I cinque assi della precarietà: casa, affetti, formazione, accesso ai saperi e a una mobilità libera e le tematiche dell'antiproibizionismo e dell'autoderminazione.
Mayday - Milano
L 'appello (www.euromayday.org) si rivolge “ai precari e alle precarie, ai lavoratori e alle lavoratrici. Ai nativi ed ai migranti, uomini e donne. Ai contorsionisti della flessibilità, alle equilibriste del quotidiano. Ai cocoprecarizzati, alle interinali, alle false partite Iva, ai precari a tempo indeterminato e ai garantiti chissà fino a quando. Agli studenti, ai ricercatori, alle ricercatrici ed alle precarie della formazione e dell'informazione. A tutti/e quelli/e che cercano reddito e salario, a tutti/e coloro che pretendono diritti”.
La Mayday 007 parla di conflitto: la precarietà costituisce un elemento di crisi non solo nella società, ma anche nei movimenti sociali, politici e sindacali che cercano di attraversarla e cambiarla. Chi vuole agire contro la precarietà non può non fare i conti con i meccanismi che la generano.
E parla di rivendicazioni, aprendo una discussione con chi si occupa di lavoro in un modo più “tradizionale”: nell'appello si legge che “la tutela del contratto a tempo indeterminato per chi vive una reale subordinazione è ancora un riferimento importante per le rivendicazioni dei precari e delle precarie” tuttavia “la struttura sociale, caratterizzata da questa forma di “stabilità”, non può più riprodursi oggi. La Mayday rivendica la generalizzazione dei diritti e invoca la continuità del reddito come elementi fondamentali per disarmare il ricatto permanente a cui precari e precarie sono sottoposti/e.”
Diversa la posizione di Rifondazione comunista, come ci dice Franco Calamida, responsabile provinciale Lavoro “siamo tuttora per una struttura sociale caratterizzata da una forma di stabilità in cui il contratto a tempo indeterminato è il punto di riferimento, questa è la divergenza, e infatti ci battiamo per il passaggio dal lavoro precario a quello stabile, come obiettivo dell'immediato e di prospettiva. Coerente con la prospettiva del superamento della precarietà è la nostra proposta che collega la pensione al lavoro, diversa dal modello anglosassone, ove il diritto è assicurato dalla fiscalità generale e dunque la pensione è paragonabile alla nostra pensione sociale. In concreto è la questione dell'unità di classe”. Ma la precarietà parte dal lavoro per permeare nel sociale ovvero nell'insieme di gesti, relazioni e scelte che ognuno di noi compie giorno per giorno.
Ecco allora i cinque assi della precarietà: casa, affetti, formazione, accesso ai saperi e a una mobilità libera, gratuita e compatibile con l'ambiente vitale, che attraversano da sempre la Mayday, come le tematiche dell'antiproibizionismo e dell'autoderminazione. La Mayday 007 parla di diritti, cittadinanza e nuove civiltà: le campagne securitarie, i richiami all'ordine e alla legalità, la Bossi-Fini e i Cpt costituiscono un perno fondamentale con cui si ricatta una parte importantissima del tessuto sociale: i migranti. Il vincolo tra lavoro e diritti di cittadinanza è una gravissima forma di barbarie e di ingiustizia che umilia ed esaspera le differenze, rendendo sempre più difficile la tanto millantata integrazione.
E' oggi necessario riflettere sull'idea di legalità: si legge nell'appello: “Il neoliberismo ha bisogno dello scontro di civiltà. L'unico scontro che ci interessa è quello che contrappone due intendimenti differenti sul modo per costruire una società differente: la strada dei diritti o la via della legalità. Ognuno scelga ora senza ambiguità, la propria priorità; quale dei due termini costituisce la leva principale attraverso la quale muovere il proprio impegno e determinare le proprie visioni.” Infine parla d'Europa perché l'Europa è lo spazio pubblico da costruire come ambito sociale e conflittuale per superare la condizione precaria. Un'Europa molto diversa da quella monetaria, dove proporre una nuova politica di welfare: “L'EuroMayDay è oggi uno dei processi costituenti della nuova idea di Europa, radicale, libera, sociale e sostenibile.”
Silvia Martorana
Milano, 28 aprile 2008
da "Liberazione"
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