eduati

Se l'unico cruccio dei supplenti fosse la precarietà, dormirebbero sonni tranquilli. A guastare la vita degli insegnanti senza cattedra intervengono convocazioni a sorpresa, master inutili, graduatorie scivolose e levatacce.

Sofia Bartali, romana di 33 anni, ha appena finito di leggere. La classe fa la ola quando spiego , la raccolta delle note date a studenti che in classe scardinano le porte, mettono le fette di salame nei registri o si assentano per tagliarsi i capelli.
Sofia è supplente di lettere e latino nei licei e negli istituti magistrali, ma ammette di non aver mai avuto problemi gravi di disciplina. A parte il sequestro dei telefonini: «Li ho vietati ben prima della circolare di Fioroni. E se li vogliono indietro, devono venire accompagnati dai genitori». A Sofia piace il suo lavoro: «Ho sempre desiderato insegnare. Quando entro in classe mi concentro sulla lezione e dimentico tutta la fatica». Doppia fatica: da professoressa e da precaria. Aggravata dall'ansia per il punteggio, quei dannati numeri che ti permettono di salire in graduatoria e di sperare che l'anno prossimo ti andrà meglio. Ma non basta accettare cattedre a 250 chilometri di distanza, alzarsi alle 5 del mattino e frequentare master inutili dal punto di vista didattico: a complicare la vita ci si mette il ministero della Pubblica Istruzione. Basta che la Moratti (ieri) e Fioroni (oggi) si sveglino e cambino il metodo di calcolo e all'improvviso il punteggio di quella cattedra che avevi rifiutato raddoppia. Oppure quel master che consideravi superfluo diventa magicamente fondamentale per la carriera. E' successo anche a Sofia.
La prima vera esperienza di insegnamento capita a Solano, un paesino di 700 anime nel grossetano. «Dovevo coprire una maternità. Non mi fecero un unico contratto ma mi assumevano e mi licenziavano di volta in volta stando attenti a non includere le festività come il Natale e il primo maggio, naturalmente per non pagarmi le ferie».
L'anno dopo è il 2003 e la professoressa Bartali prende in affitto una casa a Castel Del Piano (Grosseto) perché è lì che ha preso servizio da settembre. Ma solo per due mesi. Il resto dell'anno scolastico prosegue a Grosseto città, una cattedra di 9 ore che poco dopo si riducono a 4 settimanali, ognuna in un giorno diverso. Stipendio: 300 euro. «Accetti perché devi acquisire punteggio» dice Sofia. La casa di Castel Del Piano non è cara ma comunque costa, «così mia madre mi mandava ogni mese dei soldi per pagare le bollette». Non è la prima volta che succede. Sofia si è laureata a 25 anni alla Sapienza di Roma ed è stata una delle prime sissine d'Italia. I sissini, termine che i precari storici ormai utilizzano con disprezzo, si chiamano così perché hanno frequentato la Ssis, la scuola di specializzazione per insegnanti delle secondarie. Istituita nel 1999 su base regionale, la Ssis sostituisce il vecchio concorso per insegnanti: dura due anni di frequenza obbligatoria e sfibrante, e al termine si acquisisce un punteggio che serve per l'iscrizione in graduatoria. «Non so in quale altro mestiere bisogna pagare un corso di specializzazione obbligatorio», si chiede Sofia. I medici e gli avvocati, ad esempio, non vengono pagati durante il tirocinio, ma nemmeno devono sborsare denaro. Alla famiglia di Sofia la Ssis è costata cinque milioni di lire. Senza contare l'appartamento a Venezia, i viaggi per tornare a Roma e il materiale didattico.
Torniamo a Grosseto: una scuola di Arcidosso, paesino confinante con Castel del Piano, cerca un'insegnante di sostegno. Sofia rifiuta. Poi scopre che Arcidosso è incluso nella lista dei paesi di montagna, dove insegnare vale il doppio del punteggio.
Il 2004 scoppia la rivoluzione dei punteggi. La ministra Moratti stabilisce che frequentare un corso di didattica vale 2 punti. A quel punto i precari si iscrivono in massa per non scivolare nella graduatoria. Nella bolgia di università che offrono corsi di specializzazione a caro prezzo, Sofia e altre colleghe decidono di puntare sulla For.com, istituto privato riconosciuto dal ministero: «800 euro per una farsa. Il corso è on-line, progettato male e povero di contenuti. All'esame finale puoi facilmente copiare, nessuno controlla». L'angoscia dei precari alimenta il mercato dei corsi costosi e male organizzati. Inutilmente: se tutti seguono lo stesso master, alla fine tutti saranno saliti del medesimo punteggio e la graduatoria rimane uguale.
Tornata a Roma nel 2004, la prof Bartali viene chiamata per una nuova supplenza a Grosseto: due volte la settimana si sveglia alle 5 meno un quarto, macina 250 chilometri in treno, fa lezione, torna a casa, prepara i compiti e corregge le verifiche.
Meglio a settembre dell'anno dopo: cattedra annuale in un liceo scientifico di Ladispoli, cittadina a 40 chilometri da Roma. Sveglia alle 5, cambio a Trastevere e via col treno. «Negli scompartimenti salivano soltanto insegnanti precari destinati alle scuole della provincia, dove c'è un turn over pazzesco di supplenti». A detrimento degli alunni, che ogni sei mesi cambiano professore e la continuità didattica va a farsi benedire.
Oggi Sofia insegna in un liceo scientifico di Centocelle, a Roma. Il contratto scade il 30 giugno, non sarà pagata quest'estate. Non può nemmeno organizzarsi una vacanza, perché le convocazioni per il prossimo anno scolastico capitano all'improvviso e danno un preavviso di pochi giorni. «Come fai a vivere se fino al 31 agosto non sai dove sarai il 1 settembre? Come fai a prendere un affitto una casa, se non sai dove ti destineranno?».


da Liberazione 18 aprile 2007

Termoli. Ospedali: cala la mannaia

Ospedali: cala la mannaia
Infermieri precari, tutti a casa
Il ‘San Timoteo’ e il ‘Vietri’ devono rinunciare fin da ora a 40 dipendenti, numero che aumenterà nei prossimi mesi. Il direttore sanitario: “Rischiamo di dover mandare a casa gli ammalati”. L’assessore alla Sanità: “Tagli inevitabili, ce lo impone l’accordo con il Governo. Ma se gli infermieri lavorassero di più non ci sarebbero problemi”.

di Monica Vignale

«Siamo al collasso»: più o meno questa la frase che si sente ripetere fra le corsie ospedaliere del San Timoteo, mentre il personale in camice, sfiancato, fa la spola senza sosta da una stanza all’altra. Stavolta nessuno minimizza, il problema è serio: in pochi giorni, per colpa del blocco delle assunzioni a tempo determinato imposto dal manager dell’Asrem Sergio Florio per evitare le ‘emorragie’ di denaro che hanno contraddistinto l’azienda sanitaria molisana per decenni, gli ospedali di Termoli e Larino si sono ritrovati di colpo con venticinque infermieri e venti ausiliari in meno. Una specie di dimezzamento del personale, che spinge medici e paramedici a lanciare l’identico avvertimento: «Non possiamo lavorare in queste condizioni, rischiamo la paralisi del servizio sanitario». E’ successo quello che tutti sapevano benissimo, e cioè che i contratti a termine per infermieri e portantini, assunti in dosi massicce attraverso il ricorso all’agenzia interinale WorkNet (sempre la solita, con la quale la Asl ha stipulato una convenzione) sono scaduti. In altri tempi non sarebbe stata una tragedia: la Asl avrebbe riassunto per qualche altro mese le “risorse umane” necessarie al funzionamento degli ospedali, andando avanti di proroga in proroga secondo l’estenuante meccanismo del rinnovo interminabile dei contratti a termine.

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16.4.07

Precari. Un libro che parla di noi

Recensione del libro "La rivoluzione Precaria, di Antonio Sciotto e Anna Maria Merlo

(6 aprile 2007)

Un libro di Antonio Sciotto e Anna Maria Merlo racconta il movimento Francese anti Cpe,parlando anche della realtà Italiana, sempre piu’determinata dalla precarizzazione del lavoro.

Parafrasando uno dei piu’noti aforismi Marxisti, oggi “uno spettro si aggira per l’Europa… la precarietà”.

Così si potrebbe riassumere l’essenza del libro “La rivuluzione precaria” (Ediesse, Novembre b2006), scritto da due penne de Il Manifesto, Antonio Sciotto e Anna Maria Merlo, rispettivamente giornalista economico e corrispondente da Parigi del “Quotidiano Comunista”.

Il libro è interemante dedicato al movimento francese contro il CPE (contratto di primo impiego), quello che Supiot ha definito come “la più grande e recente protesta di una giovane generazione contro lo svilimento del lavoro e dei suoi diritti”.

“La Rivoluzione Precaria” si presenta quindi come una classica produzione da “movimento”, raccogliendo interviste,riflessioni, analisi statistiche, documenti e manifesti prodotti in quella breve ma intensa ( e non esaurita) stagione di lotte.

Una stagione particolare,perchè per la prima volta le generazioni più giovani sono riuscite a dare una dimensione collettiva e politica a frustrazioni e paure per troppo tempo celate nella mera sfera individuale.

Il movimento dei giovani francesi ha rappresentato e rappresenta infatti un qualcosa che travalica le Alpi e, come ha scritto Ramonet nella prefazione del libro, ci parla dell’incapacità della sinistra nel saper leggere le trasformazioni avvenute, con gli occhi dei novelli sfruttati da organizzare e difendere. In una trama che va oltre i singoli provvedimenti del Governo di centrodestra e che evidenzia la portata gigantesca di una crisi. Quello di un modello di sviluppo che non riesce piu’ a garantire mobilità sociale, ridistribuzione di occasioni e potere (anche indipendentemente dal successo scolastico e universitario dei piu’giovani).

Nel libro si mette a nudo la crisi degli ultimi assiomi positivisti sopravvisuti alla caduta del muro di Berlino: non è piu’ vero che basta studiare e laurearsi per godere di condizioni sociali migliori di quella di partenza. Non è piu’ vero che “flessibile è bello”, che l’individuo solo sul mercato ( sul mercato di oggi, nell’economia riorganizzata di oggi) sia piu’ libero e consapevole.

Sotto accusa è certo la precarietà, la mano invisibile del mercato, la sistematica mercificazione del lavoro. Ma piu’ in generale sotto accusa è un modello che svilisce le energie migliori del continente, che crea tappi generazionali, che impedisce la messa in moto dei circuiti creativi, intellettuali, immaginifici, di cui le generazioni piu’ giovani sono portatrici.

Ed allora questo libro non parla solo della Francia, ma dell’intera Europa, dell’incapacità di rinnovare quel compromesso tra ragioni del mercato e ragioni del lavoro, che ha dato vita al welfare state, che ha responsabilizzato l’impresa, che ne ha ancorato le pulsioni piu’ animali al rispetto dei confini della cittadinanza.

E, quindi, il libro parla anche dell’ Italia.

Non a caso gli autori hanno voluto a tutti i costi uscire in libreria prima del 4 novembre, data della manifestazione indetta dal cartello “Stop precarietà ora”, divisosi negli ultimi giorni a seguito delle esternazioni dei Cobas che hanno convinto parte della Cgil e altri partecipanti a disertare l’appuntamento.

“La rivoluzione precaria” esprime una denuncia che inchioda la politica alle proprie responsabilità, alla propria funzione regolatrice e che. in fin dei conti, investe anche un’idea di democrazia e di libertà.

Come retoricamente si interroga uno degli studenti francesi nei giorni dell’occupazione della Sorbona :” che libertà è quella che si basa sull’insicurezza? Che democrazia sarà mai possibile se molti di noi saranno lavoratori precari per tutta la vita, con la sistematica paura anche solo di parlare, organizzarsi, denunciare le ingiustizie che subiscono?”

Un libro quindi che bisogna leggere, perchè raccoglie voci simili a quelle che potremmo ascoltare in un qualsiasi call center di Firenze, Milano o Roma o in un centro di ricerca di Napoli.

Un libro che parla di noi, dei nostri problemi, delle nostre sconfitte, ma soprattutto delle nostre possibili vittorie.

Letizia Tassinari

11 e 12/4 Racconti e immagini dal precariato

La Cineteca Nazionale presenta 'Siamo uomini o precari? Racconti e immagini di ordinaria flessibilità' a Roma, al Cinema Trevi, l'11 e il 12 aprile 2007. Questa mini rassegna su cinema e precariato vuole essere l’occasione per fare il punto su un tema attuale e insieme per incontrare alcune delle persone che si sono impegnate, con i propri film e i propri progetti, a raccontare e dare visibilità al mondo della cosiddetta flessibilità.

Mercoledì 11 aprile, ore 21

Racconti e immagini dal precariato

Incontro con Greta Barbolini (presidente dell’Unione Circoli Cinematografici Arci), Stefano Consiglio (regista), Steve Della Casa (direttore artistico di Cinema &/è Lavoro-Festival Cinematografico dell’Umbria), Roberta Saiardi (ideatrice del blog Anagrafe Precari)

a seguire

EGA Editore, in collaborazione con l'Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, presenta il documentario Porca miseria, che inaugura la nuova collana DVD+libri "Immagini/Video" della casa editrice torinese EGA Editore, alla presenza del regista Armando Ceste e di Loris Campetti (il Manifesto).

Cinema Trevi-Cineteca Nazionale - Vicolo del Puttarello, 25

Precari: 60.000 immissioni in ruolo dal 1° settembre 2007

Il ministro dell'Economia Padoa Schioppa ha sottoscritto il decreto che autorizza la nomina di 50.000 docenti e 10.000 unità di personale Ata in attuazione delle disposizioni della legge Finanziaria per il 2007.
Dopo la richiesta del ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, a sua volta sollecitato dai sindacati anche nell’incontro con il Governo del 6 aprile scorso quando è stato siglato l’accordo sui contratti del pubblico impiego, Padoa Schioppa ha sottoscritto il decreto interministeriale relativo alle nomine in ruolo del comparto scuola in attuazione delle disposizioni della legge Finanziaria per il 2007.
A decorrere dal 1° settembre 2007 saranno 50.000 le immissioni in ruolo per il personale docente (un terzo di quanto indicato nella Finanziaria per il triennio) e 10.000 quelle per il personale Ata.
10/04/2007

Lo sciopero all'INAF e le dimissioni di Mussi

Lo sciopero dei precari dell'Istituto Nazionale di Astrofisica è pienamente riuscito. L'adesione tra i precari è stata totale o quasi, dopo un tam tam girato via mail in pochi giorni e senza appoggi organizzativi da parte delle organizzazioni sindacali. E non era semplice: l'INAF è un ente diffuso, distribuito tra diversi istituti e la rete degli osservatori astronomici, in cui lavorano piccoli gruppi di ricercatori con mille cose da fare e mille pressioni. Se un precario sciopera, per altro, nessuno gli paga la giornata come avviene per altre categorie di lavoratori.

Eppure ha funzionato. Una delegazione dei precari è anche andata a farsi sentire direttamente dai direttori, riuniti proprio ieri per decidere come applicare le stabilizzazioni della finanziaria: non li avevano invitati, ma hanno dovuto riceverli per l'occasione. Uno sciopero dei ricercatori precari non avviene tutti i giorni, anzi. Succede molto raramente, e solo se una qualche sigla sindacale si mette a disposizione. All'INAF hanno fatto tutto da soli, e a conti fatti è stato meglio così. Succede, comunque, quando l'esasperazione è alta: altrimenti un ricercatore o un tecnologo difficilmente si mobilitano, perché l'atmosfera di un laboratorio di ricerca è molto diversa da quella di Mirafiori o di Termini Imerese. E' la conseguenza della gestione degli enti di ricerca di questi anni, in cui le prospettive a lungo termine della ricerca interessano sempre meno a chi la dirige.

E questo è il risultato che raccoglie Mussi dopo un anno davvero deludente per la ricerca, durante il quale il ministro ha pensato più a litigare con Fassino o a tramare con Bertinotti: per accorgersene, basta leggere la rassegna stampa del Ministero dell'Università e della Ricerca, che da quando regna Mussi si è trasformato nel più aggiornato notiziario sul Partito Democratico e sui suoi oppositori. Per darvi un'idea, nella sezione "Ministro Mussi e Ministero" si segnala il fondamentale pezzo di "Libero" intitolato "Casini cerca compagni per la casa in centro". C'entra molto con il ministro; un po' meno con il ministero, diciamo la verità. Mentre ieri all'INAF i precari si fermavano, Mussi probabilmente rilasciava interviste sul prossimo congresso dei Ds.

In questi mesi ha minacciato spesso le dimissioni, ma non le ha mai ufficializzate. Incoerenza all'italiana? Niente affatto. In realtà il ministro Mussi si è dimesso sul serio e la ricerca non è più affar suo: ormai si occupa d'altro.

13/4 Mobilitazione dei precari dello stretto

Venerdì 13 aprile alle ore 9, in occasione dello sciopero nazionale del settore trasporti, i “precari dello Stretto” scenderanno nuovamente in piazza, a Messina, per rivendicare il diritto al lavoro ed alla stabilità.

Come realtà di base, impegnata da anni nel contrastare la costruzione di quel mostro chiamato ponte, esprimiamo la nostra piena solidarietà alle lavoratrici ed ai lavoratori che dal 7 marzo portano avanti la loro protesta, occupando gli uffici della Marittima di Messina. È ora che questo governo, votato anche da quei calabresi e siciliani che rifiutano il ponte, prenda una posizione netta, mettendo fine a questa annosa questione, ridiscutendo la politica dei trasporti.

Mentre, infatti, il governo dice che il ponte non si farà -o meglio non è al momento prioritario-, RFI si comporta invece come se questo si dovesse costruire a momenti, dirottando gli investimenti per il traghettamento su altre vie.
Un attraversamento sostenibile dello Stretto non può che passare da un traghettamento pubblico che garantisca sia gli utenti, che oggi vedono le corse diminuire e una qualità del servizio che li spinge a rivolgersi al privato, che i lavoratori, costretti oggi a turni massacranti a dispetto di una assoluta incertezza del posto di lavoro.

Per questo bisogna evitare la riduzione delle tabelle d’armamento e investire nella modernizzazione sia delle imbarcazioni che delle strutture, per garantire alti livelli di qualità e di sicurezza.

c.s.o.a. "A.Cartella"
via Quarnaro I, Gallico
89135 Reggio Calabria

Ambiente, i "lavoratori invisibili" protestano davanti al ministero

Chiedono la stabilizzazione i 569 "atipici" del dicastero di Pecoraro Scanio
che funziona con oltre il 50% dei lavoratori con contratti a tempo determinato
Ambiente, i "lavoratori invisibili"
protestano davanti al ministero
La situazione 'anomala' è emersa dopo un censimento effettuato lo scorso anno
"La quasi totalità dei nostri contratti è sottoscritta con agenzie esterne"

Il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio
ROMA - Indossano una maglietta bianca con la scritta nera "lavoratore invisibile": sono un centinaio di lavoratori precari del ministero dell'Ambiente, che in rappresentanza dei 569 colleghi che si trovano nella stessa condizione di 'lavoratore atipico', hanno protestato a Roma sotto le finestre degli uffici del ministro Pecoraro Scanio. Chiedono la loro stabilizzazione, denunciando l'anomalia di una istituzione pubblica che funziona con oltre il 50% dei lavoratori con contratti a tempo determinato che, dicono, "svolgono da anni lo stesso lavoro del vicino di scrivania con un contratto regolare".

La situazione 'anomala' del ministero dell'Ambiente è emersa dopo un censimento effettuato dal ministero stesso a dicembre dello scorso anno. "Da lì si è capito che la quasi totalità dei nostri contratti sono sottoscritti con agenzie esterne al ministero", spiega Dante Caserta, rappresentante del coordinamento precari. "Ufficialmente, prima di questa rilevazione, il ministero non aveva precari".

La richiesta di stabilizzazione, avanzata con forza dai precari che in mattinata hanno incontrato il capo di gabinetto del ministro, è anche confortata dall'ultima Finanziaria che, dice ancora Dante Caserta, "ha dato ai ministeri la possibilità di presentare un piano per la stabilizzazione dei ministeri".

"Aspettiamo risposte dal ministro Pecoraro Scanio, visto che questo governo ha dato una indicazione sulla stabilizzazione", spiega Franco Conte, coordinatore nazionale della Cisl, "e visto che è nota la posizione dello stesso ministro contro il precariato. Chiediamo il rispetto degli impegni presi".

Al termine della protesta il ministero ha diramato una nota nella quale si precisa che il problema dell'alto numero di lavoratori precari "è ben noto a questa Amministrazione che, infatti, ha realizzato per la prima volta un censimento, atto necessario a conoscere la dimensione precisa del fenomeno".

Il comunicato ricorda quindi che "è stato così aperto un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, riunitosi diverse volte prima e dopo l'approvazione della Legge Finanziaria, per discutere sia sul come applicare le norme contenute nella manovra economica sia per individuare un programma pluriennale di stabilizzazione".

Dopo aver ribadito tutti i passi compiuti per risolvere il problema presso gli altri dicasteri competenti (Funzione pubblica ed Economia in particolare), il ministero dell'Ambiente afferma che "vanno respinti invece i tentativi di strumentalizzazione operati oggi da esponenti del centrodestra e, in particolare, da esponenti di quello stesso partito che ha amministrato per cinque lunghi anni il dicastero di via Colombo senza mai nemmeno affrontare il problema che, come è evidente a tutti, non nasce certo oggi".

(12 aprile 2007)

La stabilizzazione dei precari dei call center a Taranto

A Taranto ha interessato 1568 lavoratori

Sta per giungere al termine il processo di stabilizzazione dei lavoratori del call center Teleperformance di Taranto: si tratta di un risultato importante, che riguarda 1568 persone e si inserisce all’interno delle nuove norme introdotte dalla Finanziaria 2007 per contrastare il lavoro precario.

Grande soddisfazione per i risultati ottenuti è stata espressa dall’Onorevole Giovanni Battafarano, che ha dichiarato: “La stabilizzazione dei lavoratori del Call center Teleperformance di Taranto è una buona notizia per una serie di ragioni.
Anzitutto per il gran numero dei lavoratori interessati, 1568, che è il più alto dopo il Call center di Atesia. Secondo perché si tratta prevalentemente di lavoratori in out bound, a conferma che la stabilizzazione può riguardare anche tale categoria di lavoratori. Terzo perché interessa l’area di Taranto, dove tale stabilizzazione contrasta con la crescita del lavoro precario, anche in seguito al dissesto del Comune. Quarto perché è la conclusione di azioni positive del Governo volte ad accrescere il lavoro stabile: la circolare del ministro Damiano (giugno 2006); l’Avviso comune Confindustria, CGIL, CISL, UIL (ottobre 2006); le norme inserite in Finanziaria volte a ridurre le tasse sul lavoro (una riduzione dell’Irap di diecimila euro per ogni lavoratore stabilizzato, un’ulteriore riduzione nel caso di stabilizzazione di una lavoratrice, un consistente sconto previdenziale).
Questo accordo avvia la fase finale della stabilizzazione, in vista della scadenza del 30 aprile fissata dalla Finanziaria.
Il prossimo 18 aprile si riunirà nuovamente il Comitato di monitoraggio sugli accordi già stipulati o in fase di definizione per la stabilizzazione dei lavoratori dei Call center”.

12/4 Precariato: sanitari in catena davanti alla Regione

Protesta degli atipici dell'Asl RmH davanti ai cancelli della Pisana; presa d'assalto anche una sala riunioni al settimo piano dell'edificio. Duro botta e risposta Turco-Storace sul buco di bilancio di 9,8 miliardi

Roma, 12 aprile 2007 - In catene per protesta. Questo il simbolico reclamo dei precari della Asl RmH, che hanno scelto la cancellata della sede di via Rosa Raimondi Garibaldi della Regione Lazio per denunciare la loro situazione di disagio lavorativo. Una delegazione delle RdB-CUB ha addirittura occupato una sala dell'edificio per ottenere un colloquio diretto con l'Assessore alla Sanità Battaglia.

Questo il comunicato della rappresentanza di base: "La forte iniziativa di protesta prende avvio dalla vicenda dei lavoratori precari della Asl Rmh, che dopo aver garantito per anni i servizi della Asl dei Castelli Romani ed essere stati formati come Operatori Socio Sanitari a spese della Regione, rischiano di rimanere esclusi dal processo di stabilizzazione regionale derivante dagli
accordi siglati con Cgil, Cisl e Uil".

La delegazione ha stigmatizzato la politica della Regione testimoniando la propria "ferma contrarietà alle decisioni, parziali e di facciata, che questa Giunta ha assunto sul precariato. Considerato che l'organico della Asl RmH prevede un numero maggiore di Oss e che in sede di concordamento del budget 2006 sono stati stanziati i fondi necessari, si richiede all'assessore alla Sanità di
assumere precise responsabilità nei confronti del personale precario della Asl RmH, stabilizzando tutti i precari ed evitando 'guerre tra poveri".

E rimanendo in ambito sanitario, botta e risposta al fulmicotone tra il ministro della Salute, Livia Turco, e l'ex presidente della Regione Lazio Francesco Storace. "Stiamo adottando dei controlli severissimi sull'uso delle risorse - ha dichiarato il ministro ad un convegno sulla terza età - auspicando che le regioni in crisi (Lazio, Molise, Abruzzo e in particolare Sicilia) rientrino velocemente dalla condizione di conti in rosso". E, con un chiaro riferimento all'ex presidente, ha aggiunto: "I 9,8 miliardi di debito del Lazio hanno un nome e un cognome. Vogliamo combattere l'uso clientelare della sanità per costruire una rete efficiente di servizi".

La risposta di Storace non si è fatta attendere: "I cosiddetti debiti del Lazio, vorrei dire all'incredibile ministro Turco, hanno almeno due nomi e tre cognomi. Si sforzi di leggere le cifre e la smetterà di dire sciocchezze".

3.4.07

30/3 Pubblico impiego: in piazza contro la precarietà

Quarantamila i partecipanti che hanno partecipato al corteo organizzato a Roma dalla Rdb-Cub, in concomitanza con lo sciopero generale. Il corteo si è concluso attorno alle 13.30

Roma, 30 marzo 2007 - 'Giù le mani dalla pubblica amministrazione': questo lo slogan lanciato stamani a Roma dalla Rdb-Cub del pubblico impiego che ha indetto una manifestazione nazionale, in concomitanza con lo sciopero generale, contro il precariato, il 'memorandum' e la mobilità selvaggia.

Il corteo di dimostranti, arrivati da tutta Italia - 40 mila persone, secondo gli organizzatori - è partito da piazza della Repubblica e si è concluso attorno alle 13.30 in corso Vittorio Emanuele, davanti al ministero della Funzione Pubblica.
Vigili del fuoco, precari della sanità, della ricerca, lavoratori della giustizia e della scuola, aderenti alle Red-Cub hanno sfilato per le vie del Centro sventolando in alto le bandiere della Federazione delle Rappresentanze di base-Cub. Ad aprire il lungo torpedone, lo striscione 'Per la dignità dei lavoratori pubblici, contro la precarietà'. Ma ogni gruppo di manifestanti ha gridato il proprio slogan. "Più precari VVF uguale meno sicurezza per i cittadini. Stabilizzazione per tutti i discontinui": è il cartello innalzato dai pompieri arrivati da Bologna. "No alla privatizzazione delle società miste", recita, invece, lo striscione di Rdb Sma Campania. Ci sono anche le educatrici Farmacap che innalzano "La stabilità del Paese è fondata sul lavoro ma se il lavoro non è stabile?".

In piazza pure i precari della sanità del Lazio che portano il cartello con su la scritta "Da Anni Verdi a Ri.Rei dalla padella alla brace". A sfilare nel lungo corteo anche lo striscione "La giustizia è morta... e anche i lavoratori non stanno tanto bene". E mentre dal camion che apre il serpentone una voce al megafono chiede "assunzione di tutti i precari, valorizzazione del lavoro pubblico" ricordando questa giornata di sciopero generale, il corteo è animato da musica, fischi e accompagnato a tratti dalla sirena accesa di un'ambulanza che sfila tra i manifestanti.

Alle 13.30, come spiegato dagli organizzatori della manifestazione di Roma, una delegazione della Rdb-Cub pubblico impiego si è recata a Palazzo Chigi per incontrare il sottosegretario Enrico Letta e il ministro della Funzione Pubblica Luigi Nicolais. Alle 14, inoltre, è previsto un altro incontro al Ministero della Pubblica Istruzione.