26.10.07

La legge 30 condannata anche dall’Onu

L’Agenzia per il lavoro (Ilo) convoca l’Italia per discuterne: le forme di precarietà esistenti da noi sono contro la Convenzione 122
Vittorio Longhi

«Con il pretesto della flessibilità per modernizzare il mercato del lavoro, la legge 30 del 2003 ha creato una situazione di precarietà preoccupante. Secondo le statistiche ufficiali, i contratti a termine sono diventati quasi l’unico modo che hanno i giovani di trovare un impiego ma poi è raro che questi si traducano in lavori stabili, con un rapporto di uno a 25. Stanno aumentando le distorsioni del mercato del lavoro, specialmente nel sud del paese dove la diminuzione del tasso di occupazione ha raggiunto livelli allarmanti». Non sono le considerazioni note della sinistra radicale o dei metalmeccanici Fiom, critici sul Protocollo del governo perché conserva gran parte della legge 30, ma le osservazioni della Commissione di esperti dell’International labour organisation, Ilo, agenzia delle Nazioni unite per i diritti del lavoro, che ha preso in esame il caso italiano.
È passata quasi inosservata la notizia che il nostro governo, tramite il ministro Damiano, è stato convocato in un’audizione speciale nel corso della 96° Conferenza internazionale del lavoro, a giugno a Ginevra, per discutere della situazione in Italia e degli effetti della legge 30, che ha suscitato non poche perplessità nella comunità internazionale. L’Ilo, lo ricordiamo, ha un ruolo normativo e di controllo sull’applicazione delle norme internazionali, oltre che di sostegno ai governi impegnati nel perseguimento del «Lavoro dignitoso», Decent work, contro la deregolamentazione dell’occupazione e la negazione dell’intervento pubblico di protezione sociale. Dai verbali dell’audizione italiana, emerge con chiarezza «l’incompatibilità» delle riforme del governo Berlusconi rispetto alla Convenzione 122 sulle politiche del lavoro. La Convenzione, ratificata dall’Italia nel 1971, impone agli Stati membri l’adozione di «programmi diretti a realizzare un impiego pieno, produttivo e liberamente scelto» e in generale «l’elevazione dei livelli di vita, attraverso la lotta alla disoccupazione e la garanzia di un salario idoneo».
Invece, secondo la Commissione composta da 20 giuslavoristi di tutto il mondo, «l’unico fine perseguito dal vecchio governo è la liberalizzazione del mercato del lavoro secondo un modello di contrattazione sempre più individualizzata, a discapito di politiche territoriali di sviluppo nell’industria e nella ricerca, fondamentali per assicurare competitività nei settori innovativi, anziché cercare di competere con le economie emergenti sul costo del lavoro». Pertanto, dopo avere ascoltato sindacati e imprese, dopo una valutazione della legge 30 e delle sue forme contrattuali, dopo un’analisi dei dati sull’andamento dell’occupazione italiana, la Commissione ha dato le sue indicazioni, individuando alcune priorità da seguire per rimediare ai danni dell’ultima riforma e rispettare la Convenzione 122. In sintesi, è stato richiesto «un ritorno alla centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato come forma tipica di occupazione», attraverso una concertazione che vada a beneficio dei lavoratori, in termini di condizioni salariali e di vita, e non solo delle imprese. Inoltre, sono da affrontare con urgenza i problemi del lavoro irregolare, le persistenti disparità territoriali e di genere nell’occupazione, la dispersione scolastica, la disoccupazione di lunga durata, i bassi livelli di istruzione e, come indicato dal sindacato, la questione dell’età pensionabile, non risolvibile con scaloni più o meno alti, ma con forme migliori di flessibilità in entrata e in uscita. Il governo dovrà presentare un rapporto dettagliato sulle misure prese in questa direzione e sul loro impatto.
Tuttavia, a parte un’effettiva ripresa del dialogo sociale, non sembra che il Protocollo sul welfare sia in linea con le osservazioni dell’Ilo riguardo alle modifiche radicali della legge 30, che poi coincidono con le posizioni iniziali del sindacato e della sinistra, tutta, ai tempi del governo Berlusconi. «Anche se le indicazioni non vanno nel dettaglio degli strumenti da adottare, con il Protocollo siamo ancora molto lontani dalle raccomandazioni che la Commissione di esperti ha dato», conferma Leopoldo Tartaglia del dipartimento internazionale Cgil e delegato del sindacato confederale alla Conferenza, coerente con i contenuti della piattaforma sindacale Cgil, Cisl e Uil di giugno. È interessante notare che «i rappresentanti della Confindustria presenti a Ginevra non hanno fatto commenti sulla descrizione della situazione italiana - racconta Tartaglia -, anzi hanno detto di apprezzare le intenzioni del governo attuale di combattere il lavoro precario e irregolare». All’audizione dell’Ilo non ha partecipato il ministro Damiano, seppure convocato formalmente, ma Lea Battistoni, che al ministero è direttore generale del mercato del Lavoro. Dopo avere premesso che il nuovo esecutivo è in carica da troppo poco tempo per mostrare già i risultati delle proprie politiche, Battistoni ha rassicurato la Commissione spiegando che le richieste dei sindacati erano state prese in considerazione e che non c’è motivo di preoccuparsi per il mancato rispetto delle convenzioni internazionali da parte dell’Italia: «Questa discussione – ha detto – sembra appartenere al passato, a un altro governo».
dal Manifesto

26-27 Ottobre Dal bisogno dell’emergenza abitativa… verso il sogno di una citta' dei diritti”

ImageDue anni or sono occupammo con le nostre tende e le nostre speranze i cortili dei palazzi abbandonati dell’IPAB San Michele. Si sapeva ancora poco del grande scandalo legato a “Lady Asl” e degli 80 milioni di euro rubati dalle casse della sanità laziale grazie alla grande truffa delle cliniche fantasma.
Dopo due anni, tante manifestazioni, picchetti antisgombero, notti in bianco, abbiamo occupato quei palazzi lasciati al degrado e alle ruberie e infine strappato uno straccio di diritto ad essere riconosciuti come emergenza abitativa… e da qui ripartiamo.
Siamo emergenza abitativa, lo dice la delibera del Comune di Roma n°110 del 2005, ma cosa significa e cosa significa nella testa di chi amministra la città e le sue trasformazioni garantire il diritto alla casa?
In questo quartiere si parla di cementificare con oltre 200.000 m3 di nuova edilizia residenziale privata sull’area dell’ex Fiera di Roma in aggiunta ai centri commerciali e alberghi di lusso che già sono stati realizzati. E questo per rimanere dentro la sola Tormarancia ma se attraversiamo la Colombo scopriamo che stanno creando il Campidoglio 2 nell’area degli ex mercati generali, sedi della Terza università su tutta via Ostiense, piscine per i mondiali di nuoto del 2009 e relative foresterie su quelli che ora sono campi di calcio e strutture pubbliche per lo sport.
Un nuovo processo come quello già avvenuto nel centro storico e che ha provocato l’espulsione, tra le altre cose, dei ceti popolari verso una periferia estrema, senza servizi e senza collegamenti.
Mentre nel frattempo i grandi costruttori (quei vari Coppola, Ricucci, Caltagirone…) si arricchiscono a dismisura trasformando le case e i palazzi di questa città in quelle che sono state definite “case di carta” per il fatto di essere ormai solo un prodotto finanziario.
Questo processo è indirizzato solo dalle logiche della speculazione e per questo la popolazione ne è esclusa, tagliata fuori.
Noi invece vogliamo partecipare, vogliamo innanzitutto che venga garantito un diritto ad essere informati su quali sono i progetti che stanno per calare sulle nostre teste. In secondo luogo vogliamo delle garanzie sulla città di domani: se è vero che oggi la precarietà abitativa caratterizza larghissime fasce di popolazione, quali sono gli strumenti che domani garantiranno quel diritto all’abitare che oggi a Roma è negato? Dai mutui a tasso variabile che strozzano i bilanci di famiglie sempre più precarie, agli affitti saliti del 150% in soli 10 anni, il mercato immobiliare romano dimostra di non essere in grado di garantire una CASA PER TUTTI/E!
I movimenti di lotta per la casa portano avanti da anni la battaglia per un rilancio dell’edilizia residenziale pubblica (E.R.P.) dal punto di vista degli investimenti e della qualità della vita.
Tra le proposte che le lotte hanno prodotto c’è quella dell’autorecupero, da anni divenuta legge regionale, che nasce dalla necessità di partire dai territori e valorizzare i beni immobiliari pubblici in esso presenti, abbandonati al degrado, che vengono ristrutturati e trasformati in case per chi non trova, e non può trovare, nel mercato dei mutui e degli affitti la soluzione.

Per questo invitiamo tutta la popolazione di quartiere a partecipare alla

ASSEMBLEA PUBBLICA
Venerdì 26 ottobre
Ore 17.30
presso l’occupazione abitativa di via del Casale de Merode, 6A

Parteciperanno:

Andrea Catarci Presidente XI Municipio
Gianluca Peciola Assessore alle Politiche Abitative, XI Municipio
Dante Pomponi Assessore per le Politiche per le Periferie ed il Lavoro del Comune di Roma

Con Celestini i precari di Atesia

Alla presentazione domani alla Festa del Cinema di Parole Sante, di Ascanio Celestini, saranno presenti anche i veri protagonisti del documentario: i lavoratori precari riuniti nel collettivo Atesia del call center romano di Cinecittà, una realtà lavorativa divenuta un simbolo del mondo del lavoro nell'era del precariato.

Dopo la proiezione e il dibattiro di domani sera all'Auditorium, si terrà un concerto con Ascanio Celestini e i musicisti del disco di Parole Sante, edito da Radiofandango.

Statali, venerdì sciopero

Statali, venerdì sciopero: i sindacati chiedono soldi
per i contratti e meno precari nel pubblico impiego

Una manifestazioni di dipednenti pubbliciROMA (25 ottobre) - I dipendenti pubblici tornano a scioperare. Gli statali di tutti i comparti si asterranno dal lavoro venerdì per 8 ore. L'agitazione è stata proclamata dalle federazioni del settore di Cgil, Cisl e Uil per il mancato stanziamento in Finanziaria delle risorse necessarie al rinnovo dei contratti per il biennio 2008-2009, ma anche per «la diffusione sempre più estesa della precarietà» in tutti i settori dell'amministrazione pubblica. Prevista anche una manifestazione nella mattinata a Roma: il corteo partirà alle 10 da piazza della Repubblica e si concluderà a Piazza San Giovanni con i comizi dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. «Mi aspetto tanta gente combattiva, colorata e numerosa», dice Carlo Podda, segretario della Fp-Cgil.

Tre motivi per scioperare. Lo sciopero, spiega Podda, è stato indetto «per tre ordini di questioni». Primo per la riproposizione nella Finanziaria della volontà di «ridurre gli organici, bloccare le assunzioni ed esternalizzare le amministrazioni pubbliche. In secondo luogo, per l'aumento della precarizzazione del lavoro pubblico, visto che, tra le altre cose, viene contraddetta la norma della Finanziaria dell'anno scorso che dopo tre anni di precariato prevedeva l'assunzione». Ultimo punto, sottolinea ancora il sindacalista, i rinnovi contrattuali: «E' inutile che i ministri Nicolais e Padoa-Schioppa dicano che ci sediamo a un tavolo e poi le risorse verranno. Nella Finanziaria stanziamenti per il 2008-2009 non ci sono». Senza contare che enti locali e sanità, aggiunge Podda, circa 1,5 milioni di lavoratori, «aspettano ancora il biennio 2006-2007».

«I contratti non sono opzionali, non sono premi o gratifiche. - insiste Rino Tarelli, segretario generale della Cisl-Fp -. Tutto aumenta: pane, pasta, energia», ma i 101 euro previsti dall'accordo di luglio «non si sa più che fine hanno fatto e mancano anche le risorse per il prossimo biennio. Tre milioni e mezzo di famiglie sono lasciate a se stesse, però poi si vuole che gli statali siano efficienti e produttivi».

Arrivano le multe per gli inefficienti. Proprio a una maggiore efficienza è infatti mirato l'ultimo ddl per la modernizzazione e semplificazione della pubblica amministrazione approvato dalla Camera. Il provvedimento prevede anche multe per gli uffici inadempienti nei confronti di cittadini e imprese. Una novità su cui il ministro per le Riforme nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, insiste particolarmente in uno sforzo complessivo per ridurre i tempi dei procedimenti amministrativi, per aumentarne la trasparenza e per «cambiare profondamente il rapporto tra le amministrazioni e i cittadini».

Sciopero anche nella scuola e all'università. Le agitazioni non si fermano però alla giornata di domani. Sabato 27 toccherà alla scuola (a eccezione della materna che sciopererà domani). Anche in questo caso la rivendicazione sono le risorse per il rinnovo del contratto di lavoro del biennio 2008-2009. Un'altra manifestazione sarà organizzata a Roma alle 14. Lunedì 29, infine, sarà la volta dei dipendenti del settore Università e Ricerca che organizzeranno un presidio davanti al ministero della Funzione pubblica.

25.10.07

Mobilitazione sindacati sardi il 1 dicembre

mercoledì, 24 ottobre 2007

Sciopero sindacati
Tutti in piazza il primo dicembre per chiedere più lavoro e politiche adeguate per lo sviluppo economico e sociale dell'Isola. E' questo l'obiettivo dei sindacati confederali sardi che contano di portare a Cagliari almeno 30mila persone tra lavoratori dipendenti, precari e pensionati. La giornata di mobilitazione avrà il suo culmine in un corteo che si snoderà per le vie del capoluogo isolano. I dettagli del percorso e l'articolazione della protesta verranno forniti dai sindacati in una conferenza stampa in programma il prossimo 12 novembre. Nel frattempo, i leader delle tre organizzazioni sindacali hanno completato un documento unitario con le rivendicazioni al governo nazionale e regionale.

CAGLIARI – Sarà una “iniziativa straordinaria di mobilitazione e lotta” quella annunciata dalle segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil, nel documento unitario in vista della manifestazione che si terrà il primo dicembre a Cagliari. “Una giornata di mobilitazione e lotta per richiamare le responsabilità della Regione, del Governo e del sistema delle imprese. Sono infatti necessarie politiche di sviluppo economico capaci di incontrare la forte domanda di lavoro di qualità e di coesione sociale, che ormai riguardano tutti i territori – scrivono Mario Medde, Giampaolo Diana e Francesca Ticca – La Sardegna è attraversata da una profonda crisi che interessa l’intero sistema produttivo e, più in generale, il sistema economico con riflessi di forte disagio sociale. Cgil, Cisl e Uil – è scritto ancora - da tempo impegnate per contrastare il continuo depauperamento del sistema produttivo, ritengono indispensabile un impegno concreto della Regione e del Governo per rimuovere le cause della crisi e rilanciare le attività produttive e il sistema economico”.

Molti i settori su cui si chiede un intervento “tempestivo, se si vuole recuperare fiducia nel futuro anche da parte di tutti gli operatori economici”: energia, continuità territoriale delle persone e delle merci, industria, servitù militari, istruzione e formazione professionale, lavoro e precariato, zone franche urbane, trasporto pubblico locale, politiche del credito turismo, beni culturali e ambiente, senza dimenticare il comparto agricolo ed ittico.

Le tre segreterie, rimarcando “l’urgenza di modernizzare la pubblica amministrazione”, auspicano infine che il Piano paesaggistico ''restituisca ai Comuni la facoltà di pianificare il proprio territorio e
programmare lo sviluppo” e “ribadiscono le critiche sulla legge statutaria relativamente al ruolo delle parti sociali e del mondo del lavoro, di cui - nel testo di legge - non si trova riscontro”.

Liguria - Sciopero vietato per i vigili del fuoco

- 25/10/2007
www.quotidianoligure.it

Vigili del fuoco sul sentiero di guerra per il rinnovo del contratto di lavoro scaduto da 22 mesi. Riceviamo questa comunicazione delle RdB CUB e volentieri lo pubblichiamo:
"Il Ministro dell’Interno fa intervenire la Commissione di Garanzia per vietare lo sciopero dei Vigili del Fuoco proclamato per il 25 ottobre. Le RdB-CUB comunque confermano la manifestazione nazionale, che si terrà il 25 ottobre a Roma, presso il Ministero della Funzione Pubblica, in Corso Vittorio Emanuele 116 dalle ore 10.30.
In continuità con il precedente esecutivo, il Governo persegue una politica di militarizzazione del Corpo nazionale e di restringimento dei diritti dei lavoratori dei Vigili del Fuoco. Dopo aver impedito lo svolgimento delle elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie previste per il mese di novembre, tenta ora di mettere il bavaglio anche alla protesta.
Ma la condizione dei lavoratori ha ormai raggiunto livelli inaccettabili: il contratto di lavoro è scaduto da oltre 22 mesi, il servizio di soccorso alla popolazione viene garantito attraverso l’impiego dei 15.000 precari, a cui tra l’altro viene negata la stabilizzazione, e svolto con mezzi e strutture insufficienti.
Le tragedie annunciate dell’estate passata hanno definitivamente messo in luce come l’attuale sistema di protezione civile sia al Collasso. La manifestazione del 25 ottobre intende impedire che il paese si ritrovi privo di una struttura di salvaguardia della incolumità dei cittadini, e rivendicare un Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco composto non da manovali, né da militari, ma vero asse portante della Protezione Civile".

Contratti atipici, record pugliese
in media durano solo 19 giorni

Contratti atipici, record pugliese
in media durano solo 19 giorni

Ilaria Ficarella
Duecento imprese sono state prese in esame da Adecco
Diciannove giorni per un contratto. Tanto durano in Puglia i rapporti di lavoro atipico instaurati attraverso le agenzie interinali. Un periodo di tempo ridottissimo se confrontato con la media della durata dei contratti flessibili in Italia, pari a 42 giorni. A dirlo è un´analisi dell´Adecco, società leader nella gestione delle risorse umane con servizi che vanno dal temporary staffing, all´outsourcing, dal permanent placement, all´outplacement, dalla formazione dalla consulenza. "Quello che determina questa anomala situazione – spiega Nico Di Sabato, segretario del sindacato precari Nidil della Cgil Puglia – è l´utilizzo che le industrie metalmeccaniche del territorio fanno del lavoro interinali. Ad abbassare la media sono in particolare quei contratti a due o tre giorni che alcune fabbriche applicano soprattutto nei fine settimana per mantenere sempre uguale il livello di produzione". Non è completamente d´accordo con questa visione settoriale Carmela Gallo, direttore dell´area Puglia, Basilicata e Molise di Adecco. "Quello dei contratti brevi o addirittura brevissimi – dice – non è un fenomeno che riguarda esclusivamente il comparto della metalmeccanica. E´ invece un fatto generale. E´ infatti vero che per mantenere costante la produttività nell´arco della settimana si faccia ricorso ai cosiddetti lavoratori weekendisti o si applichino questi contratti per coprire turni di ferie o festività. Ma questo avviene in ogni genere di azienda".
Delle oltre duecento imprese pugliesi su cui si basano i dati elaborati da Adecco, restano in ogni caso le metalmeccaniche quelle che più frequentemente fanno ricorso a società di lavoro interinale: il 76 per cento del totale infatti appartiene a questo comparto, contro il 29 per cento della media nazionale. Altro settore che ricorre ai servizi di società esterne per l´acquisto di lavoro a tempo in Puglia è il terziario per l´otto per cento (mentre la media nazionale è de 34 per cento). Le industrie del settore tessile, chimico, manifatturiero e della gomma plastica sommano invece appena il quattro per cento delle aziende che fanno uso della flessibilità di lavoro in entrata. "Si tratta comunque di formule di contratto che vengono utilizzate nella maggior parte dei casi – spiega Carmela Gallo – soltanto per i primissimi tempi. E che comunque in molto spesso preludono all´avvio di rapporti di lavoro molto più stabili". Dei lavoratori avviati nel corso del primo semestre di quest´anno infatti, almeno il 38 per cento avrebbe raggiunto la stabilità al termine di una missione media di due mesi.
La ricerca di un lavoro flessibile in Puglia attiene ancora a fasce di giovani (di età media pari a 30 anni, due anni più bassa dell´età media nazionale) dotati di un titolo di studio che soltanto nel due per cento dei casi consiste in una laurea: il 71 per cento dei lavoratori precari ha infatti un diploma di scuola superiore, mentre il 26 ha un diploma di scuola media.
(25 ottobre 2007)

I precari della CRI a Bergamo

ImageCome avete potuto verificare negli ultimi giorni, all’esterno della sede di Bergamo della Cri sono comparse le bandiere dei sindacati di CGIL, CISL e UIL e alcuni striscioni. La protesta nasce dalla condizione contrattuale in cui i dipendenti CRI si trovano ormai da anni, vale a dire il mancato riconoscimento della stabilizzazione contrattuale prevista dal comma 519 articolo 1 della finanziaria 2007. La legge prevede che sia assunto a tempo indeterminato il personale non dirigenziale in servizio da almeno tre anni, anche in modo non continuativo.
ImageLa Croce Rossa Italiana però non riconosce come dipendenti a tutti gli effetti i lavoratori che vengono impiegati con l'uso delle convenzioni. A Bergamo ci sono dipendenti che vivono in una condizione di precariato da ormai 15 anni. Si tratta di una situazione molto delicata perché nella nostra provincia sono in 40 a vivere la realtà del precariato. Un numero elevato se si pensa alla mole di lavoro che viene svolta quotidianamente. Anche il presidente provinciale Ferdinando Spada ha espresso in una lettera piena solidarietà ai dipendenti in attesa di essere regolarizzati. Giovedì 18 ottobre si è tenuta una manifestazione davanti ai cancelli della Prefettura di Bergamo per comunicare anche ai rappresentanti del Governo questa condizione di disagio. Inoltre sono stati distribuiti numerosi volantini per far conoscere la situazione dei dipendenti della Croce Rossa Italiana all’opinione pubblica. Gli stessi dipendenti hanno proclamato attualmente uno stato di agitazione. Il chè, però, non comporterà in alcun modo l’interruzione del servizio sanitario d’emergenza rivolto alla cittadinanza.

In piazza il 24/10 i precari del comune di Roma

Roma, 23 ott. (APCom) - Scendono in piazza mercoledi 24 ottobre i precari del Comune di Roma. Alle 13.30 di fronte al Campidoglio si svolgerà infatti una dimostrazione pubblica organizzata dai dipendenti precari del Comitato 10 Aprile.

Si tratta di 288 istruttori amministrativi provenienti dalla graduatoria del concorso pubblico del 1998, assunti con contratto a tempo determinato nel 2005, successivamente prorogato fino al maggio 2009.

"Scopo dell'iniziativa - rendono noto gli organizzatori in un comunicato - è la sensibilizzazione della Pubblica amministrazione, soprattutto del sindaco capitolino Walter Veltroni, al rispetto dell'accordo quadro per "la stabilizzazione del personale precario del Comune di Roma" siglato tra l'amministrazione comunale e le organizzazioni sindacali il 18 dicembre 2006.

'Legge 30: vita da precari''

Spettacoli, "Legge 30: vita da precari"

Venerdì 26 ottobre, alle 21.15, nella sala polivalente di San Polo. Ingresso gratuito

SAN POLO (RE, 25 ott. 2007) - Una vita da precari. A volte tragica come quella di Abdel, infermiere marocchino precario in Italia. Una storia vera di estrema precarietà che ha ispirato i Teatri Offesi di Pescara nello spettacolo "Legge 30: vita di Abdel" , con Fabio Zavatta e Lorenzo Marvelli, secondo appuntamento del festival teatrale "Dei delitti, dei diritti", venerdì 26 ottobre, alle 21.15, nella sala polivalente delle scuole elementari di San Polo (ingresso via Gianmaestri). La terza edizione del festival è dedicata ai diritti umani ed è organizzata dal circolo Arci Indiosmundo in collaborazione con il comune di San Polo nell'ambito dei festeggiamenti per i 50 anni di nascita dell'Arci. Ingresso gratuito.
Ultimo appuntamento sabato 3 novembre, alle 21.15, sala polivalente ,sul tema della pena di morte con il reading multimediale di Marco Cinque "Poeti da Morire" .
Letture da Beccaria a Camus, da Jessie Jackson a Luigi Pintor, e i versi scritti nei bracci della morte statunitensi.

I precari del Formez: "Ministro Nicolais, ci metteremo in mutande!"

da Agorà magazine

I precari del Formez: "Ministro Nicolais, ci metteremo in mutande!"

Protestano i lavoratori del centro di formazione. Lettera aperta al Ministero per le Riforme e l’Innovazione

giovedì 25 ottobre 2007 di Cristina Liguori

Egregio Signor Ministro, Le diamo una notizia: il Formez sta morendo! A scriverLe sono i collaboratori del Formez e che hanno deciso di manifestarLe nuovamente il proprio sconcerto per quanto sta avvenendo, con la speranza che almeno questa volta ci risponda.

Nell’aprile 2007, con l’approvazione della nuova mission del Formez da partedell’Assemblea dei Soci, da Lei preseduta, sembrava esser terminata la disputa sull’utilità del Formez per il Paese Tuttavia, a distanza di un anno, si sente ancora parlare del progetto dell’AgenziaNazionale per la Formazione che prima vede coinvolto il Formez e poi non più.

Si parla di rilancio, di nuova mission e di nuove sedi per Roma e Napoli (da Palazzo Fuga a Villa Campolieto, dalla Reggia di Caserta a Santa Anastasia) ma, nei fatti, al Formez non è affidata alcuna attività, commessa o finanziamento. Speriamo vivamente che il Governo non metta più in discussione il Formez e che anzi ne apprezzi l’importanza del ruolo e l’efficacia della sua azione, prendendo una decisione che ci faccia uscire da quest’impasse.

L’incertezza è il nostro peggior male perché per noi si traduce in contratti scaduti e non più rinnovati e sempre meno lavoro, quindi, una forte riduzione dei compensi. Al Formez ci sono più di 200 giovani collaboratori (ricercatori, formatori, agenti di sviluppo) tutti laureati e in possesso di specializzazioni, master e dottorati di ricerca, che, nella maggioranza dei casi, non sono né liberi professionisti né consulenti pluricommittente, ma dipendenti "mascherati" che lavorano in media da 6/7 anni (in alcuni casi anche da 10) quotidianamente presso l’Istituto.

Egregio Ministro, l’Amministrazione del Formez si è impegnata da due anni con le organizzazioni sindacali ad avviare un processo di stabilizzazione dei rapporti di lavoro, ma l’unica cosa stabile è che il Formez continua a non dare seguito agli impegni assunti e, peggio ancora, si sta accingendo ad assumere nuovo personale esterno (proveniente dalle società partecipate, giustamente dismesse).

Egregio Ministro, Lei, ha manifestato l’intenzione di iniziare un percorso di modernizzazione e trasparenza di tutto l’operato della PA ed oggi ha modo di far seguire i fatti alle parole. Le chiediamo, con un atto di responsabilità politica, di assumersi l’impegno a tutelare le giovani risorse che si sono formate e specializzate al Formez, e che possono essere ancora un patrimonio utile per l’intero sistema della PA italiana.

Crediamo che Lei debba chiaramente e definitivamente esprimere le Sue intenzioni sul futuro del Formez, anche attraverso una conferenza con il personale, ascoltando le storie professionali di chi, come noi, non lavora nelle PP.AA. ma per le PP.AA.

In attesa di una Sua risposta, Le annunciamo che il prossimo 26 ottobre, alle ore 12, i precari del Formez, aderendo allo sciopero indetto da CGIL-CISL-UIL per il pubblico impiego, saranno simbolicamente "in mutande" davanti la sede del Formez su Second Life.

Fiduciosi, La salutiamo cordialmente. I collaboratori precari "storici "del Formez