Tutti in piazza il primo dicembre per chiedere più lavoro e politiche adeguate per lo sviluppo economico e sociale dell'Isola. E' questo l'obiettivo dei sindacati confederali sardi che contano di portare a Cagliari almeno 30mila persone tra lavoratori dipendenti, precari e pensionati. La giornata di mobilitazione avrà il suo culmine in un corteo che si snoderà per le vie del capoluogo isolano. I dettagli del percorso e l'articolazione della protesta verranno forniti dai sindacati in una conferenza stampa in programma il prossimo 12 novembre. Nel frattempo, i leader delle tre organizzazioni sindacali hanno completato un documento unitario con le rivendicazioni al governo nazionale e regionale.
CAGLIARI – Sarà una “iniziativa straordinaria di mobilitazione e lotta” quella annunciata dalle segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil, nel documento unitario in vista della manifestazione che si terrà il primo dicembre a Cagliari. “Una giornata di mobilitazione e lotta per richiamare le responsabilità della Regione, del Governo e del sistema delle imprese. Sono infatti necessarie politiche di sviluppo economico capaci di incontrare la forte domanda di lavoro di qualità e di coesione sociale, che ormai riguardano tutti i territori – scrivono Mario Medde, Giampaolo Diana e Francesca Ticca – La Sardegna è attraversata da una profonda crisi che interessa l’intero sistema produttivo e, più in generale, il sistema economico con riflessi di forte disagio sociale. Cgil, Cisl e Uil – è scritto ancora - da tempo impegnate per contrastare il continuo depauperamento del sistema produttivo, ritengono indispensabile un impegno concreto della Regione e del Governo per rimuovere le cause della crisi e rilanciare le attività produttive e il sistema economico”.
Molti i settori su cui si chiede un intervento “tempestivo, se si vuole recuperare fiducia nel futuro anche da parte di tutti gli operatori economici”: energia, continuità territoriale delle persone e delle merci, industria, servitù militari, istruzione e formazione professionale, lavoro e precariato, zone franche urbane, trasporto pubblico locale, politiche del credito turismo, beni culturali e ambiente, senza dimenticare il comparto agricolo ed ittico.
Le tre segreterie, rimarcando “l’urgenza di modernizzare la pubblica amministrazione”, auspicano infine che il Piano paesaggistico ''restituisca ai Comuni la facoltà di pianificare il proprio territorio e
programmare lo sviluppo” e “ribadiscono le critiche sulla legge statutaria relativamente al ruolo delle parti sociali e del mondo del lavoro, di cui - nel testo di legge - non si trova riscontro”.
Molti i settori su cui si chiede un intervento “tempestivo, se si vuole recuperare fiducia nel futuro anche da parte di tutti gli operatori economici”: energia, continuità territoriale delle persone e delle merci, industria, servitù militari, istruzione e formazione professionale, lavoro e precariato, zone franche urbane, trasporto pubblico locale, politiche del credito turismo, beni culturali e ambiente, senza dimenticare il comparto agricolo ed ittico.
Le tre segreterie, rimarcando “l’urgenza di modernizzare la pubblica amministrazione”, auspicano infine che il Piano paesaggistico ''restituisca ai Comuni la facoltà di pianificare il proprio territorio e
programmare lo sviluppo” e “ribadiscono le critiche sulla legge statutaria relativamente al ruolo delle parti sociali e del mondo del lavoro, di cui - nel testo di legge - non si trova riscontro”.
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