30.4.07

Licenziata Tiziana Boari: quando la Rai utilizza pesi e misure diverse!

di Senza Bavaglio

E´ la prima volta che accade in ambito RAI. Tiziana Boari, giornalista, già collaboratrice di Limes e del Manifesto, già addetto stampa per ONU e OSCE, approdata in RAI nel 1999 con contratti a tempo determinato dopo aver messo piede a Saxa Rubra la prima volta in qualità di « ospite in studio » in una trasmissione radiofonica che parlava di Balcani (materia della quale è esperta riconosciuta ben oltre i confini nazionali), e dunque stretta nelle maglie del precariato forzato di Viale Mazzini, ha ricevuto una bella lettera di licenziamento (vedi sotto) a seguito del ricorso in appello della Rai contro la sentenza di primo grado che, nel giugno 2005, le ha riconosciuto il diritto all´assunzione a tempo indeterminato.

La Boari la conosciamo bene : per averla incontrata varie volte sul terreno di conflitti e perché è stata consigliere nazionale della FNSI dal 2001 al 2004.

La RAI dunque incassa la sua prima vittoria in appello e, prima ancora della pubblicazione delle motivazioni di una sentenza tanto inedita, mette alla porta la collega che ha utilizzato fino al giorno stesso nel turno notturno di Rainews24.

Questo malgrado una diffida ricevuta dall´avvocato Del Vecchio a estromettere dal posto di lavoro la collega sulla sola base del dispositivo (vedi art.431 c.p.c.) e nonostante la collega (che parla 4 lingue e gode di ampia stima professionale e personale in vari ambiti) sia altamente qualificata, abbia un curriculum al di sopra della media, che però - si sa
- purtroppo in RAI non ha peso.

Il direttore Corradino Mineo ha chiesto al direttore del personale Braccialarghe di tenerla nel suo organizo, vista la drammatica carenza di organico della testata. Ma non c'è stato verso: è scattata la vendetta.

Il sindacato dei giornalisti Rai, ha tentato di aprire una minima trattativa che è fallita sull'inaccettabilità dei termini proposti dalla RAI. Secondo l'azienda, il caso Boari, sulla pelle viva della collega, deve diventare d´esempio e monito per tutti quei precari che hanno deciso di far valere la giustizia e hanno fatto causa alla RAI o intendono farlo, per vedersi riconosciuto un diritto semplice: un posto di lavoro fisso a stipendio pieno.

Di fatto, la brutalità delle modalità di estromissione e lo stesso licenziamento rappresentano violazioni pesantissime del diritto e della decenza.

Ma che corte dei miracoli è questa RAI che reintegra con alta qualifica e stipendio l´ex direttore Meocci e lascia in brache di tela, a 1.600-2.000 euro al mese i professionisti che costringe al precariato?

Che RAI è quella che per dare una lezione, dimostrare che sa anche licenziare, sceglie goffamente come capro espiatorio il primo caso disponibile, la persona meno adatta, una collega che ha servito il paese in missioni internazionali, è entrata per merito ed ha avuto cariche sindacali a livello nazionale?

Non ci si rifa la verginità sulla pelle di una persona, estromettendola, come nel caso Boari, senza probabilmente neanche rispettare i termini di legge. E´ immorale, indecente, ingiusto e non chiede ma urla vendetta.

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